Deuterocanonici
Parola di origine greca ( da déuteros: secondo e kanón: canone ) che indica i libri entrati nel canone ( v. ) biblico in un secondo tempo. Sono sette libri dell'Antico Testamento: Tobia, Giuditta, Sapienza, Siracide, Baruc e i due libri dei Maccabei; e sette del Nuovo Testamento; le Lettere agli Ebrei; la Seconda e Terza di Giovanni; la Seconda di Pietro; Giacomo e Giuda; l'Apocalisse. I deuterocanonici dell'Antico Testamento, pervenutici in lingua greca, non figurano nella Bibbia ebraica e non sono ritenuti canonici nemmeno dalle confessioni protestanti. La Chiesa cattolica riconosce, invece, a tutti questi libri piena autorità. Il canone della Chiesa ortodossa comprende tra i deuterocanonici dell'Antico Testamento anche il terzo libro di Esdra e il terzo dei Maccabei; alcune edizioni comprendono tre frammenti in più: il Cantico dei tre fanciulli, la Storia di Susanna, la Storia del dragone, la Preghiera di Manasse. |
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Dal greco « deuteros », « secondo », e « kanón », « regola, misura, norma ». Sono chiamati deuterocanonici quei libri biblici ( fra cui i Salmi, Giobbe, alcuni libri storici come 1 e 2 Mac, alcuni libri sapienziali e profetici ), che sono stati riconosciuti come appartenenti al canone dell'AT solamente in un tempo tardivo rispetto ai cosiddetti « protocanonici » ( specie la Torah o Pentateuco ). Alcune correnti giudaiche del tempo di Gesù ( ad es. i Sadducei ) tendevano a non riconoscere l'autorità dei libri deuterocanonici. |