Cammino di perfezione |
Continua a parlare dell’amore spirituale ed offre alcuni consigli per ottenerlo.
1. È straordinario vedere quanto sia appassionato questo amore, quante lacrime costi, quante penitenze e preghiere, quante sollecitudini nel raccomandare la persona amata a tutti coloro che si pensa possano giovarle presso Dio con le loro preghiere.
L’anima che ne è presa desidera continuamente che la persona amata progredisca nella perfezione e si addolora se non la vede progredire.
Quando poi, nonostante sia parso di notare un miglioramento, la si vede tornare indietro, sembra che non si possa godere più di alcuna gioia in questa vita; non si mangia né si dorme se non con questa preoccupazione, nel timore continuo che l’anima tanto amata si perda e ci si abbia a separare per sempre da essa.
Della morte temporale non si fa alcun caso, perché non ci si vuole attaccare a qualcosa che in un soffio sfugge di tra le mani senza che si possa trattenerla.
Il suo amore – come ho detto – è senza ombra d’interessi personali; l’unica sua aspirazione e il solo desiderio sono vedere quell’anima ricca di beni celesti.
Questo è vero amore e non già le meschine affezioni della terra, anche se non mi riferisco a quelle cattive: da esse Dio ci liberi.
2. [ I cattivi amori ] sono un vero inferno, e non c’è da affannarsi a dirne male, perché non si può esprimere adeguatamente neppure il più piccolo dei danni che arrecano.
Noi non dobbiamo, sorelle, neanche pronunziarne il nome, né pensare che esistano in questo mondo, né prestare orecchio ad esse sia che se ne parli per scherzo o sul serio, né consentire che davanti a noi si svolgano conversazioni o racconti di tal genere di affezioni.
Non servono a nulla di buono e anche solo udirne parlare può essere dannoso.
Le affezioni a cui mi riferisco sono quelle lecite, quelle che, come ho detto, abbiamo l’una verso l’altra, o per i parenti o per le amiche.
Tutto l’amore consiste nel temere che la persona amata muoia; se ha male alla testa, a noi sembra di aver male all’anima; se la vediamo nelle tribolazioni, sfuma – come si dice – la nostra pazienza, e così via.
3. L’amore spirituale è ben diverso.
Quantunque per la nostra umana fragilità si provi subito un primo moto di sensibilità naturale, la ragione, poi, considera se le prove di quell’anima giovano alla sua perfezione, se per esse si arricchisce in virtù e come le sopporta; si prega, pertanto, Dio di darle pazienza e di aiutarla ad acquistare meriti con quelle prove.
Se la si vede rassegnata, non si prova più alcuna pena, anzi si provano letizia e consolazione.
E anche se si preferirebbe soffrire al posto suo piuttosto che vederla soffrire, purché le si potesse dare tutto il merito e il guadagno della sofferenza, non per questo se ne ha inquietudine e turbamento.
4. Torno ancora a dire che questo amore ricorda e imita quello che ebbe per noi Gesù, amore infinito.
Coloro che amano così sono di grande utilità, perché prendono per sé tutte le sofferenze e lasciano che gli altri, senza soffrirne la pena, ne traggano vantaggi.
Pertanto, chi gode della loro amicizia avanza moltissimo nella via della perfezione.
E tenete per certo che o gli altri cesseranno dal trattarli – con un rapporto di particolare amicizia, intendo dire – oppure essi otterranno dal Signore che vadano per la loro stessa via, come già ottenne santa Monica per sant’Agostino, visto che è questo il cammino per arrivare alla patria comune.
Tra amici non regge il cuore usare infingimenti; se vedono, quindi, che uno dei due devia dal giusto cammino o che commette qualche errore, glielo dicono subito.
Non riescono a fare altrimenti.
E, poiché non potranno mai cambiare a questo riguardo né cercano di far ricorso a lusinghe né di dissimulare loro nulla, o gli altri si emenderanno o romperanno l’amicizia, perché non potranno sopportare tutto questo, non essendo cosa da sopportare.
L’amicizia vera implica, infatti, una guerra continua dall’una e dall’altra parte.
Queste anime sante sono distaccate dal mondo intero e non badano se Dio vi sia servito o no, dedite solo a servirlo esse stesse fedelmente, ma non possono farlo nei confronti dei propri amici.
Nulla sfugge ai loro occhi, ne vedono anche i più piccoli difetti.
Io sostengo che portano una croce ben pesante.
5. Tale maniera di amare è quella che io vorrei vedere tra noi.
Anche se da principio non sarà tanto perfetta, il Signore man mano andrà perfezionandola.
Cominciamo a ricorrere ai mezzi necessari per acquistarla perché allora, pur traendo con sé un po’ d’istintiva tenerezza, non potrà nuocere, purché si rivolga a tutte, in generale.
È bene e, a volte, necessario sentire e mostrare tenerezza, essere sensibili alle pene e alle infermità delle consorelle, per quanto piccole siano.
Può infatti accadere talvolta che una cosa assai da poco procuri a qualcuna un così gran tormento, come a un’altra lo darebbe una difficile prova, e che ci siano persone le quali, per natura, se la prendono molto a causa di piccole cose.
Se voi avete tutt’altra natura, non lasciate di compatirle: può darsi che il Signore voglia preservarvi da tali pene per darcene altre, che a noi sembreranno gravi – e forse in realtà lo saranno – mentre a un’altra sembreranno da poco.
Pertanto in queste cose non giudichiamo in base a noi stesse, né guardiamo a noi nel momento in cui, forse senza alcuna fatica da parte nostra, il Signore ci ha rese più forti, ma nel momento in cui eravamo più deboli.
6. Sappiate che questa raccomandazione è molto importante per imparare a condividere le sofferenze del prossimo, siano pur piccole, specialmente trattandosi delle anime di cui ho parlato perché, desiderose come sono di soffrire, tutto sembra loro poco; è quindi ben più necessario che si ricordino di quando erano deboli e riconoscano che, se non lo sono più, non dipende da loro.
Non facendolo, il demonio potrebbe raffreddare a poco a poco la loro carità verso il prossimo e far ritenere perfezione ciò che è un difetto.
Bisogna essere sempre cauti e vigilanti perché il demonio non dorme, e tanto più devono esserlo le anime che aspirano a una più alta perfezione, perché le tentazioni del demonio sono ben dissimulate, non osando egli agire altrimenti, in modo che se non stanno attente – ripeto – probabilmente si accorgeranno del danno solo a fatto compiuto.
Insomma, devono sempre vegliare e pregare, perché non v’è miglior rimedio dell’orazione per scoprire queste insidie nascoste del demonio e obbligarlo a manifestarsi.
7. Dovete anche mostrarvi liete con le consorelle quando si prendono la ricreazione di cui hanno bisogno e durante il tempo abituale, anche se non ne avete voglia, perché procedendo con questa considerazione, tutto risulta amore perfetto.
Pertanto è bene che le une s’impietosiscano delle necessità delle altre, ma badino di non mancare, in ciò, alla discrezione e di non contravvenire all’obbedienza.
Anche se il comando della priora possa sembrarvi duro, nel vostro intimo, non datelo a mostrare, né ditelo a nessuno, tranne che alla stessa priora, con umiltà, altrimenti ne avrete gran danno.
Sappiate capire quali sono le cose a cui dovete mostrarvi sensibili e compassionevoli verso le consorelle; affliggetevi sempre molto per qualsiasi difetto scopriate in esse, se è notorio.
Proprio a questo riguardo, manifesterete ed eserciterete bene il vostro amore nel saperlo sopportare e non meravigliarvene; così faranno le altre con i vostri difetti che forse saranno ben più numerosi, anche se non ne avete consapevolezza.
Inoltre raccomandatele molto a Dio e cercate di attuare con gran perfezione la virtù contraria al difetto che avete notato nelle altre.
Bisogna sforzarsi di riuscirvi per poter insegnare ad esse con le opere ciò che forse non possono capire con le parole, le quali, pertanto, non saranno di alcun vantaggio né di alcun emendamento, mentre la virtù che si vede risplendere in altre è assai contagiosa.
Questo è un buon consiglio da non dimenticare.
8. Oh, che squisito e vero amore sarà quello della sorella che riesce a giovare a tutte, lasciando da parte il proprio profitto per quello delle altre, che fa grandi progressi in ogni virtù e osserva con assoluta perfezione la sua Regola!
Sarà, questa, un’amicizia preferibile a tutte le parole di tenerezza che si possono dire, quelle che in questa casa non si usano né si devono usare, come: « vita mia », « anima mia », « amore mio » e altre simili che si rivolgono ora all’una, ora all’altra.
Tali parole di tenerezza siano riservate per il vostro Sposo.
Poiché dovete stare tanto a lungo con lui e da sole a solo, vi gioverete di tutto, e Sua Maestà lo gradirà; se sono invece parole già molto usate quaggiù, non vi inteneriranno più quando sarete con il Signore.
A parte, poi, questa considerazione, non c’è motivo di usarle.
Sanno molto di donna e io vorrei, figlie mie, che voi non foste né vi mostraste donne in nulla, ma uomini forti.
Se farete del vostro meglio in questo senso, il Signore vi renderà così virili da meravigliare anche gli uomini.
E quanto facilmente potrà farlo Sua Maestà che ci ha tratto dal nulla!
9. Un’altra bella dimostrazione di amore è anche togliere alle consorelle il lavoro e prendere per sé le fatiche delle occupazioni domestiche; inoltre, rallegrarsi e ringraziare il Signore vedendo i loro progressi nella virtù.
Tutte queste cose, a parte il gran bene che comportano, giovano molto alla pace e all’accordo reciproco, come vediamo ora noi stesse per esperienza, grazie alla bontà di Dio, piaccia a Sua Maestà che si seguiti sempre così perché, se fosse il contrario, poche come siamo, se siamo anche discordi sarebbe una cosa terribile e assai dura da sopportare.
Dio non voglia permetterlo!
10. Se, per caso, sfuggisse a un tratto qualche parolina contro la carità, vi si ponga subito rimedio e si rivolgano a Dio fervide preghiere.
Se dovessero, poi, insorgere quei mali di lunga durata, piccole fazioni, desiderio d’emergere, piccoli punti di onore ( mi si gela il sangue, mentre scrivo, a pensare che ciò potrebbe avvenire un giorno, perché vedo che è il male più grave dei monasteri ), se – ripeto – queste cose dovessero accadere, tenetevi per perdute.
Pensate e siate certe che avete cacciato di casa il vostro Sposo e che egli è costretto a cercarsi un altro alloggio, poiché si vede espulso dalla sua propria casa.
Invocate Sua Maestà, cercate il rimedio; e, se non ci riuscite con le frequenti confessioni e comunioni, sospettate che possa esservi tra voi Giuda.
11. La priora stia molto attenta, per amor di Dio, a non dare adito a questo male, arrestandolo energicamente fin da principio, perché in ciò stanno tutto il danno o il rimedio.
Se vede che c’è una religiosa che crea scompiglio, procuri di mandarla in un altro monastero: Dio le darà la dote necessaria per questo.
Cacci lontano da sé questa peste; tagli come può i rami di tale pianta; se non basta, la strappi dalle radici.
E, qualora non possa farlo, che ella non abbia più ad uscire dal carcere destinato a tali colpe: meglio trattarla in questo modo, anziché lasciare che un così irrimediabile morbo contamini tutte.
Oh, che enorme male!
Dio vi liberi dal monastero in cui esso entra!
Preferirei che vi entrasse un fuoco capace di incenerirci tutte.
Siccome conto di dire di più su questo argomento, altrove, come cosa di molta importanza, ora non mi dilungo oltre.
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