Centesimus
... AnnusEnciclica di papa Giovanni Paolo II pubblicata l'1.V.1991, nel centesimo anniversario della prima enciclica sociale, la Rerum novarum. Il testo si articola, dopo una breve introduzione ( nn. 1-3 ) in sei parti. La prima parte ( "Tratti caratteristici della Rerum novarum" ) trae dall'enciclica di Leone XIII motivo per indicare nella "corretta concezione della persona umana e del suo valore unico" ciò che fa da "trama e, in certo modo, da guida all'enciclica e a tutta la dottrina sociale della Chiesa" ( n. 3 ). A partire da qui si determinano gli elementi costanti della dottrina sociale della Chiesa. Il fallimento del progetto marxistaLa seconda parte
( "Verso le 'cose nuove' di oggi", 12-21
) presenta una lettura della
società contemporanea alla luce
del Vangelo, mettendo l'accento
sul fallimento del progetto marxista ( errore antropologico: il singolo uomo è inteso come un Non viene negato, tuttavia, un ruolo positivo del conflitto, quando sia lotta per la giustizia sociale e "si astenga dagli atti di violenza e dall'odio vicendevole; e sia volto a perseguire non un interesse di parte, ma il bene generale della società" ( n. 14 ). È ribadito il valore dei principi di sussidiartela e di solidarietà. La terza parte ( "L'anno 1989", 22-29 ) ferma l'attenzione sulla caduta dei regimi comunisti in Europa orientale, indagandone le ragioni e i dinamismi profondi, che non si limitano all'inefficienza di un sistema economico, ma hanno carattere eminentemente culturale, nel senso più profondo e religioso: "Al centro di ogni cultura sta l'atteggiamento che l'uomo assume avanti al mistero più grande: il mistero di Dio" ( n. 24 ). La proprietà privataLa quarta parte riguarda "La proprietà privata e l'universale destinazione dei beni" ( nn. 30-43 ). Il diritto naturale alla proprietà privata, fondato sul lavoro e sull'ingegno dell'uomo, appare così indisgiungibile dal diritto di tutti a fruire dei beni della terra: "Dio ha dato la terra a tutto il genere umano, perché essa sostenti tutti i suoi membri, senza escludere ne privilegiare nessuno. È qui la ragione dell'universale destinazione dei beni della terra" ( n. 31 ). La moderna economia d'impresa se, da un lato, consente ampia espressione alla capacità dell'uomo, dall'altro tende a configurarsi in sistema chiuso, escludendo interi popoli. Anche il libero mercato non può essere considerato metodo capace di risolvere ogni problema. Esistono numerosi bisogni umani che non hanno accesso al mercato; in ogni caso, "prima ancora della logica dello scambio degli equivalenti e delle forme di giustizia, che le sono proprie, esiste un qualcosa che è dovuto all'uomo perché è uomo, in forza della sua eminente dignità" ( n. 34 ). Del resto, la libertà economica è solo un elemento della libertà umana ( n. 39 ). La caduta del comunismo non fa del capitalismo il modello ideale: "c'è anzi il rischio che si diffonda un'ideologia radicale di tipo capitalistico" ( n. 42 ). Al fallimento del sistema socialista e all'insufficienza di quello capitalista si risponde promuovendo "una società del lavoro libero, dell'impresa e della partecipazione" ( n. 35 ). Quanto al profitto: "scopo dell'impresa, infatti, non o semplicemente la produzione del profitto, bensì l'esistenza stessa dell'impresa come comunità di uomini" ( n. 35 ), volta a soddisfare i bisogni fondamentali dei singoli e a contribuire all'intera società. Viene respinto, perciò, il comunismo, che asserve l'uomo e distrugge l'ambiente. Totalitarismo e democraziaLa quinta parte ( "Stato e cultura", 44-52 ) sottopone a severo vaglio critico il totalitarismo, ma anche l'idea diffusa di una democrazia senza valori, facilmente piegabile a fini di potere. La libertà è pienamente valorizzata soltanto dall'accettazione della verità, nel rispetto integrale dei diritti umani. La sesta parte ( "L'uomo è la via della Chiesa", 53-61 ) ritorna sul significato della dottrina sociale della Chiesa, fondata su un'autentica antropologia teologica e parte integrante dell'annuncio del Vangelo nel nostro tempo ( nuova evangelizzazione ). |