Il consenso degli Evangelisti |
Da qui in avanti sino alla fine, il racconto dei quattro evangelisti si occupa di cose nelle quali debbono necessariamente procedere insieme e, se uno riferisce fatti omessi dagli altri, la digressione non può protrarsi a lungo.
Mi sembra pertanto più sbrigativo se, nel mostrare l'accordo di tutti gli evangelisti, d'ora in poi avviciniamo fra loro le cose narrate da tutti e le disponiamo in forma di racconto unitario nello schema e nella struttura.
Questo intento penso che lo si possa conseguire con maggiore agio e facilità se analizziamo la narrazione, riportando tutti i particolari segnalati dagli evangelisti, ricordando sempre che essi, di tutti i fatti, ci hanno tramandato quello che hanno potuto o voluto tramandare; e in quello che hanno tutti riferito occorrerà dimostrare che non esiste alcuna contrapposizione.
Cominciamo l'analisi seguendo Matteo, che scrive: Mentre cenavano, Gesù prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: " Prendete e mangiate; questo è il mio corpo ". ( Mt 26,26 )
Le stesse cose narrano Marco e Luca; ( Mc 14,17-22; Lc 22,14-23 ) solo che Luca parla due volte del calice, una volta prima della distribuzione del pane e un'altra dopo.
La prima volta è un'anticipazione, frequente in lui; la seconda volta, da non confondersi con quella ricordata prima, sta veramente a posto suo.
Il racconto così combinato delle due volte rende bene il pensiero com'è espresso anche dagli altri.
Quanto a Giovanni, egli in questo contesto non parla affatto del corpo e del sangue del Signore, ma, com'è risaputo, in un altro capitolo ci informa che il Signore tenne su questo tema un amplissimo discorso. ( Gv 6,12-21 )
Al presente egli racconta del Signore che si alza da mensa e lava i piedi ai discepoli spiegando loro anche il motivo del gesto che aveva compiuto. ( Gv 13,2-22 )
Nel proporre questo motivo il Signore, ricorrendo a una testimonianza scritturale, indica velatamente che il traditore era uno che stava mangiando il pane con lui. ( Mt 22,21; Mc 14,17; Lc 22,14 )
Terminata questa digressione, egli si unisce al racconto riportato concordemente dagli altri tre.
Scrive: Detto questo, Gesù si turbò nello spirito, s'indignò e disse: " In verità, in verità vi dico che uno di voi mi tradirà ".
E continua ancora Giovanni: I discepoli si guardavano l'un l'altro, incerti di chi parlasse. ( Gv 13,21-22 )
Matteo e Marco scrivono: Rattristati, cominciarono a chiedergli uno dopo l'altro: " Sono forse io? ". ( Mt 26,22; Mc 14,17 )
Rispondendo Gesù disse ( così Matteo ): " Colui che insieme con me bagna la mano nel piatto è lui quello che mi tradirà ".
E continua ancora Matteo inserendo le seguenti parole: Il Figlio dell'uomo se ne va, come è scritto di lui, ma guai a colui dal quale il Figlio dell'uomo viene tradito; sarebbe meglio per quell'uomo se non fosse mai nato! ( Mt 26,23-24; Mc 14,20-21 )
In questo racconto concorda anche Marco, che procede nello stesso ordine.
Poi Matteo aggiunge: Rispondendo a Giuda, che lo tradiva e gli chiedeva: " Rabbi, sono forse io? ", gli rispose: " Tu l'hai detto ". ( Mt 26,25 )
Nemmeno qui è detto espressamente che fosse proprio lui il traditore.
Infatti queste parole potrebbero intendersi come: Ma io non ho detto ecc., e la frase poté essere pronunciata da Giuda - come del resto la risposta del Signore - in modo che non tutti se ne accorgessero.
1.3 Matteo continua con il racconto del mistero del corpo e del sangue del Signore dato ai discepoli, e lo stesso riferiscono Marco e Luca. ( Mt 26,26-28; Mc 14,22-24; Lc 22,17-20 )
Quand'ebbe consegnato il calice il Signore tornò di nuovo a parlare del traditore, come segnala Luca: Ma ecco, la mano di chi mi tradisce è con me, sulla tavola.
Il Figlio dell'uomo se ne va, secondo quanto è stabilito; ma guai a quell'uomo dal quale è tradito! ( Lc 22,21-22 )
Da ciò si lascia ben comprendere che seguirono a questo punto le parole riportate da Giovanni e omesse dagli altri evangelisti.
Del resto anche Giovanni: tralascia dei particolari che gli altri invece riferiscono.
Il Signore pertanto passò il calice ai discepoli e poi proferì le parole di cui Luca: Ma ecco che la mano di chi mi tradisce è con me, sulla tavola.
A queste parole sono da collegarsi quelle riportate da Giovanni; Uno dei suoi discepoli, quello che Gesù amava, stava reclinato sul petto di Gesù.
Simon Pietro gli fece un cenno e gli disse: " Di', chi è colui a cui si riferisce? ".
Ed egli, reclinandosi così sul petto di Gesù, gli disse: " Signore, chi è? ".
Rispose allora Gesù: " È colui per il quale intingerò un boccone e glielo darò ".
E, intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda Iscariota, figlio di Simone.
E allora, dopo quel boccone, satana entrò in lui. ( Gv 13,23-27 )
1.4 A questo riguardo c'è da esaminare in che senso Giovanni non sia in contrasto con Luca, se costui, parlando di Giuda, segnala che il diavolo era entrato nel suo cuore già prima, quando cioè contrattò con i Giudei e, ricevuto il denaro, s'incaricò di tradire il Maestro. ( Lc 22,3-5 )
Non solo, ma Giovanni sembrerebbe essere in contraddizione con se stesso, in quanto sopra dice che prima di ricevere il pezzetto di pane, quando era terminata la cena, il diavolo aveva già cacciato nel cuore di Giuda il proposito di tradirlo. ( Gv 13,2 )
Come può infatti il diavolo entrare nel cuore dei malvagi se non cacciando nei loro disegni perversi altri suggerimenti perversi?
Ne segue che in questo secondo momento Giuda dovette esser invasato dal demonio in una maniera più radicale: come, in senso diametralmente opposto, accadde agli Apostoli nel ricevere lo Spirito Santo.
Essi lo avevano già ricevuto dopo la resurrezione del Signore quando egli, alitando su di loro, disse: Ricevete lo Spirito Santo. ( Gv 20,22 )
Che se poi il giorno di Pentecoste lo Spirito fu loro inviato dall'alto, vuol dire che lo ricevettero in misura più abbondante. ( At 2,1ss )
Preso dunque il boccone di pane, non c'è dubbio che anche allora satana entrò in Giuda e, come immediatamente prosegue Giovanni, in seguito a questo gli disse Gesù: " Quello che devi fare fallo al più presto ".
Nessuno dei commensali capì perché gli aveva detto questo; alcuni infatti pensavano che, tenendo Giuda la cassa, Gesù gli avesse detto: " Compra quello che ci occorre per la festa ", oppure che dovesse dare qualche cosa ai poveri.
Preso il boccone egli subito uscì. Ed era notte.
Quand'egli fu uscito, Gesù disse: " Ora il Figlio dell'uomo è stato glorificato, e anche Dio è stato glorificato in lui.
E Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito ". ( Gv 13,27-32 )
" Figlioli, sarò con voi per poco tempo, voi mi cercherete, ma come ho già detto ai Giudei, lo dico ora anche a voi: Dove vado io voi non potete venire.
Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri.
Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri ".
Simon Pietro gli dice: " Signore, dove vai? ". Gli rispose Gesù: " Dove io vado per ora tu non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi ".
Pietro disse: " Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te! ".
Rispose Gesù: " Darai la tua vita per me? In verità, in verità ti dico: non canterà il gallo prima che tu non m'abbia rinnegato tre volte ". ( Gv 13,33-38 )
Con tali parole Gesù predice a Pietro che l'avrebbe rinnegato; e la predizione non è riferita solo da Giovanni, dal cui testo ho preso la narrazione, ma anche dagli altri tre evangelisti. ( Mt 26,30-33; Mc 14,26-31; Lc 22,31-34 )
Essi però non giungono al racconto della negazione di Pietro procedendo in maniera uniforme, partendo cioè da una identica occasione da cui sarebbe scaturito il discorso.
Così Matteo e Marco seguono lo stesso ordine e collocano l'episodio nello stesso ambito dove sono giunti con il loro racconto, e precisamente dopo l'uscita del Signore dalla casa in cui avevano mangiato la Pasqua.
Al contrario Luca e Giovanni lo dicono avvenuto prima che egli uscisse.
Potremmo senza troppa fatica intendere il fatto come narrato dai primi due alla maniera di chi voglia ripetere ricapitolando una cosa avvenuta già prima, ovvero supporre che gli altri abbiano seguito il metodo dell'anticipazione di una cosa futura.
Tuttavia può suscitare meraviglia che questi due evangelisti si permettano di anticipare cose tanto diverse non solo nell'espressione verbale ma anche nel contenuto: cose che il Signore ebbe a dire e per le quali Pietro, in un impeto di presunzione, promise che sarebbe andato incontro anche alla morte insieme al Signore o per essere fedele al Signore.
In considerazione di ciò ci sentiamo obbligati a interpretare il testo nel senso che Pietro dichiarò tre volte la sua presunzione ma in diversi momenti del discorso di Cristo.
Parimenti per tre volte gli fu risposto dal Signore che l'avrebbe rinnegato tre volte prima del canto del gallo.
2.6 Non deve ritenersi inverosimile che Pietro, trascorsi degli intervalli sia pur brevi di tempo, abbandonandosi alla presunzione abbia più volte rinnegato il Signore; e così pure che il Signore gli abbia dato per tre volte una più o meno identica risposta.
Ne è una riprova quel che accadde dopo la resurrezione.
Gesù gli domandò tre volte se lo amasse e ciò tutto di seguito, senza cioè interporvi nulla di mezzo, né gesti, né parole.
E siccome Pietro per tre volte gli diede la stessa identica risposta, anche il Signore gli diede per tre volte consecutivamente lo stesso identico incarico di pascere le sue pecore. ( Gv 21,15-17 )
Che Pietro abbia per tre volte ostentato la sua presunzione e in conseguenza per tre volte si sia sentito predire dal Signore il suo rinnegamento, appare più credibile se si esaminano le parole proferite dal Signore, che suonano diverse nei singoli evangelisti.
Eccone la dimostrazione. Abbiamo ricordato ora la narrazione riportata dal Vangelo di Giovanni.
Secondo questo evangelista il Signore aveva certamente parlato così: Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma come ho già detto ai Giudei, lo dico ora anche a voi: dove vado io voi non potete venire.
Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri.
Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri.
Simon Pietro gli dice: " Signore, dove vai? ".
Risulta chiaro in questo testo che Pietro fu turbato dalle parole del Signore e gli disse: Signore, dove vai?
Proprio perché l'aveva sentito affermare: Dove io vado voi non potete venire.
Allo stesso Pietro Gesù rispose: Dove io vado tu per adesso non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi.
Al che Pietro replicò: E perché mai non posso seguirti subito adesso? Darò la vita per te. ( Gv 13,33-37 )
A questa presunzione rispose il Signore predicendogli l'imminente rinnegamento.
Luca si distacca da questo racconto e riferisce all'inizio queste parole di Gesù: Simone, ecco satana vi ha cercato per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede; e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli.
E allora Pietro rispose: Signore, con te sono pronto ad andare in prigione e alla morte.
Gli rispose: " Pietro, io ti dico: non canterà oggi il gallo prima che tu per tre volte avrai negato di conoscermi ". ( Lc 22,31-34 )
Certo, queste parole, come ognuno vede, sono diverse da quelle con le quali Giovanni dice che Pietro emozionato si lasciò andare alla presunzione.
E, in più, c'è Matteo che scrive: E dopo aver cantato l'inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.
Allora Gesù disse loro: " Voi tutti vi scandalizzerete per causa mia in questa notte.
Sta scritto infatti: "Percuoterò il pastore e saranno disperse le pecore del gregge". ( Zc 13,7 )
Dopo la mia resurrezione, vi precederò in Galilea ". ( Mt 26,30-32 )
Con lui s'accorda esattamente Marco. ( Mc 14,26-28 )
Ora queste parole e i concetti che esse esprimono quale somiglianza hanno con quelle che, o secondo Giovanni o secondo Luca, Pietro pronunziò per esprimere la sua presunzione?
Eppure nel testo in parola si continua proprio così: In risposta Pietro gli disse: " Anche se tutti saranno scandalizzati io non lo sarò ".
Gesù gli disse: " In verità ti dico: proprio tu oggi, in questa stessa notte, prima che il gallo canti, mi rinnegherai tre volte ".
Disse a lui Pietro: " Se anche dovessi morire con te, non ti rinnegherò ".
Lo stesso dicevano anche tutti gli altri discepoli. ( Mt 26,33-35; Gv 13,33-38; Lc 22,31-34 )
2.7 Le stesse affermazioni sono riportate da Marco ( Mc 14,29-31 ) e quasi a paroletta.
L'unica differenza è che il Signore, rispondendo a Pietro, non gli parlò in maniera generica ma gli predisse in modo dettagliato come sarebbe avvenuta la negazione dicendogli: In verità ti dico che tu oggi, cioè in questa stessa notte, prima che il gallo canti due volte, mi rinnegherai tre volte. ( Mc 14,30 )
Tutti gli evangelisti dunque narrano la predizione fatta dal Signore a Pietro che l'avrebbe rinnegato prima che il gallo cantasse, ma non tutti precisano quante volte il gallo avrebbe cantato.
Questo particolare lo riporta e sottolinea il solo Marco; e tanto basta a certi ipercritici per concludere che il suo racconto non concorda con quello degli altri.
La ragione di ciò è da ricercarsi nella superficialità della loro indagine e, ancor più, nelle loro intenzioni poco chiare, suggerite dall'ostilità che in cuore nutrono contro il Vangelo.
In sostanza, la negazione di Pietro fu una triplice negazione: egli ininterrottamente perseverò nello stesso senso di paura e nello stesso proposito di dire il falso finché, tornatogli in mente quanto gli era stato predetto, fu guarito dal suo stesso pianto amaro ( Mt 26,75 ) e dal dolore che gli ferì il cuore.
Questo insieme di negazioni, cioè le tre negazioni nel loro complesso, non poté cominciare dopo che il gallo aveva cantato almeno per una volta: nel qual caso direbbero il falso tre dei quattro evangelisti.
Matteo infatti scrive: In verità ti dico: questa notte stessa, prima che il gallo canti, mi rinnegherai tre volte. ( Mt 26,34 )
E Luca: Dico a te, o Pietro: non canterà oggi il gallo prima che tu per tre volte avrai negato di conoscermi. ( Lc 22,34 )
E Giovanni: In verità, in verità ti dico: non canterà il gallo prima che tu non m'abbia rinnegato tre volte. ( Gv 13,38 )
In realtà tutti e tre, sia pure con parole diverse e disposte in ordine differente, espongono la stessa idea, che cioè il Signore disse a Pietro che lo avrebbe rinnegato tre volte prima che il gallo cantasse.
D'altra parte, se la triplice negazione fosse avvenuta tutta prima che il gallo cominciasse a cantare andrebbe oltre la realtà, in quanto Marco fa dire al Signore: In verità ti dico: proprio tu oggi, in questa stessa notte, prima che il gallo canti due volte, mi rinnegherai tre volte. ( Mc 14,30 )
Quale attendibilità si potrebbe attribuire alle parole: Prima che due volte, se l'intera negazione era già allora ultimata nella sua triplice ripetizione?
Se si potesse dimostrare che ogni cosa era avvenuta già prima del primo canto, è certo che era avvenuta prima del secondo, del terzo e di ogni altro canto effettuato dal gallo in quella notte.
Tre degli evangelisti, ricordando che la triplice negazione di Pietro era iniziata prima del canto del gallo, non si curarono di precisare il momento in cui Pietro la terminò ma segnalarono e il fatto che essa fu prolungata e il momento in cui ebbe inizio.
Dissero pertanto che fu triplice e che avvenne prima del canto del gallo.
Del resto, a voler penetrare nell'animo di lui, si potrebbe anche scrivere che essa era già completa quando il gallo cantò per la prima volta.
Se infatti si guarda alle parole di colui che rinnegava, si deve certo ritenere che la triplice negazione ebbe inizio prima del primo canto del gallo e terminò prima del secondo, ma se si guarda alle disposizioni dell'animo di Pietro e alla sua paura, si può dire che tutto il rinnegamento era stato da lui concepito già prima che il gallo cominciasse a cantare.
Non è quindi cosa di grande rilevanza il sapere quanto tempo trascorse fra una negazione e un'altra, prendendo in considerazione le parole dette a voce; occorre piuttosto considerare come tutto il complesso del rinnegamento era entrato nel cuore di Pietro già prima che il gallo si mettesse a cantare, cioè fin da allora egli era così preso dalla paura che, nell'ipotesi che fosse stato interrogato, avrebbe rinnegato il Signore non una, ma due e anche tre volte.
Così concludono quanti esaminano il fatto con più precisione e diligenza.
È lo stesso caso di colui che, guardando una donna con l'intento di possederla, ha già commesso con lei adulterio, naturalmente solo col cuore. ( Mt 5,28 )
Così possiamo dire di Pietro. Non sappiamo quando egli espresse a parole il grave timore che aveva in cuore e che sarebbe durato finché non rinnegò tre volte il Signore; tuttavia possiamo collocare tutt'e tre le negazioni nel momento in cui egli fu invaso da quel timore che lo indusse alla triplice negazione.
Ne segue che le parole con cui egli rinnegò Cristo poterono essere proferite tutte quando il gallo aveva cantato per la prima volta, se fu in quel momento che il suo cuore venne provocato dalle domande.
Nemmeno in questa ipotesi risulterebbe sballata e falsa l'affermazione del Vangelo secondo la quale Pietro rinnegò tre volte prima che il gallo cantasse.
In realtà già prima del canto del gallo un così grande spavento gli era entrato in cuore da protrarsi fino alla terza negazione.
Tanto meno ci dobbiamo impressionare, se risulta che quella triplice negazione anche nella sua espressione verbale fu iniziata prima del canto del gallo ma non terminò prima che il gallo iniziasse a cantare.
È come se uno dicesse: Questa notte prima che canti il gallo mi scriverai una lettera in cui per tre volte mi insulterai.
Se quel tale, cominciata la lettera prima di qualsiasi canto del gallo, la terminasse dopo che il gallo abbia cantato una volta, nessuno lo incolperebbe di falsità nel fare la sua previsione.
Pertanto, Marco descrive più dettagliatamente gli intervalli fra le diverse negazioni, in quanto proferite a parole, e fa dire al Signore: Prima che il gallo canti due volte, mi rinnegherai tre volte.
Che le cose andarono proprio così apparirà quando saremo giunti ad esaminare quel preciso passo del Vangelo.
Anche da lì apparirà che gli evangelisti sono in armonia fra loro.
2.8 Se poi ci si mette a ricercare quali siano state con esattezza assoluta le parole che il Signore rivolse a Pietro, non le si potrà mai trovare; anzi la stessa ricerca è inutile, poiché il pensiero del Signore, sebbene lo si riconosca attraverso il suono delle parole, nel nostro caso è evidentissimo nonostante la diversità delle parole usate dagli evangelisti.
Poté dunque succedere che Pietro impaurito manifestò la sua presunzione in tre occasioni diverse e in diversi momenti del parlare di Cristo e analogamente il Signore gli predisse tre volte che l'avrebbe rinnegato.
Questo è quanto si ricava con maggiore probabilità dall'analisi del testo; ma, supponendo un qualche altro ordine nel modo di narrare, quanto riferito da tutti gli evangelisti potrebbe forse ridursi a un unico intervento: in tal caso la conclusione sarebbe che una volta sola il Signore predisse a Pietro, presuntuoso di se stesso, che lo avrebbe rinnegato.
Leggendo il testo in questa maniera nessuno potrà mai trovare contrasti fra un evangelista e l'altro; e di fatto non ce ne sono.
Ora vogliamo, per quanto ci è possibile, seguire gli eventi secondo l'ordine che ricaviamo da tutti e quattro egli evangelisti.
Stando a Giovanni, predetta che fu a Pietro la sua negazione, nel seguito del racconto l'evangelista vi ricollega il discorso del Signore che disse: Non sia turbato il vostro cuore.
Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte mansioni. ( Gv 14,12 )
Di questo discorso egli riferisce ampiamente le espressioni magnifiche e quanto mai elevate, ( Gv 14,1-31; Gv 15,1-27; Gv 16,1-33; Gv 17,1-26 ) finché non giunge là dove il Signore dice: Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto; e questi sanno che tu mi hai mandato.
E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere ancora, perché l'amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro. ( Gv 17,25-26 )
Essendo sorta a un certo punto una discussione fra gli Apostoli su chi fra loro fosse il più grande, così riferisce Luca, [ Gesù ] disse loro: " I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno il potere su di esse si fanno chiamare benefattori.
Per voi però non sia così; ma chi è il più grande tra voi diventi come il più piccolo e chi governa come colui che serve.
Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola?
Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve.
Voi peraltro siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove; e io preparo per voi un regno, come il Padre l'ha preparato per me, perché possiate mangiare e bere alla mia mensa nel regno e sederete in trono a giudicare le dodici tribù di Israele ".
E continua ancora Luca: Allora il Signore disse a Simone: " Ecco satana vi ha cercato per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede; e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli ".
E Pietro gli disse: " Signore, con te sono pronto ad andare in prigione e alla morte ".
Gli rispose: " Pietro, io ti dico: non canterà oggi il gallo prima che tu per tre volte avrai negato di conoscermi ".
Poi disse: " Quando vi ho mandato senza borsa, né bisaccia, né sandali, vi è forse mancato qualcosa? ".
Risposero: " Nulla ". Ed egli soggiunse: " Ma ora, chi ha una borsa la prenda, e così una bisaccia; chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una.
Perché vi dico: deve compiersi in me questa parola della Scrittura: "E fu annoverato tra i malfattori". ( Is 53,12 )
Infatti tutto quello che mi riguarda volge al termine ".
Ed essi dissero: " Signore, ecco qui due spade ". Ma egli rispose: " Basta così! ". ( Lc 22,24-38 )
E dopo aver cantato l'inno - così riferiscono Matteo e Marco - uscirono per recarsi al monte degli Ulivi.
Allora Gesù disse loro: " Voi tutti vi scandalizzerete per causa mia in questa notte.
Sta scritto infatti: "Percuoterò il pastore e saranno disperse le pecore del gregge", ma dopo la mia resurrezione, vi precederò in Galilea ".
E Pietro gli rispose: " Anche se tutti si scandalizzassero di te, io non mi scandalizzerò mai ".
Gli disse Gesù: " In verità ti dico: questa notte stessa, prima che il gallo canti, mi rinnegherai tre volte ".
E Pietro gli rispose: " Anche se dovessi morire con te, non ti rinnegherò ".
Le stesse cose dissero tutti i discepoli. ( Mt 26,30-35 )
L'ultimo tratto del racconto da noi ricostruito è preso da Matteo, ma le stesse parole troviamo su per giù anche in Marco, ed equivalente ne è il contenuto, se si esclude la differenza, già da noi esaurientemente trattata, concernente il canto del gallo. ( Mc 14,26-31 )
Indice |