Guida delle scuole cristiane |
( Questa sezione riguardante ) la formazione dei nuovi maestri, comprende due parti:
1° Come far correggere quei difetti che i nuovi maestri hanno ma che non dovrebbero avere;
2° Come fare acquistare quelle doti di cui essi mancano ma che è necessario che abbiano.
Quello che va corretto nei nuovi maestri è:
1° l'abuso nel parlare;
2° l'agitazione;
3° la poca riflessione;
4° la fretta;
5° la severità e la durezza;
6° l'impazienza;
7° l'antipatia verso qualche alunno e le preferenze verso altri;
8° l'apatia;
9° la pigrizia;
10° la debolezza;
11° lo scoraggiamento;
12° la familiarità;
13° l'affettuosità e le amicizie particolari;
14° la volubilità del carattere e l'incostanza;
15° l'atteggiamento svagato, apatico o ostinato.
Per cominciare bisogna far prendere ai nuovi maestri la decisione di non parlare per nessun motivo, anche quando parrebbe necessario: all'inizio per un quarto d'ora, poi per mezz'ora ed infine per un'ora o anche più, secondo quanto si giudicherà opportuno.
Si abitueranno così a poco a poco a stare zitti.
Al termine di questo periodo li si impegnerà nuovamente a non parlare durante un quarto d'ora o una mezz'ora, fino a quando si giudicano capaci.
Quando uno di essi abuserà nel parlare, gli si farà notare immediatamente o al termine delle lezioni, l'inutilità delle sue parole e gli si dirà, allo stesso tempo, quello che avrebbe dovuto fare per non parlare.
Un esempio di questo difetto è correggere personalmente gli errori che un alunno fa quando legge.
Bisognerà fargli notare che, invece di parlare, avrebbe dovuto battere due colpi di segnale, in modo da obbligare l'alunno a rileggere la parola sbagliata; forse l'avrebbe letta bene.
Nel caso in cui sbagliasse ancora due o tre volte, egli dovrà battere un solo colpo di segnale per richiamare l'attenzione della classe e fare cenno ad uno degli alunni dello stesso livello di leggere la parola letta male dal compagno.
E così di seguito …
All'inizio non bisogna impegnarli a stare zitti per troppo tempo, perché ciò li deluderebbe e potrebbe spaventarli; ma, come già detto, soltanto per poco tempo, dopodiché si cercherà di farli continuare fino al termine delle lezioni.
Si dovrà dire loro che, poiché si sono astenuti dal parlare durante il quarto d'ora precedente, potranno altrettanto facilmente fare a meno di parlare durante il quarto d'ora seguente.
A questo proposito è anche utile dar loro delle vere e proprie penitenze ed impegnarli a riferire al termine delle lezioni se hanno veramente eseguito tutto con scrupolo e se si saranno trovati bene, se gli alunni hanno osservato maggior silenzio o se essi hanno parlato un po' meno.
Bisognerà suggerire le pratiche seguenti, che ricordino loro che non debbono parlare; e cioè: mettersi in piedi; fare il segno della Croce; dire qualche invocazione come "Gesù, Giuseppe e Maria"; innalzare il cuore a Dio; guardare il Crocifisso, prima di parlare.
Sebbene non sia sempre opportuno restare in classe come una statua, inoperosi e senza agire, non è nemmeno giusto essere troppo indaffarati ed agitati.
Bisogna evitare questi due estremi perché il primo fa sì che i maestri non siano sufficientemente vigilanti e capaci di gestire la classe ed il secondo li priva di ogni autorità e attira su di loro il discredito degli alunni.
È necessario che i nuovi maestri imparino a controllare la naturale tendenza ad essere frettolosi ed impulsivi.
Per cominciare bisogna cercare di convincerli a stare tranquilli, seduti al loro posto ed a restarvi senza mai alzarsi per un quarto d'ora ed anche mezz'ora; vietar loro di andare in mezzo agli alunni per punirli con lo scudiscio o per metterli a posto e non farli muovere.
Non debbono cambiare continuamente posizione, espressione ed atteggiamento appoggiandosi ora su un piede e ora sull'altro, girando continuamente la testa di qua e di là senza restare un attimo nella stessa posizione.
Per questo bisognerà stare sempre o il più spesso possibile vicino a loro per far notare gli errori ed imporre loro anche delle penitenze atte a far ricordare ciò che debbono fare.
Non si dovrà tollerare che quando useranno il segnale lo facciano in modo agitato, gesticolando e muovendo tutto il corpo.
Se dovessero farlo, saranno immediatamente ripresi.
Bisogna costringere i nuovi maestri che sono naturalmente portati a riflettere poco, a mantenere un rigoroso silenzio e non permettere loro di parlare affatto senza che ve ne sia effettivo bisogno e far capire loro quando sarà necessario parlare e quando no.
Debbono essere costantemente controllati affinché non facciano mai nulla a scuola che mostri superficialità.
Non debbono ridere né fare cose, o farle fare agli alunni, che siano sconvenienti o ridicole, che possano provocare ilarità.
Se dovessero commettere tali leggerezze nella scuola o non dovessero comportarsi con prudenza, si dovranno assegnare loro delle penitenze.
Non si dovrà mai tollerare che facciano venire gli alunni vicino a loro.
Tutti gli errori che commetteranno per leggerezza si dovranno far loro notare appena saranno commessi e tutte le volte che sarà necessario.
Perché si accorgano che stanno sbagliando si farà loro un cenno.
Si dovranno anche obbligare a restare sempre seduti al loro posto e a non lasciarlo mai, per nessun motivo.
I nuovi maestri non dovranno dare frequentemente le punizioni.
Bisogna invece convincerli che non è la durezza o la severità che producono il buon ordine in una scuola, ma una vigilanza continua, unita alla prudenza e alla dolcezza.
Bisogna controllare le punizioni che assegnano e annotarne tutti i difetti per riferirli loro.
Abituarli ad aver sempre un aspetto imperturbabile, un viso sereno, un contegno esteriore che mostri forza e bontà; indicare loro, per quanto possibile, le occasioni in cui dovranno punire gli alunni e il modo come farlo con moderazione, non permettendo di essere troppo violenti con lo scudiscio e precisando loro anche il numero di colpi che non dovranno mai superare senza averne prima chiesta l'autorizzazione; non permettere che tocchino gli alunni con le mani, che li strattonino o spingano rudemente.
A questo scopo si cercherà di convincerli a stare sempre al loro posto e a non andare dai ragazzi per tirarli fuori dal banco, ecc.
Bisogna obbligarli a non dare mai più di un colpo di scudiscio alla volta ad uno stesso alunno.
Non si dovrà mai tollerare che lancino oggetti contro gli alunni, come lo scudiscio, nemmeno raramente.
Bisognerà convincerli a non infliggere mai una punizione se non dopo aver riflettuto qualche istante e fatto un autoesame e, dopo aver innalzato il cuore a Dio, imporre qualche penitenza se non prendono tutte queste misure.
Debbono anche render conto delle punizioni assegnate, dei motivi per cui le avranno inflitte ed il modo in cui si saranno comportati.
Bisogna esortarli a rispettare molto il silenzio ed avere molto controllo su di sé quando sentiranno venir meno la pazienza; restare fermi per tutto il tempo in cui si sentiranno agitati.
Non tenere a portata di mano alcun oggetto con cui possano colpire gli alunni, nemmeno lo scudiscio o le verghe.
È necessario ispirare ai nuovi maestri sentimenti di amore completo e disinteressato verso il prossimo, insegnare loro a dar prova esteriore di amicizia ed affetto più verso i poveri che verso i ricchi.
Essi debbono comprendere l'importanza dell'obbligo che hanno di amare tutti allo stesso modo e non mostrare preferenza per qualcuno ed antipatia per qualcun altro.
Bisogna anzi spingerli a mostrare, in seguito, più cordialità e più affetto verso quelli che risultano antipatici che verso gli altri.
Sarà anche utile obbligarli, qualche volta, a dedicare più attenzione a quelli verso i quali sentono antipatia, a farli leggere o rispondere più spesso al catechismo; correggere i loro esercizi di scrittura due volte di più di quelli degli altri alunni; parlare loro sempre con dolcezza e comprensione; dare loro qualche ricompensa anche quando non la meriterebbero del tutto; star loro vicino anche se a volte vi sarebbero validi motivi per tenerli in disparte.
Il formatore potrà anche simulare un comportamento che può provocare queste reazioni per esortare i nuovi maestri a superare i sentimenti che provano in circostanze simili.
Del resto, lo scopo dei maestri che fanno tirocinio è quello di imparare a fare quello che c'è da fare per correggere i difetti degli alunni, sia con i castighi che con le esortazioni a far meglio.
Per ottenere buoni risultati in questo senso, bisogna ispirare a tutti i nuovi maestri un profondo spirito d'amore per i loro alunni.
Non bisogna far loro notare le difficoltà e gli errori tutti in una volta, ma soltanto uno o due al massimo, suggerendo i modi di superarli, stimolandoli ad usarli ed incoraggiandoli di tanto in tanto.
Certe precauzioni non necessario per alcuni, debbono invece essere prese con soggetti che hanno queste disposizioni e che debbono essere guidati con dolcezza e condiscendenza; infatti, se li si volesse costringere o li si incalzasse troppo, si finirebbe per allontanarli dal loro dovere, invece di farglielo compiere bene.
Per quanto riguarda gli altri, non si lasceranno certo abbattere così facilmente.
Per eliminare questo difetto in modo rapido vi è una sola cosa da fare: i nuovi maestri non debbono parlare agli alunni e non debbono tollerare che essi parlino loro.
Il formatore si preoccuperà che i nuovi maestri parlino agli allievi solo in caso di estrema necessità e che gli alunni non si rivolgano loro parlando dal banco.
Essi non debbono parlare mai ad alta voce e non debbono ridere con gli alunni, dare confidenza e tollerare che agiscano per familiarità o timidezza a causa dell'amicizia che si sarà creata con loro.
Essi non debbono permettere agli alunni di rivolger loro la parola senza esserne autorizzati, o con poco rispetto, o senza un certo contegno e cioè in piedi, a capo scoperto e a bassa voce.
Non si ammetterà che li chiamino mai presso di loro per parlare o che parlino con loro in ogni momento, senza serietà e discrezione, come se parlassero a loro compagni.
Il formatore si preoccuperà di informare i nuovi maestri di questi errori tutte le volte che li commettono e di dare loro i consigli per evitarli, come ad esempio dare un colpo di scudiscio a tutti coloro che parleranno senza essere autorizzati e dal posto o senza rispetto o mandarli dal formatore stesso che incuta in loro un timore salutare.
La familiarità genera disprezzo e quando un maestro viene disprezzato dagli alunni, tutto quello che può fare e dire non ha più alcuna importanza, tutti i suoi insegnamenti non hanno peso e non producono alcun buon effetto; gli alunni diventano insolenti e si fanno gioco del maestro.
Il formatore deve aver cura e far molta attenzione a tutto ciò, perché è molto importante e non deve risparmiare alcuno sforzo per impedire che si verifichi nei maestri che deve educare.
Se è direttore, dovrà imporre adeguate penitenze a chi commetterà questi errori; se non lo è, dovrà informare il Fratello direttore.
Si può parlare con i propri alunni con tono familiare, senza però dare loro troppa confidenza e senza che essi manchino mai di rispetto alla persona con cui parlano.
Bisogna seguire molto da vicino i nuovi maestri lenti e pigri ed obbligarli, anche con penitenze, a compiere il loro dovere a scuola, e cioè a controllare gli alunni, a mantenere il silenzio e l'ordine, a far seguire le lezioni a tutti, a farli leggere tutti e per il tempo stabilito.
I nuovi maestri debbono iniziare puntualmente gli esercizi: la recita della preghiera, le risposte della santa Messa, il catechismo o il rosario, che si recita appena terminata la preghiera del mattino e la benedizione della merenda nel pomeriggio.
Le lezioni debbono cominciare non appena sarà terminata la preghiera di ringraziamento al mattino, e nel pomeriggio subito dopo la preghiera della scuola; e così le altre.
Il formatore farà attenzione a che gli alunni recitino tutte le lezioni assegnate e che abbiano un tempo più che sufficiente a disposizione, invece che limitato; che facciano leggere poco per volta, ma frequentemente; che non stiano mai senza far nulla nel tempo di scuola, soprattutto durante la lettura, ma che si diano sempre da fare affinché gli alunni leggano e seguano le lezioni.
Per prevenire le simpatie e le amicizie particolari il formatore farà in modo che i giovani maestri, già prima di avviarli in una classe, siano convinti che debbono avere lo stesso atteggiamento amorevole nei confronti di tutti gli alunni e di tutti i Fratelli, senza preferenze per nessuno.
Tuttavia questo non significa che non debbano preferire i poveri ai ricchi, dato che i primi assomigliano di più a Nostro Signore Gesù Cristo e che gli sono più cari, tanto che li chiama fratelli.
Non significa nemmeno che non si possa voler bene in modo particolare a quelli che, con la loro pietà, assiduità, fedeltà, docilità e puntualità nel venire ogni giorno a scuola, e con altre qualità, si rendono più amabili.
Comunque, davanti a tutti, non si deve generalmente dare testimonianza di simpatia verso alcuni piuttosto che verso altri.
I formatori dunque non tollereranno mai che i maestri che stanno formando, dimostrino più affetto e più disponibilità per alcuni che per altri, ma che si comportino con tutti allo stesso modo; a meno che non si tratti dei più poveri e di coloro che non hanno nessuna qualità evidente che possa attirare la loro simpatia e disponibilità, e che ciò serva per mortificarsi o vincersi, più che per soddisfare ed accontentare se stessi.
Che non vi siano dei piccoli beniamini sempre vicini a loro, che vengono messi al corrente di segreti o confidenze della scuola.
Che non mettano mai vicino a loro i più graziosi ed attraenti, quelli più vispi e che si presentano meglio.
Non debbono parlare mai in privato con questi alunni, se non al termine delle lezioni ed in turno con gli altri, per incitarli a fare bene il loro dovere.
Debbono anche punirli quando lo avranno meritato e non debbono tollerare da alcuni gli errori che, al contrario, puniscono se commessi da altri.
Debbono obbligarli in questi casi ad agire contro le loro inclinazioni.
Il formatore farà loro comprendere che questo tipo di amicizie particolari è la causa di molti inconvenienti, tanto per coloro che sono preferiti e prediletti, quanto per quelli che sono invece trascurati.
Gli uni abusano spesso di questa simpatia e diventano insolenti, fino a perdere il rispetto ed il timore reverenziale che debbono avere nei confronti dei maestri, i quali, a loro volta, perdono ogni autorità, mentre gli altri diventano gelosi e tendono a concepire odio ed avversione sia per i maestri che per quei compagni che sono più apprezzati di loro.
Anche se non c'è bisogno di tenere gli occhi bassi o di avere a scuola un raccoglimento esteriore come se si stesse nella sala comune o nell'oratorio, bisogna tuttavia usare gli occhi solo per vigilare e controllare continuamente gli alunni.
Il formatore farà dunque attenzione a far evitare ai nuovi maestri i due estremi, cioè da una parte un'aria troppo trasandata, leggera, svagata, libera, e dall'altra un'aria troppo pensierosa, ed impegnata a mantenere un raccoglimento tale da impedire un controllo efficace e costante degli alunni.
Per porre rimedio al primo estremo, bisogna impegnare i nuovi maestri a non girare mai la testa con frivolezza e a non badare a quanto avviene nelle altre classi.
Per quanto riguarda il secondo estremo, è necessario obbligarli a tener costantemente d'occhio gli alunni, a non perderli mai di vista per un tempo superiore a quello necessario per recitare un Pater Noster.
Debbono sempre sapere quello che stanno facendo gli alunni, in modo che se si domandasse loro cosa fa uno di essi, potranno rispondere immediatamente e dire "Quell'alunno sta facendo questo o quello…".
I nuovi maestri non debbono avere lo sguardo fisso in un punto, ma li si obbligherà a guardare continuamente tutti.
Perciò, mentre terranno sotto controllo tutti i lati della classe, dovranno poter tenere il dito o l'estremità del segnale sul libro o sulla riga che si sta leggendo o su qualcuna un po' più oltre.
In tal modo non perderanno il filo della lettura.
Così pure non dovranno essere talmente intenti a guardare sul proprio libro da perdere il controllo e la supervisione degli alunni.
In altre parole, dovranno cercare di fare tutto nel modo migliore e con la prudenza e la stessa esperienza che avranno con il passare degli anni.
Sarebbe dunque opportuno che durante il periodo della loro formazione, fino a quando non saranno ben allenati a tenere sotto controllo gli alunni e nello stesso tempo a farli leggere e a far seguire le lezioni, guardassero tre o quattro volte la lettura del mattino o del pomeriggio, in modo da avere un'idea del contenuto del testo.
Ciò li faciliterà nel tenere il segno o lo farà ritrovare più facilmente in caso lo perdessero.
Le qualità che i nuovi maestri debbono acquistare sono:
1° la decisione;
2° l'autorità e la fermezza;
3° il riserbo ( cioè un esteriore serio, che denoti saggezza e riservatezza );
4° la vigilanza;
5° l'autocontrollo;
6° la professionalità;
7° la prudenza;
8° modi di agire interessanti e coinvolgenti;
9° lo zelo;
10° la facilità nel parlare, la chiarezza e l'ordine nell'esprimersi, in modo da essere sempre alla portata dei bambini a cui insegnano.
Durante il noviziato bisogna farli esercitare spesso nell'insegnamento facendo loro vedere come comportarsi in ogni circostanza.
Una volta che si saranno fatti un'idea di cosa significhi fare scuola e prima di metterli alla guida di una classe, bisogna insegnare loro come muoversi in classe con disinvoltura e serietà, a testa alta, guardando in faccia gli allievi in modo sicuro come se avessero trent'anni di insegnamento sulle spalle.
Faranno poi gli atti prescritti, cioè: inginocchiarsi, inchinarsi davanti al Crocifisso e poi sedersi al loro posto.
Se un alunno si prendesse la libertà di parlargli, lo si dovrà fare inginocchiare immediatamente senza fargli proferir altre parole, poi il maestro andrà in silenzio, con fare grave, verso il posto dell'alunno.
Farà tutto con la sicurezza di chi insegna ormai da lungo tempo.
Un maestro nuovo non deve mostrare nessuna timidezza.
Nei primi giorni di scuola nessun alunno dovrà parlargli.
Se dovesse aver bisogno di dire qualcosa il maestro dovrà dirla prima a voce bassa ad un alunno, che la ripeterà a tutti ad alta voce; ma ciò dovrà accadere raramente.
Tutto quello che il maestro farà, dovrà essere fatto con sicurezza e disinvoltura e con un alunno che ripeterà agli altri tutto quello che dovrà farsi.
Quando andranno alla santa Messa e durante la celebrazione, se verranno meno a qualcuno dei suoi ordini, egli dovrà punirli severamente.
I nuovi maestri dovranno fare attenzione a qualunque cosa dovesse accadere nella scuola come in chiesa, e non dovranno tollerare nemmeno che qualcuno giri la testa senza che sia punito.
Il nuovo maestro non dovrà dare alcuna punizione durante i primi otto giorni se non per mancanze di cui gli alunni erano stati precedentemente avvertiti.
Se fosse necessario assegnare qualche punizione, dovrà cominciare a prendersela con i più turbolenti e con quelli nei quali la punizione possa ispirare più timore che negli altri, come coi più grandi e non i più piccoli.
Per quanto riguarda l'autorità, non dovranno tollerare che alcun alunno parli loro ad alta voce o senza permesso o con poco rispetto, ma sempre a voce bassa, a capo scoperto, in piedi e con tono serio.
I maestri non dovranno manifestare favoritismo o fare parzialità, dovranno parlare poco e con equilibrio, sicurezza e fermezza e insistere per far osservare i loro ordini.
I nuovi maestri non dovranno parlare mai a sproposito, in modo confuso o mangiandosi le parole.
Non dovranno andare e venire, né agitarsi quando stanno seduti.
Non dovranno ridere nemmeno quando accade qualche volta qualcosa di comico.
Dovranno impartire le punizioni stando al loro posto, e se dovranno punire, lo faranno sempre cominciando dai più grandi piuttosto che da quelli più piccoli.
Quando un maestro punirà un alunno grande e questi tenterà di resistergli, non dovrà aspettare il termine delle lezioni per eseguire la punizione, ma dovrà infliggerla prima della fine della scuola e disporre anche di un po' di tempo dopo.
Il maestro non deve lasciarlo andare prima di averlo punito e l'alunno che non sarà pronto ad obbedire sarà punito per non aver obbedito prontamente, quand'anche si trattasse di ricevere soltanto un colpo di scudiscio.
Così lo studente riceverà la punizione ordinaria, che altrimenti non avrebbe ricevuto.
Se ve ne fossero due o tre da punire, il maestro può dir loro che l'ultimo ad esser pronto sarà punito più severamente degli altri.
Se essi saranno precisi e pronti, sarà opportuno perdonar loro se la colpa non è così grave, tenendo conto della loro sottomissione.
Quando un alunno griderà alla minaccia dello scudiscio, il maestro dovrà colpirlo ancora fino a quando non tacerà.
Poi gli farà rimettere i pantaloni e lo disporrà ad affrontare l'altra punizione, quella che ancora non ha ricevuto.
Gli alunni debbono capire che la prima punizione era soltanto per farlo smettere di gridare.
Questa procedura ha molto a che fare con l'acquisto della necessaria autorità.
I maestri ascolteranno gli alunni in privato non più di una volta al giorno, una volta al mattino e un'altra al pomeriggio.
La fermezza consiste nel far fare agli alunni immediatamente e senza ritardo quello che si comanda.
Un alunno che non fa subito quello che gli chiede l'insegnante deve essere punito fino a che non lo esegue e bene.
Un ripetuto rifiuto sarà seguito da un ripetuto castigo.
Il maestro non deve mai darla vinta all'alunno; bisogna sempre obbligarlo ad eseguire ciò che egli ordina.
Il formatore deve aver cura di far portare a termine tutto dai nuovi maestri …
Se necessario il formatore li aiuterà in ciò.
Il formatore non deve permettere che un maestro passi sopra alle resistenza di un alunno, ma lo obbligherà a fare tutto il possibile per costringere l'indisciplinato, fornendogli tutti i mezzi necessari alla riuscita.
Il formatore deve far esercitare ai nuovi maestri tutta l'autorità in ciò che è di loro competenza e far loro capire che dovranno agire in tutte le cose come se egli non fosse presente.
Per quanto possibile, il formatore cercherà di mettere un maestro nuovo vicino ad un altro che ha già dell'esperienza.
Un maestro nuovo deve fare in modo che gli alunni escano sempre contenti da scuola, in modo da non avere mai motivo di lagnarsi con i loro genitori e questi non aver mai nulla di che preoccuparsi.
Quando non c'è ordine in una scuola, bisognerà che i maestri siano molto intransigenti fin dall'inizio e che puniscano con più fermezza di quanto farebbero se vi regnasse l'ordine assoluto.
All'inizio il maestro darà anche ricompense agli alunni, quando si comportano bene.
Di regola il maestro non dovrà far rimanere impunita alcuna mancanza e dovrà punire coloro che serviranno di esempio per gli altri.
Solitamente saranno i più grandi ed i più libertini.
Non bisognerà prendersela con i più timidi, che raramente commettono mancanze e, se lo fanno, non lo fanno con malizia.
Un giovane maestro studierà attentamente lo spirito, i costumi, le inclinazioni degli alunni, in modo da potersi comportare con loro in maniera adeguata.
Se i bambini commettono qualche mancanza, bisogna generalmente metterli in guardia dal fare errori, o punirli subito, senza far trascorrere molto tempo.
Gli alunni debbono essere portati alla pietà, al timore di Dio, all'orrore per il peccato ed esortati ad accostarsi spesso ai sacramenti.
Si deve dare tempo sufficiente agli alunni per l'esame di coscienza e la riflessione.
I maestri debbono essere formati ed istruiti bene sul modo di parlare e di esortare gli alunni.
Bisogna fare il catechismo sulla morale due o tre volte alla settimana, parlar loro in privato, fare in modo che si confessino e si comunichino una volta al mese e procurar loro dei buoni Confessori.
Si dovrà inculcare agli allievi la puntualità nel pregare Dio al mattino e alla sera, spronarli ad assistere alla Santa Messa con devozione ed educarli alla preghiera frequente durante il giorno.
Il Fratello Superiore dell'Istituto affiderà la direzione dei collegi ad uno o più Fratelli, se ve ne sarà bisogno, che sceglierà tra coloro che si saranno dimostrati più adatti a svolgere questa funzione.
Il responsabile dei convittori o il primo maestro, se ve ne saranno molti, al momento dell'ammissione nel convitto, farà un inventario di tutto ciò che portano per uso personale: biancheria, vestiti, posate, ecc.
Questo perché possano essere restituiti esattamente al termine del convitto.
Vi sarà un inventario ed un promemoria in un libro destinato a questo scopo, conservato dal maestro dei convittori.
Una copia sarà data al Fratello Superiore dell'Istituto perché se ne possa rendere conto anche a lui.
Quando il Superiore lo cambierà da questo incarico, il responsabile dei convittori darà l'inventario al suo successore.
Il responsabile avrà cura che tutta la biancheria e gli effetti personali dei convittori siano contrassegnati in modo che al momento della restituzione, sia tutto più facile.
Il responsabile controllerà che la biancheria e gli abiti siano sempre in buono stato, e cioè puliti ed in ordine; controllerà che i dormitori siano sempre spazzati, i letti fatti bene e che la paglia venga cambiata quando è necessario.
Egli lo ricorderà al Fratello Superiore dell'Istituto quando riterrà che un cambio sia necessario, in modo che questi possa provvedervi con generosità.
Il responsabile starà sempre attento a procurare ai convittori tutto ciò di cui avranno bisogno e controllerà che non manchi mai nulla per quanto riguarda il cibo e quando saranno malati o indisposti.
Pregherà allora il Fratello Superiore di provvedere alle autorizzazioni necessarie.
Veglierà soprattutto affinché non abbiano parassiti né in testa né sul corpo e controllerà una volta alla settimana la testa di tutti.
Una volta alla settimana renderà conto della loro condotta al Fratello Superiore o al Direttore, dopo aver reso conto della sua; spesso chiederà consigli su come comportarsi nei confronti dei convittori, sia presi in gruppo che individualmente ed eseguirà tutti gli ordini che gli verranno dati da loro.
Quando i convittori riceveranno visite dai genitori o da altre persone, il responsabile o uno dei responsabili, se saranno parecchi, o un altro Fratello se il superiore lo avrà ritenuto opportuno, li condurrà nel luogo stabilito per farli incontrare e parlare con i visitatori e non li abbandonerà finché queste persone non saranno uscite.
Tutti i giorni, al mattino, alla sera e prima di iniziare le azioni più importanti, avrà cura di far loro recitare le preghiere ordinarie in modo posato e con umiltà e devozione e farà offrire le loro azioni a Dio e cercherà di ricordare di rinnovare l'offerta che avranno fatto.
Controllerà soprattutto le loro abitudini, cercando di trasmettere l'amore per la virtù e l'odio per il vizio, parlando spesso con loro e raccontando storie a questo proposito; perché i bambini, dal momento che non sono capaci di fare grandi ragionamenti, sono più portati e ben disposti a fare del bene prendendo spunto dagli esempi che riguardano giovani simili a loro piuttosto che ascoltando discorsi molto lunghi.
Il responsabile li riprenderà per gli errori commessi, incutendo loro orrore attraverso dei paragoni indovinati, e farà tutto questo con tanta dolcezza e carità da toccare l'animo dei bambini.
Si guarderà bene dall'assegnare una punizione con ira, ma se sarà obbligato a castigarli, dovrà far apparire il suo operato, giusto e finalizzato al loro bene.
Cercherà di farsi amare piuttosto che temere, e non si asterrà dal riprenderli per i loro errori di malizia per evitare che diventino un'abitudine.
Per evitare la gelosia, non mostrerà mai maggior simpatia verso alcuni allievi piuttosto che verso altri, se non quando qualche alunno farà bene qualcosa, per dare il buon esempio ai compagni, e dirà loro che tutti quelli che si comporteranno allo stesso modo, saranno altrettanto lodati.
Il responsabile non tollererà nei convittori i peccati di gola, la gelosia, il disprezzo, la maldicenza, la menzogna, cose che generano molti altri vizi e non sopporterà i vizi che portano a commettere peccati di impurità.
Non lascerà mai soli i suoi alunni e non permetterà a nessun gruppo di separarsi dai compagni durante le ricreazioni.
Di tanto in tanto farà lezione di catechismo sulla confessione e sulla comunione per insegnare come bisogna prepararsi a ricevere i sacramenti e farà in modo che i suoi insegnamenti vengano messi in pratica.
Avrà anche cura che si confessino spesso perché non vi è nulla che li possa aiutare maggiormente a non commettere peccati gravi.
Quando tra gli alunni ve ne saranno alcuni non ancora in età di ricevere l'assoluzione, non permetterà che non si confessino, dato che potranno ugualmente trarne vantaggio abituandosi alla pratica dei sacramenti.
A questo proposito farà in modo che nessun convittore grande o piccolo lasci passare quindici giorni tra una confessione e l'altra, o si confessi senza comunicarsi, a meno che il confessore non lo ritenga opportuno.
La preparazione di coloro che dovranno ricevere la Prima Comunione durerà almeno sei mesi e previo consiglio del Fratello Superiore dell'Istituto, il maestro deciderà chi, tra i suoi alunni sarà veramente in grado di ricevere il sacramento.
Per questo motivo, valuterà la loro pietà, la saggezza, il profitto ricevuto dall'insegnamento e l'età che dovrà essere almeno di dodici o tredici anni.
Se ve ne saranno alcuni non cresimati, li predisporrà a ricevere il sacramento della Cresima, se lo riterrà opportuno.
Farà loro capire la necessità di pregare Dio spesso e insegnerà come farlo bene, e avrà cura che compiano il loro dovere con pietà.
Il responsabile si metterà anche al corrente delle promesse e delle rinunce che hanno fatto al momento del Battesimo per bocca dei genitori e del padrino.
Il responsabile infonderà un profondo rispetto per il Santissimo Sacramento dell'altare, affinché siano fedeli alla Chiesa e al servizio divino e insisterà soprattutto sull'importanza di assistere alla Santa Messa, facendo loro capire che chi non pregherà Dio, sarà come se non vi avesse assistito e sarà obbligato a confessarlo.
Farà in modo che nutrano una devozione particolare verso la Santissima Vergine, San Giuseppe, l'Angelo Custode ed il santo Patrono, del quale hanno preso il nome.
Farà loro leggere una breve vita di questi santi o la racconterà loro in modo che sia di esempio.
Ricompenserà coloro che si mostreranno particolarmente devoti a questi Patroni.
Pian piano farà loro praticare la pietà e cercherà di aiutarli a mantenere l'innocenza battesimale, facendone apprezzare i valori e capire i benefici.
Infine insegnerà a leggere, scrivere, far di conto e le regole della buona creanza.
Insegnerà loro in particolare le regole che si trovano nel libro della Buona creanza e cortesia cristiana impegnandosi in modo totale perché possano impararle il più perfettamente possibile.
Vi saranno uno o più Fratelli scelti dal Fratello Superiore dell'Istituto che dormiranno con i convittori per controllare che non facciano nulla di male durante la notte.
Il Fratello Superiore li sostituirà di tanto in tanto e il cambio sarà fatto al termine delle preghiere del mattino.
Il responsabile o i responsabili dei convittori, andranno nei dormitori a prendere il posto dei Fratelli che vi avranno dormito per evitare che al momento di alzarsi e di vestirsi, i ragazzi si rendano colpevoli di immodestia.
Farà in modo che quando i convittori usciranno dalle camerate, qualcuno apra le finestre per cambiare l'aria, spazzi i pavimenti e tutto venga fatto in silenzio e con impegno.
Sarà severo nel far osservare e nell'osservare il regolamento giornaliero.
Per dare a quest'Istituto la possibilità di portare avanti la sua missione in modo completo, vi saranno tre tipi di comunità dove la maggior parte degli esercizi saranno diversi.
1° Vi sarà una comunità dove si formeranno ed educheranno nello spirito dell'Istituto tutti coloro che si presenteranno per essere ammessi a frequentarlo.
2° Vi saranno delle comunità dove vivranno i Fratelli che istruiscono gratuitamente gli alunni.
3° Potranno esserci anche delle comunità come seminari, dove i Fratelli si dedicheranno per alcuni anni alla formazione dei maestri per le parrocchie dei piccoli centri, dei borghi e dei villaggi di campagna.
Le comunità scolastiche rette dai Fratelli saranno solo nelle città e saranno formate da almeno cinque Fratelli, quattro addetti all'insegnamento, fra cui uno direttore, ed uno incaricato di provvedere alle necessità della casa e di sostituire, in caso di bisogno, uno dei Fratelli addetti all'insegnamento quando si ammala o avesse bisogno di qualche giorno di riposo.
Potranno, tuttavia, esserci alcune comunità con due Fratelli soltanto, ma dovranno essere molto poche e nei pressi di una città o avere nelle vicinanze una comunità al completo.
Le comunità con due Fratelli potranno ospitare altri Fratelli, infermi o anziani, che abbiano bisogno di riposo.
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