Discorsi sui tempi Liturgici |
1 - L'Alleluia dell'attesa e quello della vittoria
2 - Canteremo Alleluia con l'anima e col corpo glorificato
3 - Cantiamo Alleluia progredendo nella santità
È piaciuto al Signore nostro Dio che, trovandoci con la nostra presenza fisica in questo luogo, cantassimo in suo onore, insieme alla vostra Carità, l'Alleluia che, tradotto in latino, significa: "Lodate il Signore".
Lodiamo dunque il Signore, fratelli, con la vita e con la lingua, col cuore e con le labbra, con la voce e con la condotta.
Dio infatti vuole che gli si canti l'Alleluia senza che vi siano stonature in chi canta.
La nostra lingua pertanto deve intonarsi con la vita, le labbra con la coscienza.
Voglio dire: le voci siano in armonia con i costumi e non succeda, per ipotesi, che le parole buone suonino condanna dei costumi cattivi.
E felice quell'Alleluia che si canterà in cielo dove tempio di Dio sono gli angeli!
Ivi l'accordo dei lodatori sarà perfettissimo, come sarà imperitura la gioia dei cantori.
Lassù non ci sarà la legge delle membra che contrasta con la legge della mente, non ci sarà la discordia causata dalla cupidigia che mette in pericolo la vittoria della carità.
Qui dunque, anche se preoccupati, cantiamo l'Alleluia per poterlo cantare esenti da preoccupazioni.
Perché quaggiù preoccupati?
E non vorresti che sia preoccupato quando leggo che la vita dell'uomo sulla terra è una tentazione? ( Gb 7,1 )
Non vorresti che sia preoccupato quando ancora mi si dice: Vegliate e pregate per non cadere in tentazione? ( Mc 14,38 )
Non vorresti che sia preoccupato quando la tentazione è così diffusa che la stessa nostra preghiera ci obbliga a pronunciare quelle parole: Rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori? ( Mt 6,12 )
Ogni giorno supplici, ogni giorno debitori.
E vorresti che io resti tranquillo, quando ogni giorno debbo chiedere perdono per i peccati e aiuto di fronte ai pericoli?
Riguardo ai peccati commessi dico: Rimettti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori.
E subito dopo, in vista dei pericoli imminenti, aggiungo: Non ci indurre in tentazione.
E come si trova nella serenità il popolo che, unendosi a me, grida: Liberaci dal male? ( Mt 6,13-14 )
Nonostante tutto questo però, o fratelli, sebbene cioè ci troviamo in mezzo al male, cantiamo l'Alleluia al nostro Dio perché è buono e ci libera dal male.
E quando ti libera dal male, perché ti guardi attorno per individuare il male da cui ti libera?
Non andare lontano, non sospingere l'occhio della tua mente di qua e di là.
Ritorna in te, guarda a te.
Ad essere ancora cattivo sei tu stesso; e quando Dio ti libera da te stesso, ti libera dal male.
Ascolta l'Apostolo e riconosci nelle sue parole quale sia il male da cui devi essere liberato.
Dice: Secondo l'uomo interiore trovo gusto nella legge di Dio, ma nelle mie membra vedo un'altra legge che si oppone alla legge del mio spirito e mi rende schiavo della legge del peccato che è …
Ascolta dove: Mi rende schiavo della legge del peccato che è nelle mie membra.
Io avrei immaginato che ti rendesse schiavo di non so quali ignoti barbari, avrei immaginato che ti rendesse schiavo di non so quali popolazioni straniere o quali padroni umani.
Dice: Che è nelle mie membra.
Con vigore grida dunque con lui: Uomo miserabile che altro non sono, chi mi libererà?
Ma da che cosa aspetti che ti si liberi? Dillo: da che cosa?
Uno potrebbe rispondere: Dalle guardie, un altro: Dal carcere, un altro: Dalla prigionia sotto i barbari, un altro ancora: Dalla debolezza della febbre.
Orbene, diccelo tu, o Apostolo! Non si tratta di un luogo dove potremmo essere mandati o accompagnati ma di una realtà che portiamo con noi o, meglio, che siamo noi stessi.
Diccelo! Da questo corpo di morte. ( Rm 7,22-24 )
Da questo corpo di morte? Esatto! Dice: Da questo corpo di morte.
Certuni dicono: Questo corpo di morte non appartiene a me; è un carcere dove sto per un po' di tempo, è una catena che mi lega per un po' di tempo.
Io abito in un corpo di morte, ma non sono il corpo di morte.
Vedo che ti atteggi a filosofo: è per questo però che non potrai essere liberato.
Sono infatti - continua - uno spirito; non sono di carne, sebbene abiti nella carne.
Quando mi sarò liberato della carne, cosa avrò ancora a che fare con la carne?
A questa argomentazione, preferite, fratelli, che risponda io o che risponda l'Apostolo?
Se risponderò io, potrà darsi che la parola, in sé così ricca, venga deprezzata per la pochezza del ministro.
Preferisco dunque tacere; e tu, insieme con me, porgi l'orecchio al Dottore delle genti, al Vaso di elezione, di modo che sia rimossa da te la divergenza di vedute che ti portava a contraddire.
Tendi l'orecchio, ma prima ripeti quello che stavi dicendo, e cioè: Io non sono carne ma spirito.
Gemo perché mi trovo incarcerato, ma quando questo legame sarà sciolto e questa casa di pena demolita, me ne andrò in libertà.
La terra tornerà alla terra e lo spirito sarà accolto nel cielo: io me ne andrò abbandonando il resto, cioè quel che io non sono.
Ma volevi dire proprio questo? Risponde: sì, proprio questo.
Allora non voglio essere io a risponderti. Rispondi tu, o Apostolo; rispondigli, di grazia!
Se infatti predicasti, fu perché ti si ascoltasse; se scrivesti, fu perché ti si leggesse; tutto insomma è avvenuto perché ti si prestasse fede.
Di dunque: Chi mi libererà da questo corpo di morte?
La grazia di Dio ad opera del nostro Signore Gesù Cristo. ( Rm 7,24-25 )
Ma da che cosa ti libera? Da questo corpo di morte.
Ma questo corpo di morte non sei tu stesso?
Risponde: Pertanto quell'unico io con lo spirito sono al servizio della legge di Dio, mentre con la carne al servizio della legge del peccato. ( Rm 7,25 )
Comunque, sempre lo stesso io.
Come mai allora, se sei sempre lo stesso tu, vai per strade così diverse?
Dice: Con lo spirito in quanto amo, con la carne perché ho voglie disordinate; e le vinco se non do loro il consenso, tuttavia sono ancora nella mischia, minacciato dall'incalzare del nemico.
Ti chiedo di più, o Apostolo. Quando sarai liberato dalla carne che ora porti, perché non dire che sarai solamente spirito?
E l'Apostolo, avvicinandosi ormai alla morte ( quel debito che grava su tutti ), risponde: Non abbandono per sempre la carne ma me ne separo temporaneamente.
E vuoi con ciò dire che in un secondo momento tornerai ad unirti a questo corpo di morte?
Davvero così? Ma ascoltiamo la risposta da lui stesso.
Che senso ha questo tornare al tuo corpo dal quale hai gridato con pii accenti di voler essere liberato?
Risponde: Tornerò, sì, a riunirmi al mio corpo, ma non sarà più, allora, un corpo mortale.
Ascolta dunque, o ignorante, sordo alle parole che ogni giorno ti si leggono!
Ascolta com'egli torna al suo corpo, ma corpo non più mortale: non nel senso che sarà un corpo diverso ma perché è necessario che questo corpo corrruttibile si rivesta d'incorruttibilità e questo corpo mortale si rivesta d'immortalità.
Miei fratelli, quando l'Apostolo diceva: Questo corpo corruttibile e questo corpo mortale, ci dava l'impressione che con la propria voce si toccasse, diciamo così, il suo corpo.
Non si tratta quindi di un altro corpo.
Non dice: Abbandono il corpo di terra per prendere un corpo aereo o etereo.
Riprendo lo stesso; solo che non è più soggetto alla morte come ora.
Bisogna infatti che questo corpo corruttibile - non un altro - si rivesta d'incorruttibilità, e questo corpo mortale - non un altro - si rivesta d'immortalità.
Allora s'avvererà la parola della Scrittura: La morte è stata inghiottita nella vittoria. Cantiamo Alleluia!
Allora si avvererà la parola della Scrittura, parola di gente non più in lotta ma fra le ovazioni del trionfo: La morte è stata inghiottita nella vittoria. Cantiamo Alleluia!
Dov'è, o morte, il tuo pungiglione? Cantiamo Alleluia!
Pungiglione della morte, in effetti, è il peccato, ( 1 Cor 15,53-56 ) ma: Cercherai dove esso abbia dimora e non lo troverai. ( Sal 37,10 )
Cantiamo Alleluia anche adesso, sebbene in mezzo a pericoli e a prove che ci provengono e dagli altri e da noi stessi.
Dice l'Apostolo: Dio è fedele e non permetterà che siate tentati al di sopra delle vostre forze.
Anche adesso, dunque, cantiamo Alleluia.
L'uomo resta ancora dominio del peccato, ma Dio è fedele.
Né dice che Dio non permetterà che siate tentati, ma: Non permetterà che siate tentati al di sopra delle vostre forze; al contrario, insieme con la tentazione, vi farà trovare una via d'uscita sicché possiate reggere. ( 1 Cor 10,13 )
Sei in balia della tentazione, ma Dio ti farà trovare una via per uscirne e non perire nella tentazione.
Ti si potrebbe paragonare al vaso del vasaio: con la predicazione vieni modellato, con la tribolazione vieni cotto.
Ebbene, quando la tentazione t'incoglie pensa che ne uscirai: essendo Dio fedele, il Signore ti custodirà quando entri e quando esci. ( Sal 121,8 )
E poi finalmente il tuo corpo diverrà immortale e incorruttibile, e allora svanirà ogni sorta di tentazione.
Si dice che il corpo è morto. E perché è morto? A causa del peccato.
Lo spirito, viceversa, è vita, - sono parole dell'Apostolo, che aggiunge anche il perché - a motivo della giustizia.
Manderemo quindi in malora il corpo perché morto? No!, ma ascolta: Se lo Spirito di colui che ha risuscitato Cristo dai morti abita in voi, colui che risuscitò Cristo dai morti darà vita anche ai vostri corpi mortali. ( Rm 8,10-11 )
Adesso il nostro corpo è animale, lassù sarà spirituale.
In effetti il primo uomo fu creato per essere anima vivente, l'ultimo uomo sarà spirito vivificante. ( 1 Cor 15,44-45 )
Per questo darà vita anche ai vostri corpi mortali ad opera dello Spirito che abita in voi. ( Rm 8,11 )
Oh felice Alleluia, quello di lassù!
Alleluia pronunciato in piena tranquillità, senza alcun avversario!
Lassù non ci saranno nemici, non si temerà la perdita degli amici.
Qui e lassù si cantano le lodi di Dio, ma qui da gente angustiata, lassù da gente libera da ogni turbamento; qui da gente che avanza verso la morte, lassù da gente viva per l'eternità; qui nella speranza, lassù nel reale possesso; qui in via, lassù in patria.
Cantiamolo dunque adesso, fratelli miei, non per esprimere il gaudio del riposo ma per procurarci un sollievo nella fatica.
Come sogliono cantare i viandanti, canta ma cammina; cantando consolati della fatica, ma non amare la pigrizia.
Canta e cammina! Cosa vuol dire: cammina?
Avanza, avanza nel bene, poiché, al dire dell'Apostolo ci sono certuni che progrediscono in peggio. ( 2 Tm 3,13 )
Se tu progredisci, cammini; ma devi progredire nel bene, nella retta fede, nella buona condotta.
Canta e cammina! Non uscire di strada, non volgerti indietro, non fermarti! Rivolti al Signore.
Alla fine del Discorso aggiungeva: Domani sarà la festa dei santi martiri Mariano e Giacomo, ma siccome siamo ancora occupati, e abbastanza, nel solenne raduno del santo Concilio, il discorso dovuto alla ricorrenza di questo giorno natalizio dei martiri ve lo terremo, con l'aiuto del Signore, due giorni dopo.
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