Un apostolo di Gesù Crocifisso |
A Vercelli egli ebbe subito la prima delusione.
Il padrone non era quello che era stato creduto.
La sua vita morale lasciava troppo a desiderare e il Musso era troppo delicato di coscienza per restare con un padrone di tal genere.
Cercò dunque subito un altro posto e la Provvidenza lo condusse in casa di Mons. Giuseppe Miglione, Canonico della Collegiata di Trino.
Presso di lui egli resta come cuoco e come uomo di casa fino al 1884, anno in cui morì il Canonico.
Si era appena collocato in questa casa che un grave dolore venne a colpirlo.
Il suo padre, a cui tanto era debitore, per l'educazione fortemente cristiana ricevuta, venne a morte, lasciando la famiglia priva del principale sostegno.
Da quel momento egli non penserà che ad aiutare la sua mamma finché il Signore la lascerà in vita.
L'impiego che aveva gli facilitava assai questo dovere figliale, tanto più che egli, per la santa vita che conduceva, si accontentava di ben poco e non conosceva lo spreco, così comune ai giovani che amano i divertimenti e la facile vita.
Possiamo conoscere la sua condotta in quegli anni che rimase con il Can. Miglione da un suo amico e quasi conterraneo, che si era fatto in Vercelli.
Molti sono i monferrini che trovano da sistemarsi in questa città: albergatori, commercianti e addetti a diversi Impieghi.
Luigi Musso ne conobbe parecchi in quegli anni e con uno soprattutto strinse amicizia, Giuseppe Necco di Casale Monferrato.
Era questi cuoco di una famiglia di Vercelli, e Luigi, andando al mercato per le spese quotidiane lo aveva incontrato ed erano diventati amici.
Il Necco gli fece fare conoscenza con altri cuochi, che erano soliti trovarsi insieme dopo il lavoro per passare qualche ora di svago.
Dietro invito del Necco anche Luigi intervenne, a quelle riunioni, perché, l'abbiamo già detto, egli non era un misantropo e gli piaceva trovarsi con amici in conversazioni e in schietta letizia.
Solo che i suoi gusti non sempre collimavano con quelli degli altri.
Egli cercava e gustava l'allegria e le conversazioni cristiane, che mentre sollevano gli animi non debbono avere neppure l'ombra di offesa alla virtù ...
In quelle adunanze non tutto gli piaceva e dopo un anno circa ( 1878-1879 ) le lasciò.
Ecco quanto scrive il Necco: « Luigi Musso fu sempre nel nostro gruppo di giovani il più moderato nei sollievi che pigliavamo dopo le fatiche dell'impiego.
Egli aveva un contegno modesto e non voleva prender parte a tutti i divertimenti, come ad esempio al ballo.
Di sentimenti profondamente religiosi, era di grande esempi a tutti noi, imponendosi col suoi modi affabili, ma riservati ».
Fin d'allora egli non era fatto per essere rimorchiato da altri.
Si sentiva nel suo zelo e nella sua profonda convinzione piuttosto capace di trascinare, come poi avvenne.
Per allora il suo apostolato si svolse con l'esempio.
Se il Necco fu colpito dal contegno di lui e lo ammirò, altrettanto avranno fatto tutti gli altri compagni.
Inutile ricordare che anche a Vercelli egli non solo continuò, ma aumentò le sue pratiche religiose, tra cui la Comunione frequente che riceveva nel Duomo, ove assisteva devotamente alla S. Messa tutte le mattine.
La costanza nelle pratiche religiose e il contegno devotissimo che teneva colpirono molti e tra gli altri il Fratello delle Scuole Cristiane Basilio, Direttore della vicina scuola gratuita per i poveri, il quale fatta conoscenza con il Musso e ammiratene le virtù, lo propose a modello dei suoi allievi.
Nel diario che F. Leopoldo Musso ci lasciò, vi è un ricordo di quel suo soggiorno a Vercelli che ci illumina intorno i sentimenti che andavano sviluppandosi nella sua anima: « Sbrigati i miei lavori di cucina, mi dedicavo alla lettura, ma quella da me favorita era la Buona Settimana, che nel 1887 pubblicava la vita del Servo di Dio Tommaso Moro, la quale mi confermava vieppiù nella fede e nella pratica delle virtù ».7
Luigi Musso
La sua cultura non gli permetteva di leggere libri di alta scienza, ma seppe trovare nelle sue letture quotidiane la scienza dei Santi, che imparò mirabilmente.
Alla lettura faceva seguito la meditazione ed è qui che il suo pensiero si illuminava e la sua anima si riempiva di sapienza cristiana.
Ne fanno prova i discorsi che teneva con le persone che lo avvicinavano, ed erano molte, perché ormai a Vercelli era conosciuto.
Chi parlava con lui si accorgeva immediatamente che egli era un uomo di Dio, che un fuoco interno lo animava e gli faceva uscire dal labbro parole che illuminavano, scuotevano e penetravano nel cuore.
A Vercelli Luigi Musso trovò dunque il suo primo campo di apostolato laico, ne fece le prime prove, nel tempo stesso in cui si rendevano sempre più robusti i fondamenti della sua santità.
Ed è pure in questa città, che egli conosce la via per la quale il Signore lo chiamava a camminare.
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7 | La Buona settimana, era un periodico che usciva a Torino e ebbe vita fino a qualche anno fa. Tommaso Moro ebbe da Pio XI gli onori altari. |