Docetismo

Denominata dal greco dókesis, "apparenza", fu un'antica eresia la quale affermava che il Verbo di Dio non si incarnò realmente in Gesù, in quanto il suo corpo non aveva consistenza effettiva, ma era solo un fantasma.

Annullava insieme l'Incarnazione e la Redenzione.

Interpretazione cristologica dei primi secoli ( dal verbo greco dokéin: sembrare, avere le apparenze ) secondo cui Gesù Cristo non è nato veramente dalla Vergine Maria prendendone la carne, non è morto ne risuscitato, ne, infine, nell'eucaristia è presente l'identico corpo storico di Gesù Cristo: l'umanità del Cristo, dunque, rappresenterebbe una pura apparenza, un'illusione data ai nostri sensi.

A tali prospettive si opposero il Vangelo di Giovanni e le Lettere apostoliche.

I concili di Efeso ( 431 ) e Calcedonia (451) hanno chiarito definitivamente il rapporto della divinità e umanità in Cristo.

L'influenza del docetismo si fece sentire sui movimenti dualistici medievali come i catari ( v. ) e i bogomili ( v. ).

Simili visuali, spesso riaffiorate nella storia cristiana, sembrano oggi favorite anche dagli influssi di alcune religioni orientali.

Dal greco « dokeó », « sembrare, apparire ».

Il docetismo era una dottrina che tendeva ad affermare che il corpo fisico e la natura umana di Gesù erano irreali: egli « sembrava » uomo, ma non lo era veramente.

Tale dottrina fu professata dal movimento gnostico ( gnosi ), e fu attaccata come falsa già nel NT ( la 1 Lettera di Giovanni, o Gv 1,14 ), affermando con chiarezza la realtà della vera natura umana di Gesù ( Gv 1,14; Gv 6,53-55; Gv 19,33-37; Gv 20,24-28; At 10,41; 1 Gv 4,1-3; Rm 8,3 ).