Meditazioni per le domeniche dell'anno |
1 Il Vangelo
odierno racconta che Gesù Cristo liberò dal demonio un ossesso e che il
demonio era muto (
Lc 11,14
), cioè che impediva all'ossesso di parlare.
Questo ossesso guarito raffigura chi è muto con i Superiori e non apre loro il suo cuore. Per un inferiore, questo è uno degli atteggiamenti più nocivi, forse il più nocivo in senso assoluto, come avviene a un malato che non può guarire se non dice tutto al medico, così chi non scopre al medico spirituale la piaga che è nella sua anima, corre il rischio di languire molto a lungo. Quella che all'inizio era solo una leggera pena di spirito, diventerà una forte tentazione, perché non si è avuto il coraggio di manifestarla al proprio Direttore. Una colpa in tal modo occultata è seguita da un'altra ancor più grossolana e il male diventa intanto incurabile perché non è stato rivelato fin dal suo primo apparire quando, ordinariamente, è ancora facile intervenire. |
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2 I motivi
che di solito impediscono di aprire l'animo al Superiore sono l'orgoglio o
il rispetto umano.
L'orgoglio, perché ci vergogniamo di rivelare il fondo della nostra anima e anche perché il nostro amor proprio si affligge molto quando è obbligato a confessare certe debolezza. Il diavolo ci chiude allora la bocca, persuadendoci, che parlare sinceramente a un Superiore potrebbe disonorarci, perché potrebbe pensar male di noi. Il demonio non manca mai di inculcarci questi sentimenti in occasioni simili, anzi spesso ingrandisce i fatti, per impedirci di superare il leggero malessere che si prova nell'ammettere i propri errori. I rimedi per ovviare a questa idea che ci infastidisce sono: amare l'umiliazione che s'incontra nell'aprire il nostro cuore; considerare questo dovere come un mezzo molto utile per acquistare l'umiltà; rivelare subito e con semplicità al Superiore ciò che ci umilia maggiormente, aprendogli fiduciosamente la coscienza. |
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3 Il secondo
motivo che rende difficile la piena confidenza con il Superiore è il
rispetto umano.
Questo avviene soprattutto quando la colpa che dobbiamo confessare riguarda il Superiore stesso e così non sappiamo da dove cominciare. Si teme di rattristarlo e talvolta prendiamo la decisione di non dire nulla. Non ci può essere motivo più frivolo di questo, e nessun timore è più infondato; infatti succede proprio il contrario di come avevamo immaginato. Un superiore a cui un inferiore confida ciò che gli capita, deve avere un grande affetto e una particolare stima per chi gli fa una tale confidenza, qualunque rapporto ciò che gli è stato detto, abbia con lui e gli altri. Il Superiore sarà insensibile come un sasso a tutto ciò che lo riguarda e si preoccuperà di ciò che gli viene detto solo per trovare il rimedio che stimerà più opportuno. E allora, e sin da questo momento, considerate i pensieri che vi vengono in mente e che potrebbero impedirvi di aprire con semplicità il vostro animo al Superiore, come una tentazione del demonio, una delle più pericolose e delle più nocive al bene dell'anima vostra. |
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