Discorsi sui tempi Liturgici |
Dice il beato Paolo: Voi tutti siete figli della luce e figli del giorno; noi non siamo della notte né delle tenebre.
Non dormiamo perciò come gli altri, ma restiamo svegli e siamo sobrii.
Perché quelli che dormono dormono di notte, e quelli che si ubriacano sono ubriachi di notte.
Noi invece che siamo del giorno, siamo sobrii. ( 1 Ts 5,5-8 )
Qual è questa notte, fratelli, nella quale la Verità non consente che noi rimaniamo e in cui dichiara che sono coloro che dormono?
E quale questo sonno dal quale vuole immuni noi figli della luce e del giorno, e ci raccomanda di non addormentarci con questo sonno?
Non è certamente la notte che inizia con la caduta del sole, ma con la caduta dell'uomo; non quella che termina col rosseggiare dell'aurora, ma col rinnovarsi dell'anima.
Riguardo a tale notte, anche se stanno svegli, i malvagi dormono; in tale notte, anche quando dormono, i buoni non vi si trovano.
Quella che normalmente noi chiamiamo notte, quando arriva, pone fine al giorno; quell'altra notte infausta ci ha separati dal Giorno che ha creato questo giorno.
Questo sonno a cui ora vogliamo resistere con la veglia, se si assopiscono i sensi, assorbe una morte non colpevole; quell'altro sonno, col quale nel cuore dormono gli infedeli, trascina nella morte gli occhi interiori.
Contro il primo sentiamo: Vegliate e pregate ( Mt 26,41 ) Contro l'altro diciamo: Illumina i miei occhi perché non mi addormenti nella morte. ( Sal 13,4 )
Così in questa notte, con tutte queste lampade accese, facciamo veglia solenne contro il sonno del corpo; ma contro quel sonno del cuore che è come la notte del secolo presente, noi stessi dobbiamo essere lampade accese. ( Mt 25,1-13 )
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