Discorsi sul Nuovo Testamento |
1.1 - La speranza dei Cristiani è rivolta alle cose invisibili. Similitudine adeguata
1.2 - Quanto debba essere amata la vita eterna a noi promessa
2.3 - Che cosa sia la vita eterna e a che prezzo si debba acquistare.
Il prezzo della vita eterna. La vita eterna non si spiega con parole umane
4.4 - La generazione eterna del Figlio dal Padre
4.5 - La generazione eterna del Figlio non può essere spiegata
5.6 - Dio, il cibo della mente beata
5.7 - L'anima risorge per la fede
6.8 - La risurrezione del corpo; per alcuni in bene, per altri a danno
6.9 - La causa e lo scopo dell'incarnazione del Figlio di Dio.
Il Figlio di Dio ha in se stesso la vita. Come abbiamo potuto morire
7.10 - Cristo giudice nella forma di servo
7.11 - Vedere Dio, la più grande felicità
8.12 - La natura di servo si manifesterà a tutti, ma la natura divina solo ai credenti
9.13 - Dopo la risurrezione la vita eterna nella visione di Dio
10.14 - Quale sarà la risurrezione della carne
11.15 - La risurrezione dai morti da parte di Dio non è meno credibile della creazione
La nostra speranza, fratelli, non riguarda le cose presenti, non deriva da questo mondo e neppure è riposta in quella felicità che abbaglia gli uomini dimentichi di Dio.
Prima di tutto dobbiamo essere consapevoli di questo e dobbiamo custodirlo secondo lo spirito cristiano: non per i beni di questo mondo siamo diventati seguaci di Cristo, ma per raggiungere non so quale altro bene che Dio già promette e l'uomo non possiede ancora.
Riguardo a questo bene, infatti, è stato detto: Quelle cose che occhio non vide né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, questo Dio ha preparato per coloro che lo amano. ( 1 Cor 2,9 )
Di conseguenza, questo bene così grande, così eccelso, così ineffabile non trova uomo che lo possieda ma appartiene a Dio che lo promette.
Al presente, infatti, l'uomo, ottenebrato nello spirito, non intende quel che gli è promesso; nemmeno gli può essere rivelato quale sarà egli stesso cui è promesso.
Perché anche il bimbo, se potesse comprendere le parole di chi parla, mentre, da parte sua, è incapace di parlare, di camminare e di fare alcunché, e tuttavia, come lo vediamo impotente, a giacere, bisognoso delle cure altrui, nonostante tutto, riuscisse a capire chi gli parla, dicendogli: Ecco, quale tu mi vedi camminare, agire, parlare, tale sarai tu, fra pochi anni; osservando sé e vedendo quello, sebbene gli venisse promesso altrettanto, tuttavia, nel considerare la sua impotenza, non crederebbe; eppure, aveva sotto gli occhi quel che gli era promesso.
A noi, invece, simili a bimbi giacenti in questa carne e nell'impotenza, è ben grande quel che viene promesso, eppure non si rende visibile; allora si ridesta la fede per la quale crediamo quel che non vediamo, così da meritare di vedere quel che crediamo.
Chiunque disprezza questa fede da ritenere di non essere tenuto a credere ciò che non si vede, al realizzarsi di quel che considera impossibile, deve arrossire; svergognato, viene separato; in quanto separato, viene condannato.
Chi, invece, avrà creduto, è mandato in un posto distinto, alla destra, e si troverà con grande fiducia e letizia tra coloro ai quali si dirà: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete il regno che è stato preparato per voi dalla fondazione del mondo.
Il Signore, poi, terminò con queste parole: Costoro andranno al fuoco eterno, i giusti, invece, alla vita eterna. ( Mt 25,34.46 )
La vita eterna che ci è promessa è questa.
Agli uomini che amano vivere su questa terra, a loro, viene promessa la vita; poiché temono assai la morte, è a loro promessa eterna.
Che cosa ami? Vivere. Lo avrai. Che cosa temi? Morire. Non subirai la morte.
È sembrato che l'umana debolezza si sentisse soddisfatta di questo, che si dicesse: Avrai la vita eterna.
La mente dell'uomo, questo, lo afferra; immancabilmente, da ciò di cui fa esperienza, coglie quel che sarà.
Ma che giunge ad intendere da così poco di cui ha cognizione?
Che è vivente e non vuol morire; ama la vita eterna, vuol sempre vivere, non morire mai.
Tuttavia, ci sono di quelli che, tormentati da afflizioni, vogliono morire e non possono.
Non è, dunque, gran cosa vivere a lungo o vivere eternamente, ma è un gran bene vivere nella beatitudine.
2.2 - Decidiamoci ad amare la vita eterna e giungeremo a capire quanto sia importante darsi da fare in vista dell'eternità da questo: quando vediamo che uomini attaccati a questa vita temporale, destinata a finire, si affaticano tanto per essa al punto che, appena il timore della morte sarà diventato incombente, faranno tutto il possibile non per eliminare la morte, ma solo per differirla.
Quanto non si affanna l'uomo in pericolo di morte, dandosi alla fuga, cercando di sottrarsi, cedendo quel che possiede per riscattarsi, nella fatica, nel sopportare tormenti e disagi, nel consultare medici e far tutto ciò che è umanamente possibile?
Vi rendete conto che, esauriti gli sforzi e i suoi averi, non può ottenere altro che prolungare alquanto questa vita: non gli è possibile renderla eterna.
Allora, se si opera con tanto affanno, tanto sforzo, tante spese, tanta urgenza, tante premure, tanta preoccupazione allo scopo di vivere un poco in più, in che modo bisogna adoperarsi per vivere eternamente?
E se vengono considerate persone accorte quanti si danno da fare con tutti i mezzi per differire la morte e prolungare di pochi giorni la vita e non perdere quei pochi giorni, quanto stolti sono coloro che vivono in modo da lasciarsi sfuggire il giorno che dura in eterno?
Solo questo, dunque, possiamo attenderci: che il dono di Dio ci tolga in ogni modo l'amarezza di quello che ora ci tocca; a lui dobbiamo la vita e la salvezza.
Raffiguriamoci una vita tale, in quanto è promessa eterna, eliminando da essa tutto quanto di penoso soffriamo quaggiù.
Pertanto, ci rendiamo conto più facilmente di quello che ivi manca che di ciò che vi si trova.
Ecco: qui siamo dei viventi ed anche là vivremo.
Qui siamo sani, se esenti da morbi e nulla rende il corpo dolente; saremo sani anche là.
E, quando in questa vita ci va bene, non soffriamo angustie; ivi pure saremo immuni da esse.
Supponete, quindi, un uomo in perfetta salute, che ignori il dolore; se alcuno gli offrisse in dono di rimanere sempre in tale stato e questo bene fosse senza fine, quanto ne godrebbe, quanto non si sentirebbe esaltato?
Come non sarebbe invaso da una letizia esente da pena, da tormento e con la prospettiva dell'eternità?
Se Dio ci promettesse solo quanto ho detto, quel che ora vi ho descritto e presentato come ho potuto, se si trattasse di un qualcosa suscettibile di acquisto, che valore gli si dovrebbe attribuire, quale somma gli si dovrebbe dare per averlo?
3.3 - Basterebbe tutto quanto possiedi, anche se il mondo intero fosse tuo?
E, tuttavia, è in vendita: compra se vuoi.
Non agitarti tanto per l'elevatezza del prezzo dovuto a cosa di gran valore.
Tanto vale quanto possiedi.
A procurarti, quindi, un qualcosa di grande e prezioso, metteresti da parte oro, o argento, o denaro, oppure i frutti del bestiame e delle messi, che venissero prodotte nella tua proprietà, per acquistare non so che di grande e di eccellente di cui vivresti in questa terra felice.
Ebbene, compra questo, se vuoi. Non cercare ciò che hai, ma quale sei.
Cedi te e l'avrai. Che ti turba? Perché fremi? Hai forse intenzione di andare in cerca di te o di comprare te stesso?
Eccoti qui, quale sei. Cedi te e avrai quella cosa.
Ma io sono cattivo - dirai - e, forse, non mi accetta. Se ti dai ad essa, diventerai buono.
Per abbandonarti a questa fede e alla promessa, questo ci vuole: che tu sia buono.
Non appena sarai diventato buono, sarai il prezzo della cosa stessa e avrai non solo questo, aggiungo dell'altro ancora.
Ivi non ci sarà la necessità del riposo e del sonno, non ci sarà l'esigenza di cibo e di bevanda; ivi non ci sarà crescita e senescenza perché esistenze nuove non ci saranno dove sono annoverati immutabilmente gli stessi.
Il numero che risulta, quello rimane; non c'è bisogno che aumenti, perché ivi non avviene che diminuisca.
Ecco quante altre componenti ho aggiunto e non ho detto ancora ciò che sarà.
Ecco, finalmente è la vita, finalmente è raggiunta l'immunità, ormai è bandita ogni pena, niente fame né sete, nessuna privazione, nulla di tutto questo e, tuttavia, non ho detto ancora quelle cose che occhio non vide né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo. ( 1 Cor 2,9 )
Come si spiega, allora, che è entrato nel mio cuore di potere affermare: quel che mai è entrato in cuore di uomo?
È creduto e, intanto, non si vede, ma neppure se ne parla.
Come, dunque, si crede, se non se ne parla? Chi può credere ciò che non ascolta?
Se, invece, ascolta per credere, se ne parla; se si rende a parole, vi si ferma il pensiero; se è nella mente, passa anche nel discorso ed entra pure negli orecchi degli uomini.
E poiché non se ne parlerebbe se non fosse oggetto di riflessione, entra anche nel cuore dell'uomo.
Ecco che tale questione, di così grande importanza, ha finito col disorientarci al punto che non possiamo spiegarla a parole. Chi la risolve?
Volgiamo la nostra attenzione al Vangelo, a quel che diceva il Signore, e mettiamo in pratica quanto egli ha detto: Chi crede in me - ha detto - passa dalla morte alla vita e non va incontro al giudizio.
In verità vi dico: è venuto il momento ed è questo in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio; e quelli che l'avranno ascoltato, vivranno.
Come, infatti, il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso al Figlio di avere la vita in se stesso. ( Gv 5,25 )
L'ha data per via di generazione; per il fatto che ha generato, ha dato.
Il Figlio, infatti, viene dal Padre, non viene il Padre dal Figlio; ma il Padre del Figlio è Padre, e il Figlio del Padre è Figlio, eternamente Figlio; dunque, eternamente generato.
Chi può capire il fatto di una generazione eterna?
Chiunque, infatti, nell'udire il termine generato, avanza l'obiezione: Esisteva, dunque, il tempo quando questi che viene generato ancora non era.
Cosa mai diciamo? Non è così: non esisteva tempo anteriormente al Figlio, poiché tutte le cose sono state fatte per mezzo di lui. ( Gv 1,3 )
Se tutte le cose sono state fatte per mezzo di lui, come potrebbero esistere anteriormente al Figlio i tempi, avendo avuto origine per mezzo di lui?
Escludi, dunque, ogni tempo: eternamente con il Padre il Figlio.
Se sempre con il Padre il Figlio, e, tuttavia, Figlio, è generato eternamente; se generato eternamente, era eternamente con il Genitore colui che viene generato.
Non ho mai visto una tal cosa - dirai tu - che alcuno generi e, intanto, sia sempre unito a colui che ha generato; ma colui che ha generato ha preceduto e colui che è stato generato ha fatto seguito nel tempo.
Dici bene: Non ho mai visto una tal cosa; perché questa cosa va riferita a quel detto: Quelle cose che occhio mai vide.
Chiedi in qual modo possa essere spiegata?
Non può rendersi a parole perché né orecchio udì né mai è entrata in cuore di uomo. ( 1 Cor 2,9 )
Si creda e si consideri con rispetto.
Quando si crede, si considera con rispetto; quando si rispetta, le si attribuisce valore; crescendo nella considerazione viene afferrata dalla mente.
Finché abitiamo nel corpo, per tutto il tempo che siamo in esilio, lontani dal Signore, fino alla sede degli angeli santi, che vedono queste cose, siamo dei bambini da nutrire, come alimento, con il latte della fede.
Così infatti dice l'Apostolo: Finché siamo nel corpo, siamo in esilio lontani dal Signore.
Camminiamo nella fede e non ancora nella visione. ( 1 Cor 5,6-7 )
Siamo in cammino verso la visione che l'apostolo Giovanni così promette: Carissimi, siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato.
Siamo figli di Dio fin d'ora, per la grazia, per la fede, per il sacramento, per il sangue di Cristo, per la redenzione operata dal Salvatore.
Siamo figli di Dio e non è ancora rivelato ciò che saremo.
Sappiamo, però, che quando egli si sarà manifestato, saremo simili a lui, perché lo vedremo come egli è. ( 1 Gv 3,2 )
Ecco dove volgerci a prendere quel che ci nutre, ecco dove procurare ed assumere il nostro alimento; tale che, sebbene preso, non diventa minore, mentre chi se ne nutre riceve vitalità.
Infatti, in questa vita, il cibo dà salute per il fatto che si consuma, però diminuisce della quantità di cui ci si nutre; quando, invece, avremo cominciato ad alimentarci di giustizia, ad alimentarci di sapienza, ad alimentarci di quel cibo immortale, da parte nostra riceveremo benessere e il cibo, quello, resterà intatto.
Se, infatti, l'occhio è capace di assorbire la luce, non per questo la luce si affievolisce; infatti, la luce non scema se l'attingono gli occhi di molti; appaga gli occhi di molti e, tuttavia, rimane quanta era prima; e quelli ne godono e quella non si riduce.
Se Dio ha conferito tale proprietà alla luce che ha creato per gli occhi del corpo, qual luce è mai egli stesso per gli occhi della mente?
Se, infine, ti venisse fatto l'elogio di una qualche prelibata vivanda che ti disponessi a consumare, ti farebbe stimolare l'appetito: è Dio che ti viene magnificato, apri la mente.
Ecco quel che ti dice il tuo Signore: Verrà l'ora - ti dice - ed è questo il momento.
Verrà l'ora e proprio tale ora è questa, quando che cosa? quando i morti udranno la voce del Figlio di Dio; e quelli che l'avranno ascoltata vivranno. ( Gv 5,25 )
Quelli, dunque, che non l'avranno ascoltata non vivranno.
A chi è riferito: quelli che avranno ascoltato?
Coloro che avranno aderito con la fede e avranno adempiuto sono quelli che vivranno.
Quindi, prima di credere e di ubbidire, giacevano senza vita; andavano pure in giro, ma erano morti.
Che cosa erano capaci di fare andando in giro da morti?
E tuttavia, se alcuno di loro fosse colpito dalla morte fisica, si affretterebbero, si occuperebbero della tomba; a ravvolgere, a portare, a seppellire il morto sarebbero quei morti dei quali fu detto: Lasciate che i morti diano sepoltura ai loro morti. ( Mt 8,22 )
Morti di tal genere sono rianimati dalla parola di Dio così che vivano nella fede.
Quelli che erano morti in quanto mancavano di fede, sono ridestati dalla parola.
Proprio di quest'ora ha inteso parlare il Signore: È venuta l'ora ed è questo il momento.
Con la sua parola, infatti, ha reso la vita ai morti privi di fede, dei quali l'Apostolo dice: Lèvati, o tu che dormi, sorgi dai morti e Cristo ti illuminerà. ( Ef 5,14 )
Questa è la risurrezione della mente, questa è la risurrezione dell'uomo interiore, questa è la risurrezione dell'anima.
Non è solo questa la risurrezione, c'è ancora quella del corpo.
Chi rivive nell'anima, risorge nel corpo per il suo bene.
Non tutti, però, rivivono nell'anima, mentre risorgeranno tutti nel corpo. ( Gv 5,24 )
Quanto all'anima - dico - non tutti tornano in vita, ma coloro che hanno fede e vi corrispondono, poiché quelli che avranno ascoltato, vivranno. ( Gv 5,24 )
Come pure afferma l'Apostolo: Non tutti hanno la fede. ( 2 Ts 3,2 )
Se, dunque, la fede non è il bene comune a tutti, non tutti sono vivi nell'anima.
Quando sopraggiungerà l'ora della risurrezione del corpo, risorgeranno tutti, siano essi buoni o siano cattivi; tutti risorgeranno.
Tuttavia, chi ha già la vita dell'anima, risorge per il suo bene; chi prima ha rifiutato la vita dell'anima, risorge nel corpo per la sua rovina.
Chi rinasce nell'anima, risorge nel corpo per dare la vita; chi non accoglie la vita nell'anima, con la risurrezione del corpo va alla condanna.
Per questo motivo, dunque, il Signore ci ha raccomandato questa rinascita delle anime, alla quale dobbiamo tendere con ogni sollecitudine; in essa sostenere ogni fatica per avere la vita e, conservando la vita, perseverare fino alla morte.
Bastava ancora che egli sollecitasse il nostro interesse per la risurrezione dei corpi, che avverrà alla fine del mondo.
Ebbene, ascoltate in che modo ha presentato anche questa.
Avendo detto: In verità vi dico: Verrà l'ora ed è questo il momento, quando i morti, cioè i non credenti, ascolteranno la voce di Dio, cioè il Vangelo, e coloro che avranno ascoltato, cioè i fedeli praticanti, vivranno, cioè riceveranno la giustificazione e non saranno più privi di fede, avendo detto ciò, nel vedere che dovevano essere istruiti anche riguardo alla risurrezione della carne e che non era il caso di lasciarli così, proseguì affermando: Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso al Figlio di avere la vita in se stesso.
Disse questo per svegliare le menti e destarne l'acume.
Quindi aggiunse: E gli ha rimesso il potere di giudicare, pur essendo Figlio dell'uomo. ( Gv 5,27 )
Egli, Figlio di Dio, è Figlio dell'uomo.
In realtà, se il Figlio rimanesse Figlio di Dio e non diventasse anche Figlio dell'uomo, non potrebbe liberare i figli degli uomini.
Egli stesso che aveva fatto l'uomo divenne quel che aveva fatto, perché quel che aveva fatto non andasse perduto.
Pertanto, divenne uomo in modo da rimanere Figlio di Dio.
Divenne uomo assumendo ciò che non era, senza perdere ciò che era; restando Dio, si fece uomo.
Prese quel che tu sei senza identificarsi con te.
Tale, dunque, è venuto in mezzo a noi, Figlio di Dio e Figlio dell'uomo, Fattore e fattura, Creatore e creatura, Creatore della madre e nato dalla madre; tale è venuto in mezzo a noi.
In conseguenza di ciò che il Figlio di Dio è, poté affermare: È venuta l'ora, ed è questo il momento, quando coloro che sono morti ascolteranno la voce del Figlio di Dio.
Non disse: del Figlio dell'uomo; presentava, infatti, la realtà per la quale è uguale al Padre.
E quelli che avranno ascoltato, vivranno.
Come, infatti, il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso al Figlio di avere la vita in se stesso.
Non per la partecipazione, ma di per sé.
Quanto a noi, invece, non abbiamo la vita in noi stessi, ma nel nostro Dio.
Al contrario, egli, il Padre, ha la vita in se stesso; e tale genera il Figlio, così che avesse la vita in se stesso e fosse egli stesso la vita.
Invece, per diventare Figlio dell'uomo, ha ricevuto da noi.
Suo, è Figlio di Dio, di nostro, è Figlio dell'uomo.
Ha ricevuto da noi quel che conta di meno; ha dato a noi quel che conta di più.
E morì, infatti, quanto a ciò per cui è Figlio dell'uomo, non secondo ciò per cui è Figlio di Dio.
Tuttavia, chi morì è il Figlio di Dio; morì, però, secondo la natura umana, non secondo il Verbo che si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi. ( Gv 1,14 )
Dunque, per il fatto che morì, egli morì di quel che è propriamente nostro; per il fatto che abbiamo la vita, noi viviamo di quel che è proprio di lui.
Egli non poté morire quanto a ciò che è suo, noi, di quel che è nostro, non possiamo vivere.
Il Signore Gesù ci ha raccomandato tutto questo in quanto è Dio, in quanto è l'Unigenito, in quanto è uguale al Padre; se lo avremo ascoltato, vivremo.
Tuttavia, disse: Gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell'uomo. ( Gv 5,27 )
Quindi, dovrà venire, per il giudizio, quella umanità.
Sarà la natura di uomo che comparirà per giudicare, perciò afferma: Gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell'uomo.
Questo giudice sarà il Figlio dell'uomo.
Egli giudicherà di quella natura che fu sottoposta a giudizio.
Ascoltate e tenete presente: questo lo aveva già detto il Profeta: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto. ( Zc 12,10; Gv 19,37 )
Vedranno quella natura che colpirono con la lancia.
Sederà da giudice colui che fu sottoposto ad un giudice.
Emanerà la condanna per colpevoli senz'altro tali chi falsamente fu presentato reo.
Egli verrà, e verrà in quella natura umana.
Lo trovi anche nel Vangelo; mentre ascendeva in cielo sotto gli occhi dei suoi discepoli, quelli stavano a guardare, quando risonò una voce angelica: Uomini di Galilea, che cosa state guardando?
Questo Gesù tornerà allo stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo. ( At 1,11 )
Che cosa vuol dire: Verrà allo stesso modo?
Verrà nella stessa natura: Gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell'uomo.
Badate, però, alla ragione che aveva reso conveniente questa disposizione, ed era ben giusta, che gli uomini da giudicare vedessero il giudice.
Dovevano infatti comparire a giudizio sia i buoni, sia i cattivi.
Beati, però, i puri di cuore perché vedranno Dio. ( Mt 5,8 )
Rimaneva da dire che nel giudizio era la natura umana a rendersi manifesta sia ai buoni che ai cattivi e che la visione della natura divina era riservata ai buoni.
Quale ricompensa, dunque, riceveranno i buoni? Ecco, ormai voglio dire quello che poco fa non ho detto, sebbene, parlandone, nulla io possa dire.
Ho detto, infatti, che là saremo salvi, saremo incolumi, saremo dèi viventi, saremo senza afflizioni, non avremo fame e sete, saremo immuni da deficienze, non saremo colpiti da cecità.
Ho detto tutto questo e non ho detto quel che avremo in aggiunta.
8.11 - Vedremo Dio. Questo, però, sarà un bene così grande, un qualcosa in assoluta pienezza, che, in confronto, tutto è niente.
Ho detto che saremo dèi viventi, saremo salvi e incolumi, non patiremo fame e sete, che non saremo sfiniti dalla stanchezza, né sopraffatti dal sonno.
Tutto questo cos'è in paragone di quella felicità per la quale vedremo Dio?
Perché, infine, Dio qual è in sé, e che tuttavia vedremo, non ci può essere svelato ora; perciò, quel che occhio non vide né orecchio udì, ( 1 Cor 2,9 ) questo vedranno i buoni, questo vedranno gli uomini pii, questo vedranno i misericordiosi, questo vedranno coloro che hanno fede, quelli che otterranno una sorte beata nella risurrezione del corpo, perché hanno virtuosamente aderito alla rinascita nello spirito.
Dunque, vedrà Dio anche il cattivo? Di questo parla Isaia: Allontanate l'empio, perché non veda la luce di Dio. ( Is 26,10 sec. LXX )
Infine, sia i cattivi che i buoni vedranno quella natura umana, ma non appena sarà emanata la sentenza: Allontanate l'empio perché non veda la luce di Dio, accade che, riguardo ai credenti e ai buoni, si compie quel che il Signore stesso ha promesso durante la sua vita terrena, quando era visibile non solo ai buoni, ma anche ai cattivi.
Si tratteneva a parlare tra buoni e cattivi e, sebbene a tutti palese, era occulto come Dio, era visibile come uomo; in sé Dio, reggitore degli uomini, in apparenza, uomo tra gli uomini; parlava, quindi, in mezzo a loro e diceva: Chi mi ama, osserva i miei comandamenti; e chi ama me è amato dal Padre mio e anch'io lo amerò.
E come se gli venisse detto: Che cosa gli darai? aggiunse: ed io mi manifesterò a lui. ( Gv 14,21 )
E quando lo disse? Quando potevano vederlo anche coloro che non lo amavano.
Com'è che si sarebbe manifestato ai suoi seguaci se non perché questi non lo vedevano tale qual è?
Dunque, poiché la natura divina rimaneva occulta, era in evidenza la natura umana; parlando agli uomini, sotto i loro occhi, visibile, si mostrava a tutti, buoni e cattivi nella natura umana; ai seguaci suoi riservava se stesso.
Quando si rivelerà ai suoi seguaci?
Dopo la risurrezione del corpo, quando sarà allontanato l'empio perché non veda la luce di Dio.
Allora, infatti, quando si sarà manifestato, saremo simili a lui, perché lo vedremo come egli è. ( 1 Gv 3,2 )
Questa è la vita eterna. Infatti tutto quanto dicevamo è nulla a confronto di quella vita.
Che vuol dire " vivremo "? In che consiste la nostra salvezza?
Nel fatto che vedremo Dio; il vero bene.
Questa è la vita eterna; Egli stesso lo ha detto: Questa è la vita eterna, che conoscano te, unico vero Dio e colui che hai mandato, Gesù Cristo. ( Gv 17,3 )
Questa è la vita eterna, che conoscano, che vedano, che comprendano; che conoscano quel che avevano creduto, ricevano quel che ancora non avevano potuto raggiungere.
Finalmente l'intelligenza si apra a quel che occhio non aveva visto, che orecchio non aveva udito, né mai era entrato nel cuore dell'uomo.
Da ultimo, sarà loro rivolto questo invito: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete il regno preparato per voi dalla fondazione del mondo.
Quindi, quelli - i cattivi - andranno al fuoco eterno. I giusti invece - dove? - alla vita eterna. ( Mt 25,34.46 )
Che cos'è " la vita eterna "? Questa è la vita eterna: che conoscano te, unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo.
Parlando, dunque, della futura risurrezione del corpo, e tenendo conto anche di noi, affermò: Gli ha dato anche il potere di giudicare, perché è Figlio dell'uomo.
Non vi meravigliate di questo perché verrà l'ora.
Questa volta non aggiunse: ed è questo il momento, perché quest'ora verrà poi, perché quest'ora riguarda la fine dei tempi, perché quest'ora sarà l'ultima, verrà con l'ultima tromba.
Non vi meravigliate, perché ho detto questo, gli ho dato anche il potere di giudicare, perché è Figlio dell'uomo.
Non vi meravigliate. A questo scopo ho parlato, perché bisogna che l'uomo sia giudicato dagli uomini.
Quali uomini devono essere giudicati? Quali trova viventi? Neppure uno.
Ma, allora? Verrà l'ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri.
Come descrisse i morti nel corpo? Tutti coloro che sono nei sepolcri, i cui cadaveri giacciono sepolti, le cui ceneri sono nascoste, le ossa disperse, la carne non è più e, tuttavia, è integra per Dio.
Verrà l'ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e ne usciranno. ( Gv 5,24-29 )
Siano essi buoni, siano cattivi, udranno la voce, e usciranno.
Si infrangeranno tutte le resistenze degli inferi: viene reso tutto ciò che perì e si ritiene definitivamente scomparso.
Se, infatti, Dio ha creato l'uomo che non era, non può, forse, ricostituire ciò che era?
Ritengo che quando si dice che Dio risusciterà i morti, non viene affermata una cosa impossibile a credersi, poiché è attribuita a Dio, non all'uomo.
E un fatto mirabile quel che avverrà, e si stenta a credere quel che avverrà.
Tuttavia, non risulti incredibile, perché sai bene chi opera.
È detto che ad operare la tua risurrezione sarà colui che ti ha creato.
Non eri, ed ora sei; una volta creato, non sarai? Sia lungi da te l'essere incredulo.
Dio ha compiuto qualcosa di più mirabile quando dette l'essere a ciò che non era; e, tuttavia, fece quel che non era; e non si crede che potrà ricostituire ciò che era proprio di coloro che ha creato in quanto non avevano l'essere?
In questo modo ricambiamo Dio, noi, che non eravamo e siamo stati creati?
Questo gli rendiamo, di non credere che egli possa ridare vita a chi l'ha ricevuta da lui?
Questa è la corrispondenza che gli viene dalla creatura sua?
Uomo, a questo scopo ti ho creato quando non eri - ti dice Dio - che rifiuti di credere in me, che non potrai tornare ad essere ciò che eri, tu che hai potuto ricevere l'esistenza quando non l'avevi?
Ma ecco, dice [ l'uomo ], nel sepolcro non vedo altro che ceneri, che polveri, che ossa; e questo riceverà di nuova vita, pelle, muscoli, carne e risorgerà?
E questa cenere, queste ossa che vedo nel sepolcro? Nel sepolcro vedi, almeno, cenere, vedi ossa; nel seno di tua madre nulla c'era.
Quel che vedi, o sono ceneri, oppure sono ossa; prima che tu fossi, né vi era cenere, né vi erano ossa; nonostante ciò, tu sei stato fatto, pur mancando completamente dell'essere; e poi non credi, pur avendo tu ricevuto quel che non avevi, che queste ossa ( comunque sono, quali che sono, tuttavia sono ) riceveranno la natura che avevano?
Abbi fede: perché se avrai creduto questo, allora la tua anima rivivrà.
E se la tua anima riceverà adesso la vita, verrà l'ora ed è questo il momento; allora, per il tuo bene, risorgerà il tuo corpo, quando verrà l'ora per la quale tutti coloro che sono nei sepolcri odono la sua voce e ne vengono fuori.
Non devi, infatti, cominciare a rallegrarti al sentire che ascolti e vieni fuori; bada a quel che segue: Quanti fecero il bene, per una risurrezione di vita, e quanti fecero il male, per una risurrezione di condanna. ( Gv 5,29 )
Rivolti al Signore …
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