Discorsi sui tempi Liturgici

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Nella veglia di Pasqua

1 - La veglia pasquale è segno e figura dell' eternità
2 - Non ogni veglia è di per sé lodevole: fine della nostra veglia è l'eternità

1 - La veglia pasquale è segno e figura dell' eternità

Questa santa celebrazione, o fratelli, che ha sottratto la notte alla notte, scacciando le tenebre per mezzo di tutti questi lumi e rendendo gioiosa la nostra fede come [ se avessimo ] il giorno nel cuore, si svolge, come sapete, in memoria della risurrezione del Signore nostro Gesù Cristo.

Davvero perché la nostra veglia partecipasse al suo risvegliarsi dai morti, che cosa si poteva fare di più conveniente che, al capo che si risvegliava per sempre, fossero intanto messe in consonanza le membra con una veglia, anche se esse dovranno ancora addormentarsi, ma anch'esse destinate a risvegliarsi e a regnare con lui senza sonno di sorta in una veglia sempiterna?

Ed è giusto che in tempi ricorrenti una così gran festa celebri ciò che senza limiti di tempo sarà l'eternità.

Vegliamo perciò con Cristo che veglia e, per quanto possiamo, asteniamoci per un po' dal sonno, in onore di lui che non è più soggetto al sonno.

Siamo, sotto la sua custodia, il vero Israele secondo lo spirito, perché non prenderà sonno e non dormirà il custode d'Israele. ( Sal 121,4 )

Vegliando ( per questo vigilantissimo custode ) in questa annuale solennità, leghiamo il nostro cuore nella sua mano col vincolo della fede, sicché, assicurato da questo legame, non si stacchi da lui che mai rischia di addormentarsi, fino a che noi, tutti e integri, finita ormai la mortalità e la corruzione, ci raccoglieremo nella sua compagine, nella quale non saremo più soggetti né a dormire né a sonnecchiare.

2 - Non ogni veglia è di per sé lodevole: fine della nostra veglia è l'eternità

È questo il frutto delle nostre veglie, questo il fine dell'attenzione degli occhi, non quelli della carne ma dello spirito, questo l'intento giusto e santo nel frenare e dominare il sonno, questa la ricompensa incorruttibile della fatica sopportata e dell'amore risvegliato, che egli, in onore del quale facciamo veglia resistendo per un po' al torpore del corpo, ci dia quella vita in cui la veglia sarà senza fatica, il giorno senza notte, il riposo senza [ bisogno di ] sonno.

Non che il vegliare sia lodevole [ di per sé ]; infatti vegliano anche i donnaioli, ma allo scopo di tener d'occhio il sonno dei mariti e poter arrivare, con la complicità della notte, alle loro mogli; vegliano i seguaci delle arti magiche, ma allo scopo di servire i demoni e commettere, col loro aiuto, cose nefande.

Sarebbe lungo, e non necessario del resto, ricordare qui tutte le veglie degli scellerati.

Ma per menzionare alcune veglie, d'altronde innocenti, vegliano gli operai, gli agricoltori, i marinai, i pescatori, i viandanti, i mercanti, gli amministratori di ogni specie, i giudici, gli avvocati, i venditori e i compratori del sapere, i detentori del potere e i sudditi del potere, e tutti i settori delle arti e dell'industria in cui viene spesa la vita umana; e il fine è che la terra, dove l'uomo percorre il suo pellegrinaggio con la velocità del vapore, sia abitata con un po' più di comodità e di decenza.

Questa poi è la fine di tutto questo vegliare: se esso è illecito, è punito con la morte eterna; se è lecito, si esaurisce con la morte temporale.

Ma fine della legge è Cristo, a giustizia per ogni credente, ( Rm 10,4 ) ed è in vista di lui che noi facciamo veglia; è fine come raggiungimento che riscatta dalla fine sia come condanna che come esaurimento.

Quelli dunque, veglino essi colpevolmente o innocentemente, tuttavia mirano e aspirano ad un fine che finisce; il nostro fine invece non ha fine.

Quelli vegliano, ma ciò cui aspirano non l'avranno in perpetuo possesso: noi vegliamo e preghiamo per non entrare in tentazione; ( Mt 26,41 ) e così vinciamo colui che insidia il nostro cammino, così ci congiungiamo con il nostro Salvatore e presso di lui rimarremo per sempre.

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