Cantico spirituale Manoscritto B |
Mille grazie spargendo
passò per questi boschi con snellezza,
e mentre li guardava,
solo con il suo sguardo
adorni li lasciò d'ogni bellezza.
1 - In questa strofa le creature danno la risposta che, come S. Agostino afferma ancora nel luogo citato, è la testimonianza che esse danno della grandezza ed eccellenza di Dio all'anima la quale nella meditazione la chiede loro.
Perciò in sostanza in questa strofa si dice che Dio ha creato tutte le cose con grande facilità e rapidità e ha lasciato in esse qualche orma del suo essere, non solo traendole dal nulla all'esistenza, ma anche dotandole di innumerevoli grazie e virtù, abbellendole di ordine mirabile e di stretta dipendenza le une dalle altre, operando tutto per mezzo della sua Sapienza per cui le ha create, cioè del Verbo, suo Unigenito Figlio.
L'anima quindi dice così:
Mille grazie spargendo.
2 - Per queste mille grazie che Dio ha sparse si intende la moltitudine sconfinata delle creature; perciò usa qui il numero mille per indicarne la moltitudine.
Dà loro il nome di grazie per le molte grazie di cui ha dotato ogni creatura; spargendo quelle, cioè popolandone tutto il mondo,
passò per questi boschi con snellezza.
3 - Passare per i boschi vuol dire creare gli elementi, ai quali qui dà il nome di boschi.
Dice che passava per essi spargendo mille grazie, poiché li adornava di tutte le creature, che sono graziose.
Oltre a ciò, spargeva in esse mille grazie dando loro virtù per poter concorrere alla generazione e alla conservazione di tutto il creato.
Afferma che passò giacché le creature sono come un'orma del passaggio di Dio, per mezzo della quale si scorgono la sua grandezza, la sua potenza, la sua sapienza e le altre virtù divine.
Aggiunge che questo passaggio fu con snellezza perché le creature sono le opere minori di Dio, fatte da Lui come di passaggio.
Le maggiori invece, in cui più si è manifestato e a cui teneva maggiormente, furono l'Incarnazione del Verbo e i misteri della fede cristiana, al cui confronto tutte le altre cose furono fatte come di passaggio e in fretta.
e, mentre li guardava,
solo con il suo sguardo
adorni li lasciò d'ogni bellezza.
4 - Secondo quanto afferma S. Paolo, il Figlio di Dio è lo splendore della gloria del Padre e l'immagine della sua sostanza ( Eb 1,3 ).
È dunque da osservare che Dio con la sola immagine di suo Figlio guardò tutte le cose; dando loro l'essere naturale, comunicando molte grazie e doni naturali, facendole infinite e perfette secondo le parole del Genesi ( Gen 1,31 ): Dio guardò tutte le cose che aveva fatto ed erano molto buone.
Vederle molto buone equivale a farle molto buone nel Verbo, suo Figlio.
Guardandole, non soltanto comunicò loro l'essere e le grazie, ma con questa immagine di suo Figlio le lasciò rivestite di bellezza, comunicando loro l'essere soprannaturale.
Ciò accadde quando Egli si fece uomo, innalzando questo alla bellezza di Dio e per conseguenza in lui tutte le creature, poiché, facendosi uomo, si uni con la natura di tutte quelle.
Perciò il medesimo Piglio di Dio dice: Si ego exaltatus a terra fuero, omnia traham ad me ipsum ( Gv 12,32 ), cioè: Quando sarò alzato da terra, trarrò a me tutte le cose.
E così, in questa glorificazione dell'Incarnazione del Figlio suo e della sua resurrezione secondo la carne, Dio abbellì le creature non solo in parte, ma le lasciò rivestite completamente di bellezza e di dignità.
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