Filotea |
2 Sam 12,16; Pr 23,26; Ct 6,9; Ct 8,6; Gl 2,12-13; Zc 3,8; Zc 6,12; Lc 10,8; Gal 2,20
Coloro che si intendono di agricoltura e di coltivazione di alberi da frutta assicurano che se si incide una parola su una mandorla intatta e poi si rimette nel suo nocciolo, si richiude e si salda a perfezione, e si pianta, tutte le mandorle che produrrà l'albero che ne nascerà porteranno scritta la parola incisa nella mandorla piantata.
Non ho mai approvato il metodo di coloro che per riformare l'uomo cominciano dall'esterno: dal contegno, dall'abito, dai capelli.
Mi sembra che si debba cominciare dal di dentro: Convertitevi a me con tutto il cuore, dice Dio.
Figlio mio, dammi il tuo cuore; e questo perché è il cuore la sorgente delle azioni, per cui le azioni sono secondo il cuore.
Lo Sposo divino invita l'anima e le dice: Mettimi come un sigillo sul tuo cuore, come un sigillo sul tuo braccio.
È proprio vero perché chi ha Gesù nel cuore lo ha ben presto anche in tutte le azioni esteriori.
Ecco perché, cara Filotea, prima di tutto, voglio incidere e scrivere nel tuo cuore questo santissimo motto: Viva Gesù; e sono sicuro che in seguito la tua vita, vero albero nato dal cuore, come il mandorlo dal nocciolo, produrrà tutte le azioni, ossia i suoi frutti, segnati dallo stesso motto della salvezza.
Quel dolce Gesù, che sarà vivente nel tuo cuore, lo si vedrà nei tuoi occhi, sulla tua bocca, nelle tue mani e persino dai tuoi capelli; e potrai dire sinceramente, sull'esempio di S. Paolo: Vivo sì, ma non più io; è Cristo che vive in me.
A dirla in breve, chi conquista il cuore dell'uomo conquista tutto l'uomo.
Ma proprio questo cuore, dal quale vogliamo cominciare, ha bisogno di essere educato su come darsi una linea di condotta e un comportamento, di modo che non si manifesti soltanto la santa devozione, ma anche una profonda saggezza con altrettanta discrezione.
A tal fine eccoti alcuni consigli.
Se sei in condizione di sopportare il digiuno, farai bene a digiunare qualche giorno in più di quelli che comanda la Chiesa; perché, oltre all'effetto ordinario del digiuno, che è quello di liberare lo spirito, sottomettere la carne, praticare la virtù e accrescere l'eterna ricompensa in cielo, il digiuno ci da modo di dominare i nostri appetiti, e mantenere la sensualità e il corpo sottomessi allo spirito; e anche se i digiuni non saranno molti, il nemico quando si accorgerà che sappiamo digiunare, ci temerà di più.
Il mercoledì, il venerdì e il sabato sono i giorni che i primi cristiani più facilmente consacravano alla astinenza: scegline uno tra di essi per digiunare, secondo quanto ti consiglierà la tua devozione e la discrezione del tuo direttore spirituale.
Ripeto volentieri quanto dice S. Girolamo a Leta: I digiuni lunghi ed esagerati mi indispongono molto, soprattutto se sono effettuati da persone in giovane età.
Ho sperimentato che il somarello fiacco cerca di deviare dal sentiero; ossia, i giovani che si ammalano per digiuni eccessivi, si girano facilmente verso le cose delicate.
I cervi corrono goffamente in due circostanze: quando sono troppo grassi e quando sono troppo magri.
Anche noi siamo molto fragili di fronte alle tentazioni sia quando il nostro corpo è troppo pasciuto, come quando è troppo debole; nel primo caso è presuntuoso nel suo benessere, nell'altro è disperato nel suo malessere; quando è troppo grasso non riusciamo a portarlo, quando è troppo magro lui non porta noi.
La mancanza di misura nei digiuni, nelle flagellazioni, nell'uso del cilicio, nelle asprezze rende molte persone incapaci di consacrare gli anni migliori della vita ai servizi della carità; questo avvenne anche a S. Bernardo che si pentì in seguito di aver abusato di penitenze troppo dure; chi ha trattato con troppa durezza il proprio corpo all'inizio, finirà col blandirlo alla fine.
Non pensi che se quei tali avessero agito con più senno, se gli avessero riservato un trattamento sempre uguale e adeguato ai suoi compiti ed alle sue occupazioni avrebbero fatto meglio?
Il digiuno e il lavoro domano e prostrano la carne.
Se il lavoro che fai ti è necessario, o è molto utile alla gloria di Dio, sono del parere che sia meglio per te affrontare la fatica del lavoro che quella del digiuno; questo è il pensiero della Chiesa che dispensa anche dai digiuni comandati quelli che si consacrano a lavori utili al servizio di Dio e del prossimo.
C'è chi fa fatica a digiunare, chi invece a servire gli ammalati, un altro a visitare i prigionieri, a confessare, a predicare, consolare gli afflitti, pregare ed altri esercizi simili: queste ultime fatiche valgono di più di quella del digiuno, perché, oltre a darci ugualmente il dominio sulla carne, in più ci offrono frutti molto più apprezzabili.
Come principio generale è meglio conservare forze corporali più di quanto serve, che perderne più di quanto è necessario; si può sempre fiaccarle, volendolo; ma non sempre basta volerlo, per recuperarle.
Mi sembra che dobbiamo avere una grande considerazione per la frase che Nostro Signore, Salvatore e Redentore disse ai suoi discepoli: Mangiate ciò che vi sarà presentato.
Io sono del parere che sia maggiore virtù mangiare senza scelta ciò che ti viene presentato, e nell'ordine in cui ti viene presentato, senza far caso se sia di tuo gusto o meno, che scegliere sempre quanto c'è di peggiore.
Perché se anche questo ultimo modo di agire sembra più austero, l'altro denota maggiore mortificazione, perché non ti porta soltanto alla rinuncia al tuo gusto, ma anche alla scelta personale; e mi sembra che non sia una mortificazione da poco piegare il proprio gusto alle circostanze del caso e tenerlo sottomesso alle situazioni fortuite; in più questo genere di mortificazione passa inosservato, non da noia ad alcuno ed è di un valore ineguagliabile quanto a buona educazione!
Mettere da parte un cibo per prenderne un altro, piluccare e assaggiare tutto senza mai trovare nulla di ben preparato e a puntino, giocare a fare il misterioso ad ogni boccone.
Tutto ciò manifesta un cuore da mollusco, sensibile solo ai piatti e alle scodelle.
Ammiro di più S. Bernardo che beve olio per acqua o vino per colpa di altri, che se avesse bevuto assenzio per propria scelta; quello che fece disse chiaramente che non faceva caso a quello che beveva!
E in questa indifferenza a ciò che si mangia e a ciò che si beve si trova la perfezione di questa parola: Mangiate ciò che vi sarà presentato.
Faccio eccezione per i cibi che nuocciono alla salute o che disturbano lo spirito, come sono, per molti, i cibi caldi e le spezie che riscaldano e che gonfiano; o anche certe circostanze nelle quali la natura deve essere sostenuta, per avere la forza di affrontare qualche impegno per la gloria di Dio.
Una sobrietà costante e moderata è molto meglio che le privazioni violente fatte di tanto in tanto, intervallate da periodi di grande rilassatezza.
Se presa con moderazione, la disciplina da meravigliosi risultati nel risvegliare il desiderio della devozione.
Il cilicio domina potentemente il corpo, ma il suo uso abitualmente non è consigliabile agli sposati, alle persone di costituzione delicata, o a quelli che devono sopportare altre grosse fatiche.
Tuttavia si può impiegare, volendo, nei giorni forti di penitenza, sempre che il confessore sia d'accordo.
La notte, ciascuno secondo la propria costituzione, deve prendersi il tempo sufficiente per dormire; questo per poter essere pienamente sveglio e fresco di giorno.
Si aggiunga che la Sacra Scrittura in cento modi, l'esempio dei Santi e motivi di ordine naturale, ci raccomandano fortemente, come momento più ricco e producente del giorno, il mattino.
Oltre a ciò pensa che Nostro Signore viene chiamato Sole che sorge, la Madonna Alba del giorno.
Penso che tutto ciò indichi che è segno di virtù coricarsi di buon'ora la sera per potersi alzare per tempo il mattino.
Certamente è il tempo più bello, il più dolce e il meno occupato; anche gli uccelli ci invitano, al mattino per tempo, a lodare Dio; di modo che l'alzarsi presto giova alla salute e alla santità.
Balaam, cavalcando la sua asina, stava recandosi a trovare Balac; ma siccome la sua intenzione non era retta, l'Angelo lo attendeva sulla strada con la spada sguainata per ucciderlo.
L'asina, che vedeva l'Angelo, si fermò tre volte rifiutandosi di avanzare; Balaam la prendeva ferocemente a bastonate per farla avanzare; alla terza volta si coricò del tutto sotto Balaam e, per un grande prodigio, parlò e disse: Che cosa ti ho fatto?
Perché mi hai già bastonato tre volte? Subito si apersero gli occhi a Balaam che vide l'Angelo, il quale gli disse: Perché hai percosso la tua asina?
Se non ti avesse tenuto lontano da me io ti avrei ucciso e lei l'avrei risparmiata!
Rispose allora Balaam: Signore, ho peccato perché non sapevo che ti eri posto contro di me sulla via.
Vedi, Filotea, Balaam ha fatto il male e bastona e percuote la povera asina che non c'entra per nulla.
È quello che avviene spesso nella nostra vita.
Guarda per esempio quella donna; cade malato il figlio o il marito, e subito ricorre al digiuno, alla disciplina, al cilicio, come fece Davide in un caso simile.
Cara amica, tu percuoti il povero asino, affliggi il tuo corpo, che non ha niente a che fare con il tuo male.
Non è lui che ha provocato la spada di Dio contro di te; correggi piuttosto il cuore che idolatra il marito e che tollera mille vizi nel figlio, e lo conduce all'orgoglio, alla vanità, all'ambizione.
Ci sarà qualche altro che cadrà pesantemente nel peccato di lussuria: il rimorso interiore aggredirà la sua coscienza con la spada in pugno per trapassarla di santo timore; e subito, riprendendo la padronanza del cuore griderà: carne traditrice, corpo traditore, tu mi hai rovinato.
E subito infierirà a grandi colpi sulla carne, con digiuni sregolati, discipline senza criterio, cilici insopportabili.
Povero te, se il tuo corpo potesse parlare come l'asina di Balaam!
Ti direbbe: Miserabile, perché mi percuoti?
È contro te, anima mia, che Dio prepara la vendetta; sei tu la criminale; perché mi conduci alle cattive conversazioni?
Perché impieghi i miei occhi, le mie mani, le mie labbra nei piaceri?
Perché mi turbi con cattive fantasie?
Fa buoni pensieri e io non avrò cattivi movimenti, frequenta la gente onesta e io non sarò agitato dalla concupiscenza.
Sei tu che mi getti nel fuoco e poi pretendi che non arda.
Mi getti il fumo negli occhi e non vuoi che gli occhi si infiammino.
In questi casi Dio ti dice: Percuoti, spezza, fendi, strapazza prima il tuo cuore, perché è contro di esso che sono adirato.
Per guarire il prurito non serve molto lavarsi e fare il bagno, quanto piuttosto purificare il sangue e rinfrescare il fegato.
Allo stesso modo per sanare i nostri vizi, è bene, sì, mortificare la carne, ma più ancora è necessario purificare i nostri affetti e rinnovare il nostro cuore.
Per chiudere, ricordati di non dare mai seguito a penitenze corporali senza aver avuto il parere favorevole del tuo direttore spirituale.
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