Discorsi sui tempi Liturgici |
1 - Il cristiano deve pendere dalla croce della mortificazione
2 - Le opere di penitenza
3 - Digiunare anzitutto dalle liti
Oggi entriamo nel periodo dell'osservanza quaresimale si ripresenta con solenne ricorrenza annuale; e pertanto oggi mi sento in dovere di farvi un discorso adatto alla circostanza affinché la parola di Dio, presentata a voi tramite il nostro ministero, alimenti il vostro cuore mentre digiunerete nel corpo; e così l'uomo interiore, rifocillato del suo proprio cibo, possa sollecitare il corpo a mortificarsi e possa così irrobustirsi.
Per trascorrere devotamente questo periodo è sommamente opportuno che, prossimi a rivivere la celebrazione già vicina della passione del Signore crocifisso, ci imponiamo da noi stessi la croce della mortificazione dei desideri carnali; come dice l'Apostolo: Quelli che sono di Gesù Cristo hanno crocifisso la carne con le sue passioni e concupiscenze. ( Gal 5,24 )
Il cristiano dovrebbe pendere di continuo da questa croce, per l'intero arco di questa vita terrena, che si passa in mezzo a tentazioni.
Non è in questa vita il tempo di svellere i chiodi di cui parla il Salmo: Con il tuo timore trafiggi di chiodi le mie carni. ( Sal 119,120 sec. Volg. )
Le carni sono le concupiscenze della carne, i chiodi sono i comandamenti della giustizia; con questi chiodi il timore di Dio trafigge le concupiscenze, quel timore che ci crocifigge rendendoci ostia a lui gradita.
Per questo dice l'Apostolo: Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi quale ostia viva, santa, gradita a Dio. ( Rm 12,1 )
Questa croce, della quale il servo di Dio non solo non si vergogna ma addirittura si vanta dicendo: Quanto a me, non sia mai che mi glori d'altro che della croce del Signore nostro Gesù Cristo, grazie alla quale il mondo è crocifisso per me e io lo sono per il mondo; ( Gal 6,14 ) questa croce, dunque, non riguarda soltanto quaranta giorni, ma riguarda tutta la vita terrena che è simbolicamente rappresentata da questi quaranta giorni.
Infatti l'uomo quando sta per entrare in questa vita - così almeno asseriscono alcuni - si forma nell'utero materno in quaranta giorni; inoltre i quattro Vangeli si armonizzano con i dieci comandamenti della legge e quattro volte dieci fa il numero quaranta e ci indica che in questa vita ambedue le Scritture sono a noi necessarie; ci potrà essere infine qualche altro più probante motivo, che un'intelligenza più acuta e più dotata della mia potrà trovare.
Sia Mosè che Elia che lo stesso Signore digiunarono quaranta giorni.
Mosè, Elia e Cristo, cioè la Legge, i Profeti e il Vangelo ci insegnano con questo che noi dobbiamo fare altrettanto per non conformarci e per non aderire a questo mondo, ma per crocifiggere il vecchio uomo, vivendo non in mezzo a banchetti e all'ubriachezza, non nella lussuria e nella impudicizia, non fra contese e gelosie; ma rivestendoci del Signore Gesù e non dandoci cura della carne per soddisfarne le concupiscenze. ( Rm 13,13-14 )
Cristiano, vivi sempre così in questa vita; se non vuoi impantanarti nel terreno limaccioso, non scendere da questa croce.
E se così bisogna comportarsi per tutta la durata della vita, quanto più lo dovremo fare per la durata di questi giorni di quaresima che non solo sono parte di questa nostra vita ma la significano anche?
In tutti gli altri giorni non gravate la vostra coscienza con crapule e ubriachezze; ( Lc 21,34 ) ma in questi digiunate anche.
In tutti gli altri giorni guardatevi dagli adulterii, dalle fornicazioni e da ogni illecita depravazione; in questi giorni astenetevi anche dai rapporti coniugali.
Ciò che risparmiate digiunando aggiungetelo alle elemosine che fate.
Il tempo che si occupava per rendere il debito coniugale si utilizzi nella preghiera.
Il corpo che si scioglieva in affetti carnali si prostri in caste preghiere.
Le mani che si aprivano agli amplessi si estendano nell'orazione.
E voi che digiunate anche negli altri giorni, in questo tempo aumentate quanto già fate.
Voi che anche negli altri giorni crocifiggete il vostro corpo con la continenza perpetua, in questi aderite al vostro Dio con preghiere più frequenti e più fervorose.
Tutti concordi, tutti fedeli coerenti, tutti, in questo pellegrinaggio, sospirando per il desiderio e ardendo per l'amore dell'unica patria.
Nessuno invidi, nessuno disprezzi nell'altro un dono di Dio che lui non ha.
Nei beni spirituali ritieni come tuo ciò che ami nel fratello; e lui ritenga come suo ciò che ama in te.
Nessuno, con il pretesto dell'astinenza, cerchi di cambiare piaceri invece che eliminarli del tutto: come avverrebbe se uno andasse in cerca di cibi ricercati perché non mangia carne e di bevande insolite perché non beve vino.
In questo caso l'occasione che ha di domare la carne si trasforma piuttosto in ricerca di piacere.
Per i mondi infatti tutti gli alimenti sono mondi, ( Tt 1,15 ) ma l'intemperanza li rende tutti immondi.
Ma soprattutto, fratelli, digiunate dalle liti e dalle contese.
Ricordate il profeta che rimproverava alcuni con queste parole: Nei giorni di digiuno si scoprono le vostre vere intenzioni, perché tormentate tutti coloro che sono a voi soggetti e li colpite con pugni; fate sentire con urli la vostra voce ( Is 58,3.5 ) ed altre cose simili.
Dopo averle ricordate tutte conclude: Non è questo il digiuno che io voglio, dice il Signore. ( Is 58,5 )
Se avete voglia di gridare, alzate frequentemente quel grido di cui sta scritto: Con la mia voce ho gridato al Signore. ( Sal 142,2 )
Non è, questo, grido di contesa ma di amore, né grido della voce ma del cuore.
Non è il grido di cui è detto: Ho aspettato che facesse il giudizio, invece ha operato iniquità e non la giustizia ma il clamore. ( Is 5,7 )
Perdonate e vi sarà perdonato; date e vi sarà dato. ( Lc 6,37-38 )
Queste sono le due ali della preghiera, con le quali essa arriva fino a Dio: se a chi sbaglia si perdona l'errore che ha fatto e se si dona a chi è nel bisogno.
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