Sul battesimo contro i Donatisti |
Che sia un'antica consuetudine della Chiesa cattolica, quella che noi oggi osserviamo, quando non ribattezziamo quelli che vengono dagli scismatici o dagli eretici, se già hanno ricevuto il battesimo consacrato dalle parole del Vangelo, lo proviamo avvalendoci delle testimonianze di Cipriano.
Egli si pone questa questione raccogliendola certamente dalle labbra dei fratelli che cercavano la verità o lottavano per essa.
Nelle sue discussioni con cui cercava di dimostrare che gli eretici andavano ribattezzati e di cui abbiamo a lungo parlato a suo tempo nei libri precedenti, dice: Mi si dirà: Che ne sarà, dunque, di coloro che, in passato, venendo dall'eresia alla Chiesa, sono stati accolti senza battesimo?93
Qui, tutta la causa dei Donatisti, con i quali abbiamo dibattuto questa questione, è pienamente naufragata.
Se infatti non avevano veramente il battesimo quelli che, venendo dall'eresia, erano accolti in questo modo, e se quindi su di essi gravavano ancora i peccati, ( Sal 51,5 ) dato che con questi peccatori erano stati in comunione, sia quelli che sono vissuti prima di Cipriano,94 e sia Cipriano stesso, delle due una: o la Chiesa era finita già da allora, macchiata dalla comunione con costoro, o i peccati di altri, anche se notori, non danneggiano chi rimane nell'unità.
Ma essi non possono dire che la Chiesa era scomparsa già da allora, contagiata dalla comunione con coloro che erano stati ammessi in essa, senza battesimo, come sostiene Cipriano.
In questo caso, infatti, se la Chiesa fosse veramente scomparsa, i Donatisti non possono dimostrare neanche la loro origine: passarono più di quaranta anni tra il martirio di Cipriano e la distruzione dei Libri sacri, cioè dall'episodio nel quale i Donatisti, diffondendo il fumo delle loro calunnie, trovarono un pretesto per creare lo scisma, come proclama la lista dei Consoli.
Quindi non resta che ammettere che l'unità di Cristo non può essere contaminata da simile comunione con i cattivi, anche se notori.
Ammesso questo, non troveranno un motivo per sostenere che dovevano separarsi dalle Chiese del mondo che, come entrambi leggiamo, erano state fondate dagli Apostoli.
E poiché queste Chiese non poterono perire a causa della mescolanza con i malvagi, ecco che i Donatisti, che non sarebbero periti se fossero rimasti con esse nell'unità, separandosene e rompendo il vincolo della pace, sono sicuramente periti nello scisma.
Risulta molto chiaro il sacrilegio dello scisma, se non c'è stato alcun motivo di separazione.
E che non c'è stato alcun motivo di separazione appare chiaro se i malvagi, anche notori, non macchiano i buoni nell'unità.
Ora, che nell'unità i buoni non vengono macchiati dai cattivi, anche se notori, lo dimostriamo con la testimonianza di Cipriano, il quale dichiara che, in passato, quanti venivano dall'eresia alla Chiesa, erano ammessi senza battesimo.95
Tuttavia, se i nefandi sacrilegi che gravavano su di loro, in quanto non rimessi dal battesimo, non hanno potuto insozzare e distruggere la santità della Chiesa, nessun contatto coi malvagi può farla perire.
Perciò, se essi ammettono che Cipriano ha detto il vero, la sua testimonianza li convince del crimine dello scisma; se sostengono che Cipriano ha detto il falso, non usino più la sua testimonianza nella questione del battesimo.
Ma ora che abbiamo avviato un discorso col beato Cipriano, un uomo pacifico, proseguiamolo.
Facendo propria l'obiezione che sentiva dai fratelli: Che ne sarà, dunque, di coloro che in passato sono venuti dall'eresia alla Chiesa e sono stati accolti senza battesimo?
Dichiara: Il Signore può concedere il perdono con la sua misericordia, e non escludere dai benefici della Chiesa, quelli che, accolti nella Chiesa senza sacramento, sono morti nella Chiesa.96
Egli fece bene a credere che la carità dell'unità poteva coprire la moltitudine dei peccati.
Se poi essi avevano il battesimo, e quelli che ritenevano necessario ribattezzarli erano in errore, la carità dell'unità ( 1 Pt 4,8 ) copriva questo errore per tutta la durata di questa, non diabolica divisione, ma umana fragilità; finché, se in qualche cosa pensavano diversamente, come dice l'Apostolo, il Signore li avesse illuminati. ( Fil 3,15 )
Guai perciò ai Donatisti che, dopo essersi separati dall'unità con una rottura sacrilega, ribattezzano, se è vero che il battesimo si trova da noi e da loro!
Se invece esso si trova solo nella Cattolica, non battezzano affatto.
Dunque o che ribattezzino o che non battezzino, non sono nel vincolo della pace, dal quale poter prendere un rimedio per qualunque loro ferita.
Quanto a noi, se li ammettiamo nella Chiesa senza battesimo, ci troviamo nel numero di coloro che possono essere perdonati, come Cipriano ha creduto, per avere custodito l'unità.
Se invece - come io credo che risulti chiaro da quanto si è detto nei libri precedenti - anche nella perversità degli eretici, può esserci l'integrità del battesimo cristiano; se a quell'epoca alcuni hanno ribattezzato e tuttavia non si sono separati dall'organismo dell'unità, costoro hanno potuto ottenere il perdono per lo stesso amore della pace, grazie al quale, come attesta Cipriano, poterono non essere esclusi dai benefici della Chiesa, quanti vi erano stati ammessi senza battesimo.
Del resto, se è vero che tra gli eretici e gli scismatici non c'è il battesimo di Cristo, quanto meno sarebbero dannosi i peccati altrui per coloro che vivono nell'unità, visto che a coloro che venivano all'unità ed erano accolti senza battesimo, si perdonavano anche i propri!
In effetti se, come attesta Cipriano, il vincolo dell'unità può tanto, come potrebbero essere colpiti dai peccati altrui quanti non vogliono allontanarsi dall'unità se, per i propri peccati non morivano neppure i non battezzati che volevano venire ad essa dall'eresia?
Ciò che Cipriano aggiunge dicendo: Non perché si è sbagliato una volta, bisogna sbagliare sempre, dato che agli uomini saggi e timorati di Dio conviene più aderire di buon animo e con prontezza alla verità svelata e chiarita, che lottare con tenacia e ostinazione contro i fratelli e i colleghi sacerdoti in favore degli eretici97 è molto vero: resistere all'evidenza della verità, ( 2 Tm 3,8 ) non è andare contro gli altri, ma piuttosto contro se stessi.
Ma dalle molte cose dette, appare chiaro e certo, io credo, che neppure la perversità degli eretici può violare il battesimo di Cristo, quando viene dato e ricevuto presso di loro.
Ma se questo non è ancora certo, è almeno dubbio; e chiunque ricorda le cose dette e vi riflette, deve ammetterlo.
Non è quindi ad una verità evidentissima che noi ci opponiamo ma, o lottiamo per una verità chiara, come io penso, o, come possono certamente credere quanti ritengono questa questione non ancora risolta, cerchiamo la verità.
Perciò se la realtà è diversa da quella che diciamo noi, accogliamo le persone battezzate dagli eretici, con la stessa semplicità con cui le accoglievano quelli che, come Cipriano ha creduto, ottenevano il perdono grazie all'unità.
Se invece il battesimo di Cristo, come dimostrano le molte cose già dette, può restare integro anche quando non è integra la vita e la fede né di quelli che sembrano dentro, ma non appartengono alle membra dell'unica colomba, ( Ct 6,8 ) né di quelli che non vi appartengono tanto chiaramente da esserne anche apertamente fuori, ne consegue che tutti quelli che allora lo ripetevano, meritavano, grazie alla carità dell'unità, lo stesso perdono che, secondo Cipriano, avevano meritato, grazie alla stessa carità, quelli che erano stati accolti, a suo dire, senza battesimo.
Ma ora i Donatisti che si sono staccati dalla carità di questa unità senza alcun motivo - visto che i cattivi nell'unità non possono nuocere ai buoni, come mostra Cipriano - hanno perso ogni possibilità di perdono.
Ed essi, che si sarebbero perduti per colpa del solo crimine dello scisma, anche se non avessero ribattezzato dopo la Cattolica di che grande supplizio si sono resi degni, o perché cercano di dare ai Cattolici, che lo hanno, ciò che, a detta di Cipriano, essi non hanno, o perché, come i fatti dimostrano, accusano la Cattolica di non avere ciò che anch'essi hanno.
Ma poiché ora, come si diceva, abbiamo avviato un discorso con una lettera di Cipriano, ritengo che se egli fosse presente, non sarei considerato anche da lui, come uno che lotta con tenacia e con ostinazione contro i fratelli e i colleghi sacerdoti, e a favore degli eretici,98 quando comprendesse le molte e grandi ragioni che ci muovono a credere che anche negli eretici pervertiti nel loro maligno errore, può esservi il battesimo di Cristo che, in se stesso, è molto degno e santo.
E poiché egli stesso dichiara - per noi la sua testimonianza ha un grande peso - che era questo il modo con cui, in passato, si usava ammetterli, ne consegue che chiunque, colpito dalle sue parole, non dubita che gli eretici vadano battezzati, quanti non sono ancora persuasi, per i molti argomenti contrari, egli li consideri tali e quali a quelli che, in passato, hanno accolto, semplicemente, i battezzati nell'eresia, correggendone solo l'errore, e con essi poterono essere salvati per il vincolo dell'unità.
Chiunque, invece, persuaso dall'antica consuetudine della Chiesa, dalla successiva conferma del concilio plenario, dai tanti e autorevoli testi delle sante Scritture, dalle molte prove prese da Cipriano, e dalle limpide ragioni della verità, capisce che il battesimo di Cristo, consacrato dalle parole del Vangelo, non diventa perverso a causa della perversità dell'uomo, comprenda anche che, per lo stesso vincolo dell'unità, poterono salvarsi coloro che, fatta salva la carità, credettero diversamente.
E perciò bisogna anche capire che nessuna paglia e nessuna zizzania avrebbe potuto macchiarli, se essi avessero voluto essere grano nella società della Chiesa diffusa in tutta la terra; e che quindi non c'era alcun motivo di separarsi dal vincolo dell'unità, quale che sia, delle due opinioni, quella vera: o quella di Cipriano o quella seguita da tutta la Cattolica, dalla quale egli non si separò: che quanti sono apertamente fuori nel pubblico sacrilegio dello scisma non possono salvarsi, e che tutto ciò che ricevono dai divini sacramenti e dalla generosità dell'unico legittimo Sposo, fin quando sono perversi, serve più per la loro confusione che per la loro salvezza.
Perciò anche se gli eretici, emendatisi dall'errore, volessero venire alla Chiesa, proprio perché credono di non avere il battesimo, se non ricevendolo nella Cattolica, neppure in questo caso dovremmo accondiscendere alla ripetizione del battesimo, ma piuttosto insegnare loro che se non vogliono emendarsi, né l'integrità del battesimo giova alla loro perversità, né il battesimo integro è stato profanato dalla loro perversità nel periodo in cui essi non hanno voluto emendarsi; e né, dato che vogliono correggersi, il battesimo diventa in essi migliore, ma che essi si allontanano dalla malignità, mentre incomincia a giovare per la salvezza, ciò che prima c'era per la rovina.
Imparando queste cose, infatti, desidereranno la salvezza nell'unità cattolica, non considereranno come proprio ciò che è di Cristo, e il sacramento della verità, benché presente in loro, non lo mescoleranno con il proprio errore.
A ciò si aggiunga che la gente, per una non so quale segreta ispirazione divina, tanto odia chi riceve per la seconda volta il battesimo già ricevuto altrove, che gli stessi eretici, nel discuterne, si passano la mano sulla fronte; e quasi tutti i loro fedeli, che sono invecchiati nella loro comunione e hanno concepito un'ostinata avversione per la Cattolica, ammettono che questa è l'unica cosa che presso di loro li amareggia.
E molti che, per ottenere dei vantaggi terreni o evitare inconvenienti, desiderano passare da loro, brigano in segreto perché si conceda loro, quasi per un favore speciale e personale, di non essere ribattezzati; e alcuni, che pure credono a tutti gli altri loro sciocchi errori e alle false accuse contro la Chiesa cattolica, non si vogliono unire a loro, perché ne sono trattenuti unicamente dal timore di essere costretti a ribattezzarsi.
Ora, proprio per paura di questo sentimento che invade pienamente quasi tutti gli spiriti, i Donatisti preferirono accettare il battesimo, dato dai Massimianisti che essi avevano condannato, e così tagliarsi piuttosto la lingua e otturarsi la bocca, anziché ribattezzare tanti uomini di Musti, di Assuri e di altre popolazioni che essi accolsero con Feliciano, Pretestato e con altri, da essi condannati e ad essi ritornati.
In realtà, poiché questo avviene di rado e riguarda singoli casi distanti tra loro nello spazio e nel tempo, non se ne avverte tutto l'orrore.
Ma se all'improvviso si riunissero tutti quelli che per lunghissimo tempo i Massimianisti hanno battezzato in imminente pericolo di morte o nelle solennità pasquali, e si dicesse loro di farsi ribattezzare perché il battesimo ricevuto nel sacrilegio dello scisma era nullo, certamente si direbbe ciò che l'ostinazione nell'errore li costringerebbe a dire, per poter coprire sotto un'ombra qualsiasi di falsa coerenza, il gelo e il ghiaccio della propria durezza, riparandoli dal calore della verità.
Ma poiché essi non avrebbero potuto tollerarlo, e, ciò che avessero fatto a tanta gente non avrebbero potuto tollerarlo neppure gli autori, soprattutto perché avrebbero dovuto ribattezzare nel partito di Primiano, quelli stessi che avevano già battezzato nel partito di Massimiano, fu accettato il battesimo dei Massimianisti e distrutto l'orgoglio dei Donatisti.
Ma essi non avrebbero mai scelto di far questo, se non avessero ritenuto che l'orrore della gente per la ripetizione del battesimo era maggiore della considerazione della difesa persa.
Questo lo dico, non perché dobbiamo temere l'opinione della gente, se la verità ci obbligasse a ribattezzare quanti vengono dagli eretici, ma perché secondo san Cipriano gli eretici avrebbero potuto essere maggiormente costretti alla necessità di venire alla Cattolica, se fossero stati in essa ribattezzati.99
ecco perché ha voluto ricordare quanto sia grande l'orrore che la ripetizione del battesimo suscita in quasi tutti gli spiriti.
Un orrore che oso credere ve lo abbia infuso per proteggere la Chiesa.
Certamente, quando io esamino le parole di Cipriano, sono sollecitato a dire molte cose necessarie per dirimere questa questione.
Egli ha detto: In effetti, se essi vedono che noi decidiamo e stabiliamo, secondo un nostro giudizio e una nostra opinione, di considerare giusto e legittimo il loro battesimo, crederanno di possedere giustamente e legittimamente anche la Chiesa e tutti gli altri suoi doni.100
Egli non dice: Crederanno di possedere i doni della Chiesa, ma di possederli giustamente e legittimamente.
Ora che non posseggono il battesimo in modo giusto e legittimo, noi lo concediamo, ma che non lo posseggano affatto, non possiamo dirlo, poiché riconosciamo il sacramento del Signore consacrato con le parole del Vangelo.
Dunque hanno il battesimo legittimo, ma non legittimamente.
Chiunque infatti ha il battesimo nell'unità cattolica e vive in maniera degna di esso, lo ha legittimo e legittimante.
Chiunque, invece, o lo ha nella Cattolica come paglia mischiata al frumento, o lo ha fuori di essa, come paglia sollevata dal vento, questi ha, sì, il battesimo legittimo, ma non in modo legittimo.
Ciascuno infatti lo ha come lo usa.
Ma non lo usa in modo legittimo, chi lo usa contro la legge come fa ogni battezzato che vive da malvagio, sia dentro che fuori la Chiesa.
Perciò, come l'Apostolo ha detto della Legge: La Legge è buona se uno la usa in modo legittimo, ( 1 Tm 1,8 ) così noi possiamo giustamente dire del battesimo: Il battesimo è buono se lo si usa in modo legittimo.
E come allora non rendevano buona, o rendevano addirittura inesistente la Legge, quanti non ne facevano un uso legittimo, così non rende assolutamente il battesimo invalido o non lo rende inesistente chiunque non ne fa un uso legittimo, solo perché vive nell'eresia o perché ha una condotta pessima.
Ecco perché, quando si converte all'unità cattolica o ad una vita degna di un sacramento tanto grande, egli non comincia ad avere un secondo battesimo, quello legittimo, ma ha lo stesso in modo legittimo.
E né al battesimo segue l'irrevocabile remissione dei peccati, se oltre che legittimo, non lo si ha anche legittimamente.
Tuttavia, se non lo si ha legittimamente, e se i peccati non sono rimessi o, una volta rimessi, ritornano non per questo nel battezzato il sacramento del battesimo è cattivo o inesistente.
Come Giuda, infatti, al quale il Signore porse il boccone, fece spazio dentro di sé al diavolo, ( Gv 13,27 ) non perché riceveva una cosa malvagia, ma perché la riceveva da malvagio, così chiunque riceve indegnamente il sacramento del Signore, non fa sì che, essendo egli cattivo, esso è cattivo, oppure, che non riceve niente, perché non lo riceve per la salvezza.
Era Corpo e Sangue del Signore, infatti, malgrado tutto, anche per quelli ai quali l'Apostolo diceva: Chi mangia e beve indegnamente, mangia e beve la propria condanna. ( 1 Cor 11,29 )
Gli eretici, dunque, non cerchino nella Cattolica ciò che hanno, ma ciò che non hanno, cioè il fine della Legge, senza il quale si possono avere molti doni santi, ma non possono giovare.
Ora, il fine della Legge è la carità che deriva da un cuore puro e da una coscienza monda e da una fede non falsa. ( 1 Tm 1,5 )
Quanto al sacramento del lavacro, non per averlo se già ne sono stati lavati, sia pure nell'eresia, ma per averlo in modo salutare, si affrettino a venire all'unità e alla verità della Cattolica.
È ormai ora di vedere ciò che Cipriano dice sul battesimo di Giovanni Battista.101
Negli Atti degli Apostoli leggiamo ( At 19,3-5 ) che l'unico motivo per cui Paolo ha battezzato quelli che erano già stati battezzati col battesimo di Giovanni è perché il battesimo di Giovanni non era il battesimo di Cristo, ma un battesimo concesso da Cristo a Giovanni, che sarebbe stato propriamente detto di Giovanni, come lo stesso Giovanni dice: L'uomo non può ricevere alcunché che non gli sia dato dal cielo. ( Gv 3,27 )
Ma affinché non si credesse che egli lo aveva ricevuto solo dal Padre e non anche dal Figlio, parlando di Cristo stesso egli dice: E dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto. ( Gv 1,16 )
Ora Giovanni lo ha ricevuto in vista di un disegno prestabilito, e non perché durasse a lungo, ma solo il tempo sufficiente a preparare la via del Signore, del quale egli doveva essere il precursore.
Preparandosi ad entrare con umiltà in questa via e a condurre alla perfezione quanti lo seguono con umiltà, il Signore come lavò i piedi ai suoi servi, ( Gv 13,4-5 ) così volle essere lavato con il battesimo di un suo servo. ( Mt 3,13 )
Come infatti si inginocchiò ai piedi di quelli di cui era maestro, così si sottomise al dono che egli stesso aveva dato a Giovanni, perché tutti capissero che grande sacrilegio di superbia avrebbe commesso chi avesse disprezzato il battesimo che doveva ricevere dal Signore, visto che proprio il Signore aveva ricevuto dal servo ciò che gli aveva dato lui, perché questi potesse darlo come proprio.
E poiché Giovanni, di cui, tra i nati di donna, ( Mt 11,11 ) non è sorto nessuno più grande, aveva reso a Cristo una testimonianza così autorevole, da riconoscersi indegno di scioglierli i legacci dei suoi calzari, ( Gv 1,27 ) Cristo, ricevendo il suo battesimo, sarebbe stato considerato il più umile tra gli uomini, e abolendo il suo battesimo sarebbe stato creduto come il Dio Altissimo: nello stesso tempo dottore di umiltà e datore di grandezza.
A nessun profeta, infatti, a nessun uomo è stato mai concesso, stando alle Scritture divine, di battezzare nell'acqua della penitenza per la remissione dei peccati. ( Mt 3,11 )
Questo è stato concesso a Giovanni, perché, attirando su di sé, con questo grande dono, gli animi dei popoli, potesse preparare in essi la via ( Mt 11,10 ) a Colui che egli annunciava come molto più grande di sé.
Ma mentre il Signore Gesù Cristo purifica la Chiesa con un battesimo tale che, una volta ricevuto, non ne richiede un altro, Giovanni battezzava con un battesimo tale che, una volta ricevuto, avrebbe necessariamente richiesto anche il battesimo del Signore e non certo per ripetere quello di Giovanni, ma perché, a quanti avevano ricevuto il battesimo di Giovanni, fosse dato anche il battesimo di Cristo, di cui Giovanni preparava la via.
Se infatti non ci fosse stato bisogno di raccomandare l'umiltà di Cristo, non ci sarebbe stato neppure bisogno del battesimo di Giovanni.
Inoltre, se Giovanni fosse stato il fine della legge, non c'era bisogno, dopo il battesimo di Giovanni, del battesimo di Cristo.
Ma poiché il fine della Legge è Cristo, perché sia data la giustizia ad ogni credente, ( Rm 10,4 ) egli indicò che si doveva andare da lui e che, quando si è arrivati a lui, si resta con lui.
E così Giovanni ha proclamato sia la sublimità del Signore, poiché lo ha di gran lunga anteposto a sé, sia la sua umiltà, perché lo ha battezzato come fosse l'ultimo.
Ma se Giovanni avesse battezzato Cristo soltanto, lo si sarebbe considerato dispensatore di un battesimo migliore - dato che con esso era stato battezzato solo Cristo - di quello di Cristo stesso, con il quale vengono battezzati i cristiani.
E ancora: se fosse necessario battezzare tutti prima col battesimo di Giovanni e poi con quello di Cristo, si potrebbe credere, a buon diritto, che il battesimo di Cristo è meno completo e meno perfetto e che esso non basterebbe alla salvezza.
Ecco perché, il Signore, da una parte è stato battezzato col battesimo di Giovanni, per piegare le orgogliose cervici degli uomini al suo battesimo salutare e, dall'altra, non è stato il solo ad essere battezzato con quel battesimo, per non far vedere che questo battesimo era superiore, proprio perché egli era stato l'unico degno di essere battezzato.
E d'altra parte, egli non permise che esso restasse a lungo, perché non si pensasse questo unico con cui egli battezza, richiedesse l'altro che lo aveva preceduto.
Indice |
93 | Cypr., Ep. 73, 23, 1 |
94 | Cypr., Ep. 73, 23, 1 |
95 | Cypr., Ep. 73, 23, 1 |
96 | Cypr., Ep. 73, 23, 2 |
97 | Cypr., Ep. 73, 23, 1 |
98 | Cypr., Ep. 73, 23, 1 |
99 | Cypr., Ep. 73, 24, 1- 2 |
100 | Cypr., Ep. 73, 24, 2 |
101 | Cypr., Ep. 73, 24, 3-25, 1 |