Legenda Maior |
[1293] 1. Vi era nella Schiavonia, una contessa illustre per nobiltà ed amante della virtù, che nutriva ardente devozione per san Francesco e pietosa sollecitudine per i frati.
Al momento del parto fu assalita da dolori terribili e invasa da grande angoscia.
Pareva che il sorgere, ormai vicino, della prole dovesse segnare il tramonto della madre e che ella non potesse far venire alla vita il bambino, se non andandosene dalla vita.
Quello non era per lei un partorire, ma un perire.
Se non che le torna alla mente la fama di san Francesco, la sua potenza miracolosa e la sua gloria, e si sente infiammata di fede e di devozione.
Si rivolge a lui, come all'efficace soccorritore, all'amico fidato, al rifugio degli afflitti: " San Francesco, gli dice, tutte le mie ossa invocano la tua pietà, ed io nel cuore ti faccio il voto che non posso esprimere con le parole ".
Meravigliosa sveltezza della pietà!: la fine del dire fu la fine del soffrire; la fine delle doglie, l'inizio del parto.
Subito, infatti, cessato ogni tormento, ella diede felicemente alla luce il bambino.
E non fu immemore del voto, non abbandonò il proposito: fece costruire una bella chiesa in onore di san Francesco e la affidò ai frati.
[1294] 2. Dalle parti di Roma, una donna di nome Beatrice, già da quattro giorni portava in grembo il feto morto e non riusciva a partorire.
L'infelice era in preda a grandissime angosce, pressata da sofferenze mortali.
Il feto morto sospingeva la madre alla morte; l'abortivo non ancora venuto alla luce partoriva un palese pericolo per la madre.
I medici tentavano con ogni mezzo di aiutarla; ma era fatica vana.
Troppo gravemente pesava sulla infelice la maledizione dovuta al peccato d'origine: divenuta sepolcro per la sua creatura, era ella stessa sicura di finire presto nel sepolcro.
Alla fine, ponendo tutta la sua speranza nei frati minori, mandò a chiedere da loro, con piena fede e umiltà, una reliquia di san Francesco.
Riuscirono, per divina disposizione, a trovare un pezzetto della corda, che il Santo un tempo aveva usata come cingolo.
Appena le posarono sul corpo quella corda, la donna in doglie sentì scomparire ogni dolore, espulse con estrema facilità il feto, morto e causa di morte, e riacquistò la salute.
[1295] 3. La moglie d'un nobil uomo di Calvi, che si chiamava Giuliana, avendo perduto i figli, trascinava i suoi anni nel lutto.
Piangeva continuamente i suoi infelici eventi, giacché, tutti i figli che con dolore aveva portati in seno, con dolore ancora maggiore aveva dovuto in breve tempo affidarli alla tomba.
Ora, da quattro mesi aveva il bambino in seno, e, a causa di quanto le era successo nel passato, era in trepidazione, temendo più per la morte che per la nascita della prole.
Ma ecco: una notte, mentre dormiva, le apparve in sogno una donna che, portando tra le mani un bel fanciullino, glielo porgeva con atteggiamento di grande letizia.
Lei, però, non voleva prenderlo, per paura di perderlo subito; allora quella donna soggiunse: " Prendilo con sicurezza, perché questo bambino, che san Francesco ti manda per venir incontro alla tua angoscia, vivrà e godrà buona salute ".
Destatasi immediatamente, la donna, ripensando alla visione mandata dal cielo, comprese di essere assistita dall'aiuto di san Francesco e, da allora, tutta confortata, moltiplicò le preghiere e i voti, perché si avverasse la promessa.
Si compì finalmente il tempo del parto ed ella partorì un maschietto, che poi crebbe, pieno di forza e di giovanile vigore, quasi che san Francesco gli donasse un supplemento di salute, e fu per i genitori motivo di devozione ancor più sentita verso Cristo e verso il Santo.
[1296] Un prodigio analogo a questo compì il beato padre nella città di Tivoli.
Una donna, madre già di molte figlie, era tormentata dal desiderio di avere un maschietto.
Si rivolse a san Francesco con preghiere e voti ed ottenne la grazia, superiore a tutte le sue speranze, di dare alla luce due gemelli.
[1297] 4. Una donna di Viterbo, prossima al parto, veniva ritenuta prossima piuttosto alla morte, tormentata com'era da dolori viscerali, oltre che angustiata dalle normali doglie.
Sentendosi venir meno e vedendo che ogni cura era inutile, la donna invocò san Francesco e, subito guarita, portò a termine il parto felicemente.
Ma, ottenuto ciò che voleva, si dimenticò del beneficio ricevuto, non riconoscendo in esso il glorioso intervento del Santo.
Tanto che, nel giorno della sua festa, non esitò a compiere opere servili.
Ed ecco: il braccio che aveva steso per lavorare, improvvisamente rimase rigido e secco.
Mentre cercava di tirarlo a sé con l'altro braccio, anche questo rimase paralizzato, con ugual castigo.
Colpita da timore di Dio, la donna rinnovò il suo voto e per la seconda volta si consacrò al misericordioso ed umile Santo, ottenendo, per i suoi meriti, di recuperare l'uso delle membra, che, per la sua ingratitudine e irriverenza, aveva perduto.
[1298] 5. Una donna delle parti di Arezzo, già da sette giorni si trovava fra i pericoli del parto, e tutti la davano ormai per spacciata, perché il corpo le era diventato tutto nero.
Fece voto al beato Francesco e, ormai in punto di morte, si mise a invocare il suo aiuto.
Appena formulato il voto, si addormentò e vide in sogno il beato Francesco, che le parlava dolcemente e le chiedeva se riconosceva il suo volto e se sapeva recitare in onore della Vergine gloriosa l'antifona " Salve, regina di misericordia ".
La donna rispose che lo riconosceva e che sapeva quella preghiera.
E allora il Santo: " Incomincia la sacra antifona, e, prima di terminarla, partorirai felicemente ".
Mentre supplicava quegli " occhi misericordiosi " e menzionava il " frutto del seno verginale, la donna, liberata da ogni angoscia, partorì un bel bambino.
Rese, dunque, grazie alla " Regina della misericordia ", che, per i meriti del beato Francesco, si era degnata d'aver misericordia di lei.
Indice |