Discorsi sui Santi |
1 - Viene letto il Vangelo di Mc 8,34ss,
Gv 12,25.
Grande concorso di popolo alla festa del Martire
2 - Confessione di Cipriano. Come perdiamo quello che amiamo
3 - Canto del
Sal 126
4 - Ancora sulla passione di Cipriano. Cipriano fedele a Dio non agli ordini imperiali contro Dio
Oggi celebriamo la sacra solennità di quel Martire che, con l'efficacia del dire, si fece precedere da molti martiri e, con l'esempio, ne trasse molti a seguirlo.
Che possiamo dire, quindi, che sia degno di così importante occasione, a lui tanto insigne?
Semplicemente che non si attenda di esser lodato da noi, ma di non cessare di pregare per noi.
Infatti, ci troviamo a vivere quella vita nella quale egli stesso compì la sua fatica, anche se non con il merito che si acquistò quaggiù.
Visse dunque la vita mortale e solo … regolando meritò di ottenere la vita immortale.
Ma questo modo di regolarsi nella vita mortale e di raggiungere quella immortale, non se lo prescrisse da sé; ma dal Duce, dal Re, dall'Imperatore, dal Precursore, dal Soccorritore, dal Salvatore, dal Liberatore, dal Coronatore di tutti i martiri, s'intende dal Signore Dio e Salvatore nostro Gesù Cristo, unico Figlio di Dio perché fossimo creati e figlio dell'uomo perché fossimo ricreati.
Da colui che non sa mentire, che non inganna e non si lascia ingannare, venne prescritta la regola in cui è stabilito il modo di ordinare la vita mortale e di giungere alla vita eterna.
Il beato Cipriano la conosceva e l'insegnava; e non solo l'insegnava ma la metteva in pratica; dimostrando così di non ingannare quanti istruiva dal momento che viveva insegnando e, insegnando, metteva in pratica.
Che dire dunque del Signore?
Quale regola stabilì a ordinamento della vita mortale e per meritare di ottenere la vita immortale?
L'abbiamo ascoltato ora durante la lettura del santo Vangelo: Chi vuol venire dietro di me - dice - rinneghi se stesso; ( Mc 8,34 ) quasi dovesse sembrare oscuro il senso, aggiunse ancora il Maestro del cielo, dicendo: Chi ama la propria vita la perderà e chi l'avrà perduta per causa mia, la troverà. ( Gv 12,25; Mc 8,35 )
Ecco il modo di ordinare la vita mortale e ottenere la vita eterna.
Di questo modo ascolti qualcosa da noi la Carità vostra, sotto la protezione di colui del quale celebriamo la solennità e che prega per noi.
[ È alto l'impegno che ci siamo prefissi, fratelli dilettissimi ].
Celebriamo appunto la solennità del beatissimo Martire: a questa festa è convenuta una moltitudine di tutti fratelli e sorelle, e si rallegrano celebrando i natali del martire.
Se è il natale, egli nacque; perché nascesse, fu concepito.
Dove fu concepito? In questa vita dove nacque.
Tutti conosciamo questa vita colma di tribolazioni; ben conosciamo quella vita nella quale il beato Cipriano rinacque quaggiù; tuttavia, celebriamo i suoi natali.
E chi è di noi che possa osare di mettere a confronto in certo modo i propri natali, che festeggia nella propria casa, con questi natali dei beati martiri?
Chiunque lo avrà fatto, giudicherà se stesso un sacrilego.
Consideriamo dunque che s'intenda per "rinneghi se stesso"; fratelli dilettissimi, grande è la ricompensa che ci è proposta.
Abbiamo ascoltato la confessione del beatissimo martire Cipriano: Io adoro un solo Dio che ha creato il cielo e la terra, il mare e tutto ciò che contengono.1
Dio tace, ma parlano le opere di Dio: ecco a chi Dio, ecco a quale Dio, anzi, non al quale o al tale, ma a Dio, ecco a chi ha creduto Cipriano.
Che significa allora "rinneghi se stesso"? Rinnega te.
Che significa "rinnega te"? Sei costretto a rinnegare Dio? rinnega te e non negare Dio.
Non amare questa tua vita temporale e, al contrario, impegnati per la vita eterna; anzi, cedi di fronte alla vita eterna per diventare anche tu eterno: rinnega te stesso per confessare Dio; rinnega te, uomo, per diventare angelo, rinnega te, uomo mortale, perché, confessando Dio, possa meritare di vivere per l'eternità.
Ecco, tu ami la vita temporale; non la vuoi rinnegare, ma vuoi negare Dio.
Si allontana da te Dio che hai rinnegato, che non hai voluto confessare; ed avrai la vita temporale che ti sei rifiutato di rinnegare.
Stiamo a vedere fino a quando durerai in questa vita.
Ecco il giorno di domani e dopo il domani un altro domani, e, dopo molti "domani", viene la fine.
Dove andrai? dove finirai? Non certo da Dio che hai negato.
Misero infelice! e hai rinnegato Dio e hai perduto, voglia tu o non voglia, la vita temporale.
Infatti, fratelli dilettissimi, questa vita, vogliamo o non vogliamo, passa, fugge: rinneghiamo perciò noi stessi in questa vita temporale per meritare di vivere in eterno.
Rinnega te, confessa Dio.
Ami l'anima tua? Perdila.
Ma tu mi dici: come perdo ciò che amo? È quanto fai in casa tua.
Ti è caro il frumento e, intanto, spargi il frumento, che con tanta cura avevi riposto nel granaio, che con tanta fatica di mietitura e trebbiatura avevi mondato; ormai riposto, ormai mondato, giunto il tempo della semina, lo trai fuori, lo spargi, lo ricopri per nascondere ciò che spargi.
Ecco, amando il frumento, spargi il frumento; amando la vita, spargi la vita; amando l'anima tua, la perdi; poiché, quando l'avrai perduta, per Dio, nel tempo presente, la ritroverai in seguito per la vita eterna.
Perciò, amando la vita, spargi la vita.
È duro, è molesto, è propriamente triste: ho compassione di te perché anche il Signore Dio nostro ha avuto compassione di noi.
Infatti egli mostrò sé in te e te in sé dicendo: L'anima mia è triste fino alla morte. ( Mt 26,38 )
Egli soffrì per noi, vediamo di soffrire per lui: egli morì per noi, noi dobbiamo morire per lui per vivere in eterno con lui.
Ma forse pensi di non dover morire, tu, uomo mortale, che una volta morirai perché sei nato mortale.
Vuoi non temere la morte? muori per Dio.
Ma forse temi di morire per il fatto che la morte è un evento triste.
Considera la messe: c'è freddo al tempo della semina, ma se l'agricoltore, a causa del freddo, non avrà voluto esporsi al disagio invernale, nell'estate non si rallegrerà.
Dal momento che hai ritegno a seminare, rifletti se il disagio del freddo non si trovi nella seminagione.
Fa' attenzione al Salmo: Quelli che seminano nelle lacrime, mieteranno con giubilo.
Nell'andare vanno e piangono, portando la semente da gettare. ( Sal 126,5-6 )
Questo ora cantavamo.
Facciamo ciò che abbiamo cantato: seminiamo le nostre anime in questa vita, come nell'inverno il frumento, per mieterle nel tempo dell'eternità, come il frumento nell'estate.
Così i santi martiri, così tutti i giusti, affaticandosi sulla terra, sparsero piangendo i loro semi: abbonda infatti di pianto questa vita.
E che viene dopo? Ma nel tornare vengono con giubilo, portando i loro covoni. ( Sal 126,6 )
Il tuo seme, l'effusione del sangue; il tuo covone, la corona ricevuta.
Questo credette il nostro Martire, questo insegnò prima di attuarlo, questo, che aveva già insegnato, egli fece.
Il beato Cipriano istruì solo con la parola quelli ai quali parlò; noi abbiamo di lui un duplice insegnamento: la parola negli scritti, l'esempio nella memoria.
Ci ammonisca, dunque, e preghi per noi; ci ottenga dal Signore quella volontà di cui egli parlò nella sua "passione", dicendo: La volontà buona, che conosce Dio, non si può cambiare.2
E dicendogli minaccioso: Rifletti,3 sembrava che il giudice non avesse amore, ma odio per l'uomo, se doveva giungere a dire ad un uomo mortale: Rifletti.
Cioè: rifletti, così che tu possa vivere pochi giorni e morire per l'eternità.
Ma san Cipriano non tenne conto del giudice uomo, che aveva autorità sulla terra, ma tenne conto di Dio giudice, che ha fatto il cielo e la terra.
Perciò, se il beato Cipriano non avesse rinnegato se stesso, se, in quanto l'amava, non avesse perduto la propria anima, che va ritrovata perdendola, gli avrebbe detto: Certamente rifletto e ringrazio perché dai tempo a riflettere o una dilazione a pensare; oppure, certo: Ricevi ora la mia sottomissione, accetto i riti ordinati dagli imperatori.
Così, dicendo, non avrebbe rinnegato se stesso; e, con un falso amore per la propria anima, non l'avrebbe perduta: cioè, non avrebbe seminato quello che avrebbe mietuto.
Ora, in realtà, disprezzando il freddo dell'inverno con il pensiero alla letizia dell'estate, rispose all'uomo come all'avversario visibile, confutando vittoriosamente quello invisibile.
Infatti, quella che era l'opera del diavolo tramite quel giudice, l'ignorava il giudice stesso, ma san Cipriano sapeva.
Rispondendogli, disse: Fa' quanto ti è stato ordinato.4
Il santo Martire dava un senso più alto a quest'ordine, memore del Signore suo Dio che, trovandosi davanti a Ponzio Pilato - quando questi diceva acceso di sdegno: Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di ucciderti? ( Gv 19,10 ) gli rispose, egli, il Verace, la Verità: Non avresti nessun potere su di me se non ti fosse stato dato dall'alto. ( Gv 19,11 )
In realtà, fratelli, san Cipriano subiva il martirio, non perché tale era stato l'ordine dell'imperatore, ma perché l'aveva comandato chi ci aveva fatto dono di un tale martire.
Quindi, memore del Signore suo Dio, rispose al giudice: Fa' quanto ti è stato ordinato; in una cosa tanto giusta, non c'è bisogno di riflettere.
Si è soliti riflettere nei casi dubbi: se ancora rifletto, persisto nel dubbio.
In una cosa tanto giusta, non c'è bisogno di riflettere.
Qual è questa cosa giusta? È giusto che io segua i martiri dai quali mi sono fatto precedere al martirio con la mia parola: non è giusto che io abbandoni coloro che mi hanno preceduto.
Se infatti non avrò fatto quello che ho insegnato, pur essendo quelli coronati, gli altri raggeleranno.
È giusto perciò che io adempia quanto ho insegnato e, adempiendolo, possa insegnare quel che ho adempiuto.
Questo fece il beato Cipriano.
In una cosa tanto giusta non c'è bisogno di riflettere: ricevette la sentenza, meritò la corona.
Il giudice ebbe sotto gli occhi chi aveva fatto soffrire, non vide dove lo aveva mandato, perché non era degno di vederlo.
Di fronte ai tanti doni di Dio che cosa rispondere, fratelli dilettissimi, se non ciò che ha detto lo stesso Martire?
Alla fine, dicendo infatti il giudice: Ordiniamo che Tascio Cipriano sia ucciso di spada, Cipriano disse: Siano rese grazie a Dio.5
Quanto a noi, dunque, trovandoci in questa celebrazione, mirando queste cose con gli occhi della fede, nella speranza che giungeremo anche noi dove egli si affrettò, diciamo tutti: "Siano rese grazie a Dio".
Rivolti al Signore.
Indice |
1 | Acta proconsul.: CSEL 3/3, p. CX, 16 |
2 | Acta s. Cypriani: PL 3, 1497 |
3 | Acta s. Cypriani: PL 3, 1497 |
4 | Acta s. Cypriani: PL 3, 1497 |
5 | Acta s. Cypriani: PL 3, 1497 |