Vita seconda |
Le malattie di San Francesco
[800] 210. Francesco, araldo di Dio, si incamminò sulle vie di Cristo attraverso numerose pene e gravi malattie, e non ritrasse il piede sino a quando coronò il buon inizio con una fine ancora più santa.
Infatti, sebbene privo di forze e con il corpo tutto rovinato, mai ebbe una pausa nella corsa verso la perfezione, mai permise che si addolcisse il rigore della disciplina.
Tanto è vero, che anche quando il corpo era sfinito, non si sentiva di usargli qualche riguardo senza rimorso di coscienza.
Un giorno dovendo lenire, sia pure contro volontà, le sofferenze del corpo con vari medicinali, perché i dolori erano superiori alle sue forze, si rivolse con fiducia ad un frate, perché sapeva che gli avrebbe dato un consiglio saggio.
« Cosa ne pensi, figlio carissimo, del fatto che la mia coscienza mi rimprovera spesso della cura che ho per il corpo?
Forse teme che io gli sia troppo indulgente perché è ammalato, e cerchi di soccorrerlo con medicamenti rari.
Non già che il corpo provi diletto in qualche cosa, perché rovinato com'è da lunga malattia ha perduto ogni gusto ».
211. Il figlio rispose al Padre con grande accortezza, conoscendo che il Signore gli suggeriva le parole: « Dimmi, Padre, se credi: non è stato pronto il tuo corpo ad obbedire ai tuoi ordini? ».
« Gli rendo testimonianza, figlio, che fu obbediente in tutto, in nulla si è risparmiato, ma si precipitava quasi di corsa ad ogni comando.
Non ha sfuggito nessuna fatica, non ha rifiutato nessun sacrificio, purché gli fosse possibile obbedire.
In questo, io e lui, siamo stati perfettamente d'accordo, di servire senza riserva alcuna Cristo Signore ».
E il frate: « Dov'è dunque, Padre, la tua generosità, dov'è la pietà e la tua somma discrezione?
È questa la riconoscenza che si dimostra agli amici fedeli, ricevere da loro un beneficio e non ricambiarlo nel tempo della necessità?
Quale servizio a Cristo tuo Signore hai potuto fare sino ad ora senza l'aiuto del corpo?
Come tu stesso dici, non ha affrontato per questo ogni pericolo? ».
« Sì, lo ammetto, figlio - rispose il Padre - È verissimo! ».
« E allora - proseguì il frate - è ragionevole che tu venga meno in così grande necessità ad un amico tanto fedele, che per te ha esposto se stesso e tutti i suoi beni sino alla morte?
Lungi da te, Padre, aiuto e sostegno degli afflitti, lungi da te questo peccato contro il Signore! ».
« Benedetto anche tu, figlio mio - concluse il Santo - perché sei venuto incontro ai miei dubbi con rimedi così saggi e salutari! ».
E rivolgendosi al corpo, cominciò a dirgli tutto lieto: « Rallegrati, frate corpo, e perdonami: ecco, ora sono pronto a soddisfare i tuoi desideri, mi accingo volentieri a dare ascolto ai tuoi lamenti! ».
Ma cosa avrebbe potuto recare conforto a quel povero corpo quasi estinto?
Cosa offrirgli a sostegno, essendo in ogni sua parte in rovina?
Francesco era già morto a questo mondo, ma Cristo viveva in lui.
Le delizie del mondo erano per lui una croce, perché portava radicata nel cuore la Croce di Cristo.
E appunto per questo le stimmate rifulgevano all'esterno nella carne, perché dentro la sua radice gli si allungava profondissima nell'animo.
212. È incredibile come le sue forze potessero resistere, essendo tutto il corpo stremato dai dolori.
E tuttavia queste sue tribolazioni, non le chiamava pene ma sorelle.
Certamente molte sono le ragioni delle sue sofferenze.
[801] Anzitutto, per renderlo più glorioso nel trionfo, l'Altissimo gli affidò compiti difficili non solo al principio del suo servizio, ma continuò a dargli occasione di gloria anche quando era già veterano.
Poi, in ciò ha lasciato un esempio ai suoi seguaci, in quanto non ha fatto niente con meno fervore perché maturo di anni, e niente con meno rigore perché ammalato.
E neppure senza motivo fu la sua perfetta purificazione in questa valle di lacrime: con essa ha pagato sino all'ultimo spicciolo se vi era rimasto qualcosa da bruciare, in modo da volare poi, purificatissimo, in cielo
Ma la principale ragione dei suoi dolori penso sia stata, come egli affermava di altri, la speranza di ricevere nel sopportarli una grande ricompensa.
[802] 213. Una notte, essendo sfinito più del solito per le gravi e diverse molestie delle sue malattie, cominciò nell'intimo del suo cuore ad avere compassione di se stesso.
Ma, affinché lo spirito sempre pronto non provasse, neppure per un istante, alcuna debolezza umana per il corpo, invocò Cristo e col suo aiuto tenne saldo lo scudo della pazienza.
Mentre pregava così impegnato in questa lotta, Signore gli promise la vita eterna con questa similitudine: « Supponi che la terra e l'universo intiero sia oro prezioso di valore inestimabile e che, tolto ogni dolore, ti venga dato per le tue gravi sofferenze un tesoro di tanta gloria che, a suo confronto, sia un niente l'oro predetto, neppure degno di essere nominato; non saresti tu contento e non sopporteresti volentieri questi dolori momentanei? ».
« Certo sarei contento - rispose il Santo - e sarei contento smisuratamente! ».
« Esulta dunque, - conclude il Signore - perché la tua infermità è caparra del mio regno e per il merito della pazienza devi aspettarti con sicurezza e certezza di aver parte allo stesso regno ».
Quanta esultanza pensi che abbia provato questo uomo, beato per una promessa così felice?
Con quanta pazienza, non solo, ma anche con quanto amore avrà abbracciato le sofferenze fisiche?
Soltanto lui lo sa adesso perfettamente, perché allora non fu in grado di esprimerlo.
Tuttavia ne fece qualche cenno ai compagni, come poté.
[803] In quella circostanza compose alcune Lodi delle creature, in cui le invita a lodare come è loro possibile, il Creatore.
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