Vita seconda |
La compassione di San Francesco verso i poveri
[670] 83. Chi potrebbe esprimere la compassione di questo uomo verso i poveri?
Era certamente di cuore buono per natura, ma lo divenne doppiamente per la carità che gli venne data dall'alto.
Perciò l'animo di Francesco si struggeva davanti ai poveri, e quando non poteva porgere la mano, donava almeno il suo affetto.
Qualunque fosse il bisogno e qualsivoglia necessità vedeva in altri, rivolgendo l'animo con rapida riflessione, li riferiva a Cristo.
Così in tutti i poveri riconosceva il Figlio della Madonna povera e portava nudo nel cuore Colui, che lei aveva portato nudo tra le braccia.
Anzi, mentre aveva allontanato da sé ogni invidia, non poté rimaner privo della sola invidia della povertà.
Se vedeva qualcuno più povero di lui, ne provava subito un sentimento di gelosia, e cimentandosi in una gara di povertà, temeva di essere superato a suo confronto.
[671] 84. Una volta, mentre andava predicando, incontrò sulla strada un povero.
Osservando la sua nudità, si rivolse addolorato al compagno: « La miseria di questo uomo ci fa grande vergogna e rimprovera sommamente la nostra povertà ».
« Perché, fratello? » chiese il compagno.
E il Santo con accento triste: « Ho scelto per mia ricchezza e mia donna la povertà; ma ecco che rifulge maggiormente in costui.
Non sai tu che si è sparsa per tutto il mondo la fama che noi siamo i più poveri per amore di Cristo?
Ma questo povero ci convince che le cose non stanno così ».
O invidia, quale non si è mai vista!
O emulazione, che i figli dovrebbero emulare!
Questa non è l'invidia che si affligge dei beni altrui o che si rabbuia ai raggi del sole.
Non è quella che si contrappone alla pietà e si torce per il livore.
O forse tu pensi che la povertà evangelica non abbia nulla che susciti invidia?
Essa ha Cristo, e per mezzo di lui ha il tutto in tutte le cose.
Perché allora sei così avido di rendite, o ecclesiastico dei nostri giorni?
Domani riconoscerai che Francesco è stato ricco, quando nella tua mano troverai le rendite dei tormenti.
[672] 85. Un altro giorno della sua predicazione, un poveretto, per di più infermo era al luogo dov'era Francesco.
Questi sentendo compassione per la duplice disgrazia, cioè miseria e malattia, cominciò a parlare col compagno della povertà.
Era già passato, nei riguardi del sofferente, dalla commiserazione all'affetto del cuore, quando il compagno lo interruppe: « Sì, fratello, è povero, ma forse in tutta la provincia non c'è nessuno più ricco di desideri ».
Il Santo lo rimproverò lì su due piedi e ingiunse al compagno che stava confessandogli la sua colpa: « Su, presto: togliti la tonaca, inginocchiati ai piedi del povero e accusa apertamente la tua colpa.
E non soltanto gli chiederai perdono, ma in più insisterai che preghi per te! ».
Il frate obbedì e quando ritornò, dopo aver compiuto la sua penitenza, il Santo gli disse: « Quando vedi un povero, fratello, ti è messo innanzi lo specchio del Signore e della sua Madre povera.
Allo stesso modo nei malati devi considerare quali infermità si è addossato per noi! ».
Veramente, Francesco portava sempre sul cuore quel mazzetto di mirra, sempre fissava il volto del suo Cristo, sempre rimaneva a contatto dell'Uomo dei dolori, che conosce tutte le sofferenze!
[673] 86. Un inverno a Celano Francesco portava addosso, avvolto come un mantello, un panno che gli aveva prestato un amico dei frati, di Tivoli.
Mentre alloggiava nel palazzo del vescovo dei Marsi, s'imbatté in una vecchierella, che chiedeva l'elemosina.
Slacciò subito il pezzo di stoffa dal collo e, quantunque appartenesse ad altri, lo donò alla povera vecchierella, dicendo: « Va', fatti un vestito, ché ne hai veramente bisogno ».
La vecchietta, piena di stupore, - non so se per timore o per la grande gioia - prende dalle sue mani il panno e si allontana il più velocemente che può, lo taglia subito con le forbici per evitare, che ritardando, abbia a doverlo restituire.
Ma, visto che il pezzo di stoffa, una volta tagliato, non basta a confezionare un vestito, fatta coraggiosa dalla benevolenza sperimentata poco prima, ritorna dal Santo e gli espone come la stoffa è insufficiente.
Questi allora si rivolge al compagno, che ne ha indosso altrettanto, e gli dice: « Senti, fratello, quello che dice questa vecchierella?
Sopportiamo il freddo per amore di Dio e dona a questa poveretta il tuo panno perché possa terminare il suo vestito ».
Come l'aveva dato lui, lo donò anche il compagno ed ambedue rimasero spogli, per rivestire la vecchietta.
[674] 87. In altra circostanza, mentre ritornava da Siena, si imbatté in un povero.
Il Santo disse al compagno: « Fratello, dobbiamo restituire il mantello a questo poveretto, perché è suo.
Noi l'abbiamo avuto in prestito sino a quando non ci capitasse di incontrare uno più povero ».
Il compagno, che aveva in mente il bisogno del Padre caritatevole, opponeva forte resistenza perché non provvedesse all'altro trascurando se stesso.
« Io non voglio essere ladro - rispose il Santo - e ci sarebbe imputato a furto, se non lo dessimo ad uno più bisognoso ».
L'altro cedette, ed egli donò il mantello.
[675] 88. Un fatto simile accadde alle Celle di Cortona.
Francesco aveva indosso un mantello nuovo, che i frati avevano procurato proprio per lui, quando giunse un povero, che piangeva la morte della moglie e la famiglia lasciata nella miseria.
« Ti dò questo mantello per amore di Dio - gli disse il Santo - a condizione che non lo ceda a nessuno, se non te lo pagherà profumatamente ».
Corsero immediatamente i frati per prendersi il mantello e impedire che fosse dato via.
Ma il povero, reso ardito dallo sguardo del Santo, si mise a difenderlo con mani ed unghie come suo.
Alla fine, i frati riscattarono il mantello ed il povero se ne andò con il prezzo ricevuto.
[676] 89. Una volta il Santo incontrò un povero a Colle, nella campagna di Perugia.
L'aveva già conosciuto quando era ancora nel mondo, e gli disse: « Fratello, come stai? ».
Ma quello, con l'animo pieno di livore, si mise a scagliare maledizioni contro il suo padrone, che gli aveva tolti i suoi averi: « Sto proprio male, grazie al mio padrone: che il Signore Onnipotente lo maledica! ».
Francesco sentì pietà più per la sua anima che per il suo corpo, perché mostrava di covare un odio mortale e gli disse: « Fratello, perdona per amore di Dio al tuo padrone: salverai la tua anima e può darsi che ti restituisca il maltolto.
Altrimenti hai perduto i tuoi beni e perderai anche l'anima »
« Non gli posso assolutamente perdonare, - rispose l'altro - se prima lui non mi restituisce quanto mi ha preso ».
Francesco aveva indosso un mantello.
« Ecco, - gli propose -, ti dò questo mantello e ti prego di perdonare al tuo padrone, per amore del Signore Dio ».
Raddolcito e mosso da quella bontà, prese il dono e perdonò i torti del padrone.
[677] 90. Un giorno un povero gli chiese l'elemosina ed egli, non avendo niente per le mani, scucì un lembo della tonaca e lo regalò al povero.
Altre volte, allo stesso fine, si tolse perfino i calzoni.
Tanta era la tenera compassione che provava per i poveri e tanto l'affetto che lo spingeva a seguire le orme di Cristo povero.
[678] 91. Un'altra volta venne dal Santo la madre di due frati, a chiedere fiduciosamente l'elemosina.
Provandone vivo dolore, il Padre si rivolse al suo vicario, frate Pietro di Cattanio: « Possiamo dare qualcosa in elemosina a nostra madre? ».
Perché chiamava madre sua e di tutti i frati la madre di qualsiasi religioso.
Gli rispose frate Pietro: « In casa non c'è niente da poterle dare ».
« Abbiamo solo - aggiunse - un Nuovo Testamento, che ci serve per le letture a mattutino, essendo noi senza breviario ».
Gli rispose Francesco: « Dà alla nostra madre il Nuovo Testamento: lo venda secondo la sua necessità, perché è proprio lui che ci insegna ad aiutare i poveri.
Ritengo per certo che sarà più gradito al Signore l'atto di carità che la lettura ».
Così fu regalato il libro alla donna e fu alienato per questa santa carità il primo Testamento che ebbe l'Ordine.
[679] 92. Mentre san Francesco si trovava nel vescovado di Rieti per curarsi gli occhi, una povera donna di Machilone venne dal medico, perché anche lei aveva una malattia simile a quella del Santo.
Questi, parlando familiarmente al suo guardiano, cominciò a poco a poco a persuaderlo all'incirca così: « Frate guardiano, dobbiamo restituire ciò che è di altri ».
« Certo, padre, se abbiamo qualcosa che non sia nostro ».
« Restituiamo - continuò - questo mantello, che abbiamo ricevuto in prestito da quella poveretta, perché non ha nulla in borsa per le sue spese ».
« Ma - obbiettò il guardiano - questo mantello è mio e non lo ho avuto in prestito da nessuno, usalo finché vorrai, e quando non lo vuoi più usare, rendilo a me ».
E in realtà il guardiano l'aveva comprato poco prima, perché era necessario a san Francesco.
« Frate guardiano, - continuò il Santo - tu mi sei sempre stato cortese: ti prego, mostra ora la tua cortesia ».
« Ebbene padre, - concluse il guardiano - fa come vuoi, come ti suggerisce lo Spirito ».
Francesco chiamò allora un secolare molto affezionato e gli disse: « Prendi questo mantello e dodici pani, va' da quella donna poverella e dille così: Il povero, al quale hai imprestato il mantello, ti ringrazia, ma ora riprendi ciò che è tuo ».
Quello andò e riferì come gli era stato ordinato.
La donna pensò che si volesse deriderla e gli rispose arrossendo: « Lasciami in pace col tuo mantello!
Non capisco di che cosa parli ».
L'altro insistette e gli lasciò tutto nelle mani.
E la donna convinta che non c'era inganno, per timore che le venisse tolta una fortuna così impensata, si alzò nottetempo e, senza pensare alla cura degli occhi, se ne ritornò a casa col mantello.
[680] 93. Riferirò in breve un fatto mirabile, di interpretazione dubbia, ma quanto a verità certissimo.
Francesco, il povero di Cristo, mentre da Rieti era diretto a Siena per la cura degli occhi stava attraversando la pianura presso Rocca Campiglia, in compagnia di un medico affezionato all'Ordine.
Ed ecco apparire lungo la strada al passaggio del Santo tre povere donne.
Erano tanto simili di statura, di età, di aspetto, che le avresti dette tre copie modellate su un unico stampo.
Quando Francesco fu vicino, esse, chinando il capo con riverenza gli rivolsero questo singolare saluto: « Ben venga, signora povertà ».
Il Santo si riempì subito di gaudio indicibile, perché non c'era per lui saluto più gradito di quello che esse gli avevano rivolto.
Pensando dapprima che le donne fossero realmente povere, si rivolse al medico che l'accompagnava: « Ti prego, per amore di Dio, fa' in modo che possa dare qualcosa a quelle poverette ».
Quello prontissimo trasse fuori la borsa e, balzato di sella, diede a ciascuna alcune monete.
Proseguirono quindi un poco per la strada intrapresa, quando tutto ad un tratto volgendo attorno lo sguardo, frate e medico, non videro ombra di donne in tutta la pianura.
Altamente stupiti aggiunsero anche questo fatto alle meraviglie del Signore, perché evidentemente non potevano essere donne, quelle che erano volate via più rapide degli uccelli.
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