Discorsi sul Nuovo Testamento |
1 - La giustizia che deriva dalla legge sembra un danno all'Apostolo
2 - L'espressione dell'Apostolo va presa in modo da evitare l'errore dei Manichei circa l'A. T. A qual fine è stata data la legge. Il peccato originale
3 - Assenza di peccato in Cristo
4 - Il mondo, i peccatori e gli amatori del mondo. Cristo il solo innocente. Il peccato originale
5 - Condotta di vita irreprensibile secondo la legge
6 - Non ha giustizia l'uomo che non sia da Dio
7 - Come è da tenersi per nulla la giustizia di questa vita riportata a giustizia futura
8 - La giustizia attuale va disprezzata per il desiderio della giustizia perfetta
9 - Con la visione di Dio perfetta giustizia e felicità
10 - Cristo, il nostro giorno. Bisogna tendere al cielo con pienezza di desiderio
11 - Cristo, la nostra via
Tutte le sacre Letture sono così logicamente connesse, quasi a costituire una lettura unica, in quanto procedono dall'uno solo che parla.
Molte sono le bocche di coloro che adempiono il ministero della parola, ma una sola è la bocca che le riempie.
Abbiamo ascoltato la lettura dell'Apostolo e può essere che il suo contenuto procuri turbamento a qualcuno.
Sono stato irreprensibile quanto alla giustizia che deriva dalla legge.
Ciò che era stato per me un guadagno, quello ho ritenuto una perdita, un danno, a motivo di Cristo. ( Fil 3,6 )
Quindi ha proseguito: Non solo l'ho considerato una perdita, ma addirittura come spazzatura, al fine di guadagnare Cristo e di essere trovato in lui, non con una mia giustizia derivante dalle legge, ma con quella che deriva dalla fede in Cristo. ( Fil 3,9 )
Com'è in effetti che ha equiparato a danno e spazzatura il comportamento irreprensibile quanto alla giustizia che deriva dalle legge?
In realtà da chi venne la legge?
Non ha forse dato in precedenza la legge proprio colui che è venuto con il perdono per i trasgressori della legge?
Ma crediamo che sia venuto con indulgenza per quelli che la legge riconosceva colpevoli.
Forse che la legge aveva invece motivo di riconoscere colpevoli coloro che, quanto alla giustizia che deriva dalla legge, sono vissuti in maniera irreprensibile?
Allora se il Signore ha recato il perdono e la remissione dei peccati ai rei della legge, non l'ha recato all'apostolo Paolo, il quale dice di essere vissuto nella legge in modo irreprensibile?
Ma ascoltiamo lui stesso in un altro scritto: Egli ci ha salvati non in virtù delle opere che abbiamo compiute, dice, ma per la sua misericordia, mediante un lavacro di rigenerazione. ( Tt 3,5 )
E ancora: Io che per l'innanzi ero stato un bestemmiatore, un persecutore e un violento; ma mi è stata usata misericordia …, ( 1 Tm 1,15 ) da una parte si è definito di condotta irreprensibile nella legge, dall'altra riconosce di essere stato quel peccatore, perché ogni peccatore non disperi di sé, per il fatto che Paolo ha meritato il perdono.
Notate, fratelli, - e penetrate la forza di questo discorso - come l'apostolo Paolo consideri danno e spazzatura il tempo in cui egli dice di aver avuto un comportamento correttissimo.
In un solo e medesimo tempo, prima del Battesimo, prima della grazia, da una parte è osservante della legge, dall'altra è trasgressore della legge.
Ma non senza ragione parla di danno: affinché non si affaccino alla mente idee pericolose - lo ha detto per questo l'apostolo Paolo -: un Creatore ha dato la Legge, un altro il Vangelo.
È l'opinione di Mani, dal pensiero distorto e falso, e degli altri eretici, i quali asserirono che uno sia stato il datore della legge di cui Mosè fu il dispensatore, un altro chi ha elargito la grazia di cui parla il Vangelo; il primo, indubbiamente, il Dio cattivo, l'altro, per certo, il Dio buono.
Di che ci meravigliamo, fratelli?
Nell'oscurità della legge, come entro porte chiuse, subirono le tenebre perché non bussarono con sentimento religioso.
Talvolta troviamo che Paolo medesimo ha detto nel modo più chiaro che la legge è buona, ( Rm 7,12 ) tuttavia afferma che essa è stata data per questo, perché abbondasse il peccato; e il peccato abbondasse appunto perché sovrabbondasse la grazia. ( Rm 5,20 )
Gli uomini infatti presumevano delle loro risorse e, facendo tutto ciò che ritenevano di potersi permettere, peccavano contro la legge di Dio in occulto.
Quindi tale legge venne fatta conoscere apertamente a coloro che in nessun modo si ritenevano trasgressori.
La legge che venne loro data non fu quella che poteva togliere via il male, ma quella che rivelava malati gli uomini.
La legge precedette il medico, così che l'infermo, convinto di essere sano, si scoprisse malato; e avvertì: Non desiderare. ( Rm 7,7 )
E in quanto prima della promulgazione della legge non esisteva ancora la trasgressione, dice: Dove non c'è legge, nemmeno trasgressione. ( Rm 4,15 )
Anteriormente alla legge, si peccava; una volta data la legge, si continuò a peccare e il peccato si fece più grave, perché al peccato si aggiunse per di più la trasgressione.
L'uomo si trovò assoggettato ai suoi perversi desideri, che alimentava contro di sé con la cattiva abitudine; egli che traeva la sua origine da Adamo e con lui fatto prigioniero e schiavo del peccato.
Al riguardo dice l'Apostolo: Anche noi un tempo siamo stati figli d'ira. ( Ef 2,3 )
Ne segue che egli non dice immune dal peccato neanche il neonato di un giorno, ( Gb 14,4 sec. LXX ) non a causa di ciò che ha commesso, ma a causa di ciò che ha contratto.
Ascolta il Salmo che fa conoscere l'intimo dell'animo e palesa nel canto i nostri peccati più segreti.
Rappresentando il genere umano, si dice a Cristo: Contro te solo ho peccato, quello che è il male ai tuoi occhi, io ho fatto.
Lo dice Davide non impersonando uno solo, ma in persona di Adamo, dal quale ha origine il genere umano.
Fa' dunque attenzione alle seguenti parole: Contro te solo ho peccato, dice, e quello che è il male ai tuoi occhi io ho fatto, perché ti sei rivelato giusto nelle tue parole.
Viene detto a Cristo; da che lo comprendiamo?
Bada a ciò che segue: E perché tu vinca nel tuo giudizio. ( Sal 51,6 )
Non è stato giudicato Dio Padre, non è stato giudicato Dio Spirito Santo; non troviamo altri che il Figlio ad essere stato giudicato in questa carne, che si degnò assumere dalla nostra umanità; non alla maniera dell'unione carnale dell'uomo e della donna; una Vergine credette, da Vergine concepì, da Vergine partorì, rimase Vergine.
E per questo dice: E perché tu vinca nel tuo giudizio.
È stato giudicato infatti e ha vinto, perché è stato giudicato senza peccato.
Nella sottomissione al giudizio è in atto la pazienza, non è in questione la colpa.
Molti sono giudicati innocenti, ma in riferimento alle accuse che si pongono.
Quanto al resto, infatti, non sono immuni da peccato; poiché, come davanti agli uomini c'è il peccato in quanto fatto compiuto, così davanti a Dio c'è il peccato di pensiero.
Il tuo pensiero, agli occhi di Dio, è il tuo fatto compiuto.
Egli, che è il giudice, è il testimone del fatto; chi fa rilevare il fatto è la coscienza stessa.
Dunque egli veramente innocente, è stato giudicato e ha vinto per questo.
È infatti l'unico che ha avuto ragione non del giudice Ponzio Pilato, e né dei Giudei che infierivano, ma del diavolo stesso, che scruta tutti i nostri peccati con la diligenza propria dell'invidia.
E che afferma il Signore Gesù nei riguardi appunto del diavolo?
Ecco viene il principe di questo mondo. ( Gv 14,31 )
Già ripetutamente è stato detto alla Carità vostra che ai peccatori si dà il nome di questo mondo.
E perché i peccatori sono chiamati: questo mondo?
Perché dimorano nel mondo pieni di amore per il mondo.
Coloro infatti che non amano il mondo, non dimorano là dove nulla amano.
La nostra patria, dice, è nei cieli. ( Fil 3,20 )
Se dunque chi ama Dio, dimora in cielo con Dio, chi ama il mondo dimora nel mondo con il principe del mondo.
Pertanto tutti gli amatori del mondo sono appunto il mondo; quelli che hanno dimora nel mondo non con il corpo - il che è proprio di tutti i giusti - ma con l'anima, il che è proprio solo dei peccatori, ai quali presiede il diavolo.
A quel modo che gli abitanti della casa sono chiamati " casa "; secondo questo modo di parlare noi diciamo cattiva una casa rivestita di marmo e buona una casa annerita dal fumo.
Ti trovi in una casa annerita dal fumo, abitata da persone buone e la chiami una buona casa.
Ti trovi in una casa rivestita di marmo e con soffitto a riquadri ornati, di proprietà di gente ingiusta e la dici una casa cattiva, denominando " casa " non i muri e le stanze a riparo dei corpi, ma gli stessi occupanti.
Così la Scrittura ha definito " mondo " gli abitanti del mondo non per la presenza del corpo, ma per l'amore che avvince ad esso.
Quindi: Ecco dice - viene il principe di questo mondo ed in me non trova nulla.
Soltanto in lui nulla trova il diavolo.
E come se gli si dicesse: Perché allora indugi?
Fa seguire: Ma perché tutti sappiano che io faccio la volontà del Padre mio, alzatevi, andiamo via da qui. ( Gv 14,30-31 )
Si alza e va alla passione. Perché?
Perché io faccio la volontà del Padre mio: Perciò, a motivo di questa singolare innocenza, afferma il Salmo: Contro te solo ho peccato e quello che è il male ai tuoi occhi ho fatto; perché ti sei rivelato giusto nelle tue parole, e perché tu vinca nel giudizio; ( Sal 51,6 ) perché nulla di male ha trovato in te.
Perché, invece, lo ha trovato in te, o genere umano?
Fa seguire il perché dicendo: Io infatti sono stato concepito nel peccato e nei peccati mi ha partorito mia madre. ( Sal 51,7 )
Lo dice Davide. Cerca da chi sia nato Davide, lo troverai nato da una moglie legittima, per nulla affatto da adulterio.
Allora, secondo quale generazione dice: Sono stato concepito nel peccato, se non perché c'è qualcosa che procede dalla propaggine della morte e lo contrae chi nasce dall'unione dell'uomo e della donna?
Ciascuno, avendo in sé la concupiscenza, faccia attenzione alla legge che dice: Non desiderare; ( Es 20,16 ) scopre in sé ciò che la legge proibisce, e diventa trasgressore della legge.
Ma scoprendo in sé qualcosa a cui è soggetto, inizia già a dire: Mi compiaccio della legge di Dio secondo l'uomo interiore, ma nelle membra vedo un'altra legge, che muove guerra alla legge della mia mente e mi rende schiavo della legge del peccato che è nelle mie membra. ( Rm 7,22 )
Si è conosciuto infermo, invochi il medico: Sono uno sventurato; chi mi libererà dal corpo di questa morte?
Risponda il medico: La grazia di Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore. ( Rm 7,24-25 )
La grazia di Dio, non i meriti tuoi.
Perché allora hai detto che sotto la legge sei vissuto in modo irreprensibile quanto alla giustizia?
Badate: ha detto in modo irreprensibile secondo gli uomini.
C'è infatti una certa giustizia, che l'uomo può assecondare così che nessun uomo possa trovare da eccepire nei confronti di un uomo.
Dice infatti: Non desiderare ciò che appartiene ad altri. ( 1 Sam 15,3 )
Se tu non porti via la roba altrui, non ci sarà deplorazione alcuna da parte degli uomini.
Così, a volte desideri e non rubi; ma il giudizio di Dio incombe su di te, perché desideri: sei trasgressore della legge, ma agli occhi del legislatore.
Vivi incensurato: allora perché questo lo consideri un danno, perché questo è spazzatura?
È alquanto più stretto questo groppo, ma lo risolverà chi è solito farlo.
A meritarlo non sarò io solo per via di religiosa sottomissione, ma noi tutti, in forza di una devota attenzione.
I Giudei, tutto ciò che facevano e da cui gli uomini non potevano trarre motivo di censura, vivendo in modo irreprensibile sotto la legge, se lo attribuivano, ed ascrivevano alle proprie risorse la stessa giustizia derivante dalla legge; non potevano osservarla perfettamente, ma s'impegnavano tanto quanto erano capaci; facendosene un merito, il loro adempimento non era neppure religioso.
Ecco quindi ciò che egli chiama " adempiere la legge ": non desiderare.
A chi dei viventi è possibile questo?
Ci venga incontro il Salmo che ora è stato cantato: Ascoltami per la tua giustizia, ( Sal 143,1 ) cioè: non per la mia.
Se avesse detto: Ascoltami per la mia giustizia, sarebbe stato come addurre un merito; è vero che in alcuni passi la chiama anche " sua giustizia "; qui però distingue meglio, perché anche quando la dice " sua ", la dice " data "; così come diciamo: Dacci oggi il nostro pane quotidiano. ( Mt 6,9; Lc 11,3 )
In che modo nostro, in che modo dacci?
In questo caso, distinguendo meglio, afferma: Ascoltami per la tua giustizia.
E prosegue: Non entrare in giudizio con il tuo servo. ( Sal 143,1 )
Che significa: Non entrare in giudizio con il tuo servo?
Che tu non debba entrare con me in giudizio, esigendo da me tutte le cose che tu hai prescritto, esigendo tutte le cose che tu hai comandato.
Mi troverai certo trasgressore se entrerai in giudizio con me.
Ho bisogno perciò della tua misericordia, dice, piuttosto che del tuo sicurissimo giudizio.
Perché allora: Non entrare in giudizio con il tuo servo?
Prosegue col dire: Perché nessun vivente sarà trovato giusto alla tua presenza. ( Sal 143,2 )
Io sono servo infatti; perché stai con me in giudizio?
Io avrò bisogno della misericordia del Signore.
Perché? Perché nessun vivente sarà trovato giusto alla tua presenza.
Che cosa ha detto? Finché si vive in questa vita, nessuno è ritenuto giusto, ma davanti a Dio.
Non ha aggiunto inutilmente: alla tua presenza; solo perché uno può essere ritenuto giusto davanti agli uomini, adempiendosi anche quello che è: Quanto alla giustizia che deriva dall'osservanza della legge, io sono vissuto in modo irreprensibile, ( Fil 3,6 ) davanti agli uomini.
Riporta alla presenza di Dio: Nessun vivente sarà trovato giusto alla tua presenza.
Che cosa faremo allora? Gridiamo: Non entrare in giudizio con il tuo servo. ( Sal 143,2 )
Gridiamo: Sono uno sventurato.
Chi mi libererà dal corpo di questa morte? La grazia di Dio per mezzo di Gesù Cristo Signore nostro. ( Rm 7,24 )
Dunque dal Salmo abbiamo ascoltato una cosa, dall'Apostolo un'altra; trovandosi quella giustizia secondo la quale vivono gli angeli, trovandosi quella giustizia in cui non sarà presente alcun desiderio perverso, in base a ciò ciascuno commisuri che cosa egli è ora e che cosa sarà allora e troverà, nel confronto di quella giustizia, che questa è danno e spazzatura.
Chiunque, invece, crede di poter adempiere la giustizia, vivendo in modo retto e irreprensibile secondo la credibilità della valutazione umana, si è fermato sulla via; non desidera di più, perché è convinto di essere arrivato; soprattutto poi attribuendolo a sé sarà superbo.
Ma è preferibile un peccatore umile ad un uomo onesto superbo.
Per questo afferma: E sarò trovato in lui non con una mia giustizia derivante dalla legge, secondo l'opinione dei Giudei, ma con quella che deriva dalla fede in Cristo Gesù.
Quindi, nel proseguire afferma: se in qualche modo potrò giungere alla risurrezione dei morti. ( Fil 3,9 )
Credette che in essa avrebbe adempiuto la giustizia, che avrebbe avuto cioè la pienezza della giustizia.
A confronto di quella risurrezione, tutta la vita che conduciamo è spazzatura.
Ascolta ancora l'Apostolo che si esprime più chiaramente: Se in qualche modo giungerò alla risurrezione dei giusti; non perché io abbia già ricevuto il premio o sia già arrivato alla perfezione: E poi aggiunge: Fratelli, io non ritengo di esservi giunto. ( Fil 3,13 )
Come stabilisce un confronto tra giustizia e giustizia, tra salute e salute, tra fede e realtà, tra esilio e patria?
Badate al suo modo di adempierla. Fratelli, io non ritengo di esservi giunto.
Ma solo una cosa. ( Fil 3,13 )
Quale la sola cosa, se non il vivere di fede, di speranza della salvezza eterna, quando la giustizia sarà piena e perfetta, per cui, al confronto, ciò che è transitorio è danno e spazzatura da rifiutare?
Che fai dunque? Ma una sola cosa: dimentico del passato e proteso verso il futuro, nell'intenzione procedo verso il premio della suprema chiamata di Dio in Cristo Gesù. ( Fil 3,13-14 )
E rivolto a coloro che potrebbero presumere della propria perfezione: Quanti dunque siamo perfetti, dobbiamo avere questo modo di pensare: Già dianzi aveva detto d'essere imperfetto, ora invece perfetto.
Per qual motivo, se non perché la stessa perfezione dell'uomo non lo aveva trovato perfetto?
Quanti dunque siamo perfetti, dobbiamo avere questo modo di pensare.
E se in qualche cosa pensate diversamente, Dio vi illuminerà anche su questo. ( Fil 3,15 )
Con ciò sta a dire che se per un qualche progresso spirituale vi risulta di essere diventati giusti e dopo aver letto la Scrittura e avere scoperto qual è la vera e perfetta giustizia, vi riconosciate colpevoli e il desiderio dei beni futuri v'induca a ritenere un danno quelli presenti - così che la vostra sia una vita di fede, di speranza e di carità, e possiate comprendere come non vedete ancora ciò che al presente credete - non è ancora in vostro possesso ciò che al presente sperate, non avete ancora raggiunto ciò che al presente desiderate.
E se è tale la carità dei pellegrini, quale sarà quella di coloro che sono nella visione?
Perciò colui che insegnava la giustizia di Dio e non stabiliva la propria, gridava nel salmo: Ascoltami per la tua giustizia.
E non entrare in giudizio con il tuo servo, perché nessun vivente sarà trovato giusto alla tua presenza. ( Sal 143,2 )
Quanto alla vita presente, si dice di Mosè: Nessuno vide il volto di Dio e rimase vivo. ( Es 33,20 )
Questa vita non va vissuta come se per noi comportasse la visione di quel volto.
Bisogna morire al mondo per vivere in eterno per Dio.
Allora non peccheremo non solo quanto alle opere, ma neppure quanto al desiderio, perché vedremo quel volto che supera ogni desiderio.
Infatti ha tanta dolcezza, fratelli miei, è così bello che dopo averlo visto non c'è niente altro che possa procurare diletto.
Sarà una sazietà insaziabile, sfuggirà alla noia, sempre avremo fame e sempre saremo sazi.
Ascolta appunto due affermazioni tratte dalla Scrittura: Quanti bevono di me - dice la Sapienza - avranno ancora sete, e quanti si nutrono di me, avranno ancora fame. ( Sir 24,29 )
Ma perché tu non debba pensare che vi si troverà indigenza e fame, ascolta il Signore: Chi berrà di quest'acqua non avrà mai più sete. ( Gv 4,13 )
Ma tu chiedi: Quando sarà? Allora che sarà, attendi però il Signore, spera nel Signore, sii forte e si rinfranchi il tuo cuore. ( Sal 27,14 )
Manca forse tanto tempo quanto ne è trascorso?
Considera quanti secoli sono passati da Adamo fino ad oggi, ed ora non sono più.
In certo modo restano pochi giorni; è così infatti che bisogna dire di ciò che resta, rapportato ai secoli passati.
Facciamoci coraggio a vicenda, ci sospinga colui che è venuto da noi, che ha percorso in fretta la via e ha detto: Seguitemi; colui che per primo è asceso al cielo al fine di soccorrere, quale capo, dal più alto dei cieli, le altre membra che sono sulla terra nelle fatiche; colui che disse dal cielo Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? ( At 9,4 )
Quindi, nessuno disperi; alla fine ci verrà dato ciò che ci è stato promesso: allora quella giustizia sarà piena.
Avete ascoltato come anche il Vangelo concordi con queste parole.
Cristo dice: È volontà del Padre mio che non si perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che abbiano la vita eterna; ed io li risusciterò nell'ultimo giorno. ( Gv 6,39 )
Risuscitò se stesso il primo giorno, risusciterà noi nell'ultimo.
Il primo giorno è riservato al capo della Chiesa.
Il nostro giorno, Cristo Signore infatti, non ha tramonto.
L'ultimo giorno sarà la fine del mondo.
Non chiedere: Quando esso verrà?
Per il genere umano sarà lontano, e ciascuno degli uomini sarà vicino; perché l'ultimo giorno è il giorno della morte di ciascuno.
E indubbiamente, quando sarai partito di qui, sarai preso secondo i meriti e risorgerai per farti carico di quello che hai portato.
Allora Dio premierà non tanto i tuoi meriti, quanto i suoi doni.
Se l'hai conservato, riconoscerà quanto ti ha donato.
Ora pertanto, fratelli, il nostro desiderio non si trovi che in cielo; non si orienti che alla vita eterna.
Nessuno ponga in se stesso la sua compiacenza, come chi sia vissuto da giusto quaggiù e si paragoni a quelli che vivono male, imitando il Fariseo che si diceva giusto, ( Lc 18,11 ) come chi non aveva udito l'Apostolo: Non perché abbia già ricevuto il premio, o sia arrivato già alla perfezione. ( Fil 3,12 )
Quindi non aveva ancora ricevuto ciò che desiderava.
Aveva ricevuto il pegno, così disse: Egli ci ha dato la caparra dello Spirito. ( 2 Cor 5,5 )
Era la caparra di quella realtà alla quale bramava di giungere; una certa partecipazione, ma assai alla lontana.
In un modo partecipiamo ora, in un altro parteciperemo allora.
Ora mediante la fede, mediante la speranza, nel medesimo Spirito; allora invece sarà la visione, sarà la realtà: ma il medesimo Spirito, il medesimo Dio, la medesima pienezza.
Chi chiama coloro che sono assenti, si farà vedere a coloro che sono presenti; chi chiama i pellegrini, ciberà e alimenterà in patria.
Cristo si è fatto la nostra via, e disperiamo di raggiungere la mèta?
Questa via non può essere chiusa, non può essere interrotta, non può essere guastata né dalla pioggia, né dalle inondazioni, né può essere occupata dai briganti.
Cammina sicuro in Cristo, cammina; non inciampare, non cadere, non guardare indietro, non fermarti, non deviare da essa.
Evita tutte queste cose e sei arrivato.
Quando sarai arrivato, allora appunto glòriati di questo, non in te.
Infatti chi si loda non loda Dio, ma si distoglie da Dio; come nel caso di chi vuole allontanarsi dal fuoco.
Il fuoco conserva il suo calore, ma quello ha freddo; come chi vuole sottrarsi ad una fonte luminosa, se si allontana, quanto a sé, quella resta lucente ma quello è al buio.
Non allontaniamoci dal calore dello Spirito, dalla luce della verità.
Ora ascoltiamo la voce, ma allora vedremo faccia a faccia.
Nessuno sia contento di sé, nessuno disprezzi gli altri.
Se vogliamo andare avanti non siamo invidiosi di chi fa progressi, non disprezziamo chi non vi riesce; e si realizzerà in noi nella gioia ciò che è stato promesso nel Vangelo: Ed io li risusciterò nell'ultimo giorno. ( Gv 6,40 )
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