Giovanni Battista de La Salle |
I santi non sono arrivati tutto d'un tratto alla perfezione.
Essi vi sono giunti a poco a poco, come di gradino in gradino sino alla meta che si erano proposti.
E Dio, per cui essi vissero, diede loro molte occasioni di perfezionarsi, sia mediante le tentazioni in cui ha permesso che rimanessero per lungo tempo, sia per le contrarietà suscitate dal mondo contro di loro: malcontento, rimproveri, incomprensioni.
Tutto ciò è servito loro come da pungolo per progredire nella virtù.
Questo è stato il modo di agire di Dio verso il santo canonico de La Salle permettendo contraddizioni e pene da parte di chi gli era vicino e rimproveri da parte di coloro che meritavano essi stessi di essere rimproverati.
Di tutto egli ha portato buon frutto.
Poiché Dio lo aveva scelto dal seno materno per accompagnarlo a quella fondazione in cui visse povero e disprezzato, cominciò a metterlo alla prova in circostanze su cui, a parere di chi ama solo fatti eccezionali, non meriterebbe soffermarsi.
Ma io mi soffermerò perché vi scorgo i segni particolari del piano di Dio su Giovanni Battista de La Salle.
Avendolo Dio scelto, come spiegherò, a vivere in povertà, suscitò qualcuno che trovò a ridire sulla sua eccessiva finezza.
Gli venne riferito che aveva fama di essere ricercato nel vestire fino a essere definito millantatore.
Che dici di una cosa simile, o gran servo di Dio?
L'indiscrezione di queste persone non fa pena?
Ma, come osserva San Paolo, tutto serve a chi ama Dio.
Il nostro virtuoso canonico profittò di questo rimprovero e da allora cominciò a vestire in maniera dimessa, ma senza trascuratezza.
In seguito dimostrò quanto fosse distaccato dalla finezza degli abiti, indossando quello dei Fratelli e calzando scarpe rozze come i contadini.
In questo modo il santo sacerdote, solo per evitare ogni forma di scandalo, cominciò ad abbracciare la povertà, perché non pensava ancora a ciò che avrebbe fatto in seguito.
Che dire della lotta per vincere il sonno?
Egli stesso confessò che era il suo più gran nemico perché gli impediva la puntualità all'ufficio del mattino.
Sovente si era obbligati a svegliarlo più volte, ma invano.
Si riaddormentava contro la sua volontà.
E questo gli procurava grande sofferenza.
Egli dovette combattere per tutta la vita contro il sonno, pur tanto necessario alla salute per riprendere le forze spese durante il giorno.
E la lotta non fu inutile, tanto che in seguito passò le notti ad attendere alle esigenze dell'Istituto o a comporre libri.
E per non cedere al sonno durante la meditazione metteva un sassolino sull'inginocchiatoio posto in maniera per cui, dormendo, vi batteva sopra con il mento.
Ciò gli procurava dolore, ma era un espediente per renderlo vittorioso contro il sonno.
Che dire della sua carità nell'assistere i poveri, nell'aiutarli con l'elemosina e nel far loro visita di persona?
Egli osservò alla lettera le parole di Gesù Cristo: riterrò fatto a me ciò che farete al più piccolo dei fratelli.
Penetrato da queste parole, non perse occasione per fare del bene a coloro che considerava "membra" del Salvatore, non rifiutando le incomode conseguenze, come quando un malato gli gettò addosso il brodo che stava bevendo senza che egli rivelasse fastidio, anzi ritornando poi da lui come se nulla fosse accaduto.
O Dio, che cose fai compiere quando la tua grazia ha toccato un cuore!
Essa fa abbracciare generosamente ciò che il mondo disprezza e calpestare ciò che stima.
Questo avvenne al La Salle: per lui divenne un piacere ciò che altri hanno in orrore e non ritenne nulla di spregevole davanti a Dio, se non il peccato.
Che dire infine della sua mortificazione?
Fin da quando era giovane si sforzò parecchie volte di non mangiare nulla dal giovedì santo alla domenica di Pasqua, accontentandosi di un solo piatto di brodo al giorno.
Le sue penitenze gli indebolirono a tal punto lo stomaco da compromettere in seguito la digestione.
Tuttavia egli intensificò la sua vita mortificata quando cominciò a vivere in comunità con i Fratelli.
Passava la settimana santa in preghiera, appartato in un piccolo locale della casa, senza nutrirsi.
Ma questo riacutizzò i dolori di stomaco e fu costretto a moderare il suo fervore e non punire impietosamente il suo corpo, incapace di sopportare tanto rigore, considerando che egli era stato cresciuto e nutrito in maniera delicata.
Tuttavia egli si abituò talmente alla nuova vita con i Fratelli che accettò ogni tipo di mortificazione, soprattutto nel cibo, come dirò in seguito in maniera più particolareggiata.
Egli provava disgusto a nutrirsi con i cibi comuni dei Fratelli, ma si sforzò di vincersi e giunse a mangiare i cibi più grossolani.
Pane bigio, legumi conditi alla buona e qualche volta mal cotti diventarono per lui piatti prelibati.
Ecco cosa disse a un Fratello una persona di fiducia che conobbe bene il La Salle: "Voi avete un padre che è un santo perché, conoscendo come è stato cresciuto delicatamente nella sua casa patema e che vita integra vi abbia condotto, ora sorprende vedere come si tratta duramente".
E aggiunse: "Morendo, come San Francesco, dovrà chiedere perdono al suo corpo d'averlo trattato così duramente".
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