Vita seconda |
Occultamento delle stimmate
[719] 135. Non è possibile passare sotto silenzio con quanta premura ha coperto e nascosto i gloriosi segni del Crocifisso, degni di essere venerati anche dagli spiriti più grandi.
Da principio, quando il vero amore di Cristo aveva già trasformato nella sua stessa immagine l'amante, cominciò a celare e ad occultare il tesoro con tanta cautela, da non farlo scoprire per lungo tempo neppure ai suoi intimi.
Ma la divina Provvidenza non permise che rimanesse sempre nascosto e non giungesse agli occhi dei suoi cari.
Anzi il fatto di trovarsi in punti delle membra visibili a tutti non permise che continuasse a rimanere occulto.
Uno dei compagni una volta, vedendo le stimmate nei piedi, gli disse: « Cosa è ciò, buon fratello? ».
« Pensa ai fatti tuoi », gli rispose.
[720] 136. Un'altra volta lo stesso frate gli chiese la tonaca per sbatterla.
Vedendola macchiata di sangue, disse al Santo, dopo averla restituita: « Che sangue è quello, di cui sembra macchiata la tonaca? ».
Il Santo mettendosi un dito sull'occhio, rispose: « Domanda cosa sia questo, se non sai che è un occhio! ».
Per questo raramente si lavava tutte intiere le mani, ma bagnava soltanto le dita, per non manifestare la cosa ai presenti.
Ancor più raramente si lavava i piedi, e quanto di raro altrettanto di nascosto.
Se uno gli chiedeva di baciargli la mano, la presentava a metà: tendeva solo le dita e quel tanto indispensabile per porvi un bacio.
Capitava anche che invece della mano porgesse la manica.
Per non lasciare vedere i piedi, portava calzerotti di lana dopo aver posto sulle ferite una pelle per mitigarne la ruvidezza.
E benché non potesse nascondere del tutto ai compagni le stimmate delle mani e dei piedi, sopportava però a malincuore che altri le osservasse.
Per questo, anche gli stessi compagni con molta prudenza, quando per necessità il Santo scopriva le mani, volgevano altrove lo sguardo.
[721] 137. Mentre Francesco si trovava a Siena, nell'inverno o nella primavera del 1226, giunse colà un frate da Brescia.
Desiderava molto vedere le stimmate del Padre e scongiurò con insistenza frate Pacifico a ottenergli questa possibilità.
Questi gli rispose: « Quando starai per ripartire di qui, gli chiederò che dia da baciare le mani.
Appena le avrà date, io ti farò un cenno cogli occhi, e tu potrai vederle ».
Quando furono pronti per il ritorno, si recarono ambedue dal Santo.
Inginocchiatisi, Pacifico dice a Francesco: « Ti preghiamo di benedirci, carissima madre, e dammi la tua mano da baciare! ».
Subito la bacia, mentre egli l'allunga con riluttanza, e fa cenno al compagno di guardarla.
Poi chiede l'altra, la bacia e la mostra all'altro.
Quando stavano allontanandosi, venne al Padre il sospetto che gli avessero teso un pio inganno, come era in realtà.
E giudicando empia quella che era soltanto una pia curiosità, richiamò subito frate Pacifico: « Ti perdoni il Signore - gli disse - perché ogni tanto mi rechi grandi pene ».
Pacifico si prostrò subito e gli chiese umilmente: « Quale pena ti ho recata, carissima madre? ».
Francesco non rispose e la cosa finì nel silenzio.
[722] 138. Le ferite delle mani e dei piedi erano note ad alcuni per la posizione stessa delle membra, accessibile alla vista di tutti.
Nessuno invece fu degno di vedere, finché il Santo fu vivo, la ferita del costato, eccettuato uno solo e per una sola volta.
Quando faceva sbattere la tonaca, si copriva col braccio destro la ferita del costato.
Altre volte applicava al fianco trafitto la mano sinistra e così copriva quella santa ferita.
Un suo compagno però mentre un giorno gli faceva un massaggio, lasciò scivolare la mano sulla ferita causandogli un grande dolore.
Un altro frate che cercava curiosamente di sapere ciò che era nascosto agli altri, disse al Santo: « Vuoi, Padre, che ti sbattiamo la tonaca? ».
« Ti ricompensi il Signore - rispose Francesco - perché ne ho proprio bisogno ».
Mentre si spogliava, il frate osservando attentamente vide ben chiara la ferita sul costato.
Costui è il solo che l'ha vista mentre era vivo; degli altri nessuno se non dopo morte.
[723] 139. In questo modo Francesco aveva rifiutato ogni gloria che non sapesse di Cristo e aveva inflitto un ripudio radicale al plauso umano.
Ben sapeva che il prezzo della fama diminuiva quello segreto della coscienza; e sapeva pure che non è minore perfezione custodire le virtù acquisite che acquistarne delle nuove.
Ahimé! per noi invece la vanità è stimolo maggiore della carità ed il plauso del mondo prevale sull'amore di Cristo.
Non distinguiamo gli affetti, non esaminiamo di che spirito siamo.
Pensiamo che sia voluto dalla carità ciò che invece è frutto solo di vanagloria.
Pertanto se abbiamo fatto anche solo un po' di bene, non siamo in grado di portarne il peso, ce ne liberiamo del tutto durante la vita e così lo perdiamo nel viaggio verso l'ultimo lido.
Sopportiamo pazienti di non essere buoni, ma non ci rassegniamo a non sembrarlo né a non essere creduti tali.
Così viviamo completamente nella ricerca della stima degli uomini, perché non siamo altro che uomini.
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