Contro Giuliano

Indice

Libro I

5.15 - Le testimonianze dei Padri orientali: Gregorio di Nazianzo

Anche dall'Oriente, però, non ti mancherà un illustre vescovo di gran nome e di fama celeberrima, i cui discorsi, per il grande valore, sono stati tradotti in latino e sono diventati famosi in ogni dove.

Insieme ai nostri Padri, dunque, segga anche S. Gregorio ed insieme ad essi soffra il veleno della vostra insensata accusa, mentre anche egli espone le sue medicinali argomentazioni contro la vostra peste innovatrice.

Ascolta pertanto cosa dice: "L'immagine di Dio purifichi la macchia della mescolanza col corpo ed innalzi con le ali della parola di Dio la carne a sé congiunta.

Senza dubbio, sarebbe stato meglio non avere avuto bisogno di questa purificazione ed essere rimasti nella originaria dignità verso la quale ci affrettiamo dopo l'attuale risanamento; sarebbe stato meglio non staccarsi dall'albero della vita per il gusto amarissimo del peccato.

Nella condizione diversa in cui ci troviamo, però, è meglio essere risanati e corretti dopo la caduta anziché restare nella colpa".

S. Gregorio aggiunge: "Come tutti siamo morti in Adamo, così tutti riavremo la vita in Cristo.

Con Cristo, dunque, nasciamo, con Cristo siamo crocifissi e con Cristo sepolti nella morte affinché insieme con Cristo risorgiamo alla vita.

È necessario infatti che noi sopportiamo questa vicissitudine utile e necessaria: come dalla bontà siamo stati sviati verso la cattiveria, così dalla cattiveria dobbiamo tornare verso ciò che è meglio.

Dove abbondò il peccato, sovrabbondò la grazia, affinché quelli che sono stati condannati per avere gustato l'albero proibito, possano trovare giustificazione con grazia più grande nella croce di Cristo".21

Scrive inoltre: "Sappi venerare la rinascita in virtù della quale sei stato liberato dai lacci della nascita terrena.

Sappi onorare la piccola ed infima Betlemme in virtù della quale ti è stato riaperto il paradiso".22

Parlando del battesimo, in un altro passo afferma: "Ti persuada su questo punto la parola di Cristo: … nessuno può entrare nel regno di Dio se non nasce da acqua e Spirito. ( Gv 3,5 )

Per sua opera sono purificate le macchie della prima nascita, a causa delle quali noi siamo stati concepiti nella iniquità e nelle colpe ci hanno generato le nostre mamme".23

Dirai forse che anche Gregorio è indicato di manicheismo e va seminando veleno?

Vedi bene come tutti con un sol cuore, una sola voce, una sola fede proclamano la stessa cosa: questa è la fede cattolica precisa senza alcuna discordante contestazione.

5.16 - Una citazione attribuita a Basilio di Cesarea da Giuliano

Ti sembra forse poca l'autorità dei vescovi orientali presentata nel solo Gregorio?

Egli è una personalità tanto grande che non avrebbe parlato in questo modo se non per una fede cristiana notissima a tutti, né gli altri l'avrebbero stimato tanto illustre e venerando se non avessero riconosciuto nelle sue parole una norma di verità conosciutissima.

Se vuoi, però, aggiungiamo San Basilio.

Anzi, che tu voglia o no, l'aggiungo senz'altro, soprattutto perché nel quarto libro della tua opera hai creduto di dover fare delle osservazioni sul libro che egli ha scritto contro i manichei, anche se il brano non riguarda affatto la questione del peccato originale entrato nel mondo per opera di uno solo e pervenuto poi a tutti.

Vi afferma, infatti, che il male non è una sostanza avente una sua materia, come pretendono i manichei.

Scrive infatti: "Il male non è una sostanza, ma un comportamento che dipende dalla volontà", non in quelli che hanno contratto il contagio dell'antica morte con la prima nascita, ma "in quelli che per propria volontà si sono contaminati con la malattia", negli adulti cioè, già padroni della propria ragione e della propria libertà.

"Questo comportamento, che deriva da una causa accidentale, può essere facilmente separato dalla volontà del malato, se cioè, quantunque sopraggiunto accidentalmente, fosse sopraggiunto in modo tale da non poter più essere separato dalla volontà, avremmo potuto dire giustamente non che avremmo un male sostanziale, ma che quella sostanza non potrebbe sussistere senza il male sopraggiunto.

Se poi esso è sopraggiunto, derivando non dalla sostanza ma dalla volontà, il male può essere facilmente separato dalla sostanza, cosicché questa, soggetta alla volontà, possa essere perfettamente pura tanto che non vi resti neppure l'ombra di qualche male".24

S. Basilio dice così bene queste cose che esse possono essere molto bene applicate al male che è entrato nel mondo attraverso Adamo ed è pervenuto a tutti gli uomini: esso, infatti, è sopraggiunto accidentalmente alla natura umana, che non era stata creata così.

Il male era derivato non dalla sostanza ma dalla volontà, sia quella della donna sedotta dal serpente, sia quella dell'uomo che acconsentì al peccato della moglie sedotta.

Con le parole: "Il male può essere facilmente separato dalla volontà o dalla sostanza", Basilio intende dire che è facile non per la volontà umana ma per la misericordia di Dio.

E questo può bastare certamente per confutare i manichei, che ritengono impossibile mutare in bene la natura del male.

Proprio per questo San Basilio non ha detto che la volontà stessa dell'uomo, la sostanza o la natura, può facilmente separare il male da sé, ma che "da essa può essere facilmente separato".

Calibrando le sue parole il Santo respingeva i manichei contro cui combatteva e non consentiva all'orgoglio umano di innalzarsi contro la grazia divina.

Dio onnipotente a cui, come afferma il Vangelo, è facile ciò che agli uomini è impossibile, ( Mt 19,26 ) con la potenza della sua grazia distrugge il male che ci viene dal primo uomo e dalla nostra volontà e lo distrugge a tal punto che la "sostanza soggetta alla volontà - tu stesso hai citato queste parole di S. Basilio - possa essere perfettamente pura tanto che non ci resti neppure l'ombra di qualche male".

Così sarà: questa è l'indubbia speranza dei fedeli.

Quando si compirà, appartiene alla fede cattolica.

In quel giorno si dirà all'ultimo nemico, alla morte: Dov'è o morte la tua vittoria, dov'è o morte, il tuo pungiglione? ( 1 Cor 15,55 )

5.17 - Una seconda citazione dalla stessa opera

Hai ricordato inoltre che San Basilio ha detto: "Se la castità fosse una virtù, ed il corpo un male sostanziale, sarebbe impossibile trovare un corpo casto, perché un corpo impuro non potrebbe diventare un corpo di virtù.

Quando è santificato esso diventa un corpo di virtù.

Si ha cioè una comunicazione della virtù al corpo e del corpo alla virtù e il corpo diventa tempio di Dio.

Se invece tutti i corpi fossero corpi di fornicazione, sarebbe impossibile trovare la castità nei corpi cosicché avremmo potuto attribuire alla loro natura il carattere di male sostanziale.

Se però i meriti del corpo sono andati tanto avanti, se esso si è abbellito di tanto onore e si si è rivestito di una veste tanto candida da meritare di diventare casa del suo Creatore e talamo del Figlio di Dio, sicché il Padre ed il Figlio, entrando in esso, si siano degnati di farne la propria abitazione, come può risultare non esecrabile e ridicolo il linguaggio dei manichei?".

Che poteva dire di più vero e di più conforme alla fede cattolica?

Tutto questo l'ha detto contro i manichei, i quali ritengono e affermano che i corpi hanno origine da un principio delle tenebre, da una natura cattiva coeterna a Dio sommo Bene e che anch'essi sono mali immutabili e non contro quelli che, sinceramente fedeli alla vera fede cristiana, affermano che in questa terra il corpo è corruttibile ed è un peso per l'anima. ( Sap 9,15 )

All'inizio certamente non era stato creato tale e posto nel Paradiso e non sempre resterà tale; il corpo è destinato ad essere mutato dalla incorruzione e dalla immortalità e già fin d'ora esso comincia ad essere tempio di Dio ed è abbellito dalla purezza coniugale, vedovile o anche verginale.

Anche se … la carne ha voglie contro lo spirito, ( Gal 5,17 ) lo spirito ha contro la carne desideri tali da non offrire al peccato le sue membra quale strumento d'iniquità. ( Rm 6,13 )

5.18 - Un testo autentico di Basilio a favore dei peccato originale

Ascolta con attenzione, in merito al problema che al presente ci riguarda, quanto S. Basilio afferma senza ambiguità circa il peccato del primo uomo che tocca anche noi.

Quantunque l'abbia trovato già tradotto, per aderire maggiormente all'originale, ho preferito tradurlo dal greco parola per parola.

In un discorso Sul digiuno dichiara: "Nel Paradiso il digiuno fu stabilito per legge.

Il primo ordine che ricevette Adamo fu: Non mangerete dall'albero della scienza del bene e del male. ( Gen 2,17 )

Non mangerete è il digiuno: l'inizio costitutivo della legge.

Se Eva avesse digiunato dall'albero, noi non avremmo bisogno di questo digiuno.

Non sono i sani che hanno bisogno del medico ma gli ammalati. ( Mt 9,12 )

Ci siamo ammalati per il peccato e saremo guariti dalla penitenza.

La penitenza senza il digiuno è vuota.

La terra maledetta produrrà spine e triboli. ( Gen 3,17-18 )

Ti è stato comandato di rattristarti, o forse di rallegrarti?".

Un po' più avanti, nello stesso discorso, afferma: "Siamo caduti dal Paradiso perché non abbiamo digiunato.

Digiuniamo, dunque, e vi ritorneremo".25

Se avessi letto queste ed altre parole di S. Basilio, o, nel caso le abbia lette, le avessi seriamente meditate, non ti saresti mai permesso, per offuscare la vista agli ignoranti, di citare dai suoi scritti, non so con quale intento, parole che non hanno a che fare con la nostra controversia.

Senti che non avremmo bisogno di questo digiuno, se l'uomo non avesse trasgredito la legge del digiuno nella felicità del Paradiso, e continui a negare che si nasce soggetti al peccato dei primi uomini?

Senti le parole successive: "Non sono i sani che hanno bisogno del medico" ed osi negare che per la colpa di quei primi uomini abbiamo perduto la salute nella quale eravamo stati creati?

Senti che la condanna proferita contro il primo uomo: La terra produrrà per te spine e triboli, tocca anche a noi ed osi negare che sono soggetti al peccato quelli che pur credi soggetti alla condanna?

Senti che noi dobbiamo tornare al Paradiso da dove siamo caduti ed osi negare che tocca anche a noi il peccato di quelli che nel Paradiso erano allora i soli uomini, ma nei quali eravamo presenti anche noi?

5.19 - La fede dei vescovi orientali, intervenuti al sinodo di Diospoli

Che dire di più? Vedi un po' tu stesso se dall'Oriente ti sono sufficienti questi due uomini tanto famosi, dotati di tanta chiara santità e, come si tramanda, anche fratelli di sangue.

Dì pure che non bastano. Abbiamo altri quattordici vescovi orientali: Eulogio, Giovanni, Ammoniano, Porfirio, Eutonio, Porfirio, Fido, Zonino, Zoboenno, Ninfidio, Cromazio, Giovino, Eleuterio, Clemazio.

Tutti della stessa regione li possiamo introdurre insieme nel nostro consesso.

Sono gli stessi che sedettero quali giudici dinanzi a Pelagio, e che, come uomini, ritenendolo cattolico per il fatto che dalla parte opposta non c'era nessun avversario che l'accusasse, lo dichiararono cattolico.

Pelagio sarebbe stato sicuramente condannato se, dinanzi ad essi, non avesse condannato coloro che dicevano: "Il peccato di Adamo ha leso soltanto lui e non tutto il genere umano, e i bambini appena nati si trovano nello stato di Adamo prima del peccato ed avranno la vita eterna anche senza avere ricevuto il battesimo".

Che ti giova raccogliere occasioni, appigli, artifizi affinché le cose semplici non appaiono chiare e le cose chiare risplendenti?

Chi non vede come quei giudici hanno inteso questa verità secondo la Chiesa Cattolica, che ovunque esorcizzando e alitando, libera i bambini dal potere delle tenebre, e non come lo intendete voi, o meglio, lo predicate voi?

Nonostante tutto avete avuto il coraggio di dire che "il peccato di Adamo ha leso il genere umano per imitazione e non per propagazione e che i bambini appena nati non si trovano nello stato di Adamo prima del peccato solo perché Adamo era capace di ricevere un comando mentre i bambini non lo sono ancora".

Con questi nebulosi discorsi Pelagio crede di aver eluso quel tribunale, e voi, per parte vostra, aderite appieno a tale nefandezza e ridete che tanti vescovi siano stati da lui ingannati.

Potete forse con qualche astuzia travisare il senso delle parole: "I bambini avranno la vita eterna anche senza aver ricevuto il battesimo", o potete coprirle con qualche foglia di fico?

Dinanzi a quei giudici cattolici Pelagio non poté far altro che condannare quelli che affermano tali cose.

Temendo di essere condannato dagli uomini, dinanzi ad essi condannò il proprio pensiero.

Se non sentite di far questo vuol dire che siete d'accordo con noi.

Siccome però di fatto voi non siete d'accordo con noi, è evidente che lo siete con lui.

Per questo vi condanneranno quei vescovi orientali dinnanzi ai quali Pelagio, temendo di essere condannato, condannò quelli che la pensavano così, mentre avrebbe dovuto essere condannato insieme con essi, che egli stesso aveva condannato, dal momento che conservava nel cuore ciò che condannava con la bocca.

Nei suoi scritti, infatti, si trova ciò che aveva condannato con la bocca.

In questo momento, però, non parlo con lui. Sto discutendo con te, cosa rispondi?

Ci sono tanti giudici orientali: leggiamo il resoconto dei fatti avvenuti dinanzi ad essi.

Leggiamo che Pelagio fu obiettato di aver detto che "i bambini avranno la vita eterna anche senza aver ricevuto il battesimo", e che egli condannò quelli che facevano una tale affermazione perché, in caso contrario, non avrebbe potuto sfuggire alla condanna di quei vescovi.

Che dici ora? Avranno o non avranno la vita eterna i bambini che escono da questa vita senza aver ricevuto il battesimo?

Se rispondi: "l'avranno", ti condanneranno le parole stesse del tuo Pelagio e di tutti quelli da cui Pelagio temette di essere condannato.

Se poi rispondi: "non l'avranno", ti domando per quale motivo una innocente immagine di Dio è punita con la privazione della vita eterna, se nessun peccato si contrae con l'umana propagazione?

Se poi si contrae qualche colpa, per quale motivo chiamate manichei quelli che la pensano così, quelli cioè dai quali Pelagio sarebbe stato condannato se non avesse finto di pensarla alla stessa maniera?

5.20 - Unica fede dei vescovi occidentali e orientali

Bene, ora hai di fronte i vescovi dell'Occidente e quelli dell'Oriente.

Questi ultimi sembravano mancare ed invece ne abbiamo trovati in numero maggiore.

Tutti credono una identica verità: Per opera di un solo uomo il peccato entrò nel mondo e attraverso il peccato la morte; così la morte passò su tutti gli uomini, perché tutti peccarono. ( Rm 5,12 )

Questo è il motivo per cui si crede che tutti nascono soggetti al peccato di quel primo uomo.

Quando tu chiami manichei coloro che credono questa verità, guarda questi Padri, arrossisci di fronte ad essi, sii indulgente con essi, o piuttosto, sii indulgente con te stesso, affinché non succeda che colui che abita in essi e li regge finisca per non avere indulgenza con te.

Se poi ritieni che essi non siano manichei, non hai ragione per affermare che lo sia io.

Mi dichiari tale, infatti, solo perché, riguardo al peccato del primo uomo, a cui ci ha obbligato la nascita carnale e da cui non ci libera se non la rinascita spirituale, io credo quello che essi credono, ritengo quello che essi ritengono, insegno quello che essi insegnano, predico quello che essi predicano.

Arrenditi ad essi e non colpire me. Accetta ciò che dicono e ti lascerò in pace.

Da ultimo, se non vuoi diventare mio amico per loro merito, ti prego almeno di non diventare loro nemico per causa mia.

Ma come puoi non diventarlo se rimani in questo errore? Quanto faresti meglio a staccartene per avvicinarti ad essi!

È possibile che Pelagio e Celestio abbiano su di te tanta influenza da farti non solo abbandonare, ma addirittura chiamare manichei tanti luminari della fede cattolica dell'Oriente e dell'Occidente, antichi o vicini alla nostra età, che sono morti o tuttora viventi?

Stupisco che talvolta dalla tua bocca possa uscire quello che la bruttezza del tuo errore ti spinge a gridare.

Ma è davvero sorprendente che nella faccia dell'uomo, pur essendoci tanto spazio fra la fronte e la lingua, in questa faccenda la fronte non schiacci la lingua.

6.21 - La testimonianza di Giovanni Crisostomo, su cui si appoggiano i pelagiani

Conosco già ciò che vai borbottando. Parla pure, parla, ti ascoltiamo.

Verso la fine della tua opera della quale stiamo trattando, nell'ultima parte, cioè, del quarto libro, scrivi: "San Giovanni di Costantinopoli nega che nei bambini ci sia il peccato originale.

Nell'omelia, infatti, che tenne ai battezzati, dichiara: "Benedetto Iddio che da solo ha fatto cose mirabili, che ha fatto ogni cosa ed ha cambiato ogni cosa.

Quelli che poco prima erano prigionieri ora godono della serenità della libertà; quelli che poco prima erano erranti ora sono cittadini della Chiesa; quelli che poco prima si trovavano nella confusione del peccato, ora si trovano nella fortezza della giustizia.

Essi non solo sono liberi, ma anche santi; non solo santi ma anche giusti; non solo giusti ma anche figli; non solo figli ma anche eredi; non solo eredi ma anche fratelli di Cristo; non solo fratelli di Cristo ma anche coeredi; non solo coeredi ma anche membra; non solo membra ma anche tempio; non solo tempio ma anche strumento dello Spirito".

Vedi quanti sono i benefici del battesimo? E qualcuno crede che la grazia celeste consista solo nella remissione dei peccati!

Ho enumerato dieci benefizi! Per questo battezziamo anche i bambini, pur non essendo macchiati dal peccato, affinché ricevano la santità, la giustizia, l'adozione, l'eredità, la fratellanza di Cristo e diventino sue membra".26

6.22 - Corretta interpretazione del testo

E così tu hai il coraggio di pensare che queste parole del santo vescovo Giovanni siano contrarie alle tesi di tali e tanti santi e che egli debba essere separato dalla loro concordissima compagnia e ritenuto un avversario?

No, ben lontano sia credere o dire che Giovanni di Costantinopoli riguardo alla questione del battesimo dei bambini e della loro liberazione dal chirografo paterno per opera di Cristo, si opponga a tanti colleghi nell'episcopato e soprattutto ad Innocenzo di Roma, a Cipriano di Cartagine, a Basilio di Cappadocia, a Gregorio di Nazianzo, ad Ilario dei Galli, ad Ambrogio di Milano.

È fuori dubbio che ci sono delle questioni, sulle quali, salva restando l'unità della fede, non concordano perfettamente anche ottimi e dottissimi difensori della stessa fede cattolica, e sulle quali dicono cose migliori e più vere di altri.

Ma la questione di cui ora trattiamo riguarda le fondamenta stesse della fede.

Tentare di far vacillare nella fede cristiana il senso delle parole: … La morte venne per opera di un uomo, anche la risurrezione dai morti viene per opera di un uomo.

Come infatti tutti muoiono in Adamo, così pure tutti in Cristo saranno richiamati in vita, ( 1 Cor 15,21-22 ) significa distruggere tutto quanto crediamo in Cristo.

Senza dubbio Cristo è il Salvatore anche dei bambini.

Se non sono redenti da Lui, certamente periranno perché senza la sua carne e il suo sangue non possono avere la vita.

Questo ha pensato, questo ha creduto, questo ha imparato ed insegnato anche Giovanni.

Sei tu che volgi il senso delle sue parole nella tua direzione.

Egli ha detto, è vero, che i bambini non hanno peccati, ma quelli personali.

E giustamente proprio per questo li chiamiamo innocenti secondo il detto dell'Apostolo: Quando non erano ancora nati non avevano compiuto alcunché di bene o di male, ( Rm 9,11 ) ma non secondo l'altro detto: Per la disubbidienza di un solo uomo gli altri furono costituiti peccatori. ( Rm 5,19 )

Il nostro Cipriano poteva dire dei bambini la stessa cosa di Giovanni allorquando affermava che "i bambini non hanno peccato in nulla e che ad essi sono rimessi non i peccati personali, ma quelli di altri".27

Paragonandoli dunque agli adulti, i cui peccati personali sono rimessi nel battesimo, Giovanni ha detto che "i bambini non hanno peccati", ma non nel senso che tu riporti le sue parole: "non sono macchiati dal peccato", volendo far intendere che non sono macchiati dal peccato del primo uomo.

Questo errore, per la verità, non lo attribuirei a te, ma al traduttore, anche se in alcuni codici che riportano la stessa traduzione, si legge non "dal peccato", bensì "dai peccati".

Per la qual cosa non mi meraviglierei che qualcuno di voi non abbia preferito scrivere il singolare perché si intendesse un solo peccato secondo le parole dell'Apostolo: Poiché il giudizio che tenne dietro a quell'unico si conchiuse con una condanna; ma l'opera di grazia che venne dopo le tante colpe si conchiuse con la giustificazione. ( Rm 5,16 )

Quell'"unico" null'altro vuol significare se non peccato.

Ora, affinché non si intendesse che i bambini sono macchiati da esso, voi avete preferito scrivere non "essi non hanno peccati", come diceva Giovanni, espressione che fa pensare ai peccati personali, e neppure "non sono macchiati dai peccati", come la traduzione stessa riporta in alcuni codici, ma "non sono macchiati da peccato", affinché venisse in mente solo il peccato del primo uomo.

Evitiamo i pregiudizi. Si può trattare di errore di trascrizione o di diversa traduzione.

Riporterò quindi le stesse parole greche usate da Giovanni: " Διά τοϋτο χαί τά παιδία βαπτίζομ;ν καί τοι άματήματα ούκ έχοντα ", che in latino traduciamo: "perciò battezziamo anche i bambini quantunque non abbiano peccati".

Vedi bene che egli non ha detto: "i bambini non sono macchiati da peccato" o "da peccati", ma semplicemente: "non hanno peccati"; aggiungi "personali" e cesserà ogni contrasto.

Mi dirai: perché non ha aggiunto egli stesso "personali"?

Probabilmente perché, parlando nella Chiesa Cattolica, riteneva che nessuno avrebbe inteso diversamente e, siccome nessuno sollevava tali problemi, egli poteva parlare con maggiore tranquillità, non essendoci ancora voi a litigare.

6.23 - Apostrofe di S. Giovanni Crisostomo

Vuoi sentire che altro egli ha detto con molta chiarezza su questo argomento?

Ebbene, unisco anche lui a quell'assemblea di santi.

Tra i miei testimoni o, meglio, tra i nostri giudici metto anche colui che hai creduto far tuo patrono.

Dovrai chiamare manicheo anche lui.

Vieni avanti, Giovanni, entra pure e siedi accanto ai tuoi fratelli, dai quali nessuna ragione e nessuna tentazione ti ha separato.

È necessario, sommamente necessario il tuo pensiero, perché questo giovane crede di aver trovato nei tuoi scritti del materiale col quale distruggere e svuotare il pensiero di tanti tuoi colleghi nell'episcopato.

Se veramente egli avesse trovato nei tuoi scritti qualcosa di simile, e fosse chiaro che tu la pensavi come la pensa lui ora, è evidente, con tua buona pace, che noi non avremmo mai potuto preferire te solo a tali e tanti nomi in una questione su cui la fede cristiana e la Chiesa Cattolica non hanno mai mutato parere.

No, non può essere che tu, pur pensando in una maniera diversa, abbia occupato nella Chiesa un posto così eminente.

Di qualcosa dunque che possa confondere ed intimidire questo giovane, che accusa me e che, perdonami, accuserà anche te quando gli avrò chiarito il tuo pensiero su questo argomento.

Chiama infatti manicheismo il sostenere che i bambini hanno bisogno dell'aiuto di Cristo liberatore, per essere liberati dalla condanna alla quale sono legati a causa del peccato del primo uomo.

Quando avrà capito che anche tu pensi questo, o si correggerà dall'errore di Pelagio o dovrà accusare anche te di manicheismo.

Per portargli un beneficio vero, dunque, non facciamo caso al suo falso insulto.

6.24 - Testi di S. Giovanni Crisostomo a favore del peccato originale

Ascolta pertanto, o Giuliano, quello che Giovanni dice insieme con gli altri Dottori cattolici.

Scrivendo ad Olimpia dichiara: "Quando Adamo commise quel grave peccato e condannò insieme tutti gli uomini, espiava nel dolore la sua colpa".28

Parlando della risurrezione di Lazzaro, aggiunge: "Cristo pianse perché la mortalità è precipitata a tal punto che, scacciata dalla eternità, amò gl'inferi.

Cristo pianse perché quelli che avrebbero potuto essere immortali furono resi mortali dal diavolo".29

Cosa si poteva dire di più esplicito? Cosa rispondi a tutto questo?

Se Adamo col suo grande peccato condannò insieme tutti gli uomini, può forse il bambino nascere senza condanna?

E chi può liberarlo da questa condanna se non Cristo?

Se anche in Lazzaro la mortalità, scacciata dall'eternità, amò gl'inferi, quale dei mortali può dirsi escluso da questa colpa e da questa caduta, causa al primo uomo della perdita dell'immortalità, che avrebbe ricevuto se non avesse peccato?

Se il diavolo fece diventare mortali quelli che avrebbero potuto essere immortali, per quale motivo i bambini muoiono se non sono soggetti al peccato di quel primo uomo?

Che forse i bambini non sono sottratti al regno della morte solo per opera di Colui nel quale tutti trovano la vita?

6.25 - Dall'omelia 9 Sulla Genesi

In un altro suo discorso lo stesso Giovanni affronta la questione del perché le bestie feriscano o uccidano gli uomini, nonostante l'evidente comando con cui Dio le aveva assoggettate all'uomo, affinché avesse potere su di loro. ( Gen 1,28 )

Il Santo risolve la questione affermando che prima del peccato tutte le belve erano di fatto sottomesse all'uomo e che, se ora gli nuocciono, è conseguenza del primo peccato.

La trattazione è troppo lunga per essere inserita in quest'opera, ma è opportuno che ne annoti almeno qualche cosa: "Noi temiamo le bestie, egli scrive, e ne abbiamo paura, non dico di no.

Abbiamo perduto il dominio su di esse. Questo però non significa che la legge di Dio sia falsa.

All'inizio le cose non stavano così: le bestie avevano timore e tremore ed erano sottomesse al padrone.

Perduta la fiducia, abbiamo perduto anche il privilegio. Come lo sappiamo?

Dio portò le bestie ad Adamo perché trovasse loro un nome e Adamo non si tirò indietro come se avesse paura".

Poco più innanzi aggiunge: "È un segno che all'inizio le bestie non erano di spavento all'uomo.

C'è un secondo fatto più convincente ancora del primo: il discorso che il serpente fece alla donna.

Se le bestie fossero state di spavento agli uomini, la donna non sarebbe rimasta di fronte al serpente, non ne avrebbe ricevuto il consiglio, non avrebbe parlato con lui con tanta familiarità, ma si sarebbe spaventata e sarebbe scappata via dal suo cospetto.

Essa invece parlò e non ebbe paura. Non c'era ancora questa paura.

La venuta del peccato ha sottratto i privilegi".

Un po' più avanti aggiunge: "Fino a quando l'uomo aveva fiducia in Dio, egli era terribile per le bestie.

Dopo averlo offeso cominciò a temere anche i più piccoli degli esseri che gli erano soggetti.

Se per te non è così, dimostrami che prima del peccato le bestie erano terribili per gli uomini.

Non ti sarà possibile. Se dopo tanti eventi è subentrata la paura, anche questo è avvenuto per la provvidenza del Signore.

Qualora, infatti, dopo che il comando dato da Dio fu rimosso ed infranto, se il privilegio che gli era stato dato fosse rimasto intatto l'uomo non si sarebbe facilmente risollevato".30

Appare chiaro pertanto come in questa disputa San Giovanni ha dimostrato che il peccato, entrato nel mondo per mezzo di un solo uomo, è diventato un peccato comune a tutti, così come è una paura comune a tutti quella per le bestie.

Queste non risparmiano neppure i bambini, mentre essi, secondo questo trattato di Giovanni, non dovrebbero essere né lesi né spaventati se non fossero legati al laccio di quell'antico peccato.

6.26 - Dall'omelia ai Neofiti

Suvvia, Giuliano, suvvia, dichiara che anche costui è manicheo! Perché hai timore di farlo?

Anche egli ha fatto tanta ingiuria alla natura, della quale difendete l'innocenza, ed ha sostenuto la propagazione della condanna.

Frena te stesso, piuttosto, e, se c'è qualcosa di sanabile nella tua mente, correggilo.

Cerca di comprendere una buona volta in qual senso Giovanni ha detto che i bambini non hanno peccati.

Non voleva intendere che i bambini non sono legati dal peccato originale, ma che non hanno commesso alcun peccato personale.

Se l'avessi letta per intero, avresti trovato tutto questo nella stessa omelia.

Se poi dici di averla letta, non riesco proprio a capire come ti sia potuto sfuggire, e se non ti è sfuggito, mi meraviglio che non ti abbia fatto ravvedere, ammesso che per te valga qualcosa l'autorità di Giovanni.

Se poi, dopo aver letto quella omelia, e soprattutto dopo avere esaminato attentamente e meditato il passo che ti ho ricordato, hai creduto di dover restare nella tua opinione, perché hai inserito alcune sue parole nel tuo scritto?

Forse per invitarci a leggerla tutta e scoprire dove cogliere e confutare le tue insidie?

Quale espressione più chiara di questa: "Cristo è venuto una volta sola e ci ha trovati obbligati alle cauzioni paterne sottoscritte da Adamo.

Egli ci ha fatto vedere l'inizio del debito ed ha accresciuto l'interesse per i nostri peccati".31

Non senti che quest'uomo, esperto nella fede cattolica e maestro per gli altri, distingue bene il chirografo paterno, giunto a noi per eredità, da quei debiti il cui interesse si è accresciuto per i nostri peccati.

Non comprendi cosa viene perdonato nel battesimo dei bambini, che non hanno contratto debiti personali, ma non sono stati immuni dal chirografo paterno?

Le sue parole non tradotte suonano così in greco: 

Εχται άπαξ ό Хιστός, ϋν ήμών χιόγαφον, ό τι έγαφν ό Аδαμ.

Еκίνος τήν άχήν ίσήγαγν τοϋ χίους, Іμϊς τόν δανισμόν ηυξήσαμν ταϊς μταγνστέαις άματίαις.

Tradotte alla lettera queste parole significano: "Cristo è venuto una volta sola, ha trovato il nostro chirogralo paterno che aveva firmato Adamo.

Quello diede inizio al debito, noi abbiamo accresciuto l'interesse con i peccati posteriori".

Che forse si è contentato di dire "chirografo paterno", senza aggiungere "nostro"?

Ha voluto con questo sottolineare che, prima ancora di aumentare l'interesse con i nostri peccati posteriori, il debito di quel chirografo paterno già ci apparteneva.

6.27 - Dall'omelia 10 sulla Lettera ai Romani

Leggi pure l'esposizione che lo stesso santo fa del passo dell'Apostolo dove è scritto: Per opera di un solo uomo il peccato entrò nel mondo. ( Rm 5,12 )

Vedrai illuminarsi ancor più chiaramente la verità di questa fede cattolica.

Mi limiterò a citare pochi passi perché sarebbe troppo lungo inserire in questa mia opera tutta l'omelia.

"È chiaro, egli scrive, che a contaminare ogni cosa non è stato il peccato derivante dalla trasgressione della legge, ma quello derivante dalla disobbedienza di Adamo".32

"La morte - aggiunge poco dopo - dominò da Adamo fino a Mosè, anche su quelli che non avevano peccato. ( Rm 5,14 )

In che modo dominò? In modo simile alla trasgressione di Adamo, che è figura del futuro. ( Rm 5,14 )

Per questo Adamo è anche figura di Cristo. In quel modo è figura? si domanderà.

Come Adamo è divenuto causa della morte, introdotta dal cibo, per i suoi discendenti, che non avevano mangiato dall'albero, così Cristo a quelli che sono nati da lui, pur senza aver fatto nulla di meritorio, ha procurato la giustizia che ha donato a tutti noi per mezzo della croce".33

In un altro passo della stessa omelia aggiunge: "Quando un giudeo ti domanderà come è possibile che il mondo sia stato salvato in virtù del solo Cristo, gli potrai rispondere: alla stessa maniera che tutto il mondo fu condannato per la disobbedienza del solo Adamo, anche se non c'è parità tra la grazia e il peccato, la morte e la vita, Dio e il diavolo".34

Più avanti ancora scrive: "Ma il fallo non è pari al dono.

Se per il fallo di uno solo gli altri morirono, con quanta più abbondanza si riversò su tutti gli altri la grazia di Dio ed il dono conferito per merito di un solo uomo Gesù Cristo. ( Rm 5,15 )

Queste parole vorrebbero dire che: se il peccato, ed il peccato di un solo uomo, ha avuto tanta potenza, come è possibile che la grazia, la grazia di Dio, non solo del Padre ma anche del Figlio, non possa valere molto di più?

Questo è molto più ragionevole. L'essere infatti condannati gli uni per gli altri non sembra molto ragionevole, ma l'essere salvati gli uni per gli altri è senz'altro molto più decente e più ragionevole.

Se è avvenuto quello, a maggior ragione questo".35

Nei brani successivi aggiunge: "Il giudizio che tenne dietro a quel solo peccato si conchiuse con una condanna; ma l'opera di grazia che venne dopo le tante colpe si conchiuse con la giustificazione. ( Rm 5,16 )

Questo significa esattamente che, come il peccato poté introdurre la morte e la condanna, così la grazia non solo distrusse quel peccato, ma anche tutti gli altri che sarebbero venuti dopo".36

Un po' più avanti scrive sullo stesso argomento: "Siccome sono pervenute molte cose buone l'Apostolo, per dimostrare che non fu distrutto solo quel peccato, ma anche tutti gli altri, dice: L'opera di grazia che venne dopo le tante colpe si conchiuse con la giustificazione".37

E subito dopo aggiunge: "Dapprima aveva detto: se il peccato di uno solo diede la morte a tutti, a maggior ragione la grazia di uno solo poteva salvare tutti; e subito dopo: la grazia non ha distrutto solo quel peccato, ma anche tutti gli altri.

Anzi, non solo ha distrutto tutti i peccati, ma ha donato anche la giustificazione.

Cristo non ha portato un beneficio solo uguale al danno arrecato da Adamo, bensì uno molto più ampio e più largo".38

Nella stessa opera, più avanti, trattando del battesimo, Giovanni cita le parole dell'Apostolo: "Non sapete forse che tutti noi che fummo battezzati in Cristo Gesù, fummo battezzati nella sua morte?

Fummo, col battesimo, sepolti con lui nella morte. ( Rm 6,3-4 )

Che significa fummo battezzati nella sua morte? Significa che dobbiamo morire anche noi come lui.

La croce è il battesimo. Quello che la croce e la sepoltura sono stati per Cristo, il battesimo lo è diventato per noi.

Non alla stessa maniera, però. Egli infatti morì e fu sepolto nella carne, noi invece lo siamo nel peccato.

Per questo l'Apostolo non ha detto: Siamo diventati un essere solo con lui nella morte, bensì nella somiglianza della morte. ( Rm 6,5 )

L'una e l'altra sono morte, ma non subordinate allo stesso soggetto.

La prima appartiene alla carne di Cristo, la nostra al peccato. Come la prima è vera, così anche la nostra".39

6.28 - S. Giovanni Crisostomo perfettamente cattolico

Puoi forse ancora dubitare che San Giovanni è tanto lontano dal vostro sentire quanto è vicino al sentire cattolico?

Che forse nella esposizione del passo dell'Apostolo: Per opera di un solo uomo il peccato entrò nel mondo, ( Rm 5,12 ) passo assolutamente necessario alla questione che si agita tra noi, e di tutti gli altri passi ad esso connessi, c'è in qualche angolo sentore di quello che voi sostenete, che cioè il peccato si deve intendere trasmesso per imitazione e non per nascita?

Non dice forse che ogni cosa è stata contaminata da quel solo peccato, distinguendolo così dagli altri commessi ed introdotti successivamente, che voi attribuite all'imitazione e non alla discendenza, sicché si dica che non solo quello, ma questi e quello sono stati distrutti dalla grazia di Cristo?

Che forse non spiega le parole dell'Apostolo sul battesimo: Tutti noi che fummo battezzati in Cristo, fummo battezzati nella sua morte, ( Rm 6,3 ) in modo da far capire che chi è battezzato in Cristo, muore al peccato come è morto Cristo nella carne, dal momento che essere battezzati in Cristo altro non è che morire al peccato?

A quale peccato muore il bambino se non ha contratto quello originale?

O forse i bambini non sono battezzati nella morte di Cristo?

L'Apostolo però non ha detto: "alcuni", ma tutti noi che fummo battezzati in Cristo, fummo battezzati nella sua morte.

Ai battezzati nel battesimo cristiano direte forse che non sono battezzati in Cristo, per evitare di essere soffocati dalla definizione di Giovanni il quale sostiene che, per i battezzati in Cristo, il battesimo è esattamente quello che la croce e la sepoltura sono stati per Cristo, come egli, cioè, è morto alla carne, così essi sono morti al peccato?

A questo uomo, a questo grande difensore della fede cristiana e di questo dogma cattolico, avete preteso attribuire il vostro insegnamento, come se avesse detto che "i bambini non sono macchiati del peccato del primo uomo", mentre di fatto ha detto che "essi non hanno peccati", volendo intendere i peccati personali, come tante e tanto lucide testimonianze dimostrano.

Indice

21 Gregorio Naz., Orat. (in Natalem Christi) 38, 4: PG 36, 315
22 Gregorio Naz., Orat. (in Natalem Christi) 38, 17: PG 36, 330s
23 Gregorio Naz., Orat. 41, 14: PG 36, 447
24 Basilio, Quod Deus non est auctor malorum 5: PG 31, 342
25 Basilio, De ieiunio, 1, 3-4; PG 31, 167
26 Giov. Crisostomo, Homil. ad neophytos
27 Cipriano, Ep. 64, 5; PL 3, 1054 s
28 Giov. Crisostomo, Ad Olympiam 3, 3: PG 52, 574
29 Giov. Crisostomo, Homil. de Lazaro resuscitato
30 Giov. Crisostomo, Homil. in Gn 9, 4: PG 53, 78-79
31 Giov. Crisostomo, Homil. ad neophitos
32 Giov. Crisostomo, Homil. 10 in Ep. ad Rm 1: PG 60, 475
33 Giov. Crisostomo, Homil. 10 in Ep. ad Rm 1: PG 60, 475
34 Ibidem.
35 Giov. Crisostomo, Homil. 10 in Ep. ad Rm 1: PG 60, 476
36 Giov. Crisostomo, Homil. 10 in Ep. ad Rm 2: PG 60, 476
37 Ibidem
38 Giov. Crisostomo, Homil. 10 in Ep. ad Rm 2: PG 60, 476
39 Giov. Crisostomo, Homil. 10 in Ep. ad Rm 4: PG 601, 480