Discorsi sui tempi Liturgici |
1 - Introduzione
2 - Perché lo Spirito Santo non fu inviato prima dell'Ascensione di Cristo
3 - Il significato simbolico dei numeri quaranta e cinquanta
4 - Timore casto e timore servile
5 - Il riposo del sabato
6 - Lo Spirito Santo simboleggiato dal numero sette
7 - Il simbolismo del numero centocinquantatre
Celebriamo con grande solennità questo giorno santificato dalla discesa dello Spirito Santo.
Tale solennità così lieta e cara ci spinge a parlarvi, alquanto di questo dono di Dio, di questa grazia di Dio, della ricchezza della sua misericordia verso di noi, cioè dello Spirito Santo.
Parliamo a voi come a condiscepoli alla stessa scuola del Signore.
Abbiamo infatti un unico Maestro, nel quale tutti siamo una cosa sola. ( Gv 17,21 )
Egli, affinché non ci venga la tentazione di insuperbirci per la nostra funzione di maestro, ci ammonisce dicendo: Non fatevi chiamare "Rabbi" dagli uomini; uno solo infatti è il vostro maestro, il Cristo. ( Mt 23,8 )
Sotto questo maestro, la cui cattedra è il cielo è per mezzo delle sue Scritture che dobbiamo essere formati fate dunque attenzione a quelle poche cose che vi dirò.
Me lo conceda colui che mi comanda di parlare.
Chi di voi sapeva già queste cose, le ripensi; chi di voi le ignorava le accolga.
Spesso l'animo santamente curioso viene sollecitato, purché alla fragilità e debolezza umana venga concesso di scrutare cose sublimi come queste.
Ma sì che viene concesso.
Ciò che nelle sacre Scritture è nascosto, non è chiuso per essere negato, ma anzi perché venga aperto a colui che bussa.
Dice infatti il Signore: Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. ( Mt 7,7 )
Spesso coloro che indagano [ sulle Scritture ] si pongono la questione del perché lo Spirito Santo che era stato promesso fu inviato cinquanta giorni dopo la passione e la risurrezione del Signore.
Prego anzitutto la vostra carità: non vi rincresca di riflettere alquanto sul perché il Signore abbia detto: Se non me ne vado, non potrà venire a voi ( Gv 16,7 ) [ il Consolatore ].
Come se - per parlare alla maniera umana - Cristo Signore conservasse qualcosa nel cielo e nel discendere da lì avesse affidato ciò che conservava allo Spirito Santo; di modo che questi non potesse venire a noi se prima non fosse ritornato Cristo a riprendersi ciò che gli aveva affidato.
O come se noi non fossimo capaci di accoglierli tutti e due o non potessimo sostenere la presenza contemporanea di ambedue.
Come se l'uno sia separato dall'altro; o come se quando vengono a noi essi si trovino in un luogo troppo angusto, mentre al contrario siamo noi che veniamo dilatati.
Che cosa significa dunque la frase: Se non me ne vado, non potrà venire a voi?
È bene infatti per voi - continua - che io me ne vada, perché se non me ne vado non verrà a voi il Consolatore. ( Gv 16,7 )
Ascolti la vostra carità, in breve, il significato di queste parole, per quanto comprendiamo o siamo convinti di comprendere, per quanto lui ci dona di capire, per quanto diremo di ciò in cui crediamo.
Penso che i discepoli si erano fermati all'aspetto umano di Cristo Signore e, in quanto uomini, erano legati da affetto umano all'uomo Gesù.
Cristo voleva invece che essi avessero nei suoi confronti un affetto piuttosto divino e voleva così da carnali farli diventare spirituali.
Ma l'uomo non può diventare spirituale se non per dono dello Spirito Santo.
Perciò disse: "Vi mando un dono con il quale potrete diventare spirituali, il dono cioè dello Spirito Santo.
Ma non potrete diventare spirituali se non cesserete di essere carnali.
E cesserete di essere carnali se ai vostri occhi viene sottratta la mia natura di carne affinché venga inserita nei vostri cuori la mia natura divina".
Riguardo a questa natura umana, cioè alla natura di servo, il Signore annientò se stesso, prendendo la natura di servo. ( Fil 2,7 )
L'affetto di Pietro era per questa natura di servo, quando temeva la morte di colui che molto amava.
Amava infatti il Signore Gesù Cristo; amava da uomo un uomo; da carnale uno rivestito di carne; non amava, da essere spirituale, la sua divinità.
Quali le prove di ciò che stiamo dicendo?
Quando il Signore chiese ai suoi discepoli chi fosse egli per gli uomini, essi, riportando le opinioni degli altri, risposero che alcuni lo credevano Giovanni, altri Elia, altri Geremia o uno dei Profeti.
Egli allora disse: E voi chi dite che io sia? ( Mt 16,15 )
E Pietro, parlando da solo per gli altri, da solo per tutti, rispose: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivo. ( Mt 16,16 )
Risposta ottima, perfetta.
Giustamente si meritò questa risposta: Beato te Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. ( Mt 16,17 )
E io dico a te, perché tu prima hai detto a me; tu hai parlato, io ho ascoltato; hai fatto la professione di fede ora ricevi la benedizione.
Perciò io dico a te: Tu sei Pietro; poiché io sono pietra, tu sei Pietro.
Non pietra deriva da Pietro, ma Pietro deriva da pietra, come non Cristo deriva da cristiano, ma cristiano da Cristo.
E su questa pietra edificherò la mia Chiesa; ( Mt 16,18 ) non su Pietro che sei tu, ma sulla pietra che tu hai confessato.
Edificherò la mia Chiesa: edificherò te, che in questa risposta fai le veci della Chiesa.
Questo e tutto il resto, in conseguenza a quanto aveva detto Pietro: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivo.
E Pietro aveva ascoltato, come ricordate, la risposta [ di Gesù ]: Né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, cioè la mente umana, la debolezza umana, l'incapacità umana, ma il Padre mio che è nei cieli.
Poi il Signore Gesù cominciò a preannunciare la sua passione e a manifestare quante sofferenze avrebbe dovuto sopportare da parte dei peccatori.
A questo punto Pietro si spaventò e cominciò a temere la morte di Cristo, del Figlio del Dio vivo.
Cristo, il Figlio del Dio vivo, il Buono proveniente dal Buono, Dio da Dio, il vivente che proveniva dal vivente, fonte della vita e vita vera, era venuto certamente per vincere la morte, non per essere sconfitto dalla morte.
Tuttavia Pietro, ragionando da uomo, spaventato - il suo attaccamento alla persona di Cristo, come ho detto sopra, era puramente umano - disse: Dio te ne scampi, Signore; questo non ti accadrà mai. ( Mt 16,22 )
E il Signore respinge queste parole con una conveniente e adeguata risposta.
Come lodò adeguatamente la sua professione di fede, così ora riprende adeguatamente il suo panico: Lungi da me, Satana! ( Mt 16,23 ) gli dice.
Dove è più il beato te, Simone, figlio di Giona?
Sappi distinguere le parole di Cristo che loda dalle parole di Cristo che rimprovera; sappi distinguere i motivi della professione di fede dai motivi del panico.
Il motivo della professione di fede: Né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli.
Il motivo del panico: Tu non pensi secondo Dio ma secondo gli uomini! ( Mt 16,23 )
Non vorremmo dunque che Cristo dica agli Apostoli: È bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore. ( Gv 16,7 )
Se la mia natura umana non viene sottratta alla vostra vista carnale, non potrete assolutamente comprendere, sperimentare, pensare niente di divino.
Quanto ho detto è più che sufficiente.
Era necessario pertanto che dopo la risurrezione e l'ascensione al cielo del Signore Gesù Cristo, si adempisse la sua promessa di inviare lo Spirito Santo.
Così aveva anche detto, come commento personale, l'evangelista Giovanni, quando Gesù, riferendosi allo Spirito Santo, aveva esclamato: Se uno ha sete, venga a me - e beva … e fiumi d'acqua viva sgorgheranno dal suo seno. ( Gv 7,37-38 )
[ Commentando queste parole ], l'Evangelista prosegue: Questo egli disse riferendosi allo Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti non c'era ancora lo Spirito, perché Gesù non era stato ancora glorificato. ( Gv 7,39 )
Il Signore nostro Gesù Cristo fu dunque glorificato con la risurrezione e l'ascensione al cielo; allora mandò lo Spirito Santo,
Come sappiamo dai Libri sacri, Cristo restò quaranta giorni con i suoi discepoli dopo la sua risurrezione, manifestando ad essi la realtà del suo corpo risuscitato, entrando dove si trovavano essi ed uscendo, mangiando e bevendo, ( At 10,40-41 ) affinché non pensassero che si trattava di qualcosa di non reale.
E nel quarantesimo giorno - quello cioè che abbiamo celebrato dieci giorni fa - alla loro presenza ascese al cielo, dopo aver promesso che come allora se ne andava, così sarebbe ritornato; ( At 1,3-11 ) cioè sarebbe ritornato, per giudicare, nella sua natura umana nella quale era stato condannato.
Volle mandare lo Spirito Santo in un giorno diverso da quello in cui ascese al cielo; e non dopo due giorni o dopo tre giorni, ma dopo dieci giorni.
Questo fatto ci ha costretti ad indagare e ad esaminare alcuni significati oscuri dei numeri.
Quaranta giorni sono quattro volte dieci.
In questo numero si nasconde, a mio avviso, una realtà misteriosa.
Noi siamo uomini che parliamo ad uomini; e giustamente ci si reputa commentatori delle Scritture, non propugnatori di nostre personali opinioni.
Questo numero quaranta, formato da quattro volte dieci, simboleggia, a mio parere, la vita presente che ora stiamo trascorrendo e vivendo.
Siamo spinti e trascinati nel correre del tempo, nella instabilità delle cose, in un continuo scomparire e succedersi di tutto, in una rapacità effimera e in una corrente di cose che non si fermano mai.
Con il numero quaranta si allude a questa vita; infatti i tempi del mondo sono divisi in quattro parti, che formano un anno.
Anche i punti cardinali del mondo sono quattro, noti a tutti e ricordati spesse volte anche dalla sacra Scrittura: Dall'Oriente e dall'Occidente, dal Settentrione e dal Mezzogiorno. ( Lc 13,29 )
Nello scorrere di questi tempi divisi in quattro parti e nello spazio del mondo ugualmente diviso in quattro parti viene predicata la legge di Dio, che è simboleggiata dal numero dieci.
Difatti anzitutto viene insegnato il Decalogo.
E tutta la legge è condensata nei dieci precetti: proprio perché nel numero dieci è vista una qualche perfezione.
Chi conta infatti va avanti fino a questo numero e quindi ricomincia da uno fino a dieci e di nuovo ricomincia da uno.
Così per le centinaia, così per le migliaia.
Più in su ancora, moltiplicando varie volte per dieci, cresce all'infinito la moltitudine dei numeri.
La legge quindi si completa nel numero dieci e la stessa legge viene predicata nel mondo diviso in quattro parti: quattro volte dieci fa quaranta.
Siamo esortati, finché ci troviamo in questo soggiorno terreno, ad astenerci dalle bramosie del mondo: questo significa il digiuno di quaranta giorni, noto a tutti con il nome di Quaresima.
Te lo comanda la legge, la profezia, il Vangelo.
Proprio perché te lo comanda la legge, digiunò per quaranta giorni Mosè; ( Es 34,28 ) perché te lo comanda la profezia, digiunò per quaranta giorni Elia; ( 1 Re 19,8 ) perché te lo comanda il Vangelo, digiunò per quaranta giorni Cristo Signore. ( Mt 4,2 )
Compiuti dunque dopo i quaranta giorni altri dieci giorni, cioè una volta sola dieci, semplicemente una decina, non quattro volte, venne lo Spirito Santo, affinché la legge venisse perfezionata dalla grazia.
La legge infatti senza la grazia è lettera che uccide.
Se infatti fosse stata data una legge capace di conferire la vita, la giustificazione scaturirebbe davvero dalla legge; la Scrittura invece ha rinchiuso ogni cosa sotto il peccato, perché ai credenti la promessa venisse data in virtù della fede in Gesù Cristo. ( Gal 3,21-22 )
Perciò la lettera uccide, lo spirito dà vita. ( 2 Cor 3,6 )
Non perché tu debba fare cose diverse da quelle che ti vengono comandate dalla lettera: ma la sola lettera ti rende peccatore, mentre la grazia ti libera dal peccato e ti dona di adempiere la lettera.
Per cui per merito della grazia viene la remissione di tutti i peccati e la fede, che opera tramite la carità. ( Gal 5,6 )
Non crediate pertanto che la lettera sia stata condannata per il fatto che è stato detto: La lettera uccide.
Queste parole significano che la lettera rende peccatori.
Ti viene dato il comando, non vieni aiutato dalla grazia: subito ti ritrovi non solo non esecutore della legge, ma anche reo di prevaricazione.
Dove infatti non c'è la legge, non c'è neanche la prevaricazione. ( Rm 4,15 )
Non è stata quindi riprovata la legge, quando è stato detto: La lettera uccide, lo spirito dà vita; come se quella venisse condannata e questo lodato.
Ma: La lettera uccide, la sola lettera senza la grazia.
Prendete un esempio. Nella Scrittura si trova questa frase: La scienza gonfia.
Che cosa significa: La scienza gonfia? Che forse la scienza è condannata?
Se gonfia, sarebbe dunque preferibile rimanere ignoranti!
Ma aggiunge: La carità invece edifica. ( 1 Cor 8,1 )
Pertanto, come nella precedente frase in questione, aggiungendo: Lo spirito invece dà vita fece intendere che la lettera senza lo Spirito uccide, con lo Spirito invece dà vita e fa adempiere la lettera; così la scienza senza la carità gonfia, mentre la carità con la scienza edifica.
Perciò è stato inviato lo Spirito Santo perché si adempisse la legge e si verificasse quanto il Signore aveva detto: Non sono venuto ad abolire la legge ma a portarla a compimento. ( Mt 5,17 )
Questo dona ai credenti, questo dona ai fedeli, questo dona a coloro ai quali dà lo Spirito Santo.
Quanto più uno diventa capace di riceverlo, tanto più gli rimane facile osservare tutta la legge.
Vi dico, carissimi, una verità che voi stessi potrete considerare e controllare facilmente: la carità porta a compimento la legge.
Il timore delle pene sollecita l'uomo ad agire, ma in maniera ancora servile.
Se infatti agisci bene perché temi di soffrire un castigo, o se non agisci male perché temi di soffrire un castigo, qualora qualcuno ti promettesse l'impunità, subito ti abbandoneresti all'iniquità.
Se ti si dicesse: Sta' sicuro, non avrai alcun castigo, fa' pure: lo faresti senz'altro!
Eri trattenuto infatti [ dal fare il male ] dal timore della pena, non dall'amore della giustizia.
Nei tuoi riguardi infatti ancora non operava la carità.
Osserva dunque come opera la carità.
Amiamo colui che temiamo in maniera tale da temerlo con amore casto.
Infatti anche la sposa casta teme il marito.
Ma distingui timore da timore.
La sposa casta teme di essere lasciata sola dal marito che è assente; la sposa adultera teme di venire sorpresa dal marito che sopraggiunge all'improvviso.
La carità dunque è il completamento della legge: perché l'amore perfetto caccia via il timore. ( 1 Gv 4,18 )
Cioè il timore servile, che proviene dal peccato. Infatti il timore casto del Signore rimane per sempre. ( Sal 19,10 )
Se dunque la carità porta a compimento la legge, donde viene questa carità?
Pensateci, fate attenzione e vi accorgerete che la carità è un dono dello Spirito.
Infatti l'amore di Dio è stato diffuso nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato. ( Rm 5,5 )
Giustamente quindi, compiuti i dieci giorni - con questo numero si indica anche la perfezione della legge - il Signore Gesù Cristo mandò lo Spirito Santo: perché la grazia ci dona di adempiere la legge, che Cristo non venne ad abolire ma a portare alla perfezione. ( Mt 5,17 )
La sacra Scrittura di solito indica lo Spirito Santo con il numero sette, non con il numero dieci; la legge con il numero dieci, lo Spirito Santo con il numero sette.
Perché la legge venga indicata con il numero dieci è ormai chiaro: guardiamo ora perché lo Spirito Santo venga indicato con il numero sette.
Nel primo libro [ della Scrittura ], all'inizio del libro che si chiama Genesi, vengono elencate le opere compiute da Dio.
Viene creata la luce, viene creato il cielo - che è stato chiamato firmamento quello tra le acque superiori e le acque inferiori -; emerge l'asciutto, il mare è separato dalla terra, viene data alla terra la facoltà di fecondare e di concepire tutto ciò che ha vita; vengono creati il luminare grande e quello piccolo, cioè il sole e la luna, e le altre stelle; le acque producono i loro animali e la terra i suoi; viene creato l'uomo ad immagine di Dio.
Al sesto giorno Dio termina tutte le sue opere. ( Gen 1,1-31 )
Per nessuna delle opere di Dio fra quelle enumerate e terminate, si parla di santificazione.
Dio disse: Sia la luce, e la luce fu; e Dio vide che la luce era buona. ( Gen 1,3-4 )
Non si dice: Dio santificò la luce.
Sia il firmamento, e il firmamento fu; e Dio vide che era buono. ( Gen 1,6 )
Neanche qui si dice che venne santificato il firmamento.
Così vengono elencate tutte le altre cose - senza soffermarci su di esse che sono a voi ben note - fino a quelle create nel sesto giorno, compreso l'uomo che venne fatto ad immagine di Dio: di nessuna di esse si dice che fu santificata.
Si arriva al settimo giorno, nel quale non è stata realizzata nessuna opera ma nel quale si dice che Dio si è riposato, e Dio santificò il settimo giorno.
Nella [ descrizione del ] settimo giorno per la prima volta risuona la parola " santificazione ".
Se la si cerca in tutti i passi delle Scritture, per la prima volta la si trova qui.
Vi si dice che Dio si è riposato per farci intendere che anche noi ci riposeremo.
Non è che Dio si sia affaticato sì da aver bisogno di riposo; né che, dopo tanta fatica, si rallegrasse nel giorno del riposo e che santificasse quel giorno proprio perché gli fu permesso di riposare.
Questo ragionamento è puramente umano.
Con il dire che Dio si è riposato dopo aver compiuto tutte le sue opere - che sono buone - ci si vuol far capire che anche noi ci riposeremo dopo aver compiuto tutte le nostre opere buone.
Dio infatti fece tutte le cose ed ecco erano tutte molto buone. ( Gen 1,31 )
E nel giorno settimo cessò Dio da ogni opera da lui fatta. ( Gen 2,2 )
Vuoi riposarti anche tu? Anzitutto fa' opere molto buone.
Così fu comandato ai Giudei di osservare materialmente il sabato, ( Es 20,8 ) come pure tutte le altre cose che avevano significati misteriosi.
[ Ai Giudei ] è stato comandato un certo genere di riposo: tu realizza quel riposo che vi è significato.
Il riposo spirituale infatti è la pace del cuore; e la pace del cuore proviene dalla serenità di una buona coscienza.
Quindi osserva veramente il sabato colui che non pecca.
Questo in realtà viene comandato a coloro ai quali viene comandata l'osservanza del sabato: Astenetevi da ogni opera servile. ( Lv 23,7 )
Chiunque commette peccato, è servo del peccato. ( Gv 8,34 )
Il numero sette richiama dunque lo Spirito Santo, come il numero dieci la legge.
Lo fa intendere anche il profeta Isaia nel passo in cui dice: Lo riempirà lo spirito di sapienza e di intelletto - conta! - di consiglio e di fortezza, di scienza e di pietà, lo spirito del timore di Dio. ( Is 11,2 )
La grazia spirituale, discendendo a noi, comincia dalla sapienza e termina al timore.
Noi invece nel salire, nel tendere dal basso verso l'alto, dobbiamo cominciare dal timore e terminare con la sapienza.
L'inizio infatti della sapienza è il timore del Signore. ( Sal 111,10 )
Sarebbe troppo lungo e supererebbe le nostre forze - anche se non il vostro desiderio di conoscere - ricordare tutti i passi che si riferiscono al numero sette applicato allo Spirito Santo.
Basti perciò quanto ho detto.
Riflettete ora su quanto segue.
[ Abbiamo detto che ] la legge viene portata a perfezione dalla grazia dello Spirito Santo.
Come bisognava ricordare e, raccomandare [ alla vostra attenzione ] il numero dieci, ciò che già abbiamo fatto, così occorre fare anche con il numero sette, per quanto fa riferimento alla grazia, dello Spirito Santo.
Con il numero dieci, cioè mandando lo Spirito Santo dopo dieci giorni, Cristo richiamava all'osservanza della legge, che comandava di portare a compimento. ( Mt 5,17 )
Dove troviamo nella Scrittura il richiamo al numero sette soprattutto per quanto si riferisce allo Spirito Santo?
Nel libro di Tobia trovi che questa festa, cioè la Pentecoste, è formata di settimane. ( Tb 2,1 sec. LXX )
In che modo? Moltiplica il numero sette per se stesso, cioè sette per sette, come si impara a scuola; sette per sette fa quarantanove.
A questo multiplo di sette si arriva moltiplicando sette per sette.
( È infatti lo Spirito Santo che ci lega insieme e che ci raduna.
Difatti il primo segno che diede della sua venuta fu che coloro che lo ricevettero parlarono ciascuno nelle lingue di tutti.
L'unità del corpo di Cristo infatti si forma riunendosi da ogni lingua, [ è formata ] cioè da tutti i popoli sparsi nel mondo intero.
Il fatto che allora uno parlasse in tutte le lingue preannunziava che si sarebbe realizzata l'unità fra tutte le lingue.
Dice però l'Apostolo: Sopportandovi a vicenda con amore - questa è la carità - cercando di conservare l'unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace. ( Ef 4,2-3 )
Poiché dunque lo Spirito Santo dalla moltitudine ci riunisce in unità, lo si riceve tramite l'umiltà; con la superbia invece lo si allontana.
Il cuore umile infatti è come l'acqua che cerca un luogo concavo ove rimanere; si disperde se è respinta dall'altezzosità della superbia, come [ per l'acqua ] è il rigonfiamento di un colle.
Per questo è stato detto: Dio resiste ai superbi e dà grazia agli umili. ( Gc 4,6 )
Che cosa significa dà grazia? Dà lo Spirito Santo.
Riempie gli umili perché li trova disposti ad accoglierlo ).
Stando così le cose, per arrivare alla Pentecoste, a quarantanove - che si ottiene moltiplicando sette per sette - si aggiunge uno: viene raccomandata in questo modo l'unità.
Poiché il particolare interesse della vostra Carità è di non poco aiuto ai nostri limiti presso il Signore Dio nostro, accogliete quel tanto [ che vi dirò ] il quale, a parer mio, tanto è più gradito se è stato spiegato, quanto rimane astruso se non lo si spiega.
Prima ancora della risurrezione il Signore comandò ai suoi discepoli, quando li scelse, di gettare le reti in mare.
Essi le gettarono e presero una tale quantità di pesci che le reti si rompevano e le barche, stracolme, affondavano.
Gesù non specificò in quale parte dovevano gettare le reti; disse soltanto: Gettate le reti. ( Lc 5,1-7 )
Se infatti avesse comandato loro di gettare le reti a destra, avrebbe significato che avrebbero preso solo i pesci buoni; se a sinistra, solo i pesci cattivi.
Poiché però sono state gettate senza precisazione, non a destra soltanto né a sinistra soltanto, presero pesci buoni e cattivi.
Tutto ciò è simbolo della Chiesa del tempo presente, esistente in questo mondo.
Quei servi che erano stati mandati a chiamare gli invitati uscirono e tutti quelli che trovarono, sia buoni che cattivi, li condussero dentro e la sala del banchetto nuziale si riempì di commensali. ( Mt 22,10 )
Ora vengono dunque riuniti e buoni e cattivi.
Il fatto che ci siano degli scismi non è simboleggiato dalle reti che si rompono?
Il fatto che generalmente la Chiesa è tormentata dagli scandali di turbe dai sentimenti carnali, che perfidamente suscitano tumulti, non è simboleggiato dalle barche che quasi affondano?
Nel modo sopra riferito parlò il Signore prima della risurrezione.
Dopo la risurrezione invece trovò i discepoli che stavano ugualmente pescando, comandò loro ugualmente di gettare le reti, però non comunque e senza precisazione, perché già si era a dopo la risurrezione.
Dopo la risurrezione infatti il suo corpo che è la Chiesa non comprenderà più cattivi.
Gettate - disse - le reti a destra.
Furono gettate le reti, dietro suo comando, dalla parte destra e fu preso un determinato numero di pesci.
I pesci della prima pesca [ quella anteriore alla risurrezione ] che non furono contati, simboleggiano la Chiesa del tempo presente, come se a quella pesca si riferissero le parole: Io ho annunziato e parlato: si sono moltiplicati in soprannumero. ( Sal 40,6 )
Si parla dunque di alcuni soprannumerari, che in un certo senso sono superflui: tuttavia vengono presi anch'essi.
Nella seconda pesca invece i pesci vengono presi solo a destra, vengono contati, e sono grossi.
Chi osserverà [ questi precetti ] e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli. ( Mt 5,19 )
Dunque furono presi grossi pesci in numero di centocinquantatre.
Chi non è convinto che non invano è stato riportato questo numero?
Non può essere che senza alcun significato il Signore abbia detto: Gettate le reti, oppure che non gli importasse niente che buttassero le reti a destra.
Anche questo numero centocinquantatre ha un significato.
Ed ebbe interesse l'Evangelista ad annotare, quasi che avesse presente nella mente quella prima pesca nella quale le reti che si rompevano significavano gli scismi ( mentre nella Chiesa della vita eterna non vi sarà alcuno scisma perché non vi sarà nessuna divisione; tutti saranno grandi, perché pieni di carità ), quasi dunque avesse presente ciò che la prima volta accadde a significare gli scismi, ebbe interesse ad annotare in questa seconda pesca: e benché fossero tanto grossi, le reti non si ruppero. ( Gv 21,1-11 )
Che cosa significhi la parte destra è stato già detto: che tutti saranno buoni.
Che cosa significhi la grossezza dei pesci è stato detto: che chi osserverà [ questi precetti ] e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli. ( Mt 5,19 )
Che cosa significhi anche il fatto che le reti non si ruppero è stato detto: che nella vita eterna non vi saranno, scismi.
Che cosa significa allora il numero centocinquantatre?
Non sarà certamente questo il numero dei santi.
I santi infatti non saranno centocinquantatre, se soltanto quelli che non si sono contaminati con donne ( Ap 14,1-4 ) vengono calcolati in numero, di centoquarantaquattromila.
Questo numero è come un albero e sembra svilupparsi come da un seme.
E il seme di questo grande numero è un certo numero più piccolo che è il diciassette.
Il diciassette genera il centocinquantatre, se conti da uno a diciassette e addizioni tutti i numeri.
Se non addizioni tutti i numeri che pronunzi [ contando ] da uno a diciassette, non avrai che diciassette.
Se invece conti così: Uno, due, tre; uno più due più tre fanno sei, sei più quattro più cinque fanno quindici; quando arrivi fino a diciassette ti riporterà sulle dita il numero centocinquantatre.
Ora dunque ripensa a ciò che poco fa ho ricordato e raccomandato e osserva chi rappresentano e che cosa significano i numeri dieci e sette.
Dieci significa la legge, sette lo Spirito Santo.
Perciò che cosa dovremo intendere se non che formeranno la Chiesa della risurrezione eterna, ove non ci saranno scismi, ove non si temerà la morte perché verrà costituita dopo la risurrezione; che formeranno, [ la Chiesa ], e vivranno in eterno insieme al Signore, coloro che avranno adempiuto la legge per la grazia dello Spirito Santo e il dono di Dio, di cui oggi celebriamo la festa?
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