Discorsi sul Nuovo Testamento |
1.1 - La fede deve precedere l'intelligenza
1.2 - Fa cadere nell'assurdo non voler credere che a ciò che si vede
2.3 - Dalle cose create visibili si deve risalire al Creatore invisibile
3.4 - Cristo operò miracoli straordinari perché si riconoscesse il Creatore nella quotidianeità della vita
4.5 - Il miracolo della nascita verginale si è rivelato in Cristo
5.6 - Dal miracolo della nascita di Cristo siamo mossi a credere in Dio Verbo
5.7 - Va spiegato come il Figlio compia le opere che vede fare al Padre
6.8 - L'errore degli Ariani nelle parole del Signore
7.9 - Confuta gli Ariani. Respinge il loro sentire carnale. Le opere del Padre compiute solo per mezzo del Figlio
8.10 - Non le une il Padre, le altre i Figlio, ma è la Trinità a compiere le medesime opere
9.11 - Trinità quanto alle Persone, unità quanto alla Natura divina
9.12 - Il significato delle parole di Cristo va prima ricercato con retta fede
10.13 - Difficoltà di capire il vedere del Verbo per il fatto che non lo si può conoscere
10.14 - In Cristo era visibile agli uomini la forma del servo, era riservata ai beati la forma di Dio
11.15 - Il vedere del Verbo non è altro dal Verbo. La carità rende capaci di comprendere le realtà divine
I misteri del regno di Dio richiedono anzitutto uomini credenti per aprirsi alla loro intelligenza.
La fede è infatti il gradino che porta ad intendere; la conoscenza, invece, è la ricompensa della fede.
È quanto dice apertamente il Profeta a tutti coloro i quali, con troppa fretta e invertendo l'ordine, si danno alla ricerca per giungere alla comprensione e intanto trascurano la fede.
Afferma infatti: Se non avrete creduto, non intenderete. ( Is 7,9 sec. LXX )
Quindi anche la stessa fede ha una sua forza di penetrazione nelle Scritture, nella profezia, nel Vangelo, negli scritti degli Apostoli.
Tutti questi scritti infatti, di cui si dà lettura al tempo dovuto, sono lampade poste in luogo oscuro per esserne assistiti fino al giorno fissato.
Dice l'apostolo Pietro: E così abbiamo conferma migliore della parola dei Profeti alla quale fate bene a volgere l'attenzione come a lampada che brilla in luogo oscuro finché non spunti il giorno e la stella del mattino si levi nei vostri cuori. ( 2 Pt 1,19 )
Pertanto voi notate, fratelli, quanto siano fuori strada e riprovevoli nell'affrettare i tempi coloro che quasi come feti immaturi non attendono di crescere e si procurano l'aborto.
Si tratta di quanti ci dicono: Non c'è ragione d'impormi di credere, che io veda qualche cosa per poter credere.
Mi comandi di aver fede e invece non posso vedere.
Voglio vedere e credere in forza del vedere, non dell'ascoltare.
Parli il Profeta: Se non avrete creduto, non intenderete. ( Is 7, 9 sec. LXX )
Vuoi salire e non fai conto dei gradini.
Precisamente al rovescio, o uomo, se ti potessi mostrare fin d'ora ciò che potresti vedere, non ti esorterei ad aver fede.
Pertanto, come è stato definito in un altro scritto: La fede è fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono. ( Eb 11,1 )
Se non si vedono, com'è provata la loro esistenza?
Da che procedono infatti codeste cose che vedi se non da ciò che non vedi?
In realtà, tu vedi qualcosa per giungere a credere in qualcosa d'altro, e da ciò che vedi puoi credere ciò che non vedi.
Non essere ingrato a colui che ti ha dato di vedere perché tu possa credere ciò che non puoi vedere.
Nel corpo Dio ti ha dato gli occhi, nell'intimo un principio intellettivo.
Risveglia la razionalità della mente, richiama l'attenzione di chi inabita i tuoi occhi interiori, si serva delle proprie finestre, affondi lo sguardo nella creazione divina.
Si trova infatti nell'intimo quello che può vedere attraverso lo sguardo.
Quando per avere un qualcosa attirato più all'interno quello che ti inabita, tu sei infatti tutto intento a pensare, non vedi quelle cose che sono davanti ai tuoi occhi.
In ogni caso, sono aperte senza scopo le finestre quando non è presente chi se ne serve per rivolgere l'attenzione.
Non sono gli occhi a vedere, ma uno che vede per mezzo degli occhi.
Rendilo attento, ìncitalo. Non ti si nega infatti.
Dio ti creò animale ragionevole, ti dette il dominio sulle bestie, ti formò a sua immagine. ( Gen 1,26 )
E così dunque devi servirti degli occhi quale bestia, solo per vedere di che riempire il ventre, non la mente?
Cerca in alto l'orizzonte della ragione, fa' valere gli occhi dell'uomo che sei, guarda il cielo e la terra, gli splendori del firmamento, la fertilità della terra, il volare degli uccelli, il nuotare dei pesci, la vitalità dei semi, il succedersi regolare delle stagioni.
Volgi l'attenzione al creato e pensa al Creatore. Ammira le cose che vedi e tendi a ciò che non vedi.
A motivo di codeste cose che vedi, credi in colui che non vedi.
E non pensare che con il mio parlare sia io ad esortarti.
Ascolta le parole dell'Apostolo: Dalla creazione del mondo, infatti, le perfezioni invisibili di Dio si rendono visibili nelle opere che furono da lui compiute. ( Rm 1,20 )
Ti gettavi dietro le spalle codeste cose, né avevi un interesse umano, ma una tendenza da animale irragionevole.
Ha gridato a te il Profeta, ed ha gridato invano: Non siate come il cavallo e come il mulo, che non hanno intelligenza. ( Sal 32,9 )
Avevi sotto gli occhi codeste cose, dunque, e le trascuravi.
Le meraviglie che Dio opera ogni giorno avevano perduto valore non per la facilità, ma per la continua frequenza.
Che di più difficile infatti a comprendersi di come possa entrare nell'esistenza un uomo che non era e del fatto che un vivente si allontani nel morire verso luoghi occulti, che con la nascita si rende pubblicamente presente chi non esisteva?
Che di così mirabile, che di così difficile a conoscersi e, al contrario, tanto facile ad essere realizzato da parte di Dio?
Ammira tali cose e risvègliati. Tu sai stupire delle novità.
Sono più importanti delle cose che hai veduto abitualmente?
Gli uomini rimasero attoniti del fatto che il Signore nostro Gesù Cristo avesse saziato tante migliaia di persone con cinque pani, e non si meravigliano che con pochi grani i campi si riempiono di messi. ( Mt 14,21 )
Gli uomini notarono fatta vino quella che era acqua e rimasero sbalorditi. ( Gv 2,9 )
Che avviene di diverso nei riguardi della pioggia a contatto con le radici della vite?
È sempre colui che fece quello ad operare anche questo.
Quelle opere perché ti nutrano, codeste perché ne resti ammirato.
Ma è un dovere ammirare le une e le altre perché sono opera di Dio.
L'uomo vede ciò che è fuori del consueto e si stupisce.
Qual è l'origine dell'uomo stesso in cui si desta la meraviglia?
Dov'era? Da dove venne fuori? Da che gli venne la complessione del corpo?
Da che la differenziazione delle membra? Da che codesto portamento di gradevole aspetto?
Da quali elementi primi? Da così disprezzabile origine?
E gli destano meraviglia le altre cose, benché egli stesso che ammira sia un grande prodigio.
Pertanto, da che hanno origine codeste cose che vedi se non da colui che non vedi?
Ma, come avevo accennato, quanto a te tali cose avevano perduto valore, è venuto egli stesso a compiere opere mai viste, per darti modo di riconoscere il tuo fattore proprio nelle cose abituali.
È venuto colui al quale fu detto: Rinnova i prodigi, ( Sir 36,6 ) e fu detto ancora: Glorifica la tua misericordia. ( Sal 17,7 )
Infatti largheggiava in esse. Largheggiava e nessuno ne era ammirato.
È venuto allora da piccolo ai piccoli, è venuto da medico per i malati, egli che poteva venire quando voleva, andarsene quando voleva, fare tutto ciò che voleva, giudicare come voleva.
E ciò che voleva è la giustizia medesima. E ciò che vuole, ripeto, è la giustizia medesima.
Non è infatti ingiusto ciò che egli vuole, come pure non può essere giusto ciò che egli non vuole.
È venuto a risuscitare chi era morto, destando meraviglia perché rendeva alla luce l'uomo che da vivo vedeva la luce, egli che ogni giorno porta a vedere la luce quanti non esistevano ancora.
Ha compiuto tali opere e fu disprezzato da molti, più intenti non a considerare quanto grandi fossero le opere che compiva, ma a vedere quanto fosse insignificante chi le faceva, come a dire tra sé: Tali opere sono divine, ma costui è un uomo.
Tu noti dunque due cose: le opere di Dio e l'uomo.
Se le opere di Dio possono essere compiute soltanto da Dio, bada che non si celi Dio nell'uomo.
Osserva, ripeto, le cose che hai sotto gli occhi, credi a quello che non vedi.
Non ti ha abbandonato chi ti ha chiamato a credere.
Sebbene ti comandasse di ritenere per certo ciò che non puoi vedere, tuttavia non ti ha lasciato tale da non vedere nulla, tanto che tu possa credere ciò che non vedi.
Le stesse cose create sono forse segni di poco rilievo, prove deboli della presenza del Creatore?
È venuto perfino, ha operato miracoli.
Non potevi vedere Dio, potevi vedere l'uomo. Dio si è fatto uomo perché nelle unità delle due nature tu avessi a che vedere e che credere.
In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio. ( Gv 1,1 )
Tu ascolti e ancora non vedi. Ecco viene, ecco ha una nascita, ecco assume un corpo, ecco nasce da donna colui che creò il maschio e la femmina.
Chi creò il maschio e la femmina non è stato concepito dal connubio del maschio e della femmina.
Tu che infatti eri forse mosso a disprezzo avendo egli una nascita, non disprezzi in qual modo avvenisse la sua nascita.
Ecco, ripeto, assunse un corpo; si rivestì di carne, venne dal grembo materno.
Non lo vedi ormai? Ormai non vedi, ripeto, la carne?
È una domanda la mia, ma sto a far vedere la carne.
Tu vedi qualcosa e non vedi qualcos'altro.
Ecco in uno stesso parto, ecco sono già due: e ciò che puoi vedere e ciò che non puoi vedere.
Ma è perché tu creda ciò che non vedi proprio attraverso ciò che vedi.
Eri mosso a disprezzare perché vedi che ha avuto una nascita.
Credi ciò che non vedi perché è nato da una Vergine.
Quanto è piccolo - dice - colui che è nato! Ma quanto è grande colui che è nato da una Vergine!
E colui che è nato da una Vergine ti ha recato l'eterno nel tempo.
Non ha avuto padre, s'intende un padre uomo, ed ha avuto la madre.
Non ti sembri però impossibile che abbia avuto la sola madre chi creò l'uomo prima del padre e della madre.
Perciò ti ha recato l'eterno nel tempo, perché tu cerchi lui e ammiri l'eterno.
In realtà egli stesso che come sposo è uscito dalla stanza nuziale, ( Sal 19,6 ) s'intende dal grembo verginale, dove sono avvenute le sacre nozze del Verbo e della carne, ha recato, ripeto, l'eterno nel tempo; ma egli è propriamente l'eterno e lo stesso che è coeterno al Padre, egli è appunto colui che in principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio. ( Gv 1,1 )
Ma tu non potevi vedere questo. Per te ha fatto sì che avessi da che essere risanato al fine di renderti possibile vedere ciò che non vedevi.
Ciò che diprezzi in Cristo non è ancora l'oggetto della visione dell'uomo risanato, ma la medicina dell'infermo.
Non ti prenda una fretta intempestiva verso la visione dei sani.
Degli angeli è il vedere, il godere; il loro cibo non diminuisce.
Nei troni più alti, nelle regioni dei cieli, il Verbo è alla vista degli angeli, si lascia godere, si lascia assaporare, ed è eterno.
Ma perché l'uomo possa mangiare il pane degli angeli, ( Sal 78,25 ) il Signore degli angeli si è fatto uomo.
È questa la nostra sanità: la medicina degli infermi, il cibo dei sani.
E parlava agli uomini e diceva ciò che avete già ascoltato: Il Figlio da sé non può far nulla se non ciò che vede fare dal Padre. ( Gv 5,19 )
Vi è già, pensiamo, qualcuno che può comprendere?
Vi è già qualcuno nel quale è efficace il collirio dell'umanità ad intuire in qualunque modo la gloria della divinità?
Egli ha parlato, parliamo anche noi. Egli perché è il Verbo, noi perché veniamo dal Verbo.
Ma, come che sia, per quale ragione veniamo dal Verbo?
Perché creati a somiglianza del Verbo, per mezzo del Verbo.
Perciò, per quanto siamo capaci, per quanto possiamo essere partecipi dell'ineffabilità di lui, parliamo anche noi, né alcuno ci contraddica.
È andata avanti infatti la nostra fede, perché possiamo dire: Ho creduto, perciò ho parlato. ( Sal 116,10 )
Io parlo di ciò che credo. Anche se come che sia lo vedo, egli vede di più; voi non potete vederlo.
Quando avrò parlato, che importa a me se chi vede ciò che dico creda o non creda che anch'io vedo ciò che avrò detto?
Veda in tutta sincerità e di me creda pure ciò che vuole.
Il Figlio da sé non può fare nulla se non ciò che vede fare dal Padre. ( Gv 5,19 )
Qui spunta fuori l'errore degli Ariani, ma si erge per cadere, perché non si umilia per elevarsi. ( Gv 5,19 )
Che vi trovi che ti ha colpito? Che tu vuoi dire che il Figlio è minore.
Infatti hai ascoltato: Il Figlio da sé non può far nulla se non ciò che vede fare dal Padre.
In base a ciò, tu vuoi che il Figlio si dica minore. Lo so questo, lo so.
Questo ti ha colpito. Tieni per certo che non è minore. Non puoi ancora vedere: credi.
Questo è quel che dicevo poco fa. Ma come giungerò a credere - dirai tu - contrariamente alle parole di lui?
Egli stesso dice: Il Figlio da sé non può fare nulla se non ciò che vede fare dal Padre.
Fa' attenzione a quel che segue: infatti tutte le cose che fa il Padre, le medesime fa anche il Figlio. ( Gv 5,19 )
Non ha detto " tali ". Faccia attenzione per un momento la Carità vostra, ad evitare che proprio tra voi stessi diate motivo di frastuono.
È necessaria la serenità dello spirito, una fede umile e devota, una religiosa attenzione non verso di me, piccolo vaso, ma verso colui che depone il pane nel piccolo vaso.
Perciò, fate attenzione appena un poco.
Infatti queste spiegazioni che abbiamo esposto prima esortando a credere, in modo che la mente penetrata dalla fede sia capace d'intendere, hanno avuto un accento piacevole, soddisfacente, di facilità; hanno infuso serenità al vostro spirito, siete stati attenti, avete compreso quanto ho detto.
Per la verità, non mi manca certo la speranza che alcuni capiranno le considerazioni che farò ancora, tuttavia non mi attendo che tutti giungeranno a comprendere.
E dato che Dio ci ha prestabilito nel contenuto del Vangelo la fonte della nostra predicazione, né possiamo eludere ciò che ha assegnato il Maestro, temo assai che quanti non avranno capito, i quali saranno forse i più, ritengano che io abbia parlato loro inutilmente.
Non parlo tuttavia a vuoto per coloro che avranno capito.
Si rallegri chi comprende, chi non comprende tolleri con pazienza ciò che non comprende; sia tollerante quanto a ciò che non intende, e ne rimandi ad altro tempo l'intelligenza.
Non ha dunque affermato: Tutte le cose che il Padre fa, " tali " le fa il Figlio, quasi che altre ne faccia il Padre ed altre il Figlio.
Sembrava infatti quasi che avesse detto questo quanto più avanti diceva: Il Figlio da sé non può far nulla se non ciò che vede fare al Padre. ( Gv 5,19 )
Vedi di capire. E là neppure afferma se non ciò che ascolta comandare dal Padre, ma vede fare - dice - dal Padre.
Pertanto se consultiamo il discernimento terreno, o meglio, dovrei dire piuttosto il contesto, si è proposto due esecutori: il Padre e il Figlio; il Padre che opera senza aver veduto alcuno, il Figlio che opera avendo veduto il Padre.
Fin qui la visuale è terrena. Ma tuttavia, per intendere cose più elevate, non evitiamo quelle più umili e pedestri.
In primo luogo supponiamo di avere qualcosa davanti agli occhi: ammettiamo che siano due artigiani, padre e figlio.
Il padre ha fatto una cassa che il figlio non poteva fare senza guardare il padre durante il lavoro.
Ha osservato la cassa fatta dal padre e ha fatto un'altra cassa simile, non la medesima.
Per qualche momento rimando il discorso da continuare e interrogo l'Ariano: È così dunque tu intendi proprio come ho descritto?
Il padre ha fatto un qualcosa, il figlio, vedendo il padre al lavoro, ha fatto anch'egli un qualcosa di simile.
Sembra infatti che questo sia il senso delle parole dalle quali sei stato colpito.
E infatti neppure afferma: il Figlio da sé non può far nulla se non ciò che ascolta comandare dal Padre, ma afferma: Il Figlio da sé non può far nulla se non ciò che vede fare dal Padre.
Ecco, se tu intendi così, allora il Padre ha eseguito e il Figlio ha osservato per vedere che fare a sua volta; farebbe, invece, qualcos'altro tale quale aveva fatto il Padre.
Ciò che ha fatto il Padre, per mezzo di chi l'ha fatto?
Se non l'ha fatto per mezzo del Figlio, se non l'ha fatto per mezzo del Verbo, sei incorso in una bestemmia contro il Vangelo.
Tutto, infatti, è stato fatto per mezzo di lui. ( Gv 1,3 )
Ora, quindi, ciò che aveva fatto il Padre, lo aveva fatto per mezzo del Verbo, lo aveva fatto per mezzo del Figlio.
Chi è l'altro che osserva per fare qualcos'altro che vede fare dal Padre?
Non siete soliti asserire che il Padre ha due figli.
Uno solo è l'Unico, generato da lui.
In realtà, per sua misericordia, è il solo ad essere Dio e non è il solo ad essere erede.
Il Padre ha fatto eredi con il suo unico Figlio coloro che non generò dalla sua sostanza, come appunto quello, ma, per mezzo di quello stesso, li ha chiamati a far parte della sua famiglia.
Veramente siamo stati chiamati ad essere figli adottivi, come attesta la Sacra Scrittura. ( Ef 1,5 )
Che dici dunque? È il Figlio unico in persona che parla, lo stesso Figlio unigenito parla nel Vangelo, il Verbo stesso ci ha parlato, lui stesso abbiamo ascoltato dire: Il Figlio da sé non può fare nulla se non ciò che vede fare dal Padre.
Certamente il Padre ha fatto sì che il Figlio veda ciò che egli intende fare, eppure nulla fa il Padre se non per mezzo del Figlio.
Senza dubbio sei sconcertato, eretico, sei veramente sconcertato, ma, quasi per aver ingerito elloboro, sei sconvolto, al fine di ricevere la salute.
Ora, a quanto mi pare, non riconosci te stesso, anche e proprio tu riprovi il tuo parere e il tuo discernere terreno.
Lasciati alle spalle le vedute terrene, volgi verso l'alto se hai qualcosa nell'intimo, contempla le cose divine.
In verità, tu ascolti parole umane, per mezzo di un uomo, l'Evangelista.
Per mezzo del Vangelo tu ascolti parole umane, proprie dell'uomo.
Ma, quanto alla parola di Dio, tu ascolti al fine di udire parole umane e conoscere le cose divine.
Il Maestro ha provocato per istruire, ha posto le premesse per scuotere l'attenzione.
Il Figlio da sé non può fare nulla se non ciò che vede fare dal Padre.
Era di conseguenza che dicesse: qualunque cosa infatti fa il Padre, tale la fa il Figlio.
Non ha detto questo ma: Tutte le cose che il Padre fa, queste medesime fa anche il Figlio. ( Gv 5,19 )
Non fa una cosa il Padre, un'altra il Figlio, perché tutte le cose che il Padre fa, per mezzo del Figlio le fa.
Il Figlio risuscitò Lazzaro; ( Gv 11 ) forse che il Padre non lo risuscitò?
Il Figlio donò la vista al cieco, ( Gv 9 ) o che non gliela donò il Padre?
La donò il Padre, per mezzo del Figlio, nello Spirito Santo.
È la Trinità, ma unica l'opera creatrice, unica la maestà, unica l'eternità, unica la coeternità e medesime le azioni della Trinità.
Non è che il Padre crei alcuni uomini, altri il Figlio, altri lo Spirito Santo.
È il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo a creare un solo, medesimo uomo.
Crea, unico Dio, e il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo.
Nota la pluralità delle Persone, ma riconosci che Dio è uno solo.
Infatti, a motivo della pluralità delle Persone, fu detto: Facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza.
Non affermò: Voglio fare l'uomo, e osserva mentre opero, perché possa farne un altro.
Facciamo, disse. Sento dire un plurale.
A nostra immagine, ugualmente sento dire un plurale.
Dove dunque l'Essere unico della divinità? Leggi le parole seguenti: E Dio creò l'uomo. ( Gen 1,26-27 )
È detto: Facciamo l'uomo, non è detto: Gli dèi fecero l'uomo.
Si viene a conoscere l'unità in ciò che fu detto: Dio creò l'uomo.
Dov'è dunque quella obiezione terrena? Sia fatta cadere, sia occultata, sia annullata.
Ci parli il Verbo di Dio. Ormai devoti, ormai credenti, ormai penetrati dalla fede, avendo procurato qualche profitto all'intelligenza, rivolgiamoci proprio al Verbo, alla sorgente della luce, e diciamo insieme: Signore, il Padre ha fatto le medesime cose che hai compiuto tu; infatti tutto ciò che fa il Padre lo fa mediante te.
Abbiamo ascoltato che tu, Verbo, eri in principio; non abbiamo visto, ma abbiamo creduto.
Di conseguenza, nella fede abbiamo ascoltato che tutto è stato fatto mediante te. ( Gv 1,3 )
Perciò tutto ciò che fa il Padre lo fa mediante te.
Quindi, tu fai le medesime cose che fa il Padre. Che vuol dire?
Perché hai voluto affermare: Il Figlio da sé non può far nulla?
In quello che ascolto noto una vera e propria uguaglianza fra te e il Padre.
Tutte le cose che fa il Padre, queste medesime fa il Figlio. ( Gv 5,19 )
Riconosco l'uguaglianza, a questo punto intendo, a questo punto afferro come posso l'Io e il Padre siamo una cosa sola. ( Gv 10,30 )
Com'è che non puoi far nulla se non ciò che vedi fare dal Padre? Che vuol dire questo?
Può darsi mi dica, anzi ci dica a tutti: Questo, infatti, ciò che ho detto: Il Figlio da sé non può fare nulla se non ciò che vede fare al Padre; ( Gv 5,19 ) come intendi il mio " vedere "? Com'è il mio " vedere "?
Metti da parte, per un momento, la forma di servo, che ho assunto per te.
In realtà, in quella forma di servo nostro Signore aveva occhi e orecchi corporei, ed in quella forma umana, come abbiamo anche noi, era della medesima figura del corpo, della medesima conformazione delle membra.
Quella carne era derivata da Adamo; ma non era quello Adamo.
Così il Signore camminava sia sulla terra sia sul mare, come gli piacque, come volle, perché gli fu possibile tutto ciò che volle.
Lanciò uno sguardo, vide. Distolse gli occhi, non vide.
Gli era alle spalle chi lo seguiva, era veduto chi lo precedeva.
Con gli occhi del corpo egli vedeva chi gli era innanzi.
Nulla però si celeva alla divinità. Metti da parte, metti da parte per un momento, ripeto, la forma di servo.
Considera la natura divina, nella quale era prima che fosse creato il mondo, e per la quale era uguale al Padre.
Per mezzo di lui apprendilo e intendi che cosa ti afferma: Egli, pur essendo di natura divina, non ritenne un'appropriazione indebita la sua uguaglianza con Dio. ( Fil 2,6 )
Ivi sta' a vederlo, se puoi, affinché tu possa vedere quale sia il " vedere " proprio di lui.
In principio era il Verbo. ( Gv 1,1 )
Come vede il Verbo? Ha occhi il Verbo?
O si trovano in lui gli occhi nostri, magari occhi incorporei, ma occhi di cuori riverenti e illuminati?
Beati, infatti, i puri di cuore. ( Mt 3,8 )
Con lo sguardo tu abbracci l'uomo e Dio.
Ti mostra l'uomo, ti riserva la visione di Dio.
E nota il perché ti riservi la visione di Dio colui che ti si fa vedere uomo.
Chi mi ama - dice - osserva i miei comandamenti.
Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò.
E quasi come se dicesse: " Che darai a chi ti ama? ", aggiunge: e mi manifesterò a lui. ( Gv 14,21 )
Questo che vuol dire, fratelli? Egli, che già vedevamo, prometteva che si sarebbe manifestato loro.
A chi? A quelli che lo vedevano, oppure a quelli dai quali non era ancora veduto?
Rivolgendosi ad un Apostolo che desiderava vedere il Padre e chiedeva: Mostraci il Padre e ci basta, afferma come segue.
Allora egli, restando davanti agli occhi del servo, nella forma di servo, riservando agli occhi deificati la natura di Dio, gli osserva: Da tanto tempo sono con voi e non mi avete conosciuto?
Chi vede me vede anche il Padre. ( Gv 14,9 ) Desideri vedere il Padre, guarda me.
Mi vedi e non vedi me. Vedi ciò che per te ho assunto, non vedi ciò che ti ho riservato.
Osserva i comandamenti, purifica gli occhi.
Poiché chi mi ama osserva i miei comandamenti ed io lo amerò.
Quasi a dire: è a chi osserva i miei comandamenti ed a chi è risanato per mezzo dei miei comandamenti che io mi mostrerò.
Se dunque, fratelli, non possiamo discernere il " vedere " del Verbo, dove andiamo?
Non è per caso quanto a noi prematuro pretendere di coglierne la verità?
A che scopo vogliamo ci si mostri ciò che non possiamo vedere?
Perciò delle cose che desideriamo vedere, di queste ci è stato detto, non di ciò che già potessimo capire.
Infatti, ammesso che tu colga il " vedere " del Verbo, forse nel momento in cui vedi il " vedere " del Verbo, vedrai il Verbo quale è in sé, non così che il Verbo sia una cosa e un'altra il " vedere " del Verbo, in modo che non vi si trovi alcunché congiunto e vincolato, a duplicare, a connettersi.
È qualcosa di semplice, di una semplicità indicibile.
Non come per l'uomo: una cosa è l'uomo, un'altra il vedere dell'uomo.
Infatti se un giorno si spegne ciò che è il vedere dell'uomo, l'uomo può rimanere.
Ecco quel qualcosa che dicevo avrei esposto, che non tutti avrebbero potuto comprendere: faccia ora il Signore che alcuni abbiano compreso.
Fratelli miei, vi esorto a questo, a che giungiamo a cogliere il " vedere " del Verbo.
Questo è al di sopra delle vostre forze perché esse sono deboli?
Siano fortificate, siano portate alla perfezione. In che modo? Per mezzo dei comandamenti.
Con quali comandamenti? Chi mi ama osserva i miei comandamenti. ( Gv 14,11 )
Quali i comandamenti? Già vogliamo crescere, infatti, già essere rinvigoriti, già essere perfetti perché possiamo cogliere il " vedere " del Verbo.
Ora parla, Signore, quali i comandamenti? Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate a vicenda. ( Gv 13,34 )
Attingiamo allora, fratelli, questo amore dall'abbondanza della sorgente, riceviamolo, saziamoci in esso.
Prendine per quanto sei capace.
La carità ti generi, la carità ti nutra, la carità ti renda perfetto, la carità ti dia forza perché tu possa cogliere il " vedere " del Verbo; il Verbo non è una cosa e altra il " vedere " di lui, ma proprio quello che è il " vedere " del Verbo, questo è il Verbo.
E forse comprenderai subito che quello che è stato detto: Il Figlio da sé non può fare nulla se non ciò che vede fare dal Padre, ( Gv 5,19 ) è tale come a dire: Non ci sarebbe il Figlio se non nascesse dal Padre.
Ciò vi basti, fratelli. So di aver detto quello che, se meditato, può darsi diventi chiaro; spesso a causa delle molte parole si può rendere oscuro ciò che è stato detto.
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