Discorsi sul Nuovo Testamento |
1.1 - Il passo dell'Apostolo è pericoloso per quanti lo fraintendono
1.2 - La vita del giusto quaggiù è guerra, non ancora trionfo. Il grido di trionfo
3.3 - Si deve desiderare la fine della concupiscenza. La follia dei Manichei
4.4 - Come opporsi alla concupiscenza ed alla cattiva abitudine
5.5 - La concupiscenza ci è innata, deriva dal primo uomo. La concupiscenza, causa del peccato originale.
Cristo concepito senza peccato per espiare il peccato
6.6 - Ci si fa conoscere la lotta dell'Apostolo contro la concupiscenza perché non disperiamo
7.7 - In che consiste fare sia il bene sia il male, senza essere portati a soddisfare
8.8 - Un giorno la concupiscenza sarà soffocata dalla grazia di Cristo. Al presente come devono regolarsi i credenti
Tutte le volte che viene esposta la sacra lettura della Lettera dell'apostolo Paolo, che è stata proclamata, si deve temere che, falsamente intesa, dia occasione agli uomini che cercano l'occasione.
Gli uomini sono effettivamente proclivi a peccare, e se ne astengono con difficoltà.
Ne segue che, per aver ascoltato l'Apostolo che ammette: Non quello che voglio, il bene, io faccio; ma il male che detesto, questo faccio, ( Rm 7,15 ) si comportano male e, mostrando di essere scontenti di sé per il fatto che agiscono male, pensano di somigliare all'Apostolo, che ha detto: Infatti, non quello che voglio, il bene, io faccio; ma il male che detesto, questo faccio.
Talvolta, dunque, si legge, ed allora ci obbliga di necessità ad esporla esattamente, per evitare che gli uomini, appropriandosene svantaggiosamente, trasformino in veleno un cibo salutare.
Faccia però attenzione la Carità vostra, fintanto che dirò quanto il Signore avrà donato; così che, nel caso mi vediate imbarazzato per la difficoltà di un aspetto oscuro, mi aiutiate con religiosa premura.
Quindi richiamate anzitutto alla mente, riguardo a quello che per grazia di Dio siete soliti ascoltare, che la vita del giusto in questo corpo è tuttora una guerra, non è ancora la vittoria; ma un giorno, di tale guerra, ci sarà la vittoria.
Per questo l'Apostolo ha comunicato sia segnali di guerra sia segnali di vittoria.
Ora abbiamo ascoltato della guerra: Infatti, non quello che voglio, il bene, io faccio; ma il male che detesto, questo faccio.
Che se faccio quello che non voglio, io riconosco la legge, poiché è buona; c'è in me il desiderio, ma non sono capace di attuare il bene, ma nelle mie membra vedo un'altra legge, che muove guerra alla legge della mia mente e mi rende schiavo della legge del peccato, che è nelle mie membra. ( Rm 7,15-25 )
Non riconosci la guerra quando avverti l'opporsi [ della legge ], quando avverti la schiavitù che va procurando [ la legge ]?
2.2 - Dunque non è ancora voce di vittoria, che essa però verrà te lo fa capire il medesimo Apostolo dicendo: È necessario infatti che questo corpo corruttibile si vesta d'incorruttibilità e questo corpo mortale si vesta d'immortalità.
Quando questo corpo corruttibile si sarà vestito d'incorruttibilità e questo corpo mortale d'immortalità; ecco allora la voce del trionfo: Allora si compirà la parola della Scrittura: La morte è stata ingoiata per la vittoria.
Dicano i trionfatori: Dov'è, o morte, la tua vittoria? ( 1 Cor 15,53-55 )
Così diremo; e un giorno lo diremo e tale giorno non sarà lontano.
Di tempo non ne resta infatti tanto quanto ne è trascorso.
Allora diremo questo davvero.
Ma, al presente, in questa guerra, perché tale lettura, per coloro che l'interpretano male, non sia la tromba del nemico - non la nostra - ed essa valga ad eccitarlo e non che serva a vincerlo.
Fate attenzione, fratelli miei, vi scongiuro, e voi che siete nella guerra, combattete.
Infatti voi che ancora non vi trovate nella lotta, non intenderete ciò che dico: capirete voi che combattete.
La mia voce si farà ascoltare, la vostra parlerà nel silenzio.
Anzitutto richiamate alla memoria ciò che l'Apostolo scrisse ai Galati, per cui sia possibile esporlo chiaramente.
Disse infatti parlando ai credenti, parlando ai battezzati, ai quali certamente erano stati rimessi tutti i peccati nel santo lavacro; tuttavia, parlando a questi, ma stava rivolgendosi a dei combattenti, afferma: Vi dico dunque: Camminate secondo lo spirito e non sarete portati a soddisfare i desideri della carne.
Non ha detto: " non soddisferete ", ma: non sarete portati a soddisfare.
Perché questo? Prosegue dicendo: La carne infatti ha desideri contrari allo spirito e lo spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che volete.
Ma se vi lasciate guidare dallo spirito, non siete più sotto la legge; ( Gal 5,16-18 ) ma sotto la grazia, certamente.
Se vi lasciate guidare dallo spirito … Che vuol dire: Lasciarsi guidare dallo spirito?
Obbedire allo Spirito di Dio che comanda, non alla carne che brama avidamente.
Tuttavia ha le sue brame e fa resistenza; e vuole altro, ma tu non vuoi: sii perseverante per esser tu a non volere.
Nondimeno il tuo desiderio rivolto a Dio dev'essere tale che non dia luogo ad alcuna avida brama alla quale tu debba opporre resistenza.
Notate che cosa io ho voluto dire.
Il tuo desiderio, ripeto, proteso verso Dio dev'essere tale che non ci sia assolutamente posto per una concupiscenza cui si debba opporre resistenza.
Non cedi infatti e, rifiutandoti di assecondare, tu vinci; è meglio però non avere un nemico che vincere.
Un giorno questo nemico non ci sarà più.
Volgi l'animo al grido di trionfo e guarda se ci sarà.
Dov'è, o morte, la tua vittoria? Non ci sarà.
Dov'è, o morte, il tuo pungiglione? ( 1 Cor 15,54 )
Cercherai il suo posto e non lo troverai.
Non è a questa infatti che dovete rivolgere la massima attenzione: essa infatti non è quasi un'altra natura, come vaneggiano i Manichei.
È la nostra infermità, il nostro vizio.
Separato da noi non esisterà in altro luogo ma, eliminato, non sussisterà più.
Perciò non sarete portati a soddisfare i desideri della carne. ( Rm 13,14 )
Meglio era certamente l'adempiere ciò che disse la legge: Non desiderare. ( Rm 7,7 )
Questa è la pienezza della virtù, la perfezione della giustizia, la palma della vittoria: Non desiderare.
Poiché ora questo non può essere osservato, almeno si adempia quello che dice anche la Scrittura: Non seguire le tue passioni. ( Sir 18,30 )
È meglio non averne, ma, dal momento che ci sono, non seguirle.
Non vogliono assecondare te, tu non assecondare loro.
Nel caso vogliano assecondarti, non ci saranno, perché non saranno ribelli alla tua mente.
Reagiscono, reagisci; combattono, combatti; assalgono, assali.
Preòccupati soltanto di questo: che non vincano.
Ecco, ne presenterò un esempio per rendevi possibile di comprendere il resto.
Voi sapete che esistono uomini sobri: sono il minor numero, ma ci sono.
Voi sapete che ci sono anche gli ubriaconi: abbondano.
Il battezzato è sobrio: per quanto riguarda l'ubriachezza non ha con che lottare; altre le sue passioni, con le quali deve combattere.
Ma affinché vi sia possibile comprendere gli altri casi, mettiamo in campo soltanto la lotta contro un solo nemico.
È battezzato ed ubriacone, ha ascoltato, e con timore ha ascoltato, che anche l'ubriachezza è stata annoverata tra gli altri mali per i quali è precluso il regno di Dio agli uomini che vivono male; infatti, dove è stato detto: Né immorali, né idolatri, né adùlteri, né effeminati, né omosessuali, né ladri; si aggiunge anche: né ubriaconi, ecc. erediteranno il regno di Dio. ( 1 Cor 6,9-10 )
Ha ascoltato ed è stato preso da timore.
È stato battezzato, gli sono stati perdonati tutti i peccati di ubriachezza; resta, quale nemica, la consuetudine.
L'uomo rinato ha con chi combattere.
Tutti i suoi peccati passati gli sono stati perdonati, sia attento sia vigilante, sia combattivo per non tornare talvolta ad ubriacarsi.
Ecco che si desta quella passione del bere, seduce l'animo, infonde arsura alla gola, alletta i sensi; vuole anche, se possibile, penetrare quella difesa, raggiungere lui che si è trincerato, farlo schiavo.
Per consuetudine assale, respingi.
O se proprio questa non ci fosse!
Se è sopraggiunta la cattiva abitudine, si estinguerà l'abitudine buona; tu non darle soddisfazione, non appagarla, cedendo, ma soltanto soffocala facendo resistenza.
Tuttavia, finché esiste, è un nemico.
Se non l'assecondi e non ti ubriacherai più, di giorno in giorno regredirà.
Il tuo assecondare costituisce il suo potere.
Se infatti le avrai ceduto, e ti sarai ubriacato, le darai forza.
Forse che essa va contro di me e non contro di te?
Io da un luogo più alto richiamo l'attenzione, parlo, predico; avverto in anticipo su che di male capiterà agli ubriaconi.
Non è che puoi dire: Non ho udito; non è che puoi dire: A lui che non doveva e mi ha taciuto Dio renderà conto della mia anima.
Ma duri fatica perché tu stesso ti sei fatto un resistente avversario per via della consuetudine cattiva.
Per dargli vigore non ti è costato fatica: datti da fare per vincerlo.
E se ti trovi poco capace a fronteggiarlo, prega Dio.
Tuttavia, se non ti vincerà, sebbene la tua stessa cattiva abitudine abbia lottato contro di te … se non ti vincerà, hai compiuto ciò che ha affermato l'apostolo Paolo: Non sarete portati a soddisfare i desideri della carne. ( Rm 7,22 )
Il cattivo desiderio si è fatto presente stuzzicando, ma non è stato soddisfatto col darti al bere.
Ciò che ho detto dell'ubriachezza, questo è proprio di tutti i vizi, questo di tutti i desideri perversi.
Alcuni ci sono innati, altri li facciamo nostri in forza dell'abitudine.
Infatti, a causa di quelli che ci sono innati, sono battezzati i bambini, perché siano liberati dalla colpa di origine, non dalla cattiva abitudine che non ebbero.
In conseguenza, necessariamente la lotta dura sempre, appunto perché la concupiscenza, con la quale siamo nati, non può esaurirsi finché viviamo; può perdere di forza ogni giorno, non può spegnersi.
Per essa questo nostro corpo è detto corpo di morte.
Di essa dice l'Apostolo: Mi compiaccio infatti della legge di Dio secondo l'uomo interiore.
Ma nelle mie membra vedo un'altra legge che muove guerra alla legge della mia mente, e mi rende schiavo della legge del peccato che è nelle mie membra. ( Rm 7,22-23 )
Allora nacque questa legge, quando fu trasgredita la prima legge.
Allora nacque, ripeto, questa legge, quando si disprezzò e si trasgredì la prima legge.
Qual è la prima legge? Quella che l'uomo ricevette nel paradiso.
Non erano forse nudi e non si vergognavano?
Perché erano nudi e non si vergognavano se non perché nelle membra non c'era ancora la legge che si oppone alla legge della mente?
L'uomo commise un'azione che si doveva punire e avvertì un movimento vergognoso.
Mangiarono contro la proibizione, ed i loro occhi si aprirono.
E come? Prima si aggiravano nel paradiso ad occhi chiusi o privi di vista? No davvero.
Giacché Adamo come impose i nomi ai volatili e alle bestie quando gli furono presentati tutti gli animali? ( Gen 2,20-25 )
A quali imponeva il nome se non vedeva?
Di seguito si disse: La donna vide un albero che era gradito a vedersi.
Dunque avevano gli occhi aperti; ed erano nudi e non si vergognavano.
Ma i loro occhi si aprirono a qualche cosa che non avevano mai avvertito, che non avevano mai paventato nei movimenti del loro corpo.
Gli occhi si aprirono ad intuire, non a vedere; e perché sperimentarono qualcosa di vergognoso, ebbero premura di coprirlo.
Intrecciarono - disse - foglie di fico e se ne fecero cinture. ( Gen 3,1-7 )
Da ciò che coprirono, là sperimentarono la sensazione.
Ecco da che si deriva il peccato originale, ecco perché nessuno nasce senza peccato.
Ecco perché il Signore, che la vergine concepì, non volle essere concepito in tal modo.
Espiò il peccato colui che venne senza il peccato; lo espiò chi non venne da esso.
Ecco perché uno solo e uno solo: uno solo per la morte, uno solo per la vita.
Il primo uomo per la morte, il secondo uomo per la vita.
Ma per quale ragione per la morte, quell'uomo? Perché soltanto uomo.
Per quale ragione per la vita, quest'uomo? Perché Dio e uomo.
L'Apostolo, quindi, non fa ciò che vuole; vuole infatti non avvertire la concupiscenza, e nondimeno ha cattivi desideri; per questo non fa ciò che vuole.
Forse che quella perversa passione trascinava l'Apostolo assoggettato all'immoralità ed agli adultèri? No certamente.
Non sorgano tali pensieri nella nostra mente.
Combatteva, non si lasciava assoggettare.
Ma perché non voleva avere neppure ciò contro cui lottare, per questo diceva: Non faccio quello che voglio. ( Rm 7,15 )
Non voglio desideri perversi, eppure sono presenti in me.
Dunque non faccio ciò che voglio, nondimeno, però, evito di assecondare la concupiscenza.
Altrimenti non direbbe infatti: Non sarete portati a soddisfare i desideri della carne, ( Rm 7,25; Rm 8,2 ) se egli personalmente li soddisfacesse.
Ma ti ha posto davanti agli occhi il suo combattimento, perché tu non temessi il tuo.
Infatti se il beato Apostolo non avesse detto questo, quando tu avvertissi nelle tue membra l'impulso della concupiscenza, che tu non asseconderesti, tuttavia, sperimentando i suoi moti, forse giungeresti a disperare di te e diresti: Se appartenessi a Dio, non sarei così turbato.
Osserva l'Apostolo in combattimento e non fare di te un disperato.
Nelle mie membra - dice - vedo un'altra legge che muove guerra alla legge della mia mente.
Anche perché non voglio questa opposizione: è infatti la carne mia, sono io stesso, è parte di me: Non faccio quello che voglio, ma il male che detesto, questo io faccio; ( Rm 7,20 ) perché ho perversi desideri.
In che consiste allora il bene che faccio? Nel fatto che non assecondo il desiderio perverso.
Faccio il bene, non però nella sua perfezione; anche il mio nemico, il desiderio perverso, fa il male, non però nella sua pienezza.
Com'è che faccio il bene e non fino alla perfezione?
Faccio il bene quando non assecondo il desiderio perverso; ma non porto a perfezione il bene, così da non avere affatto il desiderio perverso.
Così, d'altra parte, com'è che il mio nemico fa il male senza portarlo a pienezza?
Fa il male perché suscita un desiderio perverso; non lo porta a pienezza perché non mi trascina al male.
E in questa guerra è l'intera vita dei giusti.
Ora che dirò degli impuri, che neppure combattono?
Assoggettati, vengono trascinati; nemmeno sono trascinati, perché assecondano volentieri.
Questa, ripeto, è la lotta dei giusti; ed in questa guerra l'uomo è sempre in pericolo fino alla morte.
Ma alla fine, cioè nel trionfo di quella vittoria, che si dice?
Piuttosto che dice l'Apostolo che già si prepara al trionfo?
Allora si compirà la parola della Scrittura: La morte è stata ingoiata per la vittoria.
Dov'è, o morte, la tua vittoria? È il grido dei trionfatori.
Dov'è, o morte, il tuo pungiglione? Il pungiglione della morte è il peccato, dalla puntura di esso è venuta la morte.
Il peccato è come uno scorpione: ci punse e perdemmo la vita.
Ma quando si dice: Dov'è, o morte, il tuo pungiglione?
Tu nei sei l'effetto, non che esso venga da te; perciò, quando si dice: Dov'è, o morte, il tuo pungiglione? non ci sarà di certo, perché non ci sarà il peccato.
Ma il pungiglione della morte è il peccato.
La legge è stata data contro il peccato.
Ma la forza del peccato è la legge. ( 1 Cor 15,54-56 )
In che modo la legge è la forza del peccato?
Sopraggiunse a dare piena coscienza del peccato. ( Rm 7,12-13 )
Com'è questo? Perché l'uomo fu peccatore prima della legge; data la legge e trasgredita, divenne anche trasgressore.
Gli uomini erano considerati rei di peccato: data la legge, divennero per di più rei di trasgressione.
Dove la speranza, se non in ciò che segue? Dove ha abbondato il peccato ha sovrabbondato la grazia. ( Rm 5,20 )
Pertanto, questo soldato, in certo qual modo espertissimo in tale combattimento, tanto esperto da essere anche condottiero, poiché era assai travagliato in questa guerra contro il nemico, e diceva: Nelle mie membra vedo un'altra legge che muove guerra alla legge della mia mente, e mi rende schiavo della legge del peccato, che è nelle mie membra, legge ripugnante, legge tormentosa, ferita, peste, infermità, soggiunse: Sono uno sventurato.
Chi mi libererà da questo corpo votato alla morte?
E a lui che gemeva si venne in soccorso.
In che modo si venne in soccorso? Per la grazia di Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore. ( Rm 7,25 )
La grazia di Dio, per mezzo di Gesù Cristo Signore nostro ti libererà dalla legge di questa morte, cioè dal corpo di questa morte.
Quando avrai un corpo, dove non resterà alcuna traccia di concupiscenza?
Quando questo corpo mortale si sarà vestito di immortalità, e questo corpo corruttibile si sarà vestito d'incorruttibilità, e si dirà alla morte: Dov'è, o morte, la tua vittoria? e non esisterà più: Dov'è, o morte, il tuo pungiglione? ( 1 Cor 15,54 ) e non ci sarà più.
Ed ora che c'è? Ascolta: Io dunque, con la mente, servo la legge di Dio, con la carne, invece, la legge del peccato. ( 2 Cor 3,6 )
Con la mente servo la legge di Dio, non assecondando: con la carne invece la legge del peccato, avvertendo la concupiscenza.
E con la mente alla legge di Dio, e con la carne alla legge del peccato.
E di questa mi compiaccio, e là provo la concupiscenza; ma non sono vinto: stuzzica, insidia, bussa, cerca di attirare a sé: Sono uno sventurato, chi mi libererà da questo corpo votato alla morte?
Non pretendo di vincere sempre, ma voglio un giorno raggiungere la pace.
Perciò ora, fratelli, comportatevi in questo modo: con la mente obbedite alla legge di Dio; con la carne, invece, alla legge del peccato; ma di necessità, a causa della concupiscenza che è in voi, non perché l'assecondate.
Talvolta questa concupiscenza insidia i giusti al punto di fare, in essi che dormono, ciò che non può fare quando sono desti.
Perché avete acclamato tutti se non perché tutti avete capito?
Mi vergogno di trattenermi in queste cose, ma non mi vergogno di pregare Dio per questo.
Rivolti al Signore …
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