Discorsi sui Santi |
1 - La solennità dei martiri si deve celebrare in modo che desti attrattiva la loro imitazione
2 - Non è la pena, ma la causa a fare i martiri. La fede del ladrone sulla croce cambiò la causa del suo soffrire.
Tre croci. La croce di Cristo seggio del giudice
3 - I doni di grazia provengono dall'insondabile giudizio di Dio.
Pietro presuntuoso è abbandonato per un poco a se stesso perché si conosca. Dio detesta i presuntuosi
4 - Per quale ragione Casto ed Emilio, in un primo tempo, si dettero per vinti durante i tormenti e perché furono vittoriosi
5 - I martiri sono i nostri avvocati, pur tuttavia abbiamo un solo avvocato: Cristo
6 - Non ci sono pecore di Cristo fuori dalla Chiesa, ma capri condotti al pascolo dagli scismatici. La voce dei donatisti
7 - I martiri si devono onorare nell'unità della Chiesa
La virtù dei santi martiri non solo eminente ma anche religiosa ( è infatti utile, anzi, proprio quella che non lotta per affermazione di superiorità, ma per Dio, è la vera e la sola cui si conviene il nome di virtù ) ci esorta a parlare alla Carità vostra e ancora avvertirla di celebrare le solennità dei martiri in modo che si susciti attrattiva per l'imitazione ripercorrendone le orme.
Anche quanto ai martiri, infatti, non fu bene loro proprio essere stati forti.
Quella sorgente non si diffuse fermandosi a loro.
Chi ad essi l'ha concesso può donarlo anche a noi: poiché unico è il prezzo che è stato dato per tutti noi.
Che il martire di Dio non è tale per la pena ma per la causa è, dunque, una verità che dovete tener presente in modo particolare, vi si deve ricordare di frequente e dovete sempre tornarci su con il pensiero.
La nostra giustizia, infatti, e non i tormenti attira la compiacenza di Dio; nel giudizio dell'Onnipotente e del Verace non si ricerca che cosa ciascuno soffra, ma la ragione del patire.
Pertanto, il poterci segnare con la croce del Signore non è frutto delle sofferenze di lui, ma della causa.
Per cui, se lo avesse procurato la pena, sarebbe stata in grado di apportarlo anche la pena simile dei ladroni.
In uno stesso luogo erano tre crocifissi, al centro il Signore che venne annoverato tra i malfattori. ( Is 53,12 )
Posero i due ladroni da ambo i lati: ma non ebbero in comune la causa.
Venivano accostati ai lati di Gesù che pendeva, ma si distanziavano assai.
Furono i loro personali delitti a crocifiggerli, i nostri a crocifiggerlo.
Nondimeno, anche in uno di essi fu ben chiaro quale valore avesse non il tormento dell'uomo crocifisso, ma l'umile riconoscimento del reo.
Il ladrone guadagnò nel dolore quel che Pietro aveva perduto nella paura: riconobbe il delitto, salì sulla croce; cambiò la causa, acquistò il paradiso.
Meritò indubbiamente di cambiare la causa quello che non disprezzò in Cristo la somiglianza della pena.
I Giudei lo trattarono con disprezzo quando compiva i miracoli, quello credette in lui quando era crocifisso.
In chi gli era compagno sulla croce riconobbe il Signore e, credendo, fece violenza al Regno dei cieli.
Il ladrone credette in Cristo proprio quando la fede degli Apostoli vacillò.
Giustamente meritò di ascoltare: Oggi sarai con me in paradiso. ( Lc 23,43 )
Certamente da parte sua non se l'aspettava, era certo di affidarsi ad una grande misericordia, ma pensava anche alle sue colpe: Signore - disse - ricordati di me quando sarai giunto nel tuo regno. ( Lc 23,42 )
Prevedeva che sarebbe rimasto a soffrire finché il Signore non fosse giunto nel suo regno e si limitava a sollecitare vivamente che gli venisse usata misericordia all'arrivo di lui.
Perciò il ladrone, tutto preso dal pensiero delle sue colpe, era disposto ad attendere: ma il Signore offriva al ladrone quel che non sperava; come se dicesse: Tu chiedi che io mi ricordi di te quando sarò giunto nel mio regno, in verità, in verità ti dico, oggi sarai con me in paradiso. ( Lc 23, 43 )
Riconosci Colui al quale ti affidi: Io, che tu credi debba venire, sono dovunque, prima che io venga.
Perciò, sebbene io sia per discendere agli inferi, oggi ti avrò in paradiso; non affidato ad un altro, ma con me.
Nella natura della mia umiliazione discesi infatti tra gli uomini mortali e persino tra i morti stessi, però la mia divinità non si allontana mai dal paradiso.
Così, ecco tre croci, tre cause.
Uno dei ladroni insultava Cristo, l'altro, confessando le proprie malefatte, si affidava alla misericordia di Cristo.
La croce di Cristo, al centro, non fu uno strumento di supplizio, ma un tribunale: in realtà, dalla croce condannò l'offensore, liberò il credente.
Abbiate timore, voi persecutori, godete, voi credenti: quanto egli operò nell'abbiezione, quello farà nella gloria.
I doni divini provengono dall'insondabile giudizio di Dio: li possiamo ammirare, non siamo capaci di approfondirne la conoscenza.
Infatti: Chi ha potuto conoscere il pensiero del Signore? ( Rm 11,34 ) e: Quanto sono imperscrutabili i suoi giudizi e investigabili le sue vie! ( Rm 11,33 )
Tenendosi sempre dietro a Cristo, Pietro si confonde, e rinnega: è guardato, e piange; il pianto lava ciò che la paura aveva macchiato.
Quello di Pietro non fu un disertare, ma un uscire dall'ignoranza.
Senza dubbio, alla richiesta se amasse il Signore, si era creduto capace anche di morire per lui.
Lo aveva attribuito alle proprie risorse: se non gli si fosse sottratto per un poco Colui che lo sosteneva, non avrebbe raggiunto consapevolezza di sé.
Arrivò a dire: Darò la mia vita per te. ( Lc 22,33 )
Azzardava di voler dare la vita per Cristo il presuntuoso, per il quale il liberatore non aveva ancora dato la sua.
Quando poi lo agita la paura, come il Signore aveva predetto, rinnega tre volte Colui per il quale aveva promesso di morire.
Come è stato scritto: il Signore lo guardò.
E quello pianse amaramente. ( Lc 22,61-62 )
Era amaro il ricordo del rinnegamento perché risultasse dolce la grazia della redenzione.
Se non fosse rimasto in balia di se stesso, non avrebbe rinnegato; se non fosse stato guardato, non avrebbe pianto.
Dio detesta quanti contano sulle proprie forze e, da medico, asporta questo tumore da coloro che ama.
Procura certamente dolore tagliando: ma fortifica la salute.
Pertanto, alla risurrezione, il Signore affida le sue pecore a Pietro, a chi aveva rinnegato, al rinnegatore, ma in quanto pieno di sé; più tardi al pastore, in quanto pieno di amore.
Per quale ragione infatti interpella tre volte chi ama se non a compunzione di chi tre volte ha negato?
Dunque, per la grazia di Dio, Pietro realizzò in seguito quanto in un primo momento, nella sicurezza di sé, non gli riuscì.
Infatti, dopo che ebbe affidato le pecore a Pietro, non come sue ma quali proprie, perché ne avesse cura non a suo vantaggio ma per il Signore, gli fece prevedere la passione che lo attendeva e che prima si era fatto sfuggire dimostrando una premura troppo precipitosa.
Quando sarai vecchio - disse - un altro ti cingerà e ti porterà dove tu non vuoi.
Ma gli disse questo per indicare con quale morte avrebbe glorificato il Signore. ( Gv 21,18-19 )
Si realizzò, arrivò l'ora del martirio per Pietro che aveva lavato nelle lacrime la negazione.
Il tentatore non poté portargli via ciò che il Salvatore gli aveva promesso.
Mi sembra che qualcosa di simile si sia verificato in questi santi martiri Casto ed Emilio dei quali oggi celebriamo la ricorrenza.
Probabilmente anch'essi, in un primo tempo, contarono sulle loro forze e perciò vennero meno.
Cristo mostrò loro chi veramente egli fosse e chi essi fossero.
Rintuzzò i presuntuosi e suscitò i credenti: sostenne i combattenti, coronò i vincitori.
Insomma, già al primo assalto, il nemico ne gioiva; quando si arresero ai dolori, li contava dalla sua parte, già esultava, già li aveva in possesso: ma tanto quanto fu loro permesso dalla misericordia del Signore; alcuni martiri vinsero il diavolo insidiatore, questi persino il diavolo certo della vittoria.
Pertanto, fratelli miei, conserviamo il ricordo della festa solenne che oggi celebriamo; guardandoci dall'imitarli in ciò che ne fece dei vinti, ma piuttosto in ciò che li rese vincitori.
Se le cadute dei grandi non sono rimaste nascoste è perché siano nel timore quanti sono stati troppo sicuri di sé.
In ogni senso ci viene raccomandata premurosamente l'umiltà del Maestro buono.
Giacché anche la nostra salvezza in Cristo è l'umiltà di Cristo.
Infatti, non ci sarebbe per noi salvezza se Cristo non si fosse degnato di farsi umile per noi.
Teniamo ben presente che non dobbiamo riporre molta fiducia in noi stessi.
Rimettiamo a Dio quel che abbiamo e imploriamo da lui quel che ci manca.
La giustizia dei martiri è perfetta perché raggiunsero la perfezione proprio nel crogiuolo della passione.
È per questo che nella Chiesa non si prega per loro.
Per gli altri fedeli defunti si prega, per i martiri non si prega.
Infatti, ne uscirono così purificati da non essere i nostri protetti ma i nostri avvocati.
E questo non di per se stessi ma in Colui al quale, come Capo, le membra perfette sono strettamente connesse.
Egli è infatti veramente l'unico avvocato, ( 1 Gv 2,1 ) che sta alla destra del Padre e intercede per noi; ( Rm 8,34 ) ma quale unico avvocato, come anche unico pastore.
Dice infatti: Devo condurre anche quelle pecore che non sono di quest'ovile. ( Gv 10,16 )
Come Cristo è pastore, non è pastore anche Pietro?
Ma certo, anche Pietro è pastore, ed anche gli altri pastori sono tali senza alcun dubbio.
Infatti, se non è pastore, come gli si può dire: Pasci le mie pecore? ( Gv 21,17 )
Pur tuttavia, il vero pastore è colui che pasce le pecore di sua proprietà.
Non fu detto perciò a Pietro: Pasci le tue pecore; ma le mie.
Quindi, Pietro è pastore non di per sé, ma nella persona del Pastore.
Se infatti volesse pascere le pecore come proprie, diventerebbero subito capri quelli del suo pascolo.
Diversamente da quel che si dice a Pietro: Pasci le mie pecore, ( Gv 21,17 ) nel Cantico dei Cantici è detto: Se non avrai riconosciuto te stessa, o la più bella delle donne. ( Ct 1,7 )
Ci rendiamo senz'altro conto a chi si parla ed in essa siamo anche noi ad ascoltare.
Certamente la Chiesa questo ascolta da Cristo, la sposa ascolta dallo sposo: Se non avrai riconosciuto te stessa, o la più bella delle donne, esci tu. ( Ct 1,7 )
Quant'è brutta la parola esci! Disse: Uscirono da noi ma non erano dei nostri. ( 1 Gv 2,19 )
A tale severa parola qual è esci, fa contrasto, in senso buono, quell'espressione amabile: Entra nel gaudio del tuo Signore. ( Mt 25,21 )
Dunque, se non avrai riconosciuto te stessa o la più bella delle donne, o cattolica, bella tra le eresie: Se non avrai riconosciuto te stessa o la più bella delle donne, esci tu: non è infatti che io ti scaccio ma esci tu.
Uscirono infatti da noi quelli che si separano, vivi della vita del corpo, privi dello Spirito. ( Gd 19 )
Non fu detto infatti: Furono cacciati via; ma: Uscirono.
Anche nei riguardi dei primi peccatori la giustizia divina operò in tal modo.
Infatti, quasi curvi ormai sotto il proprio peso, li scacciò, non li escluse dal paradiso. ( Gen 3,23 )
Dunque, Se non avrai riconosciuto te stessa o la più bella delle donne, esci tu, non sono io a scacciarti, esci tu.
Da parte mia voglio risanarti nel mio corpo, tu aspiri ad essere mondata della tua putredine.
Questo fu detto a coloro che si prevedeva sarebbero usciti perché potessero riconoscersi e lo avessero evitato quanti sarebbero rimasti.
Per quale ragione, infatti, pure quelli uscirono se non perché non riconobbero se stessi?
Quindi, se l'avessero fatto, si sarebbero allora accorti che quanto davano non apparteneva a loro, ma a Dio.
Sono io a dare: è mio quel che cedo ed è cosa santa proprio perché sono io a dare.
Non ti sei riconosciuta e di conseguenza sei uscita.
Infatti non hai voluto ascoltare chi dice: Se non avrai riconosciuto te stessa, o la più bella delle donne.
Eri bella infatti una volta, quando ti tenevi stretta alle membra del tuo sposo.
Perciò non hai voluto ascoltare e soppesare in che consista il se non avrai riconosciuto te stessa, perché è certo che ti ha trovata brutta, perché da brutta ti ha resa bella, perché da nera ti ha resa bianca.
Che cos'hai che non hai ricevuto? ( 1 Cor 4,7 )
Dunque, non badi in qual senso sia stato detto: Se non avrai riconosciuto te stessa, esci tu.
Ed hai creduto di dover pascere pecore tue, non come fu detto a Pietro: Pasci le mie pecore. ( Gv 21,17 )
Ma attenta a quel che ti ha aggiunto, al fatto che ti ha predetto queste cose: Esci tu dietro le orme delle greggi; ( Ct 1,7 ) non del gregge, ma delle greggi.
Ivi infatti si conducono al pascolo le pecore di Cristo, dov'è un solo gregge ed un solo pastore.
Dunque: Esci tu dietro le orme delle greggi disposta a dividerti, già divisa, lacerata.
Esci tu sulle orme delle greggi: e pasci i tuoi capretti; non come Pietro, le mie pecore, ma i tuoi capretti presso le tende dei pastori, ( Ct 1,7 ) non nella tenda del Pastore.
Pietro entra, animato da carità, tu esci presa da malanimo; proprio perché Pietro giunse a conoscersi, perciò pianse se stesso a causa della sua presunzione e meritò di incontrare chi era là ad aiutarlo; quindi, esci tu.
Pietro le mie pecore, tu i tuoi capretti.
Quello nella tenda del Pastore, tu nelle tende dei pastori.
Perché vai in giro ostentando la tua ingiusta pena, tu che non sei animata da una causa retta?
Pertanto, diamo onore ai martiri nell'interno, nella tenda del Pastore, tra i membri del Pastore, animati dalla grazia, non da arroganza; da pietà, non da presunzione; da perseveranza, non da ostinazione; da concordia unanime, non da spirito di parte.
Di conseguenza, se volete imitare i martiri autentici, scegliete quella causa che vi consenta di poter dire al Signore: Fammi giustizia, o Signore, distingui la mia causa da quella di gente spietata. ( Sal 43,1 )
Distingui non la mia pena - infatti è nella pena anche la gente spietata -, ma la mia causa, che è propria unicamente di chi ha la grazia.
Dunque, scegliete per voi la causa, sostenete la causa buona e giusta, certi dell'aiuto del Signore, non vi spaventi alcuna pena.
Rivolti al Signore.
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