Un apostolo di Gesù Crocifisso

Apostolato a Terruggia

Il 19 novembre 1896, dopo le funzioni solenni al camposanto di Viale, Luigi Musso tornò a Torino con i conti Caisotti.

Ma in questa nobile e cristianissima casa non rimase che ancora sette mesi.

La mamma di Luigi era inferma ed egli dovette portarsi al paese natio per assisterla.

Prima però volle provvedersi di una grande immagine di Maria SS. della Consolata e farla benedire personalmente da S. Em. il Card. Agostino Richelmy, Arciv. di Torino, e perché la benedizione avesse per così dire la conferma da Dio e dalla Madonna, volle deporta sull'altare del Santuario mentre egli serviva la S. Messa.

Nel maggio 1897 eccolo di nuovo nel tranquillo suo paese.

Vi ritornava in primavera e Terruggia l'accolse tra il verde delle sue campagne e tra la festa dei suoi fiori.

Ma il motivo che conduceva là Luigi era triste.

La sua mamma era grave e egli non pensava che a dedicarsi completamente ai suoi doveri filiali.

Si era portato con sé l'immagine grande della Consolata e l'aveva posta nella sua camera.

A Torino, mentre serviva la Messa e l'immagine stava sull'altare, egli aveva rivolta alla Madre di Dio una fervente preghiera, chiedendole aiuto e protezione.

Vedremo fra breve come la preghiera sia stata esaudita.

Adesso egli si trovava più libero, non avendo più legami con dei padroni e perciò tutto il tempo che gli rimaneva a disposizione dalle cure della madre inferma poteva dedicarlo alle sue devozioni e al suo apostolato; ma sul principio trovò ostacoli proprio là dove meno si dovevano aspettare.

Il Prevosto di Terruggia di allora, Mons. Gerolamo Robba, non era D. Antonio Gambino di Viale.

Bravo Sacerdote, che fu benemerito del paese, ove edificò l'asilo infantile e rimodernò la casa parrocchiale, zelante anche, ma di carattere un po' strano, difficile e impaziente; carattere dovuto in parte a debolezze fisiche e a nevrastenia.

Non amava che lo disturbassero troppo o che si portassero novità.

Luigi Musso invece era arrivato pieno di entusiasmo religioso e desideroso di esercitare un apostolato attivo in mezzo ai suoi compaesani.

L'acqua stagnante e la sonnolenza delle anime non erano di suo gusto.

E sapeva che a Terruggia si poteva fare del gran bene se si portava un po' di movimento spirituale.

Ormai da anni egli faceva la Comunione quotidiana, dopo il consiglio avuto dal P. Cozzi.

Non poteva più farne a meno, e fu proprio su questo punto che ebbe le prime contraddizioni.

A Terruggia vigeva ancora l'uso che Luigi aveva visto prima della sua partenza per Vercelli.

Il paese non aveva fatto alcun progresso al riguardo, diversamente - da altri luoghi, ove la Comunione frequente e quotidiana era diventata uso normale.

Fosse idea errata, avanzo d'un sbiadito giansenismo, fosse spirito di contraddizione, effetto della stranezza nervosa del parroco, o fosse semplicemente una prova a cui il Signore volle sottoporre il suo Servo, come è forse più probabile, il fatto è che Mons. Robba non volle che facesse la Comunione quotidiana.

Gli portò come motivo questa singolare e curiosa ragione: « Se vuoi fare la Comunione quotidiana va a farti religioso! ».

La prova fu dura assai per Luigi, ma non si lamentò, non mormorò, ma con la sua inalterabile serenità e tranquillità di spirito ogni mattina se ne andava nella parrocchia di S. Germano, distante circa tre chilometri, a fare le sue devozioni e la sua Comunione e ciò durò oltre un anno.

Il fatto fu in sostanza provvidenziale, perché servì non solo a far crescere nei compaesani la stima verso di lui e a provarne la sodezza di virtù, ma anche a suscitare in molte anime desideri di imitarlo.

E fu apostolato dell'esempio che trascina.

Umile e rispettoso dell'autorità, in cui riconosceva la volontà di Dio, anche nelle contraddizioni ( chi può conoscere i suoi imperscrutabili giudizi? ), Luigi Musso si accontentò di questo apostolato silenzioso dell'esempio.

Solo con le persone che lo avvicinavano parlava delle cose di religione e dava consigli a seguire la virtù.

Si raccoglieva spesso nella cappella di S. Grato a metà costa del paese, non lontano dalla sua casa e dove è venerato un Crocifisso ritenuto miracoloso.

Là al piedi del Crocifisso passava lungo tempo in meditazioni e in preghiere e spesso anche di notte.

Se vi era qualche malato in paese si prestava ad assisterlo specialmente se era povero.

Quando occorreva volentieri portava la sua abilità di cuoco nelle famiglie che lo richiedevano, ma rifiutando ogni onorario.

Neppure in questo periodo di prova e in cui era preoccupato della malattia della mamma lo si vide alterato.

Sempre sorridente, affabile, gentile con tutti, si poteva constatare quanto la vita interiore fosse robusta.

I compaesani lo ammiravano e lo tenevano per santo, ma egli neppure si accorgeva.

Nella sua umiltà si diceva peccatore, frase comune ai santi, ma che essi dicono non per falsa modestia, ma per convinzione, perché con verità sanno che l'uomo davanti a Dio è sempre un nulla e che se qualche cosa hanno è opera di Dio e non dell'uomo.

Queste lodi e altre sono testimoniate da quelli che a Terruggia hanno conosciuto il Servo di Dio.

Lo hanno testimoniato per iscritto e a voce prima e durante il processo di beatificazione.

Il bene finisce sempre di trionfare e di imporsi.

Mons. Robba, che se era nevrastenico e strano, desiderava il bene del suoi parrocchiani, vide nel Musso la virtù soda e ne fu convinto ( convinzione che non cambierà più e gli farà rilasciare delle dichiarazioni scritte in lode di lui ).

Gli concesse la sua fiducia e se ne servì in tutte le occasioni.

Da allora Luigi riprende il suo apostolato attivo tra i suoi compaesani, come aveva fatto a Torino e a Viale.

Esisteva in Terruggia la Compagnia dei dodici Apostoli o del SS. Sacramento.

Essa languiva se pure ancora viva ufficialmente.

Il Parroco incarica il Musso di risvegliarla ed egli immediatamente si mette all'opera.

Raccoglie un gruppo di giovani e di uomini a cui comunica il suo fuoco.

Con essi pratica opere di pietà.

Egli stesso li prepara alla S. Comunione per la terza domenica del mese: fa loro tutte le domeniche assistere Insieme alla Messa durante la quale fa loro recitare il Rosario e cantare delle lodi.

Alle funzioni vespertine ancor in gruppo per i vespri, la benedizione e l'istruzione parrocchiale.

La Compagnia non è più cosa morta, ma nelle sue mani diventa a sua volta un gruppo di apostoli del buon esempio, tanto necessario nei paesi per rompere le barriere del rispetto umano.

Con gli uomini e i giovani eccolo anche in mezzo al ragazzi.

Come a Viale, come a Torino, come a Vercelli egli sente attrattiva verso l'innocenza e quanto sta in lui cerca di avvicinarli per insegnare loro il catechismo e l'amore al bene.

A Terruggia è felice di avere l'incarico di fare il catechismo in parrocchia.

Fa imparare le lezioni con cura, le spiega con quel suo metodo umile e piacevole, intercalando, quando ne ha occasione, esortazioni spicciole adatte e opportune.

Al bambini come, agli adulti inculca continuamente la preghiera fervente.

Ripeteva loro: Pregate di cuore! ( preghè 'd coeur! ).

Per ottenere ciò eccolo in moto come a Viale.

Non basta quanto si fa nella chiesa parrocchiale; chiede al Parroco il1 permesso di radunare la gente nella cappella di S. Grato, che era di una Confraternita, e nel camposanto.

Alla domenica dopo le funzioni vespertine conduceva quanti volevano seguirlo prima al Camposanto e poi in S. Grato.

Si recitava il Rosario, il Miserere e il De profundis.

Vi accorreva sèmpre molta gente, specialmente in S. Grato, cappella molto comoda e in paese.

Sebbene le donne fossero maggioranza, vi andavano anche molti uomini e giovani, perché il Musso aveva quella forza di attrattiva propria dei Santi.

Erano sempre circa 200 che partecipavano a questo suo pellegrinaggio domenicale.

Era questa attività di preghiere, di canti, di istruzioni catechistiche, oltre che di buon esempio un mezzo che adoperava il Servo di Dio per soddisfare all'incarico, che il Parroco gli aveva dato di Presidente dell'Azione Cattolica del paese.

L'incarico lo prese come un comando e un dovere di vero apostolato, come lo è in realtà, e non come un titolo di onore.

Senza cultura non poteva tenere adunanze e recitare conferenze, necessarie anche queste per illuminare e dirigere.

Le conferenze egli le ascoltava dagli altri e ne traeva le conseguenze pratiche secondo le sue capacità.

Insegnava anche lui col suoi discorsi privati, con le sue esortazioni alla preghiera e al ben vivere, che è poi il fine di ogni azione cattolica.

Si trovava bene e a suo agio tra i semplici come lui, tra i contadini, tra la gente umile.

E tra questa gente a Terruggia, come già a Viale, operò del gran bene.

« Era davvero un uomo tutto di Dio » dice un teste, « quando lo incontravo mi parlava sempre di Religione ».

« Non era possibile urtarsi con lui, era sempre tutto dolcezza ».

Tutto questo lavoro di apostolato continuo, insistente avveniva senza che nulla trascurasse dei suoi affettuosi unici presso la madre inferma.

E non si dimostrava mai stanco, impaziente, annoiato.

Vegliava di notte, mangiava poco, sempre in moto e sempre esatto e preciso nei suoi impegni.

Niente presunzione in lui.

Se gli chiedevano consigli e non sapeva rispondere subito « si appartava per chiedere a Dio ispirazione con la preghiera » dice un altro teste che ne fece l'esperienza.

Nessuna meraviglia che tale apostolato umile in apparenza, ma che giunge ai più profondi strati delle anime, abbia avuto benefìci risultati, che lo fanno ricordare a Terruggia ancor oggi come un grande benefattore.

Quelli che lo hanno conosciuto e vivono ancora, se interrogati, non sanno che rispondere: Era un Santo! ...

E vi mostrano la grande statua che egli comprò e mise sopra un altare appositamente costruito nella chiesa di S. Grato, i fiori di carta lavorati dalle sue mani e tutto quel po' che ricorda il suo soggiorno in paese ...

Ma soprattutto vi ricordano il suo apostolato di bene fra gli uomini.

« Parlava solo per attirare persone alla fede, ovvero per dire parole di conforto ».

« Ispirava negli altri moltissima confidenza cristiana e innumerevoli sono le persone attirate da lui a Dio. ».12

Indice

12 Assunta Scagliotti in Ballarino.