Legenda Maior |
[1299] 1. Nel convento dei frati minori di Napoli vi era un frate, di nome Roberto, cieco da molti anni.
Ad un certo punto sopra gli occhi gli si formò un'escrescenza carnosa, che gli impediva di muovere e sollevare le palpebre.
Un giorno si radunarono in quel convento molti frati forestieri, diretti in diverse parti del mondo.
Ebbene, il beato padre Francesco, specchio di santa obbedienza, quasi per incuorarli al viaggio con la novità di un miracolo, volle guarire quel frate, alla loro presenza, nel modo che segue: Questo frate Roberto era ammalato a morte, tanto che ormai gli era stata raccomandata l'anima; quand'ecco gli si presentò il beato Padre, in compagnia di tre frati, modelli d'ogni santità: sant'Antonio, frate Agostino e frate Giacomo d'Assisi, che ora, dopo morte, lo accompagnavano premurosamente, così come lo avevano seguito perfettamente durante la vita.
Prendendo un coltello, san Francesco gli tagliò via la carne superflua, restituendogli la vista e strappandolo alle fauci della morte; poi gli disse: " O figlio Roberto, la grazia che ti ho fatto è un segno per i frati che partono per lontane genti: è il segno che io li precederò e guiderò nel loro cammino.
Partano con gioia e adempiano con animo pronto l'obbedienza ricevuta! ".
[1300] 2. A Tebe, nella Romania, una donna cieca, che la vigilia di san Francesco aveva digiunato a pane ed acqua il giorno della festa, di primissimo mattino si fece condurre dal marito alla chiesa dei frati minori.
Durante la celebrazione della Messa, al momento dell'elevazione del Corpo di Cristo, la donna aprì gli occhi, vide con chiarezza, si prostrò in devotissima adorazione.
Così adorando, gridò forte: " Grazie a Dio e al suo Santo, perché io vedo il Corpo di Cristo ".
Tutti si voltarono verso quel grido di esultanza.
Compiute le sacre cerimonie, la donna con la gioia nello spirito e la luce negli occhi, tornò a casa sua, tutta esultante, non solo perché aveva recuperato la vista, ma anche perché le era stato concesso di vedere, prima d'ogni altra cosa, quel mirabile sacramento, che è luce vera e viva delle anime.
Tutto ciò, per i meriti di san Francesco e in virtù della fede.
[1301] 3. Un ragazzo quattordicenne di Pofi, nella Campania, per un trauma improvviso, rimase completamente cieco dall'occhio sinistro.
Per la violenza del dolore, l'occhio era uscito dal suo posto e rimase poi per otto giorni quasi atrofizzato, pendendo in fuori, sopra la mascella, per la lunghezza di un dito, a causa dell'allentamento del nervo.
Poiché ormai non restava che asportarlo e i medici davano il caso per disperato, il padre del ragazzo si rivolse con tutta l'anima al beato Francesco.
E quell'instancabile soccorritore degli infelici non rimase insensibile alle sue suppliche.
Difatti con il suo potere taumaturgico fece rientrare l'occhio atrofizzato nella sua posizione normale, sano come prima e come prima sensibile ai raggi della luce sospirata.
[1302] 4. In quella stessa regione, a Castro dei Volsci, un legno molto pesante, precipitando dall'alto, colpì molto gravemente alla testa un sacerdote, accecandogli l'occhio sinistro.
Gettato a terra, il sacerdote incominciò a lamentarsi, chiamando a gran voce san Francesco: " Soccorrimi, padre santissimo.
Fa' che possa andare alla tua festa, come ho promesso ai tuoi frati ".
Era, infatti, la vigilia del Santo.
Guarì perfettissimamente e, rialzatosi all'istante, proruppe in esclamazioni di lode e di gioia, riempiendo di stupore e di giubilo tutti i presenti, che avevano commiserato il suo dolore.
Andò alla festa e raccontò a tutti la bontà e la potenza miracolosa che aveva sperimentato in se stesso.
[1303] 5. Un uomo di Monte Gargano, mentre nella sua vigna stava tagliando un legno con la scure, si colpì un occhio, spaccandolo in due, in modo tale che quasi una metà pendeva in fuori.
In una situazione così disperata non aveva alcuna speranza nell'aiuto umano; perciò promise a san Francesco che, se fosse venuto in suo soccorso, avrebbe digiunato nel giorno della sua festa.
Subito il Santo di Dio gli fece ritornare nella giusta posizione l'occhio, ricongiungendo le due metà in cui era diviso e ridonandogli la limpidezza della vista.
Della lesione non rimase alcuna traccia.
[1304] 6. Il figlio di un nobile, nato cieco, ricevette, per i meriti di san Francesco, la vista tanto desiderata e, a ricordo dell'evento, ricevette il nome di Illuminato.
Riconoscente per il beneficio ricevuto, all'età adatta entrò nell'Ordine di san Francesco e fece grande progresso nella luce della grazia e della virtù, mostrando di essere figlio della luce vera.
Finalmente, per i meriti di san Francesco, concluse il santo inizio con una più santa fine.
[1305] 7. A Zancato, un borgo vicino ad Anagni, un cavaliere di nome Gerardo aveva perso completamente la vista.
Avvenne che due frati minori, provenienti da paesi stranieri, si recassero alla sua casa per chiedere ospitalità.
Furono ricevuti devotamente e trattati con ogni bontà da tutta la famiglia, per amore di san Francesco.
Poi, rese grazie a Dio e all'ospite, poterono raggiungere il vicino luogo dei frati.
Ma una notte, il beato Francesco apparve in sogno a uno di quei frati e gli disse: " Alzati e va in fretta con il tuo compagno alla casa del vostro ospite.
Poiché egli, accogliendo voi, ha accolto Cristo e me, io voglio ricambiare le sue dimostrazioni di bontà.
Sappi che egli è diventato cieco in castigo dei suoi peccati, che non si è ancora preoccupato di purgare con la confessione e la penitenza.
Appena il Padre scomparve, il frate si alzò e si affrettò con il suo compagno a compiere l'incarico ricevuto.
Giunti alla casa dell'ospite, gli narrarono insieme per ordine quello che uno di loro aveva veduto.
Rimase fortemente stupito, quell'uomo, e, dichiarando che tutto quanto gli avevano detto era vero, fece di buon animo la sua confessione e promise di emendarsi.
Divenuto, così, interiormente un uomo nuovo, riacquistò subito anche la vista esteriore.
La fama di questo miracolo si diffuse tutt'intorno e stimolò molti non solo a venerare il Santo, ma anche a confessare umilmente i propri peccati e ad esercitare l'ospitalità.
[1306] 7a. Ad Assisi un uomo fu calunniosamente accusato di furto e perciò fu accecato per severo ordine della giustizia civile.
Fu il giudice Ottaviano ad emettere la sentenza di cavare gli occhi all'accusato e fu il cavaliere Ottone a farla eseguire dai pubblici ufficiali.
Sconciato in questo modo, con le occhiaie vuote, poiché gli avevano reciso con il coltello anche i nervi ottici, l'accusato si fece condurre all'altare del beato Francesco e là, proclamando di essere innocente del delitto imputatogli, invocò la clemenza del Santo.
Ebbene, per i meriti di san Francesco, nello spazio di tre giorni gli furono donati nuovi occhi: più piccoli, certamente, di quelli che gli avevano tolti, ma altrettanto validi per vederci chiaramente.
Questo miracolo stupefacente fu testimoniato, sotto vincolo di giuramento, dal cavaliere Ottone, sopra menzionato, alla presenza del signor Giacomo, abate di San Clemente per ordine del signor Giacomo, vescovo di Tivoli, incaricato di inquisire sul miracolo stesso.
Fu testimoniato, inoltre, da frate Guglielmo Romano, al quale frate Gerolamo, ministro generale dell'Ordine dei frati minori, ordinò per obbedienza e sotto pena di scomunica, di riferire veridicamente quanto sapeva sul fatto.
Stretto da un giuramento così solenne, alla presenza di molti ministri provinciali e di altri frati assai autorevoli, egli affermò quanto segue: Tempo addietro, quando era ancora secolare, aveva conosciuto l'uomo in questione e costatato che aveva gli occhi.
Poi aveva assistito all'operazione dell'accecamento, in cui l'uomo in questione ne era stato privato; e anzi, lui stesso, per curiosità, aveva rivoltato col bastone gli occhi, che erano stati gettati per terra.
In seguito aveva visto quello stesso uomo dotato di nuovi occhi, avuti in dono dalla potenza divina, con i quali ci vedeva benissimo.
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