Notte Oscura |
In una notte oscura,/ con ansie, dal mio amor tutta infiammata,/ oh, sorte fortunata!,/ uscii, né fui notata,/ stando la mia casa al sonno abbandonata.
1. In questa prima strofa l'anima racconta in che modo si è dovuta distaccare affettivamente da se stessa e da tutte le cose, cioè come abbia dovuto praticare una radicale rinuncia per morire a queste cose e a se stessa.
Solo così è riuscita a vivere una vita d'amore con Dio, piena di dolcezze e delizie spirituali.
Afferma, altresì, che tale distacco è stato una notte oscura, termine che qui si riferisce alla contemplazione purificante.
Mediante questa, come dirò più avanti, si opera passivamente nell'anima la suddetta rinuncia a se stessa e a tutte le cose.
2. Se ha potuto operare il distacco – tiene a precisare –, lo ha fatto con la forza e la veemenza dell'amore che lo Sposo le ha concesso in questa contemplazione oscura.
In tutto ciò riconosce la felice sorte, che le è toccata, di arrivare a Dio attraverso questa notte con così grande fortuna, che nessuno dei tre nemici, cioè il mondo, il demonio e la carne, che ostacolano sempre il cammino, ha potuto impedirle di avanzare.
Difatti la notte della contemplazione purificante ha assopito e addormentato nella casa della sua sensibilità tutte le passioni e le tendenze che le erano contrarie.
Per questo il verso dice: In una notte oscura.
1. L'anima comincia a entrare in questa notte oscura quando Dio la fa uscire dallo stato dei principianti, cioè di coloro che si servono ancora della meditazione nel cammino spirituale, e la trasferisce gradatamente in quello dei proficienti, cioè quella dei contemplativi.
Superato questo stadio, la conduce allo stato dei perfetti, che è quello dell'unione con Dio.
Al fine di chiarire e meglio comprendere che notte sia quella che l'anima deve attraversare e per quale motivo il Signore ve la ponga, è opportuno prima d'ogni cosa accennare ad alcune imperfezioni dei principianti.
Lo farò molto rapidamente, ma non per questo ciò sarà inutile agli stessi principianti.
Difatti, anche in questo modo, essi potranno comprendere lo stato di vita in cui giacciono, per poi sentirsi spinti a desiderare che Dio li faccia entrare in questa notte, dove l'anima si fortifica attraverso l'esercizio delle virtù e gusta le inestimabili delizie dell'amore di Dio.
Se mi dilungherò un po', non sarà più di quanto basti per poter trattare subito dopo della notte oscura.
2. Occorre quindi sapere che quando l'anima si decide a servire solo Dio, abitualmente viene da lui nutrita nello spirito e diventa l'oggetto delle sue compiacenze, come fa una madre amorosa verso il suo tenero bambino: lo scalda con il calore del suo seno, lo nutre con latte gustoso e con cibi delicati e dolci, lo porta in braccio e lo copre di carezze.
Ma a mano a mano che cresce, la madre diminuisce le carezze, gli nasconde il suo amore tenero, lo distacca dal suo dolce seno, sul quale pone aloe amaro; facendo poi discendere il bambino dalle braccia, lo fa camminare sulle sue gambe, perché superi le limitazioni proprie dell'infanzia e acquisti le caratteristiche dell'uomo adulto.
La grazia di Dio, come madre amorosa, si comporta allo stesso modo con l'anima dal momento in cui la rigenera con l'ardente desiderio di servire il Signore.
Le fa trovare, senza alcuna fatica, la dolcezza e il sapore del latte spirituale in tutte le cose di Dio e gustare una gioia grande negli esercizi spirituali; in breve, il Signore le porge il suo petto amoroso come a un bambino piccolo ( cfr. 1 Pt 2,2-3 ).
3. Così l'anima prova grande gioia nel trascorrere lunghi periodi e addirittura notti intere in orazione; ha piacere di darsi alle penitenze, è contenta di digiunare, si consola nel frequentare i sacramenti e occuparsi delle cose divine.
Ma nonostante si dedichi a queste pratiche con impegno e assiduamente, ne approfitti e se ne serva con la più grande cura, tuttavia, da un punto di vista spirituale, abitualmente si comporta con molta fiacchezza e imperfezione.
Difatti è spinta a queste pratiche ed esercizi spirituali dalla consolazione e dal gusto che vi prova e, non essendo ancora temprata dagli esercizi di una dura lotta per acquistare la virtù, commette molte mancanze e imperfezioni in queste pie pratiche.
n realtà, ogni anima agisce secondo il grado di perfezione che possiede.
Ma poiché non ha avuto modo di acquisire delle abitudini forti, necessariamente si comporterà con la debolezza di un esile bambino.
Bisogna esporre con più chiarezza questa verità e mostrare come siano imperfetti nella virtù i principianti che agiscono con la facilità e il gusto sopra descritti.
A tale scopo parlerò dei sette vizi capitali, enumerando alcune delle molte imperfezioni che i principianti commettono in ciascuno di essi.
In questo modo si potrà chiaramente constatare quanto si comportino da bambini.
Si potranno, altresì, notare i vantaggi che apporta la notte oscura, di cui parlerò tra poco, perché libera e purifica l'anima da tutte queste imperfezioni.
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