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Dopo due anni che ero colla mia buona mamma, mi colse una polmonite,
che mi tenne in letto più di quaranta giorni; la febbre non mi lasciava mai,
consumavo lentamente cosicché dopo tanto tempo di queste condizioni venni come in fin di vita.
Anche la mia povera madre era moribonda; quel giorno, per grazia di Dio, aveva ricevuto il S. Viatico,
ma io ero incapace di ricevere il mio Gesù, trovandomi continuamente fuori dai sensi;
il giorno appresso il Vicecurato Don Ernesto Bertana, sacerdote zelantissimo che non mi abbandonava mai,
approfittò di un momento opportuno in cui, per la bontà divina, ebbi la mente limpida,
per farmi ricevere i Santi Sacramenti.
Dopo ritornai nel più profondo assopimento.
Il giorno 8 Maggio 1899 il Signor Dottor Fano disse a quei buoni uomini della Società cattolica,
che per la loro pietà mi assistevano nel corso della notte:
"State attenti che questa notte muore; non c'è più speranza alcuna."
Anche quando una persona è agli estremi, Dio le concede d'intendere le condizioni in cui si trova:
a tratti mi ricordavo della mia povera mamma, che era negli ultimi momenti della sua vita:
e col cuore angosciato sempre, però, adoravo i decreti di Dio per fare la sua santissima volontà.
Mi ricordai ciò che avevo domandato alla Vergine Consolatrice prima di lasciare Torino,
e mi rivolsi col cuore e con la mente alla Gran Madre di Dio, domandandole la grazia di non permettere
che la mia povera mamma morisse senza che io non la vedessi più su questa terra.
Era il giorno 8 di maggio, come già dissi; m'addormentai e dormii un'ora, dalle otto alle nove di sera
( da quaranta e più giorni non riposavo più ); ed ecco vidi maestosamente avvicinarsi Maria SS.,
tenendo in braccio il suo Divin Figlio Gesù, e mi disse queste parole: " Alzati; la grazia della tua guarigione è fatta".
Mi lasciò inebriato di amore santissimo, onde io esclamavo:
"Oh Dio mio, oh momento di paradiso, oh notte di affetti purissimi e di gioie ineffabili".
Appena fatto giorno, mi alzai: tutto il male era scomparso;
senza l'aiuto di nessuno andai a inginocchiarmi davanti l'effigie della Vergine Consolatrice
e le promisi che in avvenire per la grazia ricevuta avrei consacrato il rimanente della mia vita tutto a Gesù
e alla sua SS. Madre, sempre col suo santo aiuto.
[ -Segretario 5.4- ]
Ah! potessi avere la penna di un angelo per scrivere e narrare le grazie e le meraviglie che la Gran Madre di Dio
ottiene al suo Divin Figlio Gesù a chi a Lei con viva fede ricorre;
date ascolto a questo povero peccatore, a quanto io scrivo:
io invito il mondo intero a tenere per nostra gemma preziosa la devozione alla Gran Madre del nostro Salvatore,
Madre di misericordia, di bontà, di gaudio infinito;
e nelle nostre necessità alziamo gli occhi al cielo e invochiamo la Vergine SS., confidandole le nostre miserie.
Le nostre preghiere giungeranno certo al trono dell'Altissimo facendole passare
per le mani della Madre di Gesù Crocifisso, piena di grazia, di gloria, di soavità celeste.
Maria SS. non solo mi donò la guarigione, ma conservò ancora per un anno intero la mia buona mamma,
[ -Segretario 5.5- ]
la quale morì nelle mie braccia, secondo la preghiera fatta a Maria SS.
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