Vita seconda

Le devozioni particolari del Santo

Capitolo CXLVIII

Sua commozione nel sentire nominare l'amore di Dio

[784] 196. Penso che non sia inutile né indegno toccare di passaggio e in breve le devozioni particolari di san Francesco.

Questo uomo praticava tutte le devozioni, perché godeva dell'unzione dello Spirito, tuttavia provava uno speciale affetto verso alcune forme particolari di pietà.

Fra le altre parole, che ricorrevano spesso nel parlare, non poteva udire l'espressione « amore di Dio » senza provare una certa commozione.

Subito infatti, al suono di questa espressione « amore di Dio » si eccitava, si commoveva e si infiammava, come se venisse toccata col plettro della voce la corda interiore del cuore.

È una prodigalità da nobili, ripeteva, offrire questa ricchezza in cambio dell'elemosina e sono quanto mai stolti quelli che l'apprezzano meno del denaro.

Da parte sua, osservò infallibilmente sino alla morte il proposito, che aveva fatto quando era ancora nel mondo, di non respingere alcun povero che gli chiedesse per amore di Dio.

Una volta un povero gli chiese la carità per amore di Dio.

Siccome non aveva nulla, il Santo prese di nascosto le forbici e si preparò a spartire la sua misera tonaca.

E l'avrebbe certamente fatto se non fosse stato scoperto dai frati, ai quali però ordinò di provvedere con altro compenso al povero.

Diceva: « Dobbiamo amare molto l'amore di Colui che ci ha amati molto ».

Capitolo CXLIX

La sua devozione agli Angeli

Cosa faceva per amore di San Michele

[785] 197. Venerava col più grande affetto gli angeli, che sono con noi sul campo di battaglia e con noi camminano in mezzo all'ombra della morte.

Dobbiamo venerare, diceva questi compagni che ci seguono ovunque e allo stesso modo invocarli come custodi.

Insegnava che non si deve offendere il loro sguardo, né osare alla loro presenza ciò che non si farebbe davanti agli uomini.

E proprio perché in coro si salmeggia davanti agli angeli, voleva che tutti quelli che potevano si radunassero nell'oratorio e lì salmeggiassero con devozione.

Ripeteva spesso che si deve onorare in modo più solenne il beato Michele, perché ha il compito di presentare le anime a Dio.

Perciò ad onore di san Michele, tra la festa dell'Assunzione e la sua, digiunava con la massima devozione per quaranta giorni.

E diceva: « Ciascuno ad onore di così glorioso principe dovrebbe offrire a Dio un omaggio di lode o qualche altro dono particolare ».

Capitolo CL

Sua devozione alla nostra Signora alla quale affidò in modo particolare l'Ordine

[786] 198. Circondava di un amore indicibile la Madre di Gesù, perché aveva reso nostro fratello il Signore della maestà.

A suo onore cantava lodi particolari, innalzava preghiere, offriva affetti tanti e tali che lingua umana non potrebbe esprimere.

Ma ciò che maggiormente riempie di gioia, la costituì Avvocata dell'Ordine e pose sotto le sue ali i figli, che egli stava per lasciare, perché vi trovassero calore e protezione sino alla fine.

Orsù, Avvocata dei poveri!

Adempi verso di noi il tuo ufficio di Protettrice fino al tempo prestabilito dal Padre.

Capitolo CLI

La sua devozione al Natale del Signore

e come voleva che in tale giorno si portasse soccorso a tutti

[787] 199. Al di sopra di tutte le altre solennità celebrava con ineffabile premura il Natale del Bambino Gesù, e chiamava festa delle feste il giorno in cui Dio, fatto piccolo infante, aveva succhiato ad un seno umano.

Baciava con animo avido le immagini di quelle membra infantili, e la compassione del Bambino, riversandosi nel cuore, gli faceva anche balbettare parole di dolcezza alla maniera dei bambini.

Questo nome era per lui dolce come un favo di miele in bocca.

Un giorno i frati discutevano assieme se rimaneva l'obbligo di non mangiare carne, dato che il Natale quell'anno cadeva in venerdì.

Francesco rispose a frate Morico: « Tu pecchi, fratello, a chiamare venerdì il giorno in cui è nato per noi il Bambino.

Voglio che in un giorno come questo anche i muri mangino carne, e se questo non è possibile, almeno ne siano spalmati all'esterno.

[788] 200. Voleva che in questo giorno i poveri ed i mendicanti fossero saziati dai ricchi, e che i buoi e gli asini ricevessero una razione di cibo e di fieno più abbondante del solito.

« Se potrò parlare all'imperatore - diceva - lo supplicherò di emanare un editto generale, per cui tutti quelli che ne hanno possibilità, debbano spargere per le vie frumento e granaglie, affinché in un giorno di tanta solennità gli uccellini e particolarmente le sorelle allodole ne abbiano in abbondanza ».

Non poteva ripensare senza piangere in quanta penuria si era trovata in quel giorno la Vergine poverella.

Una volta, mentre era seduto a pranzo, un frate gli ricordò la povertà della beata Vergine e l'indigenza di Cristo suo Figlio.

Subito si alzò da mensa, scoppiò in singhiozzi di dolore, e col volto bagnato di lacrime mangiò il resto del pane sulla nuda terra.

Per questo chiamava la povertà virtù regale, perché rifulse con tanto splendore nel Re e nella Regina.

Infatti ai frati, che adunati a Capitolo gli avevano chiesto quale virtù rendesse una persona più amica a Cristo: « Sappiate - rispose, quasi aprendo il segreto del suo cuore - che la povertà è una via particolare di salvezza.

Il suo frutto è molteplice, ma solo da pochi è ben conosciuto ».

Capitolo CLII

La sua deozione al Corpo del Signore

[789] 201. Ardeva di amore in tutte le fibre del suo essere verso il sacramento del Corpo del Signore, preso da stupore oltre ogni misura per tanta benevola degnazione e generosissima carità.

Riteneva grave segno di disprezzo non ascoltare ogni giorno la Messa, anche se unica, se il tempo lo permetteva.

Si comunicava spesso e con tanta devozione da rendere devoti anche gli altri.

Infatti, essendo colmo di reverenza per questo venerando sacramento, offriva il sacrificio dl tutte le sue membra, e, quando riceveva l'agnello immolato, immolava lo spirito in quel fuoco, che ardeva sempre sull'altare del suo cuore.

Per questo amava la Francia, perché era devota del Corpo del Signore, e desiderava morire in essa per la venerazione che aveva dei sacri misteri.

Un giorno volle mandare i frati per il mondo con pissidi preziose, perché riponessero in luogo il più degno possibile il prezzo della redenzione, ovunque lo vedessero conservato con poco decoro.

[790] Voleva che si dimostrasse grande rispetto alle mani del sacerdote, perché ad esse è stato conferito il divino potere di consacrare questo sacramento.

« Se mi capitasse - diceva spesso - di incontrare insieme un santo che viene dal cielo ed un sacerdote poverello, saluterei prima il prete e correrei a baciargli le mani.

Direi infatti: Ohi! Aspetta, san Lorenzo, perché le mani di costui toccano il Verbo di vita e possiedono un potere sovrumano! »

Capitolo CLIII

La sua devozione alle reliquie dei Santi

202. Zelantissimo com'era del culto divino, questo uomo non trascurava di onorare debitamente nulla di ciò che si riferisce a Dio.

[791] Mentre si trovava a Monte Casale, in territorio di Massa, comandò ai frati di trasportare con la massima riverenza le sante reliquie da una chiesa completamente abbandonata alla loro casa.

Sentiva pena che già da troppo tempo fossero rimaste senza venerazione.

Ma, essendo egli partito di lì per urgente motivo, i figli dimenticarono l'ordine del Padre e non tennero in gran conto il merito dell'obbedienza.

Un giorno, mentre i frati si preparavano a celebrare la Messa, tolsero, come d'uso, la coperta dell'altare: trovarono ossa bellissime, che spandevano un soave profumo, e rimasero assai stupiti a quello spettacolo mai visto.

Ritornato poco dopo il Santo, si informò diligentemente se avevano eseguito il suo comando.

Ma i frati confessarono umilmente la loro colpa, di aver trascurata l'obbedienza, e con la penitenza ottennero anche il perdono.

Il Santo esclamò: « Sia benedetto il Signore mio Dio, che ha compiuto lui stesso ciò che avreste dovuto fare voi! ».

Considera ora attentamente quanto sia stato devoto Francesco, osserva quale sia la premura di Dio per la nostra polvere e intona un canto di lode alla santa obbedienza.

Perché se alla voce del Santo non si è piegato l'uomo, alle sue preghiere ha obbedito Dio.

Capitolo CLIV

La sua devozione alla Croce e un segreto misterioso

[792] 203. Infine, chi potrebbe spiegare o chi potrebbe capire come la sua unica gloria sia stata nella croce del Signore?

Solo lo può sapere chi, unico, ha avuto la grazia di provarlo.

Certo, anche se ne avessimo qualche leggera esperienza, le nostre parole, insudiciate come sono dall'uso di cose comuni e senza valore, non sarebbero in grado di esprimere così grandi meraviglie.

E forse, proprio per questo si è dovuto manifestare nella carne, perché sarebbe stato impossibile esprimerlo a parole.

Parli dunque il silenzio, dove vien meno la parola, perché dove non soccorre l'espressione, anche la cosa segnata grida da sé.

Solo questo ascolti l'orecchio umano, che non è ancora in tutto chiaro per qual motivo sia apparso nel Santo questo mistero; infatti quel tanto che è stato da lui rivelato non si può comprendere che in funzione del futuro.

Sarà veritiero e degno di fede, colui al quale saranno testimoni natura, legge e grazia.

Indice