Contro Giuliano |
Se dicessi, o Giuliano, che disprezzo le offese e le imprecazioni delle quali, acceso d'ira, hai riempito i tuoi quattro libri, mentirei.
Come infatti potrei disprezzarle, pensando alla testimonianza della mia coscienza, secondo la quale sento di dovermi o rallegrare per me o addolorare per te e per quanti sono ingannati da te?
Chi mai disprezza l'oggetto della propria gioia o del proprio dolore?
Per nessun motivo noi disprezziamo quello che per un verso ci rallegra e per un verso ci rattrista.
Causa della mia gioia è la promessa del Signore che dice: [ Beati siete quando vi oltraggeranno e vi perseguiteranno ] e diranno, mentendo, ogni male contro di voi per causa mia, gioite ed esultate, perché la vostra ricompensa è grande nei cieli. ( Mt 5,11-12 )
Causa della mia tristezza invece è il sentimento dell'Apostolo che afferma: Chi è debole, e debole non lo sia anch'io con lui?
Chi soffre scandalo senza che io mi senta bruciare? ( 2 Cor 11,29 )
Ma queste parole le puoi dire anche tu per la tua tesi, che ritieni sia la vera.
Lasciamo dunque da parte, se vuoi, queste cose comuni che possono essere dette da entrambi, quantunque non possano essere dette da entrambi con identica verità.
Innanzitutto, chiedo, perché ti vai gloriando di avere risposto almeno apparentemente al mio libro, dal momento che, nei tuoi quattro, non hai toccato neppure la quarta parte del mio per confutarla, e, per scansare le mie argomentazioni, hai fatto salti tanto vistosi da escludere quasi la possibilità che ci possano essere lettori dell'una o dell'altra opera, della mia cioè e della tua, in grado di rendersene conto.
Pressoché superfluo, poi, è il dimostrare come le poche argomentazioni che, come dicevo, a mala pena rappresentano la quarta parte del mio libro e che tu, quasi con l'impeto di una quadriga, hai cercato di abbattere e di schiacciare col frastuono dei tuoi quattro voluminosi libri, ritenendole più vulnerabili, restano anch'esse ben salde, non fosse altro che in considerazione delle rimanenti argomentazioni, di numero di gran lunga superiore, che tu hai avuto timore di toccare.
È opportuno tuttavia esortare tutti coloro che vorranno rendersene conto a non farsi rincrescere di leggerli entrambi, quello che ho scritto io e quello che hai scritto tu.
La cosa apparirà talmente chiara ed evidente che sarebbero veramente ottusi quelli che mi chiedessero di dimostrarlo.
Or dunque, poiché vedo che tu, abbandonato dalla verità, sei passato agli insulti, tratterò l'argomento nel modo seguente.
Per prima cosa dimostrerò a quali e quanti Dottori della Chiesa Cattolica tu non esiti ad arrecare intollerabile offesa, con l'accusa di manicheismo, e come, nell'intento di colpire me, scagli contro di essi i tuoi dardi sacrileghi.
Ti mostrerò poi come tu stesso sei di tanto aiuto al dannoso ed empio errore dei manichei al punto che essi non riescono a trovare un pari difensore neppure tra i propri amici.
In terzo luogo confuterò nel modo più breve possibile le tue vane sottigliezze e i tuoi elaborati argomenti con affermazioni non mie, ma di coloro che sono vissuti prima di noi ed hanno difeso la Chiesa Cattolica contro gli empi.
Per ultimo, dal momento che, se non cambierai idea, sarai costretto a combattere anche quei Dottori della Chiesa Cattolica e sostenere che, in questa questione, neppure essi si sono trovati in possesso della verità cattolica, con l'aiuto di Dio difenderò la mia e la loro fede.
Apparirà chiaro allora quanto aiuto arrecheranno ai manichei non solo le tue parole, come ho promesso di dimostrare nel secondo punto, ma gli stessi dommi pelagiani, comuni a tutti voi.
Poni attenzione pertanto al modo col quale svolgerò la prima parte della mia trattazione.
Tra di noi, almeno per quanto attiene l'intento dei mio libro, al quale ti vanti di aver risposto con i tuoi quattro, è in discussione la mia seguente affermazione: il matrimonio deve essere lodato in maniera tale che in nessun modo gli si possa imputare a colpa o a disprezzo il fatto che tutti gli uomini nascono soggetti al peccato dei primi uomini.
Negare questo significa minare i fondamenti stessi della fede cristiana.
Ho scritto un libro Sul matrimonio e la concupiscenza proprio per distinguere il bene del matrimonio dal male, da cui si contrae il peccato originale.
Al contrario, tu affermi che il matrimonio deve essere senz'altro condannato a meno che chi nasce da esso non sia immune da ogni obbligazione di peccato.
Per questo ti glori di avere confutato il mio libro con i tuoi quattro.
Volendo distogliere gli uomini dalla saldissima fede cattolica per portarli al vostro nuovo errore, attraverso i tuoi libri cerchi di infondere nella sensibilità dei lettori l'orrore della peste manichea.
Vorresti fare intendere che sono assertori del "male naturale" al pari dei manichei coloro che affermano che i bambini, nati da Adamo secondo la carne, contraggono con la prima nascita il contagio della morte antica ed hanno bisogno, di conseguenza, di una seconda nascita affinché, purgati dapprima con la remissione del peccato originale per mezzo del lavacro di rigenerazione e diventati figli di Dio adottivi, siano trasferiti nel regno del suo Unigenito.
Questa accusa di manicheismo la faceva pure Gioviniano quando negava che la verginità di Maria santa nella concezione fosse rimasta integra anche durante il parto, come se l'affermare che Cristo è nato dalla verginità incorrotta della madre significasse pensare insieme ai manichei Cristo come un fantasma.
Con l'aiuto dello stesso Salvatore, però, i cattolici disprezzarono quello che sembrava un argomento acutissimo sciorinato da Gioviniano, si rifiutarono di credere che Maria santa si fosse corrotta nel parto e che il Signore fosse stato un fantasma, e riaffermarono che Maria rimase vergine nel parto e diede alla luce Cristo con un corpo reale.
Alla stessa maniera essi disprezzeranno le vostre calunniose e vuote chiacchiere e non inventeranno alla maniera dei manichei un principio naturale del male, ma, secondo l'antica e vera fede cattolica, non avranno alcun dubbio che Cristo, svuotando il chirografo del debito paterno, è il liberatore dei bambini.
Tu però, che tanto frequentemente ci accusi di manicheismo, se sei sveglio, considera un po' quali e quanti uomini, quali e quanti difensori della fede cattolica colpisci con tale esecranda incriminazione.
Non prometto di raccogliere su questo argomento le affermazioni di tutti, né tutte le affermazioni di quelli che citerò.
Sarebbe troppo lungo e non è affatto necessario.
Ne riporterò soltanto poche e di pochi autori; ma sufficienti a fare arrossire e cedere i nostri avversari, purché in essi il timor di Dio o il pudore umano riescano a superare la loro grande ostinazione.
Ireneo, vescovo di Lione, che visse non molto tempo dopo gli Apostoli, scrive: "Gli uomini non si possono salvare dall'antica piaga del serpente, se non attraverso la fede in colui il quale, nella somiglianza della carne di peccato, innalzato da terra sul legno del martirio, attirò ogni cosa a sé e diede la vita ai morti".1
Lo stesso Ireneo ancora: "Come per mezzo di una vergine il genere umano fu assoggettato alla morte, così, con identica predisposizione, fu sciolto dalla morte per mezzo di una vergine: la disubbidienza di una vergine fu compensata dall'obbedienza di una vergine.
Poiché il peccato della prima creatura fu purificato dal sacrificio del Primogenito e l'astuzia del serpente fu sconfitta dalla semplicità della colomba, noi siamo stati sciolti da quei legami che ci tenevano soggetti alla morte".2
Vedi dunque cosa l'antico uomo di Dio pensava dell'antica piaga del serpente?
Cosa pensava della somiglianza della carne del peccato in virtù della quale viene sanata la piaga del serpente nella carne del peccato?
Vedi cosa pensava del peccato della prima creatura per cui eravamo legati?
Una testimonianza ancor più limpida della stessa fede ce la dà il santo vescovo e martire Cipriano: "Se qualcosa può impedire agli uomini il conseguimento della grazia, a maggior ragione peccati più gravi lo possono impedire agli adulti, a quelli avanzati in età ed ai vecchi.
Se però i più grandi peccatori e coloro che hanno peccato molto contro Dio ottengono la remissione dei peccati quando arrivano alla fede e nessuno viene escluso dal battesimo e dalla grazia, a maggior ragione non debbono esserne esclusi i bambini, che, nati da poco, non hanno alcun peccato all'infuori di quello che essi, nati da Adamo secondo la carne, hanno contratto dalla prima nascita.
Costoro, anzi, pervengono più facilmente alla remissione dei peccati proprio per il fatto che ad essi vengono rimessi non i peccati propri, ma quelli di altri".3
Le cronache ecclesiastiche riferiscono che Reticio, vescovo di Autun, durante il suo episcopato, ebbe grande autorità nella Chiesa quando a Roma, ove presiedeva la Sede Apostolica il vescovo Melchiade, intervenne come giudice insieme ad altri vescovi e condannò Donato, primo responsabile dello scisma donatista, ed assolse Ceciliano, vescovo di Cartagine.
Parlando del battesimo, egli affermò: "A nessuno sfugge che questa è la fondamentale indulgenza nella Chiesa, in seno alla quale noi deponiamo tutto il peso dell'antico delitto, distruggiamo i primi misfatti della nostra ignoranza e spogliamo il vecchio uomo con i suoi innati delitti".4
Comprendi le espressioni "il peso dell'antico delitto", "i primi misfatti" e "il vecchio uomo con i suoi innati delitti"?
Ed osi ancora costruire una rovinosa novità contro tutto questo?
Il vescovo spagnolo Olimpio, uomo di grande gloria nella Chiesa ed in Cristo, affermò in un suo discorso ecclesiastico: "Se la fede fosse rimasta sempre incorrotta sulla terra ed avesse continuato a seguire le orme fissate, che pur indicate lasciò, non avrebbe mai sparso con la mortifera trasgressione della prima creatura il vizio nel seme, cosicché il peccato nascesse con l'uomo".5
Puoi tu dire qualcosa contro di me senza che debba essere costretto a dirlo contro costui, o, meglio, contro tutti costoro?
Una sola, infatti, è la fede cattolica di tutti, che concordemente credono ed all'unisono professano: Per opera di un solo uomo il peccato entrò nel mondo … perché tutti peccarono, ( Rm 5,12 ) e, con la cattolica antichità, distruggono le vostre innovatrici presunzioni.
Ascolta ancora qualcosa che possa commuoverti maggiormente, che possa turbarti e, volesse il cielo cambiarti in meglio.
Chi non conosce Ilario, il venerando vescovo dei Galli, strenuo difensore della Chiesa Cattolica contro gli eretici?
Rifletti su quello che egli dice parlando della carne di Cristo: "Essendo stato inviato in una carne simile a quella del peccato, ( Rm 8,3 ) non ebbe il peccato alla stessa maniera che ebbe la carne.
Ma poiché ogni carne viene dal peccato, ossia deriva dal peccato di Adamo progenitore, egli è stato inviato in una carne simile a quella del peccato, poiché in lui sussiste non il peccato, ma l'immagine della carne del peccato".6
Commentando il salmo centodiciotto nel versetto dove si legge: Vivrà l'anima mia e ti loderà ( Sal 119,175 ) egli afferma: "Il salmista ritiene di non avere la vita in questa vita, poiché aveva detto: Ecco, sono stato concepito nell'iniquità e mia madre mi ha partorito nella colpa. ( Sal 51,7 )
Sa di essere nato da una origine di peccato e sotto la legge del peccato".7
Comprendi quello che ascolti? Stai cercando di rispondere qualcosa?
Se hai il coraggio, osa pure incriminare sul peccato originale un uomo così ricco di ammirazione tra i vescovi cattolici e così famoso per dottrina e per fama.
Ma ecco un altro eccellente dispensatore di Dio che io venero come padre: mi ha generato in Cristo Gesù con il Vangelo, ( 1 Cor 4,15 ) e come ministro di Cristo mi ha lavato con il lavacro di rigenerazione.
Parlo di Sant'Ambrogio, del quale io stesso ho sperimentato la grazia, la costanza, le fatiche, i pericoli per la fede cattolica nelle opere e nei discorsi, e del quale insieme a me tutto il mondo romano non esita a celebrare le lodi.
Nell'Esposizione del Vangelo secondo Luca egli afferma: "L'espressione: Il Giordano si volse all'indietro, ( Sal 114,3 ) significava i futuri misteri del lavacro di salvezza, per il quale i bambini battezzati all'inizio della loro vita sono risanati dalla malizia".8
Nella stessa opera più innanzi continua: "Non il coito virile aprì la vulva verginale, ma lo Spirito Santo infuse il seme immacolato nell'utero inviolabile.
Solo Gesù Signore, tra tutti i nati di donna, in virtù della novità del parto immacolato, non subì il contagio della terrena corruzione, che egli allontanò da sé con la celeste maestà".9
Più innanzi ancora scrisse: "Tutti moriamo in Adamo perché … per opera di un solo uomo il peccato entrò nel mondo e attraverso il peccato la morte; così la morte passò su tutti gli uomini, perché tutti peccarono … . ( Rm 5,12 )
La sua colpa, dunque, è la morte per tutti".10
"Fa' in modo di non essere spogliato - scrive in un altro passo della esposizione allo stesso Vangelo - come fu spogliato Adamo, che, privato della protezione del comandamento celeste e della veste della fede, ricevette una ferita mortale per la quale sarebbe morto tutto il genere umano se quel Samaritano, accorrendo, non avesse curato le sue gravi ferite".11
"Adamo fu - afferma in un altro passo della stessa opera - e tutti fummo in lui; Adamo morì, e tutti morirono in lui".12
Nell'Apologia del profeta Davide Sant'Ambrogio afferma: "Prima ancora di nascere siamo macchiati dal contagio e, prima di venire alla luce, riceviamo l'offesa della stessa origine, e siamo concepiti nella iniquità.
Il salmista non ha detto chiaramente se in quella dei genitori o nella nostra iniquità.
Tutte le madri generano i loro figli nei delitti.
Neanche qui viene detto se la madre partorisce nei suoi delitti o se vi siano già delitti di colui che nasce.
Fa' bene attenzione, però, che non si debbano intendere gli uni e gli altri.
Colui che è concepito non è immune da iniquità perché neppure i genitori mancano di colpa.
Se neppure un fanciullo di un solo giorno è immune da peccato, ( Gb 14,4 sec. LXX ) molto a maggior ragione non sono senza peccato i giorni del concepimento materno.
Noi dunque siamo concepiti nel peccato dei genitori e nasciamo nella loro colpa. ( Sal 51,7 )
Anche il parto però ha i suoi contagi e la natura non ha un contagio solo".13
Nella Esposizione del libro di Tobia, inoltre, egli scrive: "Chi è questo usuraio del peccato se non il diavolo, dal quale Eva prese a prestito il peccato e rovinò tutto il genere umano con l'usura dell'eredità assoggettata?".14
Nella stessa opera aggiunge: "Il diavolo ha ingannato Eva per prendere in trappola l'uomo ed ipotecarne l'eredità".15
Nell'Esposizione del Salmo quarantotto, infine, dichiara: "Una cosa è la nostra iniquità ed una cosa è quella del nostro calcagno, nel quale Adamo fu ferito dal dente del serpente e lasciò l'eredità dell'umana successione indebolita per la sua ferita, sicché a causa di quella ferita tutti zoppichiamo".16
Vieni ora, e obiettami il peccato originale.
Trascura tutti costoro e fingi di ignorare quello che dicono.
Insultami pure con sicumera, facendo impeto contro di me come se non vedessi tali e tanti Dottori della Chiesa santa, i quali dopo una vita ottimamente vissuta e dopo avere sconfitto gli errori del proprio tempo, hanno lasciato gloriosamente questo mondo prima che voi nasceste.
Insultami pure facendo finta di ignorare che sotto il mio nome sono essi ad essere dilacerati.
Sarei disposto a credere, lo confesso, che tu non ti renda conto del male che fai e non attribuirei alla tua impudenza ma alla tua imprudenza l'audacia nell'insultare ostilmente tanti luminari della Chiesa che, al contrario, avresti dovuto fedelmente seguire.
Sarei disposto a credere, ripeto, che tu abbia commesso un sì grave errore per ignoranza, se nel libro al quale credi, o meglio, desideri che si creda che tu abbia risposto, io non avessi riportato una chiarissima testimonianza sul pensiero di sant'Ambrogio.17
O forse non hai letto il punto dove il suddetto vescovo, introducendo la natività di Cristo da una Vergine, afferma: "… Come uomo fu tentato in ogni cosa e come uomo tutto sopportò, ma come nato dallo Spirito si astenne dal peccato.
Ogni uomo, infatti, è menzognero ( Sal 116,2 ): solo Dio è senza peccato.
Resta dunque valida la regola per cui nessuno che sia nato dall'uomo e dalla donna, vale a dire per mezzo dell'unione dei loro corpi, è privo di peccato.
Colui che non conosce il peccato non conosce neppure questo tipo di concepimento".18
Se non hai letto queste parole del venerabile Ambrogio, come hai cominciato a controbattere il libro nel quale esse sono state scritte?
Se poi le hai lette, perché diventi furioso contro di me ed in me denigri lui per primo?
Perché ti sforzi di lacerare il mio nome ed evitando di nominarlo fai di Ambrogio un manicheo?
Lo vedi con quali compagni io sopporto le tue maldicenze?
Vedi con quali compagni io faccio causa comune, compagni che tu, senza alcuna assennata riflessione, cerchi di abbattere e di distruggere con le calunnie?
Comprendi quanto è rovinoso per te rinfacciare un tale orribile crimine a così grandi uomini e quanto sia glorioso per me sentirmi addossare qualsivoglia crimine in compagnia di essi?
Se lo comprendi, rientra in te e taci.
Con tante lingue cattoliche fa' tacere la lingua dei pelagiani ed assoggetta queste bocche funeste a tante bocche venerande.
Se tu, venendo da un banchetto mattutino, come Polemone, fossi entrato ubriaco nella scuola di Senocrate, non avresti dovuto arrossire tanto per la vergogna, quanto di fronte ad un simile raggruppamento di santi.
Tanto più grande deve essere qui il rispetto quanto più veracemente vi si impara la sapienza.
L'aspetto di un sì gran numero di memorabili vescovi è tanto più degno di venerazione di quello del solo Senocrate, quanto Cristo, maestro di costoro, è superiore a Platone, maestro di Senocrate.
Non ho dimenticato certo tuo padre Memore, di felice memoria, il quale nello scambio delle lettere aveva contratto con me una non piccola amicizia e ti aveva reso molto affezionato a me.
Per questo, quando nei tuoi libri ti ho visto non ubriaco per la partecipazione ai banchetti mattutini ma turbolento di folli offese, per calmarti e sanarti ti ho voluto introdurre non nell'aula di qualche filosofo, bensì in una pacifica ed onorata assemblea di santi Padri.
Ci sia una ricompensa al mio lavoro!
Guarda, ti prego, questi Padri come dolcemente e con mansuetudine ti osservano e ti dicono: "Caro Giuliano, siamo forse manichei?".
Cosa risponderai? Con quali occhi li guarderai? Quali argomenti ti potranno venire in aiuto?
Quali categorie di Aristotele, con le quali vuoi apparire dotto, vorresti saper abilmente maneggiare per scagliarti contro di noi come sottile disputatore?
Quali tuoi argomenti oserai sfoderare contro di essi, come punte di diamante o spade pesanti?
Quali armi non fuggiranno da te e non ti lasceranno spoglio?
O forse stai per dire che non hai mai rivolto a nessuno di essi una tale accusa?
Cosa farai quando ti diranno: "Noi tolleriamo più facilmente che tu arrechi infamia col tuo dente maligno ai nostri nomi, anziché alla nostra fede, per la quale i nostri nomi sono scritti nel cielo"?
Risponderai forse: "Io non ho violato minimamente neppure la vostra fede"?
Ma con quale sfacciataggine oserai dire questo tu che reputi manicheismo l'affermare che i nati contraggono da Adamo il peccato originale?
Tutti questi santi Padri hanno affermato e professato questa verità da loro appresa nella Chiesa di Cristo all'inizio della loro formazione e, in virtù dello Spirito Santo, essi hanno rimesso tanti peccati a tutti coloro che sono stati battezzati da adulti ed il solo peccato originale a tanti bambini.
Ti esorto e ti prego con insistenza: guarda tanti e tali Dottori della Chiesa Cattolica e cerca di capire la grave e nefanda ingiuria che rechi ad essi.
Ritieni forse che essi debbono essere disprezzati perché appartengono tutti alla Chiesa Occidentale e tra loro non è menzionato nessun vescovo della Chiesa Orientale?
Che faremo dunque se quelli sono greci e noi latini?
Credo che a te dovrebbe bastare quella parte del mondo nella quale il Signore ha voluto coronare il primo dei suoi Apostoli con un gloriosissimo martirio.
Se tu avessi ascoltato il capo di questa Chiesa, il papa Innocenzo, già da allora avresti cercato di sciogliere la tua gioventù dai lacci dei pelagiani.
Che altro infatti poté rispondere quel santo uomo ai Concilii Africani se non quello che la Chiesa Romana dall'antichità professa con costanza insieme con tutte le altre Chiese?
Tuttavia tu accusi il suo successore [ Zosimo ] del crimine di prevaricazione perché egli non ha voluto opporsi alla dottrina apostolica ed alla decisione del suo predecessore.
In questo momento però non voglio parlare di questo papa perché, lodando chi ti ha condannato, non inasprisca il tuo animo che desidero sanare.
Tu intanto vedi un po' cosa rispondere al papa Innocenzo, che su questo argomento non ha pensato nulla di diverso da coloro nella cui assemblea ho voluto introdurti, seppur serve a qualcosa.
Egli sta seduto insieme ad essi, in un posto più alto, quantunque sia vissuto in un tempo posteriore.
Insieme ad essi egli professa la cristiana verità della necessità di liberare per mezzo della grazia di Cristo i poveri bambini dal peccato originale, che trae origine da Adamo.
Egli afferma che Cristo ha purificato con il lavacro del battesimo tutta la colpa passata, quella cioè del primo uomo, che dal libero arbitrio fu sprofondato nel baratro.19
Sostiene infine che i bambini in nessun modo potrebbero avere la vita20 se non mangiassero la carne del Figlio dell'uomo. ( Gv 6,54 )
Rispondi a lui, o meglio ancora, rispondi allo stesso nostro Signore della cui testimonianza il santo pontefice si è servito e, se ritieni che i nati non contraggono il peccato originale, spiegami: come può un'immagine di Dio essere punita con un supplizio tanto terribile, l'essere cioè, privata della vita?
Ma cosa dirai o cosa risponderai tu che, seppure avrai l'ardire di farlo col beato Innocenzo, non oserai accusare di manicheismo lo stesso Cristo?
Non c'è motivo pertanto che tu ti appelli ai vescovi dell'Oriente.
Anch'essi sono cristiani e una sola è la fede delle due parti della terra: la fede cristiana.
La terra occidentale ti ha generato e la Chiesa Occidentale ti ha rigenerato.
Cosa vorresti introdurvi che non vi hai trovato quando sei entrato a far parte delle sue membra?
Piuttosto perché vorresti portarle via ciò che in essa tu stesso hai ricevuto?
Il peccato originale che tu neghi a danno degli altri bambini, in qualunque età tu sia stato battezzato, ti è stato perdonato da solo o insieme ad altri peccati.
Se è vero, come ho sentito, che sei stato battezzato da piccolo, benché privo di peccati personali, anche tu hai contratto dalla nascita il contagio della morte antica, appunto perché sei nato da Adamo secondo la carne.
Anche tu sei stato concepito nel peccato, sei stato esorcizzato e si è alitato su di te affinché, liberato dal potere delle tenebre, fossi trasferito nel regno di Cristo. ( Col 1,13 )
Ma adesso, figlio mio, nato cattivo da Adamo e rinato buono in Cristo, tu stai cercando di togliere a tua Madre i Sacramenti con cui ti ha generato.
Credi forse che essa sia stata manichea quando ti ha generato nella maniera con la quale non vuoi che generi gli altri?
Perché offendi in essa questa nascita in modo da chiudere le viscere di misericordia dalle quali tu stesso sei nato?
In questa maniera tu dividi il nome stesso dello Sposo affermando che è "Cristo" quando rigenera solo i bambini mentre è "Cristo Gesù" quando rigenera gli adulti, appunto perché Gesù significa Salvatore e tu sostieni che egli non è tale per i bambini che, secondo il vostro insegnamento, non hanno nulla da cui essere salvati.
Indice |
1 | Ireneo, Adv. haer. 4, 2, 7: PG 7, 979 |
2 | Ireneo, Adv. haer. 5, 19: PG 7, 1175-1176 |
3 | Cipriano, Ep. 64, 5: PL 3, 1054s. (ad Fidum) |
4 | Reticio, Contra Novatianos (op. perduta) |
5 | Olimpio, (op. perduta) |
6 | Ilario, In Sal 118, 175: PL 9, 641:; A. Casamassa, Appunti per lo studio del Trac. super ps. di S. Ilar. di Poitiers, Louvain 1965 |
7 | Ilario, In Sal 119,175: PL 9, 641 |
8 | Ambrogio, In Lc 1, 37: PL 15, 1628 |
9 | Ambrogio, In Lc 2, 56: PL 15, 1654 |
10 | Ambrogio, In Lc 4, 67: PL 15, 1718 |
11 | Ambrogio, In Lc 7, 73: PL 15, 1806 |
12 | Ambrogio, In Lc 7, 234: PL 15, 1852 |
13 | Ambrogio, Apol. David 11, 56: PL 14, 914-915 |
14 | Ambrogio, De Tobia 9, 33: PL 14, 808 |
15 | Ambrogio, De Tobia 23, 38: PL 14, 830 |
16 | Ambrogio, Enarr. in ps. 48, 8: PL 14, 1214 |
17 | De nupt. et concup. 1, 40 |
18 | Ambrogio, Comm. in Isaia (op. perduta) |
19 | Ep. 181, 7 |
20 | Ep. 182, 5 |