Discorsi sul Vecchio Testamento

Indice

Su quanto è scritto nei Proverbi

"Ci sono alcuni che presumono d'essere ricchi mentre non hanno nulla e ci sono alcuni che, pur essendo ricchi, si umiliano.

Riscatto per l'animo dell'uomo [ sono ] le sue ricchezze il povero invece non regge alle minacce.

1 - Valore delle ricchezze secondo la Scrittura
3 - Ricchezza e povertà. di Cristo
4 - I buoni sono ricchi nella coscienza
5 - Non sperate nelle ricchezze incerte
6 - Accumulare tesori per l'altra vita
7 - Poveri e ricchi di doti spirituali
8 - Riluce l'oro, ma più lucente è la fede
9 - L'elemosina è un'eccellente opera di misericordia
10 - Chi sa resistere all'oppressore
11 - Il fariseo e il pubblicano

1 - Valore delle ricchezze secondo la Scrittura

La sacra Scrittura che vi è stata letta - o meglio, il Signore che per mezzo della Scrittura ci ordina di parlarvi - ci ha invitati a cercare insieme con voi e ad esporre cosa sia e cosa significhi quel che è stato letto: Ci sono alcuni che pretendono di passare per ricchi mentre non hanno nulla e ci sono alcuni che, pur essendo ricchi, si umiliano. ( Pr 13,7 )

Non si deve infatti supporre né credere assolutamente che la santa Scrittura si sia premurata di darci degli avvertimenti sulle ricchezze mondane di cui vanno gonfi i superbi - dico, di queste ricchezze visibili e terrene - affinché attribuiamo loro dell'importanza o ne temiamo la privazione.

Qualcuno potrebbe dire: Che vantaggio ricava l'uomo dandosi l'aria di essere ricco, mentre non ha nulla?

Ecco chi la Scrittura individua e chi rimprovera.

Ma nemmeno è molto da invidiarsi o da imitarsi o da ritenersi per grand'uomo colui che [ dalla stessa Scrittura ] sembrerebbe presentato come degno di lode, se per ricchezze si intendono le ricchezze temporali e terrene.

Dice: E ci sono alcuni che, pur essendo ricchi, si umiliano.

Giustamente si riprova colui che, non avendo nulla, vuol far la figura di ricco; ma ci dovrà forse piacere quest'altro che, avendo delle ricchezze, si umilia?

Forse ci piace perché si umilia, ma, per il fatto che è ricco, non ci piace.

2 - Accettiamo però anche questo.

Non è disdicevole, né disonesto, né inutile il fatto che le Scritture sante ci abbiano voluto encomiare dei ricchi umili.

Nelle ricchezze infatti nulla è tanto da temersi quanto la superbia.

L'apostolo Paolo ammonisce al riguardo Timoteo, dicendogli: Ai ricchi di questo mondo comanda di non nutrire sentimenti di superbia. ( 1 Tm 6,17 )

Non lo spaventa il fatto-ricchezza ma la malattia prodotta dalla ricchezza, e questa malattia, prodotta dalla ricchezza, è l'aumento della superbia.

È infatti un'anima superiore quella che tra le ricchezze non è tentata da questa malattia: è un'anima più grande delle sue ricchezze, che ella sa dominare non desiderandole ma disprezzandole.

Gran ricco è dunque colui che non si crede grande perché ricco.

Colui invece che per la ricchezza si reputa grande è superbo e quindi misero.

Nella carne scoppia, nel cuore mendica: è gonfiato, non pieno.

Se vedi due otri, uno pieno e un altro gonfiato, trovi nell'uno e nell'altro la stessa dimensione di grandezza ma non la stessa pienezza.

A guardarli ti inganneresti; se li soppesi scopri [ la verità ]: quello che è pieno lo si sposta con difficoltà, quello che è gonfiato si fa presto a portarlo via.

3 - Ricchezza e povertà. di Cristo

Comanda dunque, dice, ai ricchi di questo mondo. ( 1 Tm 6,17 )

Non aggiungerebbe: Di questo mondo, se non ci fossero degli altri ricchi che non sono di questo mondo.

Quali ricchi non sono di questo mondo? Coloro che hanno per principe e capo colui del quale è stato detto: Essendo ricco si è reso povero per noi.

Ma se egli fu il solo, a noi cosa giovò? Vedi come continua: Anche per la sua povertà voi diventaste ricchi. ( 2 Cor 8,9 )

Credo che la povertà di Cristo non ci abbia portato un aumento di denaro ma di giustizia.

Ma perché povero lui? Perché diventato mortale.

Ne segue che la nostra vera ricchezza è l'immortalità; là infatti c'è la vera abbondanza dove non c'è scarsità di nulla.

Ora, siccome noi non saremmo potuti diventare immortali se Cristo non fosse diventato mortale per noi, per questo è diventato povero pur essendo ricco.

Non dice: È diventato povero pur essendo stato un tempo ricco, ma: È diventato povero pur essendo ricco.

Assunse la povertà ma non perse la ricchezza: dentro ricco, povero fuori.

Dio invisibile nella ricchezza, uomo visibile nella povertà.

Osserva la sua ricchezza: In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e Dio era il Verbo.

Egli era in principio presso Dio. Tutte le cose sono state fatte per mezzo di lui. ( Gv 1,1-3 )

Chi più ricco di colui ad opera del quale furono create tutte le cose?

Il ricco può possedere il denaro, ma non può crearlo.

Dopo dunque che ci sono state sottolineate queste sue ricchezze, considera la sua povertà: E il Verbo si è fatto carne e ha dimorato fra noi. ( Gv 1,14 )

Per questa sua povertà noi siamo divenuti ricchi, in quanto mediante il suo sangue emanato dal suo corpo - quel corpo che il Verbo assunse per abitare fra noi - fu squarciato il sacco dei nostri peccati.

Ad opera del suo sangue gettammo via i cenci della nostra malizia, per rivestirci della stola dell'immortalità.

4 - I buoni sono ricchi nella coscienza

I buoni fedeli sono dunque tutti ricchi.

Nessuno si deprima: sebbene povero nella dispensa, il buono è ricco nella coscienza.

Ora chi è ricco nella coscienza dorme più tranquillo, sebbene per terra, di quanto non dorma, magari nella porpora, il ricco di denaro.

Là sulla [ nuda ] terra non lo sveglia l'angosciosa preoccupazione proveniente dal cuore trafitto dalla colpa.

Conserva nel tuo cuore le ricchezze che ti ha recato la povertà del tuo Signore; anzi prendi lui per tuo custode.

Affinché dal cuore non svanisca quel che ti ha dato, provveda colui stesso che te l'ha dato.

Sono dunque ricchi tutti i buoni fedeli, ma non ricchi di questo mondo.

Le loro ricchezze nemmeno loro le avvertono; le scopriranno più tardi.

Vive la radice, ma d'inverno anche l'albero verde è simile all'albero secco.

In effetti d'inverno e l'albero secco e l'albero vivo sono tutt'e due privi delle foglie che li adornano, privi dei frutti che li abbelliscono.

Verrà l'estate e i due alberi appariranno diversi.

La radice viva produrrà le foglie e riempirà di frutti la pianta, la radice secca resterà arida come lo era d'inverno.

Pertanto all'una sarà preparato il magazzino; ( Mt 13,30 ) contro l'altra si ricorrerà alla scure, affinché si tagli e la si getti nel fuoco. ( Mt 3,10 )

In questo caso per nostra estate consideriamo la venuta del Signore.

Nostro inverno è il nascondimento di Cristo, nostra estate la manifestazione di Cristo.

Ora, agli alberi buoni e fedeli l'Apostolo rivolge questa apostrofe: Voi siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio. ( Col 3,3 )

Certamente morti, ma morti per quanto si vede, vivi invece nella radice.

Nota poi come, in riferimento al futuro tempo dell'estate, prosegue dicendo: Quando apparirà Cristo, vostra vita, allora anche voi apparirete con lui nella gloria. ( Col 3,4 )

Questi sono i ricchi, ma non ricchi di questo mondo.

5 - Non sperate nelle ricchezze incerte

Né è da pensarsi che i ricchi di questo mondo siano stati trascurati.

Anche loro con la sua povertà si conquistò colui che, essendo ricco, si è fatto povero per noi. ( 2 Cor 8,9 )

Se infatti li avesse trascurati e avesse ricusato d'ammetterli nel numero dei suoi, l'Apostolo non avrebbe comandato a Timoteo - come riferivo sopra - di impartire loro dei precetti dicendo: Comanda ai ricchi di questo mondo. ( 1 Tm 6,17 )

Tra questi, coloro che sono ricchi nella fede non sono che una porzione dei cosiddetti ricchi di questo mondo.

Comanda loro, in quanto anche loro sono diventati membra di quel Povero; presenta loro quel che per essi temi da parte della ricchezza.

Non debbono aver pensieri di superbia né sperare nelle ricchezze, che sono incerte. ( 1 Tm 6,17 )

In effetti il ricco insuperbisce perché spera nelle ricchezze, che pur sono incerte.

Se riflettesse con attenzione sull'incertezza delle medesime, mai si insuperbirebbe ma sarebbe in continuo timore: quanto più fosse ricco tanto più sarebbe preoccupato, e ciò anche a livello della vita attuale, non solo di quella avvenire.

Difatti in mezzo ai capovolgimenti del tempo presente molti poveri sono risultati al sicuro, mentre molti altri a causa della loro ricchezza sono stati insidiati e puniti.

Molti hanno dovuto piangere su ciò che non hanno potuto conservare per sempre.

Molti si sono pentiti per non aver accolto il consiglio del loro Signore, il quale diceva: Non ammassatevi tesori sulla terra, dove la tignola e la ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano.

Ammassate piuttosto dei tesori nei cieli. ( Mt 6,19-20 )

Non vi dico di buttarli via ma di trasferirli altrove.

Molti, è vero, non vollero mettere in pratica questi suggerimenti, però dovettero rammaricarsi per non aver obbedito; infatti non solo persero i loro beni ma, a causa dei beni, andarono loro stessi in rovina.

Quindi comanda ai ricchi di questo mondo di non avere sentimenti di superbia, ( 1 Tm 6,17 ) e allora si verificherà in essi ciò che abbiamo udito nel proverbio di Salomone: Ci sono alcuni che si umiliano, pur essendo ricchi. ( Pr 13,7 )

E la cosa è fattibile, stando alle ricchezze di quaggiù. Sia umile!

Goda maggiormente perché è cristiano che non perché è ricco.

Non si gonfi, non monti in superbia.

Tenga in considerazione il fratello povero e non si disdegni d'essere chiamato fratello del povero.

Per quanto infatti voglia essere ricco, Cristo è più ricco: quel Cristo che volle avere per fratelli coloro per i quali versò il sangue.

6 - Accumulare tesori per l'altra vita

Perché poi i ricchi non dicessero di non saper cosa fare con le loro ricchezze, ecco [ l'Apostolo ] ammonire Timoteo in modo da sorreggerli col consiglio e non solamente frenarli col precetto.

Aveva detto: Non sperare nelle ricchezze, che sono incerte.

Perché non pensassero di aver perso ogni speranza continuò: Sperino piuttosto nel Dio vivo, che a noi somministra in abbondanza tutte le cose perché ne godiamo. ( 1 Tm 6,17 )

O, più esattamente, le cose temporali perché ce ne serviamo, le cose eterne perché ne godiamo.

E della loro ricchezza cosa dovranno fare? Dice: Siano ricchi nelle opere di bene, distribuiscano con facilità. ( 1 Tm 6,18 )

A questo deve giovarti la ricchezza: a non aver difficoltà nel fare elargizioni.

Il povero vorrebbe ma non può, il ricco vuole e può.

Distribuiscano con facilità, siano generosi, si accumulino per l'avvenire un tesoro posto su solide basi, in modo da conseguire la vera vita. ( 1 Tm 6,19 )

Questa vita infatti è falsa. Ingannato dalla falsità della vita presente, quel tale che vestiva di porpora e bisso disprezzava il povero che giaceva coperto di piaghe dinanzi alla sua porta.

In realtà, il povero, leccato dai cani, si preparava un tesoro eterno nel seno di Abramo, e ciò, se non con l'abbondanza dei beni posseduti, certo con la volontà pia e molto ben disposta.

Quanto invece al ricco, che si reputava grande nella sua porpora e bisso, morì e fu sepolto.

E cosa trovò? Un'eterna sete, delle fiamme perenni.

Alla porpora e al bisso tenne dietro il fuoco.

Ardeva in quella tunica che non poteva deporre.

Invece dei banchetti la sete e il desiderio d'una goccia [ d'acqua ] che sgorgasse da un dito del povero, come quel povero aveva desiderato delle briciole che cadessero dalla mensa del ricco.

Ma la povertà dell'uno doveva essere momentanea, la pena dell'altro duratura. ( Lc 16,19-31 )

A questo badino i ricchi di questo mondo e non nutrano sentimenti di superbia.

Distribuiscano con facilità, siano generosi.

Si accumulino per l'avvenire - là dove sono i veri ricchi, ricchi non di questo mondo - un tesoro posto su solide basi in modo da conseguire la vera vita. ( 1 Tm 6,17-19 )

7 - Poveri e ricchi di doti spirituali

È probabile, pertanto, che la divina Scrittura ci abbia dato questi ammonimenti quando diceva: Ci sono certuni che pretendono passare per ricchi, mentre non hanno nulla. ( Pr 13,7 )

Avrebbe parlato in riferimento ai cenciosi superbi.

In effetti, se si sopporta a stento un ricco superbo, chi potrebbe sopportare un povero superbo?

Sono quindi preferibili i ricchi che si umiliano.

Tuttavia la Scrittura manifesta di voler parlare di altre ricchezze.

Proseguendo infatti aggiungeva: Riscatto per l'anima dell'uomo [ sono ] le sue ricchezze, il povero invece non regge alle minacce. ( Pr 13,8 )

Dobbiamo intendere "il povero " per non so quale altra povertà e "il ricco" per non so quali altre ricchezze.

Ricchi, dico, in senso più alto: ricchi nel cuore, pieni di fortezza, ben pasciuti nella pietà, larghi nella carità; sono ricchi quanto a se stessi, sono ricchi nel di dentro.

Ci sono alcuni che pretendono passare per ricchi, pur essendo poveri. ( Pr 13,7 )

Si dàn l'aria d'essere giusti, mentre in realtà sono peccatori.

Ricchezze di questo genere dobbiamo intendere, poiché la Scrittura ci manifesta cosa ha voluto dire: Riscatto per l'anima dell'uomo [ sono ] le sue ricchezze. ( Pr 13,8 )

Dice: Comprendi quali siano le ricchezze che ti inculco.

Ti avevo detto: Ci sono alcuni che pretendono passare per ricchi, mentre non hanno nulla, e ci sono alcuni che, pur essendo ricchi, si umiliano; ( Pr 13,7 ) e tu col pensiero andavi alle ricchezze temporali e terrene e visibili.

Io invece non intendo queste, ma quali siano te l'avverto in quel che segue: Riscatto per l'anima dell'uomo [ sono ] le sue ricchezze. ( Pr 13,8 )

Quindi, coloro che non hanno la redenzione dell'anima - in quanto sono iniqui e presumono d'apparire giusti - essendo essi degli ipocriti, di loro si dice: Ci sono alcuni che pretendono passare per ricchi mentre non hanno nulla. ( Pr 13,7 )

Vogliono apparire giusti, mentre nella stanza della coscienza non hanno l'oro della giustizia.

E sono pieni coloro dei quali - quanto più umili tanto più [ sono ] ricchi - è detto: Beati i poveri di spirito, poiché di essi è il regno dei cieli. ( Mt 5,3 )

8 - Riluce l'oro, ma più lucente è la fede

Perché cerchi ricchezze che soddisfino occhi umani e carnali?

Riluce l'oro, ma più lucente è la fede.

Scegli cosa debba avere nel cuore.

Dentro infatti devi essere pieno, là dove Dio vede la tua ricchezza, pur senza che l'uomo la veda.

E tuttavia non per il fatto che l'uomo non la veda devi valutare poco ciò che hai dentro.

Vuoi constatare come anche agli occhi degli iniqui la fede sia più rilucente dell'oro?

Prendi un padrone avaro. Come sa lodare un servo fedele!

Dice che nulla gli è più prezioso di lui, anzi attesta che quel servo non ha assolutamente prezzo.

"Ho un servo - dice - che non ha prezzo". Aspetti che te ne spieghi il motivo?

Forse è un buon saltimbanco, forse un cuoco eccellente. No.

Osserva come sia interiore la sua lode. Dice: "Non c'è nulla di più fidato".

Ti piace, o uomo, il tuo servo fedele, e tu non vuoi essere un servo fedele di Dio?

Rifletti che, se hai un servo, hai anche un padrone.

Il tuo servo te lo sei potuto acquistare, non creare.

Il tuo Signore e ti ha creato con la sua parola e ti ha redento col suo sangue.

Se hai perso la retta valutazione di te stesso, ripensa al prezzo.

Se anche di questo ti sei dimenticato, leggi il Vangelo, il tuo documento autentico.

Ami la fedeltà nel tuo servo, e pensi che il Signore non la esiga dal suo? Da' quello che esigi.

Da' a chi ti è superiore ciò che ti fa piacere quando t'è dato da chi ti è inferiore.

Ami il servo che custodisce con fedeltà il tuo oro: non disprezzare il Signore che misericordiosamente custodisce il tuo cuore.

Sì veramente, tutti hanno gli occhi per lodare la fedeltà, ma quando esigono che venga usata con loro.

Quando la si esige da loro stessi, chiudono gli occhi e non vogliono vedere quanto sia bella.

O forse, mossi da stolta insensatezza, non vogliono usarla per paura di perderla, come quando uno teme di perdere il denaro: quando lo si dà via non lo si possiede più.

Non così è della fede: la si dà e la si possiede. Mirabile a dirsi!

Anzi, se non la si dà non la si possiede.

9 - L'elemosina è un'eccellente opera di misericordia

Riscatto per l'anima dell'uomo [ sono ] le sue ricchezze. ( Pr 13,8 )

Si comprende benissimo come di quel ricco pieno di boria si prese gioco Iddio, al fine di ammonirci a non imitarlo: dico di quel ricco cui capitò [ d'avere un campo che gli produsse ] abbondanti raccolti, al segno che l'abbondanza lo turbò più di quanto non avrebbe fatto la scarsità. ( Lc 12,16-21 )

Pensò fra sé e sé dicendo: Che farò? Dove radunerò i miei raccolti? ( Lc 12,17 )

Dopo essersi angosciato perché tutto era troppo stretto, alla fine gli sembrò d'aver trovato la soluzione.

Solo che era una soluzione inane, trovata non dalla prudenza ma dall'avarizia.

Disse: Demolirò le vecchie dispense, che sono troppo piccole, e ne farò di nuove e ben ampie, e le riempirò.

Poi dirò alla mia anima: Anima mia, hai molti beni, saziatene e sta' allegra.

Gli disse: Stolto … ( Lc 12,18-20 ) Là dove credi di essere sapiente sei stolto, e cosa dici?

Dico alla mia anima: Hai molti beni, saziatene!

Questa notte ti sarà tolta l'anima e le cose che hai messe da parte di chi saranno? ( Lc 12,20 )

Difatti cosa gioverebbe all'uomo se anche conquistasse tutto il mondo ma ne avesse a soffrire del danno quanto all'anima? ( Mt 16,26 )

Per questo, riscatto per l'anima dell'uomo [ sono ] le sue ricchezze. ( Pr13,8 )

Tali ricchezze quell'uomo vanaglorioso e stolto non possedeva.

Non riscattava infatti la sua anima con elemosine, ma riponeva [ nelle dispense ] dei frutti destinati a perire.

Lui perituro - dico - nascondeva frutti perituri, non donando nulla al Signore dinanzi al quale avrebbe un giorno dovuto presentarsi.

Che faccia farà in quel giudizio, quando comincerà ad udire: Ebbi fame e voi non mi deste da mangiare? ( Mt 25,42 )

Desiderava infatti saziare se stesso con vivande superflue ed esagerate, e, superbissimo, trascurava di guardare il ventre vuoto di tanti poveri.

Non sapeva che il ventre dei poveri era più sicuro dei suoi magazzini, tant'è vero che quanto riponeva in quei magazzini poteva, forse, essere asportato dai ladri.

Se viceversa l'avesse nascosto nel ventre dei poveri, sarebbe stato digerito e si sarebbe confuso con la terra, ma sarebbe stato conservato con molta sicurezza nel cielo.

Pertanto, riscatto per l'anima dell'uomo [ sono ] le sue ricchezze. ( Pr 13,8 )

10 - Chi sa resistere all'oppressore

E cosa aggiunge? Il povero invece non regge alle minacce. ( Pr 13,8 )

Il povero: vale a dire chi è privo di giustizia, colui che dentro non ha la pienezza dello spirito, gli ornamenti spirituali, la suppellettile spirituale e tutto ciò che non si vede con gli occhi ma piuttosto si valuta con la mente.

Questo povero, non avendo al di dentro tali cose, non regge alle minacce.

Gli viene detto da qualche potente: "Di' questo e questo contro il mio nemico; di' una falsa testimonianza, affinché io opprima e sottometta quel tale che mi sono proposto.

Forse tenta [ d'opporsi ]: "Non lo farò, non voglio gravarmi di peccato".

Si rifiuta finché il ricco non comincia a minacciare.

Ma, essendo povero, non regge alle minacce.

Che significa: Essendo povero? Che non ha le ricchezze interiori che avevano i martiri, i quali per la verità e la fede in Cristo disprezzarono tutte le minacce del mondo.

Non persero nulla dal cuore, e in cielo quanta ricchezza trovarono!

Dunque, il povero non regge alle minacce. ( Pr 13,8 )

Non può dire al ricco che lo costringe a offendere qualcuno o a dire una falsa testimonianza: "Non lo faccio".

Non ha dentro di sé risorse per rispondere, non è saldo né ripieno nel tesoro interiore.

Non è capace di rispondere, non ha la forza di rispondere.

Non è capace di dire: "Cosa puoi farmi tu che mi minacci?

Per dir tanto, mi toglierai i miei averi.

Mi togli ciò che debbo abbandonare; mi togli ciò che, anche se non me lo togliessi tu, forse perderei ugualmente [ in altre maniere ] durante la vita.

Dalla cassaforte interiore però non voglio perdere nulla.

Quando mi minacci di togliermi ciò che ho dentro, vuoi veramente togliermi ciò che è il mio possesso interiore?

Quel che ho nella cassaforte puoi sì togliermelo e impadronirtene; ma se minacci di togliermi la fede io la perdo e tu non te ne appropri.

Non eseguirò quindi il tuo consiglio, non curerò le tue minacce.

È vero: infuriando contro di me puoi anche esiliarmi dalla patria; ma nuocerai solo se potrai esiliarmi in qualche luogo dove non trovo il mio Dio.

Forse sarai in grado anche di uccidermi.

Cadendo la mia casa di carne, io mi ritirerò ( abitatore incolume ) e mi rifugerò sicuro presso colui al quale ho conservato la fede; e non avrò più alcun timore di te.

Considera bene dunque ciò che mi minacci per farmi dire una falsa testimonianza.

Minacci la morte, ma la morte corporale. Io temo di più colui che ha detto: La bocca che mentisce uccide l'anima". ( Sap 1,11 )

Pieno interiormente di queste ricchezze e di esse sazio, può veramente dare di queste risposte a colui che lo minaccia, o ne darà anche migliori.

Il povero invece non regge alle minacce. ( Pr 13,8 )

11 - Il fariseo e il pubblicano

Siamo dunque ricchi e temiamo di essere poveri.

Cerchiamo di fare in modo che il nostro cuore sia colmato di ricchezze da colui che è veramente ricco.

E se ciascuno di voi, entrando nel suo cuore, non vi trova di tali ricchezze, bussi alla porta del Ricco, diventi pio mendico alla porta di quel Ricco, perché possa diventare, per dono di lui, un ricco soddisfatto.

E veramente, miei fratelli, dobbiamo confessare dinanzi al Signore nostro Dio la nostra povertà e miseria.

Questo stato confessava quel pubblicano che non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo. ( Lc 18,13 )

Essendo peccatore, non aveva alcun sostegno per tenere alzati gli occhi.

Volgeva lo sguardo alla sua inanità, ma insieme riconosceva la pienezza del Signore.

Sapeva d'essere venuto alla fonte, lui assetato.

Mostrava la gola riarsa, devotamente bussava alle mammelle che l'avrebbero riempito.

Diceva battendosi il petto e volgendo gli occhi a terra: Signore, sii propizio verso di me peccatore. ( Lc 18,13 )

Mentre pensava e supplicava in questa maniera, dico io, era, almeno parzialmente, ricco.

Se infatti fosse stato povero sotto ogni aspetto, da dove avrebbe potuto tirar fuori le gemme d'una simile confessione?

Tuttavia dal tempio uscì ancor più ricco e colmo, in quanto uscì giustificato. ( Lc 18,14 )

Viceversa il fariseo: era venuto per pregare, ma non chiese nulla.

Dice: Si recarono al tempio per adorare. ( Lc 18,10 )

Ma in realtà l'uno prega, l'altro no.

Ora quel [ fariseo ] donde proveniva? Ci sono di quelli che si reputano ricchi mentre non hanno nulla. ( Pr 13,7 )

Diceva: Signore, io ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini: ingiusti, rapinatori, adulteri, e nemmeno come questo pubblicano.

Digiuno due volte alla settimana, pago le decime di tutto ciò che posseggo. ( Lc 18,11-12 )

Si vantava; ma questo non era pienezza, bensì gonfiore.

Si credeva ricco, mentre non aveva niente.

L'altro si riconobbe povero e già cominciò ad avere qualcosa.

Per non aggiungere altro dico che aveva la pietà che lo portava alla confessione.

E uscirono tutt'e e due; ma - dice - fu giustificato il pubblicano a differenza del fariseo. ( Lc 18,14 )

Poiché chiunque si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato. ( Lc 18,14 )

Indice