Accidia
1) Inerzia, indolenza dovuta a noia; stato depressivo e malinconico
2) relig. Negligenza nel fare il bene
L'Accidia o acedia ( dal greco ἀκηδία, akedía, "noncuranza", composto di α privativa e κῆδος, kêdos, "cura" è la trascuratezza nell'operare il bene,
il "fastidio o tedio del ben fare";
con un termine più comune è detta pigrizia, rispetto alla quale però aggiunge una sfumatura di indifferenza e di negazione di qualunque idealità.
Si manifesta nella negligenza nel fare il bene e nel vivere i vari aspetti della vita cristiana, per ciò che riguarda le cose di Dio e dell'anima.
è un grave male della vita spirituale, una specie di paralisi dello spirito.
È l'ultimo dei sette vizi capitali, opposto allo zelo e all'alacrità spirituale.
Il primo a parlare dell'acedia è Origene, che la indica come la tentazione subita da Gesù nel deserto, e la descrive come assopimento, intontimento, perdita di vigilanza.
Poco più tardi Evagrio la identifica e la descrive tra le otto passioni e tentazioni contro le quali il monaco deve lottare: essa è una dominante, una suggestione efficace, un "demonio" che assale l'uomo di Dio tentando di invaderne la persona, fino ad offuscarne lo sguardo del cuore, fino alla depressione.
Lo stesso Evagrio, riprendendo un'esegesi rabbinica al Sal 91,6, definisce questa tentazione "demone meridiano", perché è proprio verso mezzogiorno - ora che nel deserto è particolarmente calda, afosa, ora in cui il peso del digiuno si fa sentire - che affiora nel cuore del monaco la domanda ossessiva: "Ma vale la pena? A che serve tanta fatica? Chi me lo fa fare?".
La tentazione dell'accidia, pur essendo sempre esistita, forse oggi si fa più frequente e intensa, soprattutto nel mondo occidentale: là dove non si è più assillati dalla fame e dalla lotta quotidiana per la sopravvivenza, ecco aprirsi lo spazio per desideri e bisogni che vanno al di là di quelli primari e che, proprio per questo, hanno in sé una vena di insaziabilità.
Si ipotizza che siano in relazione con essa vari fenomeni odierni:
l'aumento dei suicidi in tutte le fasce di età;
la rivendicazione sempre più insistente ed esplicita di essere aiutati a morire senza sofferenza;
la rimozione della morte per l'insostenibile pesantezza della sua realtà.
L'accidia può essere considerata sotto due aspetti: come passione o come vizio o peccato
Come passione, l'accidia è manifestazione di tristezza e di sconforto di fronte allo sforzo che è necessario per sostenere qualsiasi genere di attività; in quanto tale è sperimentata da tutti, anche se con diverse gradazioni.
tipico ragionamento accidioso. | Ml 3,14 |
Lo spirito è pronto, ma la carne è debole | Mt 26,41 |
Magistero |
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Meditazione Francesco |
1-4-2014 |
Proprio questa è « la malattia dell'accidia dei cristiani », un « atteggiamento che è paralizzante per lo zelo apostolico » e « che fa dei cristiani persone ferme, tranquille ma non nel senso buono della parola: persone che non si preoccupano di uscire per dare l'annuncio del Vangelo. |
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Catechismo della Chiesa Cattolica |
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La proliferazione del peccato | 1866 |
2094 | |
Di fronte alle tentazioni nella preghiera | 2733 |
2755 | |
v. Pigrizia | |
Summa Teologica |
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Vizio opposto alla carità | II-II, q. 35 |