I servi di Cana |
Laudato si' mi Signore
per frate focu
per lo quale enallumini
la nocte
et ello è bellu, et
jucundo et robustoso et forte.
Laudato si' mi Signore
per sora nostra madre terra
la quale ne sustenta
e governa,
e produce diversi fructi,
con coloriti fiori et herbe.
È originalissimo il fatto accaduto nel progetto iniziale dell'Unione Catechisti del SS. Crocifisso e della Casa di Carità Arti e Mestieri.
Un frate converso francescano che ha come servizio di badare alla cucina del convento, diviene lo stimolante motore che muove attraverso Fratel Teodoreto tutto un piano culturale di enorme portata attuale.
È sui giovani che l'obbiettivo è puntato perché più facili alla introduzione nel mondo dell'apprendere e soprattutto più capaci di intrecciare il grande tema dell'amicizia.
A loro l'Opera ripropone l'« universale validità del radicamento nel mistero del Cristo crocifisso e risorto ai fini di affermare valori educativi e formativi che siano per il bene di tutti e di partecipare a definire strategie formative necessarie per rispondere ai bisogni e alle attese di tutti » ( Circolare interna ).
Il grande « focu » culturale che sempre ha illuminato « la nocte » viene offerto da un figlio di San Francesco a un discepolo del Santo de La Salle perché il giovane che si apre alla vita sia « jucundo et robustoso et forte ».
Crea veramente stupore il metodo di lavorare di Dio sulle proprie creature.
E allo stupore si aggiunge il rimanere senza parola perché la strada percorsa cozza con violenza contro il nostro solito modo di pensare.
Eppure se vi poniamo caso è meraviglioso, non tanto perché dall'umiltà di una cucina francescana giunge l'annunciazione profetica di un servizio culturale nell'oggi, ma perché proprio oggi, all'alba del terzo millennio, noi tocchiamo con mano il miracolo continuo di poter promuovere le nuove generazioni con questo metodo « cristiano » che produce « diversi fructi con coloriti fiori et herbe ».
Il metodo cristiano di Fra Leopoldo si concretizza nella Casa di Carità Arti e Mestieri, quale strumento originario per formare nuove generazioni, per salvare innumerevoli anime, per recuperare il livello dell'amore irradiato dal SS. Crocifisso.
Fa impressione questa centralità sottolineata fortemente sulla scia di San Paolo di ritornare a restaurare ogni cosa in Cristo e Cristo crocifisso-risorto.
È qui, direi, il punto di collegamento fra il cuoco francescano e quella urgenza culturale che viene offerta appunto attraverso la Casa di Carità Arti e Mestieri ai giovani.
Le pagine del Diario sono perentorie: « Lunedì, 24 novembre 1919 sera, ore 9,30.
Nella santa Adorazione-Divozione al SS. Crocifisso, quando incominciai l'adorazione alla Piaga della mano sinistra, gesù disse: "Per salvare le anime, per formare nuove generazioni, si devono aprire Case di Carità per far imparare ai giovani Arti e Mestieri".
Gesù soggiunse: "Non bisogna lesinare, si richiede qualche milione".
Riprese: "Se non fanno quanto io chieggo, si scaveranno la fossa" ».
Questo detto è rivolto ai sacerdoti e ai ricchi.
Il 28 novembre 1919: « Gesù disse di farlo con buona volontà ».
il giorno 2 dicembre: « Ormai è tempo che manifesti la mia volontà: voglio una scuola Casa di Carità Arti e Mestieri ».
Le porte che si spalancano sulla vita vengono offerte e segnalate da Fra Leopoldo attraverso le Piaghe del SS. Crocifisso e concretizzate nel dono culturale del servizio quotidiano dell'Unione Catechisti.
« Il giorno 27 dicembre 1919, alle ore 9,30 di sera, nel Santuario di Nostra Signora del Sacro Cuore... Gesù sacramentato mi disse: "Tutto l'andamento delle Case di Carità che si edificheranno, splenda cristianamente e cattolicamente" ».
Su questa certezza, possiamo porci una riflessione sul mondo culturale « cristiano » contemporaneo per capire il largo progetto di Dio costruito nel cuore di Fra Leopoldo Musso.
Può suonare strano parlare di Cultura a proposito di questo ultimo e sconosciuto lavoratore della vigna del Signore.
Ma Dio va a cercare la propria laurea dove più gli piace, perché le sue strade non sono le nostre.
Il fatto di Fra Leopoldo avviene a Torino, nel nostro tempo, fra le mura di una cucina dove il cuoco imbastiva profeticamente il discorso culturale per noi.
Il converso francescano si rende conto di quella indifferenza quasi generale nei confronti di ciò che potremmo definire la lettura della realtà storica con un'ottica cristiana.
Fra Leopoldo ha intuito dall'angoscia del Crocifisso che il grande tesoro del cristianesimo rimane sepolto.
Non si conosce quindi e non si vive il metodo cristiano.
Sapendo che è tutta la Chiesa che ha il compito di leggere la Storia, è importante anche per Fra Leopoldo compiere questo atto doveroso verso la propria coscienza, di riflettere sull'urgenza per portare un contributo all'evangelizzazione e delineare un cammino di fede per coloro che giungeranno alla Casa di Carità Arti e Mestieri.
La proposta che Fra Leopoldo offre attraverso l'Unione Catechisti del SS. Crocifisso, è qualcosa di molto agile, capace di « superare le forme cristallizzate dell'organizzazione », come dirà un giorno l'indimenticabile Paolo VI, per creare attorno a sé una esperienza di Fede, se vogliamo una Teologia vissuta.
Paolo di Tarso scrivendo ai suoi cristiani diceva: « Come il corpo pur essendo uno ha molte membra e tutte le membra pur essendo molte sono un corpo solo, così anche Cristo.
E in realtà noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo, giudei o greci, schiavi o liberi, e tutti ci siamo abbeverati a un solo Spirito » ( 1 Cor 12 ).
Questo era il pensiero della antica Chiesa e questo è il pensiero della Chiesa contemporanea che invita a essere militanti di una mediazione non capricciosa e campanilistica ma robusta della forza dell'unità per riproporre l'« eternamente Giovane », come il Vaticano II ha definito Gesù, e per rinnovare ogni generazione con più vigoroso entusiasmo .
È certo uno dei compiti più appassionanti per i cristiani impegnati, che non se la sentono di vedere svilita una Chiesa che possiede l'unica Parole che diventa Carne.
Allora si comprende perché bisogna inevitabilmente raggiungere il metodo cristiano.
Questo fermento di impegno culturale dice che è giunto il momento di dare a tutta la Chiesa il suo aspetto di Sposa gioiosa del Cristo senza mutilarla in sterili schemi che la deturpino e la rendano odiosa.
Fra Leopoldo profeticamente vede nella Casa di Carità Arti e Mestieri un modo per conquistare la pienezza dell'uomo, la sua crescita sul fondamento che è Cristo Crocifisso, Uomo-Dio che ci è stato dato « perché sia la Via delle nostre vie, la Verità delle nostre verità, la Vita delle nostre vite per il mistero della sua morte e risurrezione a cui partecipiamo mediante il lavoro ».
Amare alla maniera del Cristo usando il « Suo » metodo.
È strano parlare d'amore come cultura, ma lo stile della carità offerto dal Maestro a Fra Leopoldo ci ha insegnato che solo amando l'uomo lo si può promuovere, liberare.
Ancora San Paolo: « Mi sono fatto debole con i deboli, per guadagnarli a Dio.
Mi sono fatto tutto a tutti per salvare a ogni costo qualcuno.
Tutto io faccio per il Vangelo, per diventare partecipe con loro » ( 1 Cor 9,22-23 ).
Un atteggiamento ben preciso dell'essere presenti come cattolici nel piano culturale ci viene offerto da Paolo VI nel suo stupendo documento: Evangelii nuntiandi.
« il Vangelo e quindi l'evangelizzazione non si identificano certo con la cultura ...
La costruzione del Regno non può non avvalersi della cultura e delle culture umane,ma, indipendenti di fronte alle culture, il Vangelo e l'evangelizzazione non sono necessariamente incompatibili con esse, ma capaci di impregnarle tutte, senza asservirsi ad alcuna.
La rottura tra Vangelo e cultura è senza dubbio il dramma della nostra epoca, come lo fu anche di altre.
Occorre quindi fare tutti gli sforzi in vista di una generosa evangelizzazione della cultura, più esattamente delle culture » ( n. 20 ).
Il tracciato del servizio della Casa di Carità Arti e Mestieri appare qui magnificamente delineato.
Sapere e far sapere cioè che cosa vuol dire vivere, partecipare il significato della vita, imparare a coniugare il verbo esistere, nella realtà.
Questa è la vocazione del cristiano che si impegna sul fatto culturale.
In una situazione praticamente avversa al Messaggio, il cristiano colto tende a mantenere alta la proposta di Dio e, come l'ha chiamato qualcuno, « il sospetto di Dio ».
Non c'è avventura più affascinante per la Casa di Carità Arti e Mestieri.
Giovanni Paolo II sottolinea fortemente nella sua Redemptor hominis: « Ci avviciniamo a tutte le culture con quella stima, rispetto e discernimento che sin dai tempi degli Apostoli contrassegnava l'atteggiamento missionario.
Basta ricordare San Paolo e il suo discorso all'Areopago di Atene.
L'atteggiamento missionario inizia sempre con un sentimento di profonda stima di fronte a ciò che c'è in ogni uomo, per ciò che egli stesso, nell'intimo del suo spirito, ha elaborato riguardo ai problemi più profondi e più importanti; si tratta di rispetto per tutto ciò che in lui ha operato lo Spirito, che soffia dove vuole.
La missione non è mai una distruzione, ma è riassunzione di valori e una nuova costruzione.
E la conversione che da essa deve prendere inizio, sappiamo bene che è opera della grazia, nella quale l'uomo deve pienamente ritrovare se stesso ».
L'esperienza cristiana diviene stato di Grazia, ed è con essa che la comunità ecclesiale vive e si salva.
Se possiamo ricordare che il dovere di tutti è la santità, è quindi indispensabile lavorare insieme perché effettivamente la Parola diventi Carne.
È qui che bisogna essere chiari nell'affermazione di una Teologia per non morire, una Teologia frutto del servizio dell'esperienza cristiana di tutti per vivere la vita e farla vivere.
Raggiungere cioè la cognizione della Teologia e non fermarsi soltanto al « saper parlare » di Teologia.
Fra Leopoldo insegna.
La Fede ecclesiale costruisce una Teologia che mantiene vivo il respiro della comunità.
Rolando da Cremona ricorda: « Senza esperienza non si ha arte né scienza.
come non possiede una vera scienza del sapore del miele chi non abbia mai gustato e non ha la scienza dei colori chi non li abbia mai contemplati, così non conosce la Teologia chi non si eserciti nelle opere della Fede viva, benché sappia parlare di Teologia come un cieco nato sa parlare dei colori pur non avendo la scienza dei colori ».
E Mario Pomilio afferma che la nostra è « una condizione che permette al cristiano di essere tale solo al cinque per cento del suo vivere quotidiano, dovendo occupare il resto a guadagnare, a confrontarsi e magari a scontrarsi con gli altri.
Solo Cristo riesce a essere cristiano al cento per cento! »
Due affermazioni importanti che ripropongono l'urgenza di « esistere ».
Fra Leopoldo ha la fame di portare l'annunzio di un'esistenza cristiana in pienezza.
Non vuole cristiani al cinque per cento.
Sulla pista tracciata dal SS. Crocifisso sogna per la Casa di Carità Arti e Mestieri una fucina capace di offrire il massimo del grande tesoro che giunge dalla Tragedia del Calvario.
Può apparire strano presentare Fra Leopoldo come un alto strumento di costruzione culturale.
Ma davanti ai fatti non ci sono e non potranno mai esservi ragionamenti.
La Casa di Carità Arti e Mestieri fa riflettere.
Si tratta della realizzazione di un progetto voluto da Dio nel piano della sua amorosa Provvidenza.
Fra Leopoldo Musso ha un suo posto ben preciso nella dimensione culturale del Corpo Mistico.
Tutto questo è stupefacente.
Per chi ha occhi da vedere a livello evangelico niente è impossibile a Dio.
Il Mistero della Redenzione fluisce nel tempo.
L'Onnipotente elegge di generazione in generazione i suoi messaggeri...
L'Unione Catechisti del SS. Crocifisso porta in sé questo dono stupendo nato tra pentole e marmitte in una vecchia cucina accanto al desiderio d'Amore dell'Uomo inchiodato alla Croce.
A noi non rimane che ricomporci nell'umilissima Adorazione della Verità.
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