Opera incompiuta contro Giuliano

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Prefazione

Contro gli eretici pelagiani, i quali dicono che Adamo sarebbe morto corporalmente anche se egli non avesse peccato e che il genere umano in lui non fu viziato - dal che segue che insistono nel sostenere che la morte e i morbi mortiferi e tutti i mali che vediamo sofferti anche dai bambini sarebbero esistiti pure nel paradiso, anche se nessuno avesse peccato -, io scrissi al conte Valerio un libro con il titolo Le nozze e la concupiscenza, perché avevo saputo essergli giunta la voce che i pelagiani ci accusavano di condannare le nozze.

In sostanza, ragionando come mi è stato possibile, ho distinto in quell'opera il bene delle nozze dal male della concupiscenza carnale, del quale fa buon uso la pudicizia coniugale.

Dopo che l'illustre uomo ora ricordato ebbe ricevuto quel libro, mi mandò in una cartella alcune sentenze stralciate da un'opera dell'eretico pelagiano Giuliano - dove con quattro libri gli parve bene di rispondere a quel mio unico libro che ho già detto d'aver scritto su Le nozze e la concupiscenza -, inviatagli da persona a me sconosciuta, la quale curò di stralciarle come volle dal primo libro di Giuliano: e a queste sentenze il medesimo Valerio chiese che io rispondessi quanto prima.

E avvenne che sotto il medesimo titolo io scrissi anche un secondo libro, contro il quale Giuliano replicò scrivendo con eccessiva loquacità altri otto libri.

È a questi che ora rispondo riportando le sue parole e facendo seguire alle medesime la mia risposta punto per punto, come la confutazione di esse mi è parso bene dovesse essere resa.

Questo, dopo aver già confutato sufficientemente e apertamente, appena vennero nelle mie mani, i suoi primi quattro libri con sei miei.

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