Discorsi sul Nuovo Testamento |
1.1 - Avvertimento a guardarsi dal giuramento
2.2 - Sebbene Dio abbia voluto valersi del giuramento, l'uomo deve evitarlo. In quanti modi accade di spergiurare
3.3 - Il pericolo dello spergiuro nel giuramento
4.4 - Giurare il vero è lecito, non giurare è piú sicuro
5.5 - Il giuramento usato dall'Apostolo
6.6 - Vari modi di giurare
6.7 - In che consiste il giuramento
7.8 - Lo spergiuro dà la morte all'anima. L'anima è la vita del corpo, Dio è la vita dell'anima
8.9 - Perché si dice che prima di tutto va evitato il giuramento
9.10 - Ag. esposto a volte all'abitudine di giurare. A che condizione va usato il giuramento
10.11 - In che modo può peccare chi pretende da un altro un giuramento
11.12 - Si deve opporre premurosa resistenza all'abitudine di giurare
12.13 - È falso giurare per gli idoli, costituisce uno spergiuro
12.14 - Come si sradica l'abitudine di giurare
La prima lettura che oggi è stata proclamata, quella dell'apostolo Giacomo, ci è stata presentata per la trattazione e in qualche modo essa ce la prescrive.
Evidentemente vi ha resi attenti, avvertendovi soprattutto di non giurare.
La questione è difficile.
Se giurare è peccato, chi è che non sia reo di questo peccato?
Infatti nessuno mette in dubbio che lo spergiuro è peccato, e un grave peccato.
Ma l'apostolo, del quale esponiamo la lettura, non dice: Soprattutto, fratelli miei, non spergiurate, ma: non giurate. ( Gc 5,12 )
Lo ha preceduto un avvertimento simile proprio da parte del Signore nostro Gesù Cristo nel Vangelo: Avete inteso - dice - che fu detto agli antichi: Non spergiurerai, ma io vi dico: Non giurate affatto, né per il cielo, che è il trono di Dio, né per la terra che è lo sgabello dei suoi piedi; non giurerai neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello.
Sia invece il vostro parlare: Sì, sì; no, no; se qualcosa è di più viene dal maligno. ( Mt 5,33-37 )
La lettura dell'Apostolo che è stata ricordata concorda così perfettamente con l'avvertimento del Signore, da sembrare che Dio non abbia comandato nulla di diverso, perché non ha detto questo altri che lui, che ha parlato per mezzo dell'Apostolo: Soprattutto, - dice - fratelli miei, non giurate né per il cielo né per la terra, né fate qualsiasi altro giuramento.
Ma il vostro parlare sia: Sì, sì; no, no.
Solo che questi ha aggiunto: soprattutto; a causa di ciò ha destato molta attenzione ed ha accresciuto difficoltà alla questione.
Troviamo infatti che hanno giurato i santi, che da principio abbia giurato il Signore stesso, nel quale non c'è affatto il peccato.
Il Signore ha giurato e non si pentirà; tu sei sacerdote in eterno, secondo l'ordine di Melchisedech. ( Sal 110,4 )
Promise al Figlio con giuramento il sacerdozio eterno.
Ma troviamo anche: Giuro per me stesso, dice il Signore. ( Gen 22,16 )
Anche quello è un giuramento: Com'è vero che io vivo, dice il Signore. ( Nm 14,28 )
Come l'uomo per Dio, così Dio per se stesso.
Non è peccato giurare allora?
Costa ammetterlo: e poiché abbiamo detto che Dio giurò, come non è blasfemo affermarlo?
Dio, che non ha peccato, giura; quindi non è peccato giurare: peccato assai grave, però, è spergiurare.
Forse qualcuno può dire come non sia da proporre di esempio il giuramento riguardante il Signore Dio.
È Dio infatti e forse solo a lui, che non può essere spergiuro, compete giurare.
Poiché gli uomini giurano il falso se ingannano o quando s'ingannano.
Oppure evidentemente l'uomo ritiene vero ciò che è falso, e giura sconsideratamente; o anche sa che è falso o lo ritiene tale eppure giura per vero, e tuttavia fa un giuramento peccaminoso.
Ma sono ben lontani fra loro questi due giuramenti che ho riportato.
Supponi che giuri uno che ritiene vero ciò per cui giura: crede sia vero, eppure è falso.
Costui non giura il falso di proposito; s'inganna, ritiene per vero ciò che è falso; non frappone, consapevole, un giuramento per sostenere una falsità.
Dammi un altro il quale sa che è falso e afferma che è vero; e giura come vero ciò che conosce come falso.
Considerate quanto sia detestabile una tale mostruosità e da eliminare dalle situazioni umane.
Chi è infatti che vuole si compia questo? Tutti gli uomini detestano tali opere.
Fa' il caso di un'altra persona: crede trattarsi di falso e giura come se vero, ed è probabilmente vero.
Ad esempio, per farvi capire, chiedi a un uomo: Piove in quella località?
Questi pensa che non piova, ma è nel suo interesse dire: Piove; mentre ritiene però che non piove; gli si dice: Piove veramente?
Veramente, e giura; eppure là piove, ma quello lo ignora, e pensa che non piova: è spergiuro.
È importante con quale intenzione la parola venga fuori dal cuore.
Solo la mente responsabile fa colpevole la lingua.
Ma chi è che non s'inganna, pur non volendo ingannarsi?
Qual è l'uomo in cui non subentri la falsità?
Eppure il giuramento non si allontana dalla lingua, è frequente; molte volte sono più i giuramenti che le parole.
Se l'uomo esamina quante volte giura lungo tutto il giorno, quante volte si ferisce, quante volte si colpisce e si trafigge, chi trova in lui uno spazio sano?
Così per il fatto che spergiurare è un grave peccato, la Scrittura ti ha detto tutto in due parole: Non giurare.
Che cosa ti dirò io uomo? Ecco, tu giuri il vero, non fai peccato; se giuri il vero, non pecchi.
Ma l'uomo, posto in mezzo alle tentazioni, rivestito di carne, che preme la terra sotto la terra, mentre il corpo corruttibile appesantisce l'anima e l'abitacolo terreno grava la mente dai molti pensieri; ( Sap 9,15 ) fra codesti tuoi molti pensieri incerti, incostanti, in mezzo alle umane congetture, alle umane falsità, quand'è che qualcosa di falso non s'insinua in te, situato nella regione della falsità?
Vuoi allora tenerti lontano dallo spergiuro? Non giurare.
Poiché chi giura, talora può giurare il vero; ma chi non giura non può mai giurare il falso.
Giuri dunque Dio, il quale giura sicuro, che nulla inganna, a cui nulla è nascosto, che non conosce affatto l'inganno, e che non può neppure essere ingannato.
Quando infatti giura, si vale di se stesso come testimone.
Come da parte tua, quando giuri, chiami Dio a testimone, così egli, quando giura, chiama se stesso come teste.
Tu, quando lo chiami come teste, forse sulla tua menzogna, pronunci invano il nome del Signore Dio tuo. ( Es 20,7 )
Per non giurare il falso, dunque, non giurare.
Il giuramento è una strettoia.
Lo spergiuro è un precipizio.
È vicino ad esso chi giura, ne è lontano chi non giura.
Pecca e pecca gravemente chi giura il falso, non pecca chi giura il vero; ma chi non giura affatto, neppure questi pecca.
Chi però non giura, e non pecca ed è lontano dal peccato; chi invece giura il vero, non pecca ma è vicino al peccato.
Supponi di camminare in un certo luogo dove, dal lato destro, si trovi una vasta pianura, né vi puoi mai subire strettezze; dal lato sinistro vi trovi uno spazio assai scosceso.
Dove preferisci camminare?
Al limite della terra piana, sull'orlo del precipizio, oppure a distanza da esso?
Penso che preferisci lontano di là.
Così pure chi giura cammina sul ciglio, e cammina a passi insicuri in quanto umani.
Se inciampi, vai giù; se scivolerai, andrai giù.
E che cosa ti attende? La pena dello spergiuro.
Volevi appunto giurare il vero; ascolta il consiglio di Dio: Non giurare.
Se il giuramento fosse peccato, neppure nell'Antica Legge si direbbe: Non giurerai il falso; renderai invece al Signore il tuo giuramento. ( Lv 19,12 )
Evidentemente non ci verrebbe prescritto il peccato.
Ma il tuo Dio ti dice: Se giurerai, non ti punirò; se giurerai il vero non ti punirò.
Che sarò forse punito se non giurerò?
Sono due, dice, i casi per cui mai punisco: quello in cui si giura il vero e quello in cui non si giura affatto.
Punisco invece il giuramento falso.
Giurare il falso è di rovina, giurare il vero è pericoloso, non giurare mai è sicuro.
So che è un problema difficile e confesso alla Carità vostra di averlo sempre evitato di trattare.
Questa volta invece, poiché veniva proclamata la medesima lettura nel giorno della domenica, destinato all'esposizione dell'omelia, ho creduto imposto dall'alto che io ne tratti.
È stata volontà di Dio che io ne parli e che voi siate in ascolto.
Vi prego di evitare di non farne conto, vi prego di fissare l'attenzione, di ridurre al silenzio la lingua.
Non è affatto da trascurare, non manca di significato il fatto che, dopo aver voluto sempre evitare questo problema, mi sia stato imposto, come pure s'impone alla Carità vostra.
Perché sappiate che non è peccato giurare il vero, constatiamo che anche l'apostolo Paolo abbia giurato: Ogni giorno io affronto la morte, fratelli, com'è vero il vanto che siete voi e che è mio in Cristo Gesù Signore nostro. ( 1 Cor 15,31 )
Com'è vero il vanto che siete voi è un giuramento.
Non è così, come a dire: Muoio per il vanto che siete voi, quasi che causa della mia morte è il vanto che siete voi; come se dicesse: È morto a causa del veleno, è morto a causa della spada, è morto a causa di una fiera, è morto per mano di un nemico; cioè ad opera del nemico, ad opera della spada, ad opera del veleno e simili; non in tal senso ha detto: Com'è vero il vanto che siete voi. L'espressione in lingua greca elimina l'ambiguità.
Si esamina la Lettera in lingua greca e vi si trova il giuramento che non presenta ambiguità.
Νή τήν ύμετέραν χαύχησιν. Νή τόν Θεόν. Detto da un Greco, è un giuramento.Ogni giorno ascoltate i Greci e voi che conoscete la lingua greca: Νή τόν Θεόν; quando un Greco ha detto: Νή τόν Θεόν è un giuramento: " Per Dio ".
Nessuno metta quindi in dubbio che l'Apostolo abbia giurato, quando ha detto: Per il vostro vanto, che siete voi, fratelli, ( e perché non crediamo che abbia giurato per un vanto umano ) che è mio in Cristo Gesù Signore nostro.
In un altro passo figura un altro giuramento veramente chiaro ed esplicito: Io chiamo Dio a testimone sulla mia vita.
L'Apostolo dice: Io chiamo Dio a testimone sulla mia vita che per risparmiarvi non sono venuto più a Corinto. ( 2 Cor 1,23 )
E in un altro passo ai Galati: Riguardo poi a quel che vi scrivo, attesto davanti a Dio che non mentisco. ( Gal 1,20 )
Fate attenzione, vi prego, e ponetevi in mente ciò: anche se non vi risulta tanto felice l'esposizione, a motivo delle difficoltà del problema, è tuttavia di profitto se può raggiungere il vostro intimo.
È un fatto: l'Apostolo ha giurato.
Non v'ingannino coloro che non so in che modo, volendo far distinzione proprio tra giuramenti - o meglio, senza capire - dicono che non esiste giuramento quando un uomo dice: Lo sa Dio, Dio è testimone, chiamo Dio sulla mia anima che dico il vero.
Ha invocato Dio, dicono, ha fatto testimone Dio; che forse ha giurato?
Quanti dicono di tali cose non vogliono altro che mentire, ponendo Dio a testimone.
È mai possibile, chiunque tu sia, uomo di cuore cattivo, uomo di cuore perverso, che se dici: Per Dio, fai un giuramento; se dici: Dio è testimone, non lo fai?
Che significa infatti: Per Dio, se non: Dio è testimone?
O che altra cosa s'intende con: Dio è testimone, se non: Per Dio?
D'altra parte, che cosa è giurare, se non rendere giustizia a Dio, quando giuri per Dio; rendere giustizia alla tua salute, quando giuri per la tua salute, rendere giustizia ai tuoi figli, quando giuri per i tuoi figli?
Ma che giustizia dobbiamo alla nostra salute, ai nostri figli, al nostro Dio, se non quella della carità, della verità e non della falsità?
Soprattutto poi, quando si fa per Dio, è proprio questo l'autentico giuramento; perché anche quando uno dice: Per la mia salute, lega a Dio la propria salute; quando dice: Per i miei figli, dà in pegno a Dio i propri figli, affinché ricada sul loro capo ciò che esce dalla bocca di chi giura; se è vero, il vero; se è falso, il falso.
Pertanto, poiché nominando nel giuramento i suoi figli, o il suo capo, o la sua salute lega a Dio tutto ciò che nomina, quanto più nel caso in cui giuri il falso per Dio stesso?
Teme infatti di giurare il falso per suo figlio, e non teme di giurare il falso per il suo Dio?
Può essere che vada dicendo questo nell'animo suo: Ho timore di giurare il falso per mio figlio perché non muoia; invece a Dio che non muore che cosa può capitare di male, anche nel caso si giuri per lui il falso?
Dici bene che a Dio non tocca nulla di male quando tu giuri per lui il falso; è a te, però, che tocca assai di male, che inganni il prossimo davanti al quale poni Dio quale testimone.
Se tu avessi fatto qualcosa alla presenza di tuo figlio, e dicessi ad un amico, o ad un altro tuo vicino, o ad un uomo qualsiasi: Non l'ho fatto, e ponessi la mano sul capo di tuo figlio, che sa quello che hai fatto, e aggiungessi: Per la vita di costui giuro che non l'ho fatto, tuo figlio, tremando sotto la mano paterna - non certo paterna la mano, ma divina - forse griderebbe: No, padre, non sia senza valore per te la mia vita; hai chiamato Dio su di me, ti ho visto io, lo hai fatto, non giurare il falso; è certo che tu sei mio padre, ma temo ancor più il Creatore e tuo e mio.
Ma è che Dio, quando tu giuri per lui, non ti dice: Ti ho veduto io, non giurare, lo hai fatto; ma temi perché questi non ti uccida, mentre sei prima tu ad ucciderti; allora perché non ti dice: Ti ho veduto io, pensi che non veda?
E dov'è ciò che è scritto: A lungo ho taciuto, che forse tacerò sempre? ( Is 42,14 )
Eppure di solito egli dice: Ti ho veduto io, ma in altra maniera, quando punisce lo spergiuro.
Ma non procede contro tutti, per questo gli uomini sono portati ad imitare. Io so, quello mi ha giurato il falso, ed è vivo.
È vivo chi ti ha giurato il falso? Egli ha giurato il falso e vive: ha giurato il falso. Ti inganni.
Se tu avessi occhi con cui vedere la morte di costui, se anche tu non t'ingannassi in ciò che è morire e non morire, vedresti la morte di costui.
Ed ora fa' attenzione alla Scrittura e vi troverai disteso a terra chi ritieni in vita.
Lo ritieni vivo perché cammina a piedi, perché tocca con le mani, perché vede con gli occhi e ascolta con gli orecchi, si serve bene delle funzioni delle altre membra.
Vive, ma il suo corpo; è morta l'anima di lui, è morta la parte migliore di lui.
È vivo l'abitacolo, è morto chi lo abita.
Come è possibile - dirai - che mentre il corpo è in vita l'anima sia morta dal momento che il corpo non potrebbe vivere se non fosse vivificato dall'anima?
Com'è allora, se è morta l'anima, della quale vive il corpo?
Ascolta dunque e impara: il corpo dell'uomo è creatura di Dio, e l'anima dell'uomo è creatura di Dio.
Dio dà vita alla carne, attraverso l'anima; analogamente, non da questa, ma fa di se stesso la vita della stessa anima.
Così, la vita del corpo è l'anima; la vita dell'anima è, dunque, Dio.
Il corpo muore quando l'anima si ritira, quindi muore l'anima se Dio si ritira.
L'anima si allontana se il corpo è percosso da spada; e pensi che Dio non si allontana quando l'anima stessa è percossa da spergiuro?
Vuoi renderti conto che è morto quello di cui parli?
Leggi la Scrittura: Una bocca menzognera uccide l'anima. ( Sap 1,11 )
Ma tu pensi che Dio si vendichi sul momento se chi ti ha tratto in inganno con un falso giuramento muoia all'istante.
Se muore sotto i tuoi occhi, è la sua carne che è morta.
Che vuol dire: È morta la sua carne? Ha costretto lo spirito, da cui riceveva la vita, a ritirarsi.
Ciò vuol dire che morì per aver esalato lo spirito di cui la carne viveva.
Peggiorò, ha esaltato lo spirito di cui viveva l'anima.
Ha spirato l'anima, ma lo ignori; ha messo fuori lo spirito, ma non lo vedi.
Vedi il corpo che è certo inerte privo dell'anima; non puoi vedere l'anima infelice senza Dio.
Perciò, credi, devi valerti degli occhi della fede.
Nessuno spergiuro resta impunito, assolutamente nessuno, è con lui la sua pena.
Se nell'intimità della sua casa fosse posto sotto la tortura quanto al corpo, sarebbe punito; ha nel segreto del cuore la sua coscienza a torturarlo, ed è considerato impunito?
Eppure tu che cosa dici? Vive, gode, è immerso nella lussuria chi mi ha giurato il falso; perché mi rimandi a cose che non si vedono?
Perché anche Dio stesso, per il quale ha giurato, è invisibile.
Ha giurato per l'Invisibile, è colpito da pena invisibile.
Ma è vivo, dice, e in qualche modo gorgoglia e bolle tra i piaceri.
Se in realtà è così, che gorgoglia tra i piaceri, che bolle tra i piaceri, non si tratta che dei vermi della sua anima morta.
Insomma ogni uomo prudente che osserva tali uomini spergiuri in preda alla lussuria, grazie al sano olfatto del cuore, si allontana, non vuole vedere, non vuole udire.
Da che viene che una persona di tale integrità si discosti se non dal fatto che l'anima morta è fetente?
Pertanto, ascoltate ancora per un poco, fratelli miei, concluderò il discorso fissando nei vostri cuori una preoccupazione salutare: Soprattutto non giurate. ( Gc 5,12 )
Perché: soprattutto? Se è un'azione cattiva assai giurare il falso, non comporta invece colpa alcuna giurare il vero; per quale ragione: Soprattutto non giurate?
Dovette dire evidentemente: Soprattutto non giurate il falso.
Soprattutto - dice - non giurate.
Allora giurare è peccato più grave del furto?
Giurare è peccato più grave dell'adulterio?
Non dico del giurare il falso; dico del giurare: giurare è male peggiore dell'omicidio? No davvero!
È peccato l'omicidio, l'adulterio, il furto; giurare non è peccato, ma è peccato giurare il falso.
Perché allora: Soprattutto? Ciò che ha affermato con questa parola soprattutto ci ha resi guardinghi contro la nostra lingua.
Ha detto: Soprattutto perché prima di ogni altra cosa siate attenti, siate vigilanti in modo che non subentri in voi l'abitudine di giurare.
Ti ha posto davanti a te stesso come davanti ad uno specchio: Soprattutto, ti ha posto al di sopra di ogni altra cosa perché tu possa guardarti.
Tiene conto che tu giuri infatti: Per Dio, per Cristo, io l'uccido; e questo quante volte in un giorno, quante volte in un'ora?
Non apri bocca che per giuramenti di tal fatta.
Non vorresti ti dicesse: Soprattutto, che ti facessi attentissimo contro l'abitudine, perché scrutassi tutte le tue cose, perché controllassi con il massimo impegno ogni moto della tua lingua, perché fossi il custode della tua consuetudine cattiva per dominarla?
Ascolta: Soprattutto. Dormivi, io pungo: Soprattutto, faccio sentire le spine.
Che è: Soprattutto? Prima di ogni altra cosa, vigila, sii attento prima di ogni altra cosa.
Anche noi abbiamo giurato frequentemente, anche noi abbiamo avuto tale abitudine estremamente ripugnante e mortale.
Lo dico alla Carità vostra: da quando abbiamo intrapreso a servire Dio e abbiamo constatato quanto sia il male che comporta il giuramento falso, abbiamo temuto fortemente e con il timore abbiamo posto freno ad una consuetudine radicatissima.
Una volta frenata, si riduce; ridotta, comincia a perdere vigore; svigorita, inaridisce ed alla cattiva abitudine segue quella buona.
Infine non vi diciamo che da parte nostra non giuriamo.
Poiché, se lo diciamo, è un mentire.
Per quanto mi riguarda, io giuro; ma, per quel che mi risulta, costretto da grande necessità.
Quando mi accorgo che non mi si crede, a meno che io non giuri, e che a colui che non mi crede non giova il fatto di non fidarsi, ponderata la ragione ed esaminata con precauzione, con grande timore io dico: Davanti a Dio, o: Dio è testimone, o: Sa Cristo che questo è il mio pensiero.
E mi rendo conto che è " il di più ", vale a dire che è di più di: Sì, sì; no, no; ma qualcosa che è di più viene dal male; e se non dal male di chi giura, viene dal male di chi non crede.
Da ultimo non afferma: Se dice di più è cattivo; né: Sia il vostri parlare: Sì, Sì; No, No; se qualcuno dice di più è cattivo; ma: Sia il vostro parlare: Sì, sì; no, no; se qualcosa è di più, viene dal male. ( Mt 5,37 )
Ma, domanda di chi è il male. Tuttavia, però, ha dell'altro la pessima abitudine dell'uomo.
Anche quando ti si crede, tu giuri; anche quando nessuno lo pretende, tu giuri; anche se gli uomini ne hanno orrore, tu giuri; tu non cessi dal giurare: difficilmente sei libero dal non giurare il falso.
Salvo che crediate, fratelli, che se l'apostolo Paolo avesse saputo che i Galati gli credevano, avrebbe aggiunto un giuramento, dicendo: Quanto a ciò che vi scrivo, attesto davanti a Dio che non mentisco. ( Gal 1,20 )
Là notava coloro che prestavano fede; notava anche altri che non credevano.
Perciò non dire: Io non giuro nel caso si esiga.
Viene dal male infatti ciò che fai, ma di colui che te lo esige.
Effettivamente tu non hai altro modo di giustificarti, non trovi in che maniera concludere l'affare che urge.
Ma esigere un giuramento è diverso dal proporlo; e, nel caso venga offerto, una cosa è proporlo ad uno che non lo ritiene per vero, altra affacciarne l'intenzione ad uno che si fida.
Frena perciò la lingua e l'abitudine per quanto puoi; non come certuni, quando si dice loro: Dici il vero? Non credo.
Non l'hai fatto? Non credo; Dio sia a giudicare, giuramelo.
E ci corre una grande differenza se proprio chi ha preteso il giuramento non sa che quello giurerà il falso o ne è consapevole.
Poiché, se non lo sa, è perciò che dice: Giurami! per potergli dare fiducia; non mi azzardo ad escludere in questo il peccato, è pur sempre una tentazione umana.
Se invece è cosciente che quello ha commesso, conosce che ha commesso, ha veduto che ha commesso e costringe a giurare, è omicida.
Quello fa senza dubbio perire se stesso con il suo giuramento falso, ma costui ha sporto la mano del suicida e vi ha fatto pressione.
Quando poi un ladro criminale sente da uno che non conosce la verità: Giura che non hai rubato, giura che non l'hai fatto; allora quello: Ad un Cristiano non è lecito giurare; quando da lui si vuole il giuramento, non è lecito giurare; sono cristiano, non mi è lecito.
Osserva quel tale, disinteressandoti di lui, mostra di essere intento all'affare di cui parlavi, tira in campo altre storie e scoprirai che lui giura mille volte e non ha voluto giurare una volta sola.
Pertanto questa consuetudine di giurare quotidiana, frequente, senza motivo, senza che alcuno costringa, senza che alcuno dubiti delle tue parole, allontanatela da voi, amputatela dalla vostra lingua, circoncidetela dalla vostra bocca.
Ma è già una consuetudine, suol dirsi.
Non dico quanto suol dirsi, ma: Soprattutto.
Che vuol dire: Soprattutto? Più che il resto, sii cauto, sii più attento a questo che ad altro.
Una più radicata consuetudine reclama una più impegnata attenzione che non verso una cosa banale.
Se facessi qualcosa a mano, assai facilmente obbligheresti la tua mano a non farlo; se si dovesse andare a piedi in qualche luogo e la pigrizia ti facesse ritardare, ti solleciteresti a muoverti e ad andare.
La lingua ha facilità di movimento, è posta in luogo umido, facilmente scivola sul viscido.
Quanto più rapido e facile il suo movimento, altrettanto devi essere costante nell'opporti ad essa.
La domerai se sarai vigilante; starai all'erta se avrai timore; temerai se ti ricorderai di essere cristiano.
Infatti il giuramento comporta tanto male, che quanti adorano idoli di pietra hanno timore di giurare il falso per delle pietre; tu non temi Dio presente, Dio vivo, Dio che sa tutto, Dio che vive, Dio che si vendicherà di chi lo disprezza?
Quello chiude il tempio che contiene un idolo di pietra, e va a casa sua; egli di sua mano ha rinchiuso il suo dio, eppure, quando gli si dice: Giura per Giove, teme gli occhi del dio come fosse presente.
Ed ecco, io dico alla Carità vostra: Anche chi giura il falso per delle pietre è spergiuro.
In forza di che lo dico? Perché molti anche in questo sono tratti in inganno e ritengono - per il fatto che è una nullità ciò per cui giurano - di non essere rei di spergiuro.
Sei davvero spergiuro perché giuri il falso per quel che ritieni sacro.
Ma io nondimeno non lo ritengo sacro.
Lo considera sacro la persona a cui giuri.
In realtà quando giuri, non giuri per te o per una pietra; ma giuri per il tuo prossimo.
Tu giuri ad un uomo davanti ad una pietra: non forse, però, alla presenza di Dio?
La pietra non ti ode parlare: ma Dio punisce te che inganni.
Soprattutto, quindi, fratelli miei, vi scongiuro, perché non senza motivo Dio mi ha spinto a parlarvi di queste cose.
Ripeto infatti alla sua presenza ciò che ho detto; ho evitato spesso di affrontare tale questione: ho temuto che attraverso l'esortazione e l'imposizione avrei reso ancora più colpevoli coloro che non avessero dato ascolto.
Oggi invece ho avuto più timore di rifiutarmi di parlare che dell'essermi imposto di parlare.
Quasi che in realtà sia piccolo frutto di questa mia fatica se tutti quelli che mi hanno acclamato gridino pure contro se stessi, per non giurare il falso contro se stessi; se i tanti uomini che mi hanno ascoltato con la massima attenzione siano vigilanti contro la loro consuetudine, ed oggi, quando faranno ritorno alle loro case, per errore nel parlare, ricadendo nella loro abitudine, se lo ricordino.
Ciascuno lo ricordi al suo prossimo: Questo è quello che abbiamo ascoltato oggi, questo è ciò a cui siamo obbligati.
Non avvenga oggi, almeno perché il discorso è recente: Parlo per esperienza; non avvenga oggi, domani sarà più debole l'abitudine.
Se anche domani non si farà, fatica di meno chi si è impegnato; è infatti aiutato dall'abitudine del giorno precedente.
Il terzo giorno muore la peste per cui siamo affaticati; e godremo del vostro frutto, perché sarete ricolmi di un gran bene se non sarà presente in voi un male così grande.
Rivolti al Signore …
Indice |