Santa Caterina da Siena
Opere
txt --- Dialogo della Divina provvidenza
Quando si pensa a santa Caterina da Siena vengono in mente tre aspetti di questa mistica nella quale sono stati stravolti i piani naturali: la sua totale appartenenza a Cristo, la sapienza infusa, il suo coraggio.
I due simboli che caratterizzano l'iconografia cateriniana sono il libro e il giglio, che rappresentano rispettivamente la dottrina e la purezza.
L'insistenza dell'iconografia antica sui simboli dottrinali e soprattutto il capolavoro de Il Dialogo della Divina Provvidenza ( ovvero Libro della Divina Dottrina ), l'eccezionale Epistolario e la raccolta delle Preghiere sono stati decisivi per la proclamazione a Dottore della Chiesa di santa Caterina, avvenuta il 4 ottobre 1970 per volere di Paolo VI ( 1897-1978 ), sette giorni dopo quella di santa Teresa d' Avila ( 1515–1582 ).
Caterina ( dal greco: donna pura ) vive in un momento storico e in una terra, la Toscana, di intraprendente ricchezza spirituale e culturale, la cui scena artistica e letteraria era stata riempita da figure come Giotto ( 1267–1337 ) e Dante ( 1265–1321 ), ma, contemporaneamente, dilaniata da tensioni e lotte fratricide di carattere politico, dove occupavano spazio preponderante le discordie fra guelfi e ghibellini.
Nasce a Siena nel rione di Fontebranda ( oggi Nobile Contrada dell'Oca ) il 25 marzo 1347: è la ventiquattresima figlia delle venticinque creature che Jacopo Benincasa, tintore, e Lapa di Puccio de' Piacenti hanno messo al mondo.
Giovanna è la sorella gemella, ma morirà neonata.
La famiglia Benincasa, un patronimico, non ancora un cognome, appartiene alla piccola borghesia.
Ha solo sei anni quando le appare Gesù vestito maestosamente, da Sommo Pontefice, con tre corone sul capo ed un manto rosso, accanto al quale stanno san Pietro, san Giovanni e san Paolo.
Il Papa si trovava, a quel tempo, ad Avignone e la cristianità era minacciata dai movimenti ereticali.
Già a sette anni fece voto di verginità.
Preghiere, penitenze e digiuni costellano ormai le sue giornate, dove non c'è più spazio per il gioco.
Della precocissima vocazione parla il suo primo biografo, il beato Raimondo da Capua ( 1330-1399 ), nella Legeda Maior, confessore di santa Caterina e che divenne superiore generale dell'ordine domenicano; in queste pagine troviamo come la mistica senese abbia intrapreso, fin da bambina, la via della perfezione cristiana: riduce cibo e sonno; abolisce la carne; si nutre di erbe crude, di qualche frutto; utilizza il cilicio …
Proprio ai Domenicani la giovanissima Caterina, che aspirava a conquistare anime a Cristo, si rivolse per rispondere alla impellente chiamata.
Ma prima di realizzare la sua aspirazione fu necessario combattere contro le forti reticenze dei genitori che la volevano coniugare.
Aveva solo 12 anni, eppure reagì con forza: si tagliò i capelli, si coprì il capo con un velo e si serrò in casa.
Risolutivo fu poi ciò che un giorno il padre vide: sorprese una colomba aleggiare sulla figlia in preghiera.
Nel 1363 vestì l'abito delle « mantellate » ( dal mantello nero sull'abito bianco dei Domenicani ); una scelta anomala quella del terz'ordine laicale, al quale aderivano soprattutto donne mature o vedove, che continuavano a vivere nel mondo, ma con l'emissione dei voti di obbedienza, povertà e castità.
Caterina si avvicinò alle letture sacre pur essendo analfabeta: ricevette dal Signore il dono di saper leggere e imparò anche a scrivere, ma usò comunque e spesso il metodo della dettatura.
Al termine del Carnevale del 1367 si compiono le mistiche nozze: da Gesù riceve un anello adorno di rubini.
Fra Cristo, il bene amato sopra ogni altro bene, e Caterina viene a stabilirsi un rapporto di intimità particolarissimo e di intensa comunione, tanto da arrivare ad uno scambio fisico di cuore.
Cristo, ormai e in tutti i sensi, vive in lei ( Gal 2,20 ).
Ha inizio l'intensa attività caritatevole a vantaggio dei poveri, degli ammalati, dei carcerati e intanto soffre indicibilmente per il mondo, che è in balia della disgregazione e del peccato; l'Europa è pervasa dalle pestilenze, dalle carestie, dalle guerre: « la Francia preda della guerra civile; l'Italia corsa dalle compagnie di ventura e dilaniata dalle lotte intestine; il regno di Napoli travolto dall'incostanza e dalla lussuria della regina Giovanna; Gerusalemme in mano agli infedeli, e i turchi che avanzano in Anatolia mentre i cristiani si facevano guerra tra loro » (F. Cardini, I santi nella storia, San Paolo, Cinisello Balsamo -MI-, 2006, Vol. IV, p. 120 ).
Fame, malattia, corruzione, sofferenze, sopraffazioni, ingiustizie …
Le lettere, che la mistica osa scrivere al Papa in nome di Dio, sono vere e proprie colate di lava, documenti di una realtà che impegna cielo e terra.
Lo stile, tutto cateriniano, sgorga da sé, per necessità interiore: sospinge nel divino la realtà contingente, immergendo, con una iridescente e irresistibile forza d'amore, uomini e circostanze nello spazio soprannaturale.
Ecco allora che le sue epistole sono un impasto di prosa e poesia, dove gli appelli alle autorità, sia religiose che civili, sono fermi e intransigenti, ma intrisi di materno sentire: « Delicatissima donna, questo gigante della volontà; dolcissima figlia e sorella, questo rude ammonitore di Pontefici e di re; i rimproveri e le minacce che ella osa fulminare sono compenetrati di affetto inesausto » ( G. Papàsogli, Caterina da Siena, Fabbri Editori RCS, Milano 2001, p. 201 ).
Usa espressioni tonanti, invitando alla virilità delle scelte e delle azioni, ma sa essere ugualmente tenerissima, come solo uno spirito muliebre è in grado di palesare.
La poesia di colei che scrive al Papa « Oimé, padre, io muoio di dolore, e non posso morire » è costituita da sublimi altezze e folgoranti illuminazioni divine, ma nel contempo, conoscendo che cosa sia il peccato e dove esso conduca, tocca abissi di indicibile nausea, perché Caterina intinge il pensiero nell'inchiostro della realtà tutta intera, quella fatta di bene e male, di angeli e demoni, di natura e sovranatura, dove il contingente si incontra e si scontra nell'Eterno.
Una brulicante « famiglia spirituale », formata da sociae e socii, confessori e segretari, vive intorno a questa madre che pungola, sostiene, invita, con forza e senza posa, alla Causa di Cristo, facendo anche pressioni, come pacificatrice, su casate importanti come i Tolomei, i Malavolti, i Salimbeni, i Bernabò Visconti …
Lotte con il demonio, levitazioni, estasi, bilocazioni, colloqui con Cristo, il desiderio di fusione in Lui e la prima morte di puro amore, quando l'amore ebbe la forza della morte e la sua anima fu liberata dalla carne … per un breve spazio di tempo.
I temi sui quali Caterina pone attenzione sono: la pacificazione dell'Italia, la necessità della crociata, il ritorno della sede pontificia a Roma e la riforma della Chiesa.
Passato il periodo della peste a Siena, nel quale non sottrae la sua attenta assistenza, il 1° aprile del 1375, nella chiesa di Santa Cristina, riceve le stimmate incruente.
In quello stesso anno cerca di dissuadere i capi delle città di Pisa e Lucca dall'aderire alla Lega antipapale promossa da Firenze che si trovava in urto con i legati pontifici, che avrebbero dovuto preparare il ritorno del Papa a Roma.
L'anno seguente partì per Avignone, dove giunse il 18 giugno per incontrare Gregorio XI ( 1330–1378 ), il quale, persuaso dall'intrepida Caterina, rientrò nella città di san Pietro il 17 gennaio 1377.
L'anno successivo morì il Pontefice e gli successe Urbano VI ( 1318–1389 ), ma una parte del collegio cardinalizio gli preferì Roberto di Ginevra, che assunse il nome di Clemente VII ( 1342– 1394, antipapa ), dando inizio al grande scisma d'Occidente, che durò un quarantennio, risolto al Concilio di Costanza ( 1414-1418 ) con le dimissioni di Gregorio XII ( 1326–1417 ), che precedentemente aveva legittimato il Concilio stesso, e l'elezione di Martino V ( 1368–1431 ), nonché con le scomuniche degli antipapi di Avignone ( Benedetto XIII, 1328–1423 ) e di Pisa ( Giovanni XXIII, 1370–1419 ).
All'udienza generale del 24 novembre 2010 Benedetto XVI ha affermato, riferendosi proprio a santa Caterina: « Il secolo in cui visse - il quattordicesimo - fu un'epoca travagliata per la vita della Chiesa e dell'intero tessuto sociale in Italia e in Europa.
Tuttavia, anche nei momenti di maggiore difficoltà, il Signore non cessa di benedire il suo Popolo, suscitando Santi e Sante che scuotano le menti e i cuori provocando conversione e rinnovamento ».
Amando Gesù ( « O Pazzo d'amore! » ), che descrive come un ponte lanciato tra Cielo e terra, Caterina amava i sacerdoti perché dispensatori, attraverso i Sacramenti e la Parola, della forza salvifica.
L'anima di colei che iniziava le sue cocenti e vivificanti lettere con « Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo », raggiunge la beatitudine il 29 aprile 1380, a 33 anni, gli stessi di Cristo, nel quale si era persa per ritrovare l'autentica essenza.
Caterina da Siena, nata Caterina Benincasa ( Siena, 25 marzo 1347 – Roma, 29 aprile 1380 ), è stata una mistica italiana.
Canonizzata da papa Pio II nel 1461; nel 1970 è stata dichiarata dottore della Chiesa da papa Paolo VI; è patrona d'Italia e compatrona d'Europa.
L'infanzia Caterina nacque nel rione di Fontebranda ( oggi Nobile Contrada dell'Oca ) come ventiquattresima figlia dei 25 figli di Jacopo Benincasa, tintore, e di Lapa Piagenti ( o Piacenti )--1.
A soli sei anni ebbe una prima visione: nella Basilica di San Domenico a Siena vide Gesù Cristo in trono, con i santi Pietro e Paolo.
Caterina a sette anni fece voto di verginità.
Nello stesso tempo cominciò un percorso di mortificazione, fatto di digiuni ( soprattutto di carne ) e di penitenze.
Nella prima fase della sua vita, queste pratiche erano condotte in modo solitario.
Nelle sue opere racconta che verso i dodici anni i genitori, non essendo a conoscenza del suo voto, cominciarono a pensare di maritarla.
Caterina reagì anche con il taglio completo dei capelli e chiudendosi in casa con il capo coperto da un velo; per vincere la sua ostinazione, i genitori la costringevano ad estenuanti lavori domestici, ottenendo il risultato di rafforzare la sua convinzione interiore.
Un giorno il padre la sorprese in preghiera con una colomba aleggiante sul capo; decise allora di lasciare libera la giovane di scegliere la propria strada.
A sedici anni Caterina entrò nel terzo ordine delle Domenicane ( o Mantellate, per via del mantello nero sull'abito bianco ), pur restando presso la sua abitazione.
Lei stessa racconta di essersi avvicinata alle letture sacre pur essendo semianalfabeta e, dopo giorni di estenuanti e poco fruttuose fatiche, di aver ricevuto dal Signore il dono di sapere leggere.
Imparò più tardi anche a scrivere, ma la maggior parte dei suoi scritti e delle sue corrispondenze furono dettate.
Ella racconta anche che al termine del Carnevale del 1367 le apparve Gesù con sua Madre e altri santi per sposarla a sé nella fede; avrebbe ricevuto un anello, adorno di rubini, che sarebbe stato visibile soltanto ai suoi occhi: per questo Caterina è iconograficamente rappresentata con l'anello e con un giglio.
I rapporti con il clero ed i principi Caterina non si mostrò intimorita al cospetto dei potenti e si rivolgeva loro da pari a pari.
Verso il 1372 espose al legato pontificio in Italia, Pietro d'Estraing, la necessità di riformare i costumi del clero, di trasferire la Santa Sede a Roma da Avignone dove risiedeva dal 1309 e di organizzare una crociata contro gli infedeli.
Le autorità ecclesiastiche, colpite, e forse indispettite, dal fatto che Caterina, analfabeta e visionaria, si rivolgesse in questi toni a personaggi di tale rango, la chiamarono nel 1374 a Firenze di fronte al Capitolo generale dei Domenicani.
L'Ordine ne riconobbe l'ortodossia e l'affidò alla direzione di frate Raimondo delle Vigne da Capua ( 1330-1399 ); questi venne poi nominato lettore di teologia a Siena e lasciò una biografia della santa.
Secondo la tradizione devozionale il 1º aprile 1375 avrebbe ricevuto le stimmate nella chiesa di Santa Cristina a Pisa, dove si trovava su invito di papa Gregorio XI al fine di preparare la crociata da lei sollecitata; queste stimmate sarebbero rimaste invisibili fino alla sua morte.
Il progetto della crociata fu abbandonato quando Firenze, dopo aver stretto alleanza con i Visconti di Milano e aver sobillato le città dello Stato Pontificio a ribellarsi contro il papa, dichiarò guerra al "papa francese".
A nome dei fiorentini, Caterina andò ad Avignone in missione di pace da Gregorio XI con altre ventitré persone incluso Raimondo da Capua.
Il papa, seppure affascinato da Caterina, era convinto del doppiogiochismo dei fiorentini e rifiutò la pace; ciononostante, Caterina continuò con la sua opera di convincimento e non interruppe l'invio di lettere al pontefice, in cui lo invitava a tornare a Roma.
Riuscì alla fine nel suo intento: il 17 gennaio 1377 il papa rientrò nella Città Eterna.
All'inizio del 1378 venne incaricata di ristabilire i rapporti tra la Santa Sede e Firenze, ma durante la sua missione in riva all'Arno rischiò la vita e la missione fallì.
Il nuovo papa Urbano VI riuscì a siglare una pace il 28 luglio 1378.
Il 20 settembre dello stesso anno, a Fondi, avvenne lo scisma, con l'elezione dell'antipapa Clemente VII.
Caterina definì i tredici cardinali scismatici demoni incarnati.
Nonostante la vittoria militare di Urbano VI a Marino il 30 aprile 1379, lo scisma si protrasse per quarant'anni.
Morì, provata da una vita di digiuni e di astinenze forzate, a soli 33 anni, dopo essersi astenuta dal bere per un mese.
Nella biografia della santa scritta dal beato Raimondo da Capua è riportato che non fu santa Caterina a rifiutare il cibo, ma "dopo l'apparizione di Nostro Signore, che le fece dono di bere al suo costato lo stomaco di Santa Caterina si chiuse … non ebbe più bisogno di cibo né poté più digerire.
Nessuno se ne meravigliava, perché accostandosi alla fonte della Vita, lei aveva bevuto a sazietà una bevanda vitale, che le tolse per sempre il bisogno di mangiare".--2
La canonizzazione Caterina da Siena fu canonizzata dal papa senese Pio II nel 1461.
Papa Paolo VI ha dichiarato Caterina dottore della Chiesa il 4 ottobre 1970.
Santa Caterina è inoltre patrona principale d'Italia per nomina di papa Pio XII nel 1939 ( assieme a San Francesco di Assisi ) e compatrona d'Europa per nomina di papa Giovanni Paolo II il 1º ottobre 1999.
Tomba di Santa Caterina nella Chiesa della Minerva a Roma
Numerose sono oggi le reliquie attribuite a Caterina.
Ella fu sepolta a Roma, nel cimitero di Santa Maria sopra Minerva.
Il corpo è ancora conservato nella basilica di Santa Maria sopra Minerva a Roma.
Ma l'anno successivo, nel 1381, le fu staccata la testa per portarla a Siena come reliquia, e nel 1384 fu portata in processione nella Basilica di San Domenico, dove tuttora è conservata--3.
Nella stessa basilica è conservato un dito di Caterina: con questa reliquia viene impartita la benedizione all'Italia e alle Forze Armate nel pomeriggio della domenica in cui si tengono le Feste internazionali in onore di santa Caterina da Siena.
Il piede sinistro è invece conservato a Venezia ( nella Chiesa dei Santi Giovanni e Paolo ).
Nel Duomo di Siena era presente anche una costola: essa però fu donata al santuario di Santa Caterina ad Astenet in Belgio, costruito nel 1985 per volontà dei devoti di quel paese.
Infine, una scaglia di una scapola di Caterina si trova nel Santuario di Caterina a Siena.
Uno dei miracoli riconosciuti alla Santa risale all'ottobre del 1376, quando, in ritorno dalla corte papale di Avignone, passò a Varazze ( località del savonese ), curiosa di conoscere i luoghi che avevano dato i natali al beato Jacopo da Varagine.
La Santa ebbe però una spiacevole sorpresa: la cittadina si presentava malridotta e abbandonata a causa della peste che aveva decimato la popolazione.
Caterina, particolarmente colpita dalla gravità della situazione, pregò intensamente per gli abitanti di Varazze affinché finisse il loro dolore e la richiesta, miracolosamente, fu esaudita e i cittadini furono liberati dal flagello.
In cambio del prodigio la Santa chiese ai varazzini di onorare il loro illustre concittadino, dedicando una cappella a suo nome e alla Santissima Trinità.
In ricordo di quell'episodio miracoloso, Varazze eresse la Santa di Siena a propria patrona dedicandole ogni anno, il 29 aprile, una delle processioni di Cristi più famose d'Italia ( seguita da un corteo storico che ne ripercorre le gesta ).
Reliquia della Testa di Santa Caterina durante una processione.
Nel Trattato della Provvidenza Caterina ci rende noto ciò che Dio rivela durante le estasi alla mistica: « Mandai el Verbo dell'unigenito mio unico Figliuolo ( el quale fu figurato per Eliseo ) che si conformò con questo figliuolo morto, per l'unione della natura divina unita con la natura vostra umana.
Con tutte le membra si unì questa natura divina, cioè con la potenza mia, con la sapienza del mio Figliuolo e con la clemenzia dello Spirito santo, tutto me, Dio, abisso di Trinità, conformato e unito con la natura vostra umana. »
La sua orazione allo Spirito Santo è una delle vette della spiritualià cristiana, e sembra che sia stata scritta da lei stessa in modo miracoloso, dato che non sapeva leggere né scrivere: « Spirito Santo, vieni nel mio cuore, per la tua potenza tiralo a te, Dio vero. / Concedimi carità e timore. / Custodiscimi o Dio da ogni mal pensiero. / Inflammami e riscaldami del tuo dolcissimo amore, / acciò ogni travaglio mi sembri leggero. / Assistenza chiedo ed aiuto in ogni mio ministero. / Cristo amore, Cristo amore. »
Per quanto riguarda le sue opere letterarie, santa Caterina, semianalfabeta e i cui scritti sono in maggioranza dettati, ha avuto un grande riconoscimento grazie anche alla testimonianza del suo primo biografo, il beato Raimondo da Capua ( diventerà dopo Maestro dell'Ordine ), suo confessore e testimone diretto del prodigioso dono di saper scrivere e leggere, testimone dunque anche delle sue opere letterarie.
È con il Dialogo della divina Provvidenza, dettato ad un gruppo di discepoli che scrivevano alla presenza spesse volte del suo confessore, che Paolo VI pone davanti alla Chiesa tutta l'opportunità di rendere santa Caterina "Dottore della Chiesa".
Nel Dialogo sono racchiuse profonde pagine di alta teologia ancora oggi da approfondire e diffondere.
381 Lettere
Dialogo della Provvidenza ovvero Libro della divina dottrina
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