Cantico spirituale Manoscritto B

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Nota sulla strofa seguente

1 - È necessario sapere che l'amoroso Sposo delle anime non può vederle soffrire molto tempo da sole, come fa con questa di cui stiamo parlando, poiché, secondo quanto Egli afferma per mezzo di Zaccaria, le loro pene e i loro lamenti gli toccano le pupille degli occhi ( Zc 2,8 ), specialmente quando le pene di quelle anime, come nel caso presente, sono cagionate dal suo amore.

Perciò dice in Isaia: Prima che essi alzino la voce, io li esaudirò, mentre stanno ancora con le parole sulle labbra, io li ascolterò ( Is 65,24 ), e il Savio afferma: Se l'anima lo cercherà come si circa il denaro, lo troverà ( Pr 2,4-5 ).

E cosi a quest'anima innamorata, che lo cerca con brama maggiore di quella con cui si cerca il denaro, giacché per Lui ha abbandonato tutte le cose e se stessa, sembra che dopo preghiere cosi ardenti il Signore abbia fatto gustare qualche raggio della sua presenza spirituale, in cui le ha mostrato alcuni riflessi profondi della sua divinità e bellezza, mediante i quali le ha accresciuto molto il desiderio e l'ardore di vederlo.

Infatti come si suole gettare l'acqua nella fornace perché il fuoco si accenda e bruci di più, così fa il Signore con alcune di queste anime infiammate di amore, dando loro segni della sua eccellenza per infervorarle maggiormente e per disporle di più alle grazie che vuol fare loro in seguito.

Pertanto l'anima, avendo veduto e sentito in quella oscura presenza il sommo bene e la bellezza divina nascosti, morendo dal desiderio di vederli, dice la strofa seguente:

Strofa 11

Scopri la tua presenza,

mi uccida la tua vista e tua bellezza,

sai che la sofferenza

di amore non si cura

se non con la presenza e la figura.

Spiegazione

2 - L'anima, dunque, desiderando di vedersi ormai posseduta da questo grande Dio, del cui amore si sente rapito e ferito il cuore, non può sopportare più questa prova.

Perciò in questa strofa chiede allo Sposo che le mostri la sua bellezza, cioè la sua essenza divina, e che l'uccida con questa vista, distaccandola dal corpo poiché, finché si trova in esso, ella non può vederlo e goderne come desidera.

Quindi gli mette davanti le sofferenze e le ansie del cuore, in cui soffre continuamente per amor suo, senza poter trovare rimedio in alcuna cosa inferiore alla gloriosa visione dell'essenza divina.

Viene poi il verso:

Scopri la tua presenza.

3 - Per capirlo bene è necessario sapere che Dio può essere presente all'anima in tre modi:

In primo luogo vi è per essenza, maniera con cui è presente non solo nelle anime buone e sante, ma anche in quelle cattive e peccatrici ed anzi in tutte le creature.

In forza di questo genere di presenza, dà loro la vita e l'essere; se ne fossero prive, cesserebbero tutte di esistere tornando nel nulla; quindi essa non manca mai nell'anima.

Dio è poi presente nell'anima per grazia, mediante la quale Egli dimora in lei contento e soddisfatto.

Questa presenza non è propria di tutte le anime, ma solo di quelle che non cadono in peccato [ mortale ].

L'anima non può sapere naturalmente se la possiede.

Il terzo genere di presenza infine avviene per mezzo dell'affezione spirituale, poiché in numerose anime devote Dio fa sentire la sua presenza in molte maniere, ricreandole e recando loro diletto e gioia.

Però sia questo che gli altri casi di presenza sono nascosti, giacché Dio non si mostra qual'è, non potendolo per la natura della vita presente.

Perciò il verso: Scopri la tua presenza può intendersi di tutti quei modi di presenza.

4 - Essendo sicura che Dio è sempre presente in lei, per lo meno nella prima maniera, l'anima non chiede che Egli si renda a lei presente, ma che le scopra e le manifesti la sua presenza occulta, sia naturale che spirituale e affettiva, in maniera che possa vederlo nella sua natura e nella sua bellezza divina.

Infatti come mediante il proprio essere Egli dà all'anima l'essere naturale e con la presenza della sua grazia la perfeziona, così ella vuole che la glorifichi con la sua gloria manifesta.

Tuttavia poiché quest'anima è trasportata da fervore e da affetto amoroso di Dio, dobbiamo credere che la presenza, di cui ella chiede all'Amato la manifestazione, sia principalmente una certa presenza affettiva operata in lei; la quale è stata così eccelsa da sembrare all'anima di sentirvi nascosto un essere immenso, della cui divina bellezza Dio le comunica alcuni riflessi chiaroscuri.

Essi producono nell'anima un effetto tale da farle bramare e languire dal desiderio di quanto sente che è nascosto in quella presenza, in conformità con quanto sentiva David dicendo: L'anima mia si liquefà per la dimora del Signore ( Sal 84,3 ).

Infatti ella in questo tempo viene meno per il desiderio di immergersi in quel bene sommo che sente presente e nascosto, poiché quantunque nascosto, ella avverte in modo molto notevole il bene e il diletto che vi è.

Per questo ella è attratta e rapita da questi beni con una forza maggiore di quella con cui qualsiasi cosa naturale è attratta dal suo centro.

Presa dunque da questa brama e da questo sviscerato desiderio, l'anima non potendo più contenersi dice: Scopri la tua presenza.

5 - Così accadde a Mosè sul monte Sinai ( Es 33,13 ) poiché, standosene alla divina presenza, ebbe una visione così alta e profonda dell'altezza e della bellezza della divinità nascosta che, non potendo sopportarla, pregò il Signore due volte di manifestargli la sua gloria, con queste parole: Tu dici che mi conosci per nome e che ho trovato grazia davanti a Te.

Dunque, se è così, mostrami il tuo volto affinché io ti conosca e davanti ai tuoi occhi trovi la grazia completa che desidero, vale a dire, quella di giungere al perfetto amore glorioso di Dio.

Ma il Signore gli risponde: Non potrai vedere la mia faccia, poiché nessun uomo vivrà, dopo avermi veduto ( Es 33,20 ), come se dicesse: Tu, o Mosè, mi chiedi una cosa difficile: la bellezza del mio volto e la gioia procurata dalla visione del mio essere è tale da diventare insostenibile per l'anima tua in questo genere di vita così debole.

Perciò consapevole di questa verità, sia per la risposta data da Dio a Mosè, sia per tutto quello che ella sa essere nascosto nella presenza del Signore, che non potrà essere mai da lei conosciuto nella sua bellezza nella vita presente ( poiché si sente mancare ad un solo suo raggio ), previene la risposta che, come quella data a Mosè, potrebbe esserle data da Dio dicendo:

mi uccida la tua vista e tua bellezza,

6 - quasi dicesse: se il diletto di vedere il tuo essere e la tua bellezza è tanto che io non posso sopportarlo, ma devo morire dopo averlo veduto, mi uccida la tua vista e tua bellezza.

7 - Due sono i generi di vista che uccidono l'uomo, perché non può sopportarne la forza e l'efficacia: quella del basilisco, alla cui vista dicono che si muoia subito, e quella di Dio.

Le cause però della morte sono molto diverse, giacché l'una uccide a motivo del grande veleno e l'altra per la immensa salute e per il bene di gloria.

Non bisogna quindi meravigliarsi se l'anima vuole morire alla vista della bellezza di Dio onde goderne in eterno.

Infatti, se ella avesse solo un presentimento dell'altezza e della bellezza divina, per vederla per sempre non desidererebbe soltanto una morte, ma ne affronterebbe con gioia mille ed acerbissime per goderla solo un istante; in seguito vorrebbe affrontarne altrettante per vederla un altro poco.

8 - Onde spiegare meglio questo verso è necessario sapere che l'anima parla condizionatamente quando dice mi uccida la tua vista e tua bellezza, cioè, se non può vederla senza morire; in caso contrario non desidererebbe di essere uccisa.

La morte è una imperfezione naturale, ma, dato che questa vita corruttibile dell'uomo non può stare insieme con quella incorruttibile di Dio, l'anima dice: mi uccida.

9 - Di tale dottrina parla S. Paolo ai Corinti ( 2 Cor 1,4 ): Non vogliamo essere spogliati, ma sopravvestiti, affinché ciò che è mortale sia assorbito dalla vita, cioè: non desideriamo essere spogliati della carne, ma essere sopravvestiti della gloria.

Accorgendosi però che non si può vivere insieme nella gloria e nella carne mortale, scrive ai Filipppesi ( Fil 1,23 ) che desidera essere sciolto e vedersi con Cristo.

Ma qui sorge un dubbio: perché anticamente i figli di Israele rifuggivano dal desiderio di vedere Dio per paura di morire, come disse Manue a sua moglie ( Gdc 13,22 ), mentre quest'anima alla vista di Dio desidera di morire?

A questo dubbio si risponde che ciò avveniva per due motivi.

Prima di tutto perché in quel tempo gli uomini, anche se morivano in grazia di Dio, per vederlo, dovevano attendere fino alla venuta di Lui.

Era quindi per loro molto meglio vivere in carne, accrescendo i meriti e godendo della vita naturale che stare nel limbo senza meriti a soffrire tenebre e privazione spirituale di Dio.

Per tale ragione gli uomini di allora stimavano un grande beneficio e favore divino quello di vivere molti anni.

10 - In secondo luogo ciò accadeva a causa dell'amore poiché, non essendo molto forti né molto vicini a Dio per amore, essi temevano di morire alla sua vista.

Ora invece nella legge di grazia dove, morendo il corpo, l'anima può vedere Dio, è cosa più saggia desiderate di vivere poco e di morire presto per vederlo.

Quand'anche non fosse così, l'anima che ama Dio come questa, non temerebbe di morire alla sua vista.

Infatti il vero amore riceve con uguale serenità, anzi con gioia e piacere, tutto ciò che le viene da parte dell'Amato, sia le avversità che le prosperità, i castighi stessi e qualunque cosa gli piaccia mandarle, secondo quanto dice S. Giovanni: La carità perfetta allontana ogni timore ( 1 Gv 4,18 ).

All'anima amante la morte non può essere amara, poiché in essa trova ogni sua dolcezza e diletto di amore, non le può essere triste il ricordo, giacché vi trova ogni sua gioia, e non ne può sentire il peso e la pena, poiché essa, è il termine di tutti i suoi affanni e di tutte le sue pene il principio di ogni suo bene.

La tiene per amica e sposa e si rallegra al ricordo come se si trattasse del giorno delle sue nozze.

Desidera poi l'ora della sua morte più di quanto i re della terra desiderano i regni e i principati.

Di tal genere di morte dice il Savio: O morte! il tuo giudizio è buono per l'uomo che si trova in necessità ( Sir 41,3 ).

Se è buona per l'uomo che ha bisogno delle cose di questa vita, quantunque essa non lo soccorra ma anzi lo spogli anche di quanto possiede, quanto migliore sarà la sua sentenza per l'anima bramosa di amore, come la presente, la quale grida per averne di più?

Infatti la morte non solo non la spoglierà di quanto possiede, ma le darà il compimento dell'amore che desidera e la renderà soddisfatta in tutte le sue necessità.

A ragione quindi ella ardisce dire senza paura: Uccidami tua vista e tua bellezza, ben sapendo che, nel momento stesso in cui vedrà la divina presenza, sarà in essa rapita, assorta e trasformata diventando bella, abbondante di beni e arricchita, come la stessa bellezza di Dio.

Per tale ragione David dice che: La morte dei santi è preziosa al cospetto del Signore ( Sal 116,15 ).

Ciò non sarebbe possibile se essi non partecipassero alla sua stessa grandezza, poiché davanti a Dio niente è prezioso se non ciò che Egli è in se stesso.

Perciò l'anima quando ama, non teme di morire, anzi lo desidera, mentre il peccatore ha sempre paura della morte, prevedendo che questa lo priverà di tutti i beni e gli darà tutti i mali.

Davide quindi dice che: La morte dei peccatori è pessima ( Sal 33,22 ), per cui, come afferma il Savio: Per loro ne è amaro il ricordo ( Sir 41,1 ), poiché, amando molto la vita di questo mondo e poco quella dell'altro, temono grandemente la morte.

Ma l'anima che ama Dio, vive più nell'altra vita che in questa, giacché ella vive più dove ama che dove anima e quindi tiene in poco conto la vita temporale.

Perciò dice: Mi uccida la tua vista, ecc.

Sai che la sofferenza

di amore non si cura

se non con la presenza e la figura.

11 - La causa per cui la sofferenza di amore non ha altra cura che la presenza e l'aspetto dell'Amato va ricercata nel fatto che, essendo diversa da tutte le altre, essa ha anche una medicina diversa.

Nelle altre malattie, seguendo la norma di una sana filosofia, i contrari si curano con i contrari, mentre l'amore si cura solo servendosi di cose conformi ad esso.

Ciò avviene perché l'amore di Dio è salute dell'anima la quale, se priva di un amore perfetto, non ha una salute perfetta rimanendo quindi malata, poiché l'infermità non è altro che mancanza di salute.

In tal modo, allorché non possiede alcun grado di amore, l'anima è morta, mentre se ne possiede qualche grado, per quanto minimo, è viva sì, ma è molto delicata e inferma a causa del poco amore che possiede.

Quanto più l'amore crescerà, tanto maggiore sarà la salute di cui ella godrà e perciò, quando avrà un amore perfetto, godrà di una salute perfetta.

12 – Ora c'è da sapere come l'amore non raggiunge mai la perfezione, finché gli amanti non si eguagliano in maniera tale da trasformarsi l'uno nell'altro; solo allora l'amore è sano.

Poiché ora l'anima scorge in sé un certo disegno imperfetto di amore, che è la sofferenza di cui si parla, bramando di conformarsi perfettamente all'immagine di cui è il disegno, cioè al Verbo Figlio di Dio suo Sposo, il quale, come afferma S. Paolo, è lo splendore della gloria del Padre e l'immagine della sua sostanza ( Eb 1,3 ) ( questa è l'immagine in cui l'anima desidera trasformarsi per amore ) dice: sai che la sofferenza - di amore non si cura - se non con la presenza e la figura.

13 - L'amore imperfetto giustamente vien detto malattia, poiché, come l'infermo è fiacco all'opera, cosi l'anima, debole in amore, è fiacca anche nella pratica delle virtù eroiche.

14 - Inoltre si può dire che colui il quale sente in sé la malattia di amore, e cioè che manca di amore, lo possiede in parte, poiché per mezzo di quello che ha, vede quello che gli manca, ma se non sente tale mancanza, è segno che non ha nessun amore, o che possiede quello perfetto.

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