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Il 19 novembre 1896 si fece ritorno di bel nuovo a Torino;
mi fermai in quella nobilissima famiglia ancora sette mesi, poi ritornai alla casa paterna,
affine di assistere la mia buona madre, che da diciassette anni era inferma.
In questi ultimi mesi volli più volte portarmi al Santuario della nostra cara Madonna Consolata, a servirvi la S. Messa.
Feci acquisto di una grande immagine della Consolata e in compagnia d'un mio amico,
Angelo Gemelli, andai da S. E. il Card. Richelmy per farla benedire.
Non contento, volli portarla sull'altare, mentre servivo la S. Comunione nel detto Santuario,
e dissi confidenzialmente alla nostra cara Mamma Consolata, Maria SS., sempre per esternare il mio amore,
la mia devozione verso la gran Madre di Dio:
"Dolcissima Vergine, tu sai, tu conosci le nostre miserie,
che in ogni momento della nostra vita sempre abbiamo bisogno di soccorso;
avrò ancora giorni difficili in questa valle di pene e di dolori;
o Vergine purissima, in quei momenti stendi il tuo manto di misericordia,
ottieni dal tuo Figlio Gesù la celeste pace, che brillino sempre nel mio cuore i nomi santissimi di Te,
o Maria, del mio Gesù, tuo Divin Figlio dolcissimo!"
[ -Segretario 4.4- ]
Giunse il tempo di portarmi a casa: il mese di maggio di quell'anno 1897.
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