Anacoreta

Dizionario

1) Eremita, asceta


Anacoreta (dal greco ἀναχωρητής, anachoretés, derivato da ἀναχωρεῖν, anachoreîn, ritirarsi) è un asceta innamorato di Cristo che si apparta dal mondo per dedicarsi in completa solitudine all'ascesi penitente cioè all'allenamento eroico nella fede in ogni situazione, alla preghiera incessante secondo Lc 18,1; 1 Ts 5,17-18; Ef 6,18, specialmente intercessoria, e alla contemplazione dei misteri divini.

Chi vive ritirato dal mondo.

Nei primi secoli del cristianesimo, molti si ritirarono a vivere in solitudine nei deserti medio-orientali in spirito di preghiera e di penitenza.

Passarono alla vita cenobitica e monastica ad opera principalmente di Sant'Antonio abate.

Lett. « colui che si è ritirato ».

Erano detti così quegli uomini che nell'antichità cristiana si ritiravano dal mondo per vivere in solitudine e con grande spirito di preghiera e di penitenza.

Il termine è sinonimo di « eremita », colui cioè che si ritira nel deserto ( in greco: « erémos » ) e nella solitudine, spesso da solo ( in greco « monachos » da « monos », « solo, solitario » ).

Deriva dal greco anakhoréo, il quale, partito dal verbo semplice khoréo, "lasciare spazio", "abbandonare i luoghi", nel composto si precisò in "ritirarsi", "allontanarsi", per cui designò un asceta che vive separato in luoghi solitari.

Questo comportamento iniziato, pare, durante la persecuzione di Decio ( 249-251 ), si sviluppò vigorosamente quando le conversioni in massa, favorite dalla pace costantiniana ( 313 ), implicarono una cristianizzazione solo assai superficiale e frettolosa della popolazione, tra la quale tendevano a persistere residui di una mentalità e di comportamenti pagani.

Persone bramose di una pratica genuina, sentendosi urtate, si ritirarono in ambienti più propizi ad una vita di preghiera, di austerità spesso durissime, di lavoro manuale per sostentarsi, nella piena autonomia di organizzare la propria giornata indipendentemente da regole e da superiori.

Il movimento sembra che sia stato inaugurato da S. Paolo di Tebe ( 234-347: bella dimostrazione che la penitenza non abbrevia la vita ed assai puntuale in chi per primo si inoltrò nel cammino! ) verso il 250 e sviluppato da S. Antonio ( 251-356 ): taluni dimoravano in celle o grotte isolate, altri a gruppi di due o tre, altri si raccoglievano al sabato ed alla domenica in una chiesa centrale per l'ufficiatura eucaristica, altri si collocavano nel raggio di un eremita celebre che fungeva loro da direttore spirituale.

Da questa progressione emerge la tendenza ad attenuare un isolamento assoluto, non privo di connotazioni negative, avviando a quella convivenza ( "cenobitismo" ), che avrebbe prevalso nel futuro: lungo questa linea di sviluppo si colloca anche il passaggio da un eremitismo permanente ad uno temporaneo, considerato preparaziome ascetica ad una successiva attività pastorale.

Seguirono questa trafila alcuni tra i più alti nomi dell'antichità cristiana, quali S. Basilio, S. Gregorio di Nazianzo, S. Giovanni Crisostomo, S. Benedetto.

Forza propulsiva in questa direzione fu l'esigenza di praticare la carità nella dedizione all'assistenza spirituale dei fratelli: purificarsi per purificare, illuminarsi per illuminare.

L'anacoreta va nel deserto non per sottrarsi alle tentazioni del demonio, ma per affrontarlo direttamente dentro di sé, con più calma, nel silenzio anche esteriore e con l'aiuto di Dio a tempo pieno.

Cenni storici e diffusione

Presente come genere di vita ascetica fin dai primi secoli della Chiesa, con figure come Papa Telesforo, i primi sviluppi dell'anacoretismo si ebbero nel deserto di Fayun in Egitto nella seconda metà del III secolo.

Fu con i Padri del deserto nel IV secolo che questa forma di vita prese forte impulso, specialmente in Siria e in Palestina con sant'Ilarione di Gaza e san Nilo.

Con la fine delle grandi persecuzioni, specie quelle degli imperatori Decio e Valeriano, venne a mancare la via principale per accedere alla santità del martirio cruento: non è da escludere che la scelta di una vita eroica fatta di solitudine e di penitenze, sia stata anche una risposta al cambiamento avvenuto nella vita della Chiesa dal IV secolo.

Stile ascetico

Lo stile di vita dell'anacoreta, nell'evoluzione dell'ascetismo, differisce ben poco da quello dell'eremita se non in questo, che pratica un più rigido allontanamento dal mondo e non ha l'abitudine di darsi una regola scritta personale, né di riferirsi a un Istituto religioso.

Ogni tanto, sentendo accennare agli anacoreti, qualcuno commenta: "Mah! Oggi mi pare più utile una vita attiva tra le povertà del mondo, che una vita penitente solitaria".

Si può rispondere: perché vuoi giudicare fra il legislatore Mosè e il profeta Elia, o fra gli Apostoli evangelizzatori e Giovanni Battista nel deserto?

Tutti loro piacquero egualmente a Dio! ( Da un detto degli antichi Padri del deserto ).

Il Codice di Diritto Canonico nel Can. 603 riconosce sia la vita eremitica che l'anacoretica senza distinzioni nel §1; mentre nel §2 come consacrato professo cita solo più l'eremita, dotato di Norma di vita e guidato dal vescovo diocesano.

Canone 603 §1: « Oltre agli istituti di vita consacrata, la Chiesa riconosce la vita eremitica o anacoretica, mediante la quale i fedeli, con una più stretta separazione dal mondo, nel silenzio della solitudine, con la preghiera continua e la penitenza, offrono la loro vita in lode di Dio e per la salvezza del mondo. »

Quindi l'anacoreta è riconosciuto anche senza emettere la professione pubblica dei consigli evangelici, ma rimane obbligato in coscienza a osservarli in modo più continuativo ed esemplare degli altri fedeli ( stante che i consigli evangelici sono proposti a tutti i battezzati, nei modi opportuni ).

È raccomandabile che l'anacoreta non professo emetta almeno i tre voti privati, cioè senza effetti giuridico-canonici ma con effetti spirituali e morali, nelle mani di un vescovo o di un sacerdote che li accetti con prudente discernimento.

Anche un anacoreta non professo deve comunque al vescovo quell'obbedienza che ogni battezzato deve al proprio Pastore.

In particolare l'anacoreta ha sviluppato in modo eminente il dono battesimale profetico, spesso presente nella saggezza popolare cattolica, che lo aiuta a « … spontaneamente percepire quando il Vangelo è al primo posto nella Chiesa o quando esso è svuotato del suo contenuto e soffocato da altri interessi. » ( Esortazione apostolica Evangelii nuntiandi, n. 48, 8 dicembre 1975 e Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1676 )

La solitudine degli anacoreti non era quasi mai assoluta, perché spesso si riunivano, nelle feste, per la preghiera e il pasto in comune, dando luogo a una forma intermedia tra completo isolamento e vita cenobitica.

Loro caratteristiche la preghiera, il lavoro manuale, l'aspra penitenza, la mancanza di un superiore e di una regola.

Il fenomeno dell'anacoretismo nacque in Egitto nella seconda metà del sec. III e si sviluppò largamente durante le persecuzioni di Decio e di Valeriano.

Secondo San Girolamo, ebbe a suo fondatore San Paolo di Tebe verso il 250, e nel periodo della sua massima fioritura fu reso noto da Sant'Antonio, che ebbe numerosi seguaci.

In Egitto l'anacoretismo fiorì nel deserto della Tebaide con Sant'Antonio, nella valle della Nitria con Ammonio ( sec. IV ), nella solitudine dello Scete con Macario il Grande.

Dall'Egitto l'anacoretismo si diffuse in Palestina con Ilarione di Gaza e San Nilo ( m. ca. 430 ).

In Siria si sviluppò nelle forme particolari dei reclusi e degli stiliti.

In Occidente l'anacoretismo comparve verso la metà del sec. IV e subì un grande sviluppo: la cella dell'eremita fu sovente il primo elemento del futuro cenobio.

Eremitica fu anche la prima esperienza di San Benedetto.

In seguito avvenne il fenomeno inverso, cioè i monasteri fornirono elementi per la vita cenobitica e nel sec. XI furono fondati gli ordini eremitici ( benedettini di Fonteavellana, di Camaldoli e di Vallombrosa ).

L'eremitaggio di singoli tuttavia, anche se limitato, sussistette anche dopo questa data.


Magistero

Esortaz. Apostolica Paolo VI - Evangelii Nuziandi 8-12-1975
rende capaci di generosità e di sacrificio fino all'eroismo

Catechismo della Chiesa Cattolica

Istinto evangelico che gli fa spontaneamente percepire quando il Vangelo è al primo posto nella Chiesa 1676

Codice di Diritto canonico

Oltre agli istituti di vita consacrata, la Chiesa riconosce la vita eremitica o anacoretica 603

Teologia

Hans Urs von Balthasar Gli stati di vita del cristiano - Lo sviluppo dei due stati d'elezione