Meditazioni per le domeniche dell'anno

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MD 19

III domenica di Quaresima
( Lc 11,14-28 )

Apertura e semplicità di cuore

1 Il Vangelo odierno racconta che Gesù Cristo liberò dal demonio un ossesso e che il demonio era muto ( Lc 11,14 ), cioè che impediva all'ossesso di parlare.

Questo ossesso guarito raffigura chi è muto con i Superiori e non apre loro il suo cuore.

Per un inferiore, questo è uno degli atteggiamenti più nocivi, forse il più nocivo in senso assoluto, come avviene a un malato che non può guarire se non dice tutto al medico, così chi non scopre al medico spirituale la piaga che è nella sua anima, corre il rischio di languire molto a lungo.

Quella che all'inizio era solo una leggera pena di spirito, diventerà una forte tentazione, perché non si è avuto il coraggio di manifestarla al proprio Direttore.

Una colpa in tal modo occultata è seguita da un'altra ancor più grossolana e il male diventa intanto incurabile perché non è stato rivelato fin dal suo primo apparire quando, ordinariamente, è ancora facile intervenire.

2 I motivi che di solito impediscono di aprire l'animo al Superiore sono l'orgoglio o il rispetto umano.

L'orgoglio, perché ci vergogniamo di rivelare il fondo della nostra anima e anche perché il nostro amor proprio si affligge molto quando è obbligato a confessare certe debolezza.

Il diavolo ci chiude allora la bocca, persuadendoci, che parlare sinceramente a un Superiore potrebbe disonorarci, perché potrebbe pensar male di noi.

Il demonio non manca mai di inculcarci questi sentimenti in occasioni simili, anzi spesso ingrandisce i fatti, per impedirci di superare il leggero malessere che si prova nell'ammettere i propri errori.

I rimedi per ovviare a questa idea che ci infastidisce sono: amare l'umiliazione che s'incontra nell'aprire il nostro cuore; considerare questo dovere come un mezzo molto utile per acquistare l'umiltà; rivelare subito e con semplicità al Superiore ciò che ci umilia maggiormente, aprendogli fiduciosamente la coscienza.

3 Il secondo motivo che rende difficile la piena confidenza con il Superiore è il rispetto umano.

Questo avviene soprattutto quando la colpa che dobbiamo confessare riguarda il Superiore stesso e così non sappiamo da dove cominciare.

Si teme di rattristarlo e talvolta prendiamo la decisione di non dire nulla.

Non ci può essere motivo più frivolo di questo, e nessun timore è più infondato; infatti succede proprio il contrario di come avevamo immaginato.

Un superiore a cui un inferiore confida ciò che gli capita, deve avere un grande affetto e una particolare stima per chi gli fa una tale confidenza, qualunque rapporto ciò che gli è stato detto, abbia con lui e gli altri.

Il Superiore sarà insensibile come un sasso a tutto ciò che lo riguarda e si preoccuperà di ciò che gli viene detto solo per trovare il rimedio che stimerà più opportuno.

E allora, e sin da questo momento, considerate i pensieri che vi vengono in mente e che potrebbero impedirvi di aprire con semplicità il vostro animo al Superiore, come una tentazione del demonio, una delle più pericolose e delle più nocive al bene dell'anima vostra.

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