Discorsi su argomenti vari |
1 - Ci sono amori retti e amori perversi
2 - Quali i gradini dell'amore lecito
3 - Dall'amicizia legata alla consuetudine all'amicizia di libera elezione
4 - L'amicizia dev'essere disinteressata
5 - Dio non va amato in vista di un premio
6 - Senza tradire l'amore di Dio, si devono amare gli amici perché, con noi, amino Dio
7 - La salute fisica è un bene utile; la vera salute è la vita eterna
8 - Alla vera salute è orientato ogni amore che sia carità perfetta
9 - Liberati dai mali, riempiamoci di virtù, attendendo nel timore la misericordia di Dio
Sia il Nuovo che l'Antico Testamento ci insegnano, cari fratelli, come acquistare la carità perfetta.
Il Signore stesso nel Vangelo ha detto: Ama il tuo prossimo come te stesso. ( Mt 22,39 )
Soffermiamoci dunque a trattare dell'amore che l'uomo nutre per l'altro uomo.
Escludiamo dalla nostra trattazione le forme illecite di amore, che pure esistono; sono forme perverse di amore quelle legate in genere a un modo errato di amare se stessi, che porta ad amare in modo errato anche l'altro.
Viceversa un amore di se stessi che sia retto fa amare in modo retto anche l'altro.
Facciamo l'esempio degli amori scandalosi e turpi di chi è adultero o di chi è seduttore, amori sconci che tutte le leggi umane e divine condannano.
Ma, lasciati da parte gli amori illeciti, veniamo agli amori leciti.
La prima forma di amore lecito è quella dell'unione coniugale, che è però ancora carnale, come è provato dal fatto che essa è comune anche agli animali.
Anche quei passeri che fanno risuonare il loro cinguettio, hanno connubi e fanno nidi dove covano le uova e nutrono i piccoli.
Questo amore è lecito tra gli uomini, ma vedete che è una forma carnale.
Un'altra forma è l'amore dei figli, anch'esso carnale; non è da celebrare con lodi chi ama i figli, ma piuttosto è da deprecare chi non li ama, perché non va magnificato nell'uomo quello che è proprio anche di tigri, serpenti, leoni, lupi, che vediamo tutti amare le creature che generano.
L'uomo non ha da vantarsi di amare i figli se in questo è simile ai serpenti: sarebbe inferiore a loro se non li amasse.
Riferendoci sempre solo agli amori leciti, poiché abbiamo lasciato da parte quelli illeciti, sembra tipico dell'uomo l'amore tra i parenti, al di fuori di una consuetudine di rapporti.
Per questo ancora superiore è l'amore che si allarga al di là della parentela, perché nei parenti uno ama ancora il proprio sangue.
L'amare persone estranee alla famiglia, l'accogliere un forestiero sono manifestazioni di un amore molto più largo.
C'è dunque come un crescendo di amore dal consorte alla prole, ai parenti, agli estranei, per giungere ai nemici.
Ma per arrivare a questo si devono salire molti gradini.
Prestate attenzione ora a quello che dirò sull'amicizia.
Non consideriamo quell'amicizia scellerata che è generata da una cattiva coscienza, quando persone che si uniscono nel fare il male si sentono unite proprio per la comune cattiva coscienza: questo non merita neppure il nome di amicizia.
Senza dunque curarci di questa, distinguiamo una amicizia ancora carnale, legata all'intimità della abitazione comune, del conversare e del vivere insieme; ne deriva che uno soffre quando perde l'amico con cui conversava e era in accordo.
Due persone s'incontrano, camminano insieme per tre giorni, ed ecco che non vogliono più separarsi: è una forma di amicizia che dà dolcezza ed è onesta.
Ma proseguiamo il nostro esame, poiché ci siamo proposti di percorrere i diversi gradi di questa forma di amore, volendo giungere all'amicizia perfetta che ho detto.
La forma dunque di amicizia legata alla consuetudine di vita, non alla scelta meditata, è comune anche alle bestie.
Se fate mangiare insieme due cavalli, ecco che sentiranno il bisogno di stare insieme, e se capita che un giorno uno arrivi prima alla stalla, l'altro si affretta come per desiderio dell'amico e rende difficile al cocchiere guidarlo, trascinandolo con il suo slancio fin che giunga dove ha fretta di arrivare.
E quando ha raggiunto il cavallo che lo aveva preceduto, eccolo calmarsi; lo trascinava una forza, lo incalzava l'amore, e quando l'ha raggiunto, si placa come arrivato alla sua meta.
Dunque anche questa forma di amicizia legata alla vita comune si trova pure tra gli animali.
Ma andiamo al grado superiore, all'amicizia legata alla scelta meditata.
Questa ci fa amare nella nostra vita mortale una persona per la fiducia e l'affetto che ci ispira: e questo è qualcosa di reciproco.
Al di sopra di questa amicizia troviamo solo l'amore divino.
Se l'uomo comincia ad amare Dio, non potrà amare nell'uomo se non Dio.
Anzitutto vi invito, carissimi, a considerare come sia essenziale dell'amore di amicizia la gratuità: non si deve avere un amico, amare un amico, in vista di un utile che ne venga.
Se si ama un amico per averne denaro o altro vantaggio temporale, l'amore non è volto all'amico, ma al bene che da lui ci proviene.
Un amico dev'essere amato per se stesso, non per altro.
Se la regola dell'amicizia richiede che sia gratuito l'amore per l'amico, a maggior ragione dev'essere gratuito il nostro amore di Dio, dal quale ci viene il comandamento di amare l'uomo.
Da Dio il piacere maggiore.
Nell'uomo troviamo cose che ci urtano, anche se per amicizia ci sforziamo di sopportarle senza rompere l'amicizia; a maggior ragione nell'amore di Dio niente ci può spingere a rompere da parte nostra l'amicizia.
Da Dio il piacere maggiore.
Nulla ci può offendere da parte di Dio, se non siamo noi a offenderlo: in lui la bellezza e la dolcezza più alte.
Ma poiché Dio non lo vediamo, qualcuno di voi mi può chiedere come possiamo amarlo senza vederlo.
Proprio per aiutarvi ad amare Colui che non vedete, vi mostro come riuscire a vedere qualcosa che i nostri occhi non sanno vedere.
Consideriamo un amico che ci è caro, che amiamo disinteressatamente, e chiediamoci che cosa amiamo in lui.
Facciamo l'esempio di un amico vecchio: può capitare che sia nostro amico una persona anziana.
Non amiamo in lui il suo corpo curvato, la testa bianca, le rughe sulla fronte, la mascella contratta: il corpo che vediamo è diventato quanto mai brutto a causa della vecchiaia.
Non amiamo il corpo brutto che vediamo, ma troviamo in lui qualcosa che ce lo fa amare.
Che cosa ci fa vedere quello che amiamo?
Se ci viene chiesto perché lo amiamo, rispondiamo perché è persona fedele.
Dunque amiamo la sua fedeltà.
Ecco, gli stessi occhi che ti fanno vedere la fedeltà dell'amico, ti fanno vedere Dio.
Comincia ad amare Dio, e per l'amore di Dio amerai l'uomo.
Prestate ora ascolto a una importante testimonianza.
Sappiamo che il diavolo è l'accusatore dei credenti: poiché li accusa presso un giudice che non può essere ingannato, egli non può certo dire accuse false contro di noi, ben sapendo a chi si rivolge, e deve cercare accuse vere.
Proprio per avere accuse da presentare contro di noi, egli ci tenta.
Ci è nemico perché ci invidia il regno dei cieli e non vuole che noi siamo là donde lui fu scacciato.
Ci rivolge una domanda provocatoria: Era forse disinteressato l'amore che Giobbe tributava a Dio? ( Gb 1,9 )
In questo modo il nostro avversario ci provoca proprio ad amare Dio gratuitamente: cercando che cosa contrapporci, crede una gran cosa citarci Giobbe: Era forse disinteressato l'amore di Giobbe?
Ma egli dice così perché non guardava dentro il cuore di Giobbe, ma vedeva le sue ricchezze.
Dobbiamo guardarci dall'amare Dio per il premio; in tal caso ci dovremmo chiedere per quale premio, perché qualsiasi premio ne ricevessimo, sarebbe inferiore a lui, a Dio.
Amandolo per interesse, miriamo a ricevere qualcosa da lui; amandolo di amore gratuito, riceviamo in dono lui stesso.
Dio si offre a noi perché noi godiamo di lui.
Se amiamo le cose da lui create, quale ci deve apparire Colui che le ha create?
Se è bello il mondo, immaginiamoci la bellezza del suo artefice.
Strappiamo il nostro cuore dall'amore delle creature per volgerlo al Creatore, dicendo quello che è scritto nel Salmo: É per me bello stare vicino a Dio. ( Sal 73,28 )
Abbandonare invece Colui che ci ha creati per volgere il proprio amore alle cose da lui create, significa commettere adulterio.
Adùlteri è l'appellativo che è rivolto a questi infedeli nell'epistola di Giacomo, che ne dà anche la spiegazione.
Adùlteri, non sapete che essere amici di questo mondo significa essere nemici di Dio?
Dunque chi vuol diventare amico di questo mondo si rende nemico di Dio. ( Gc 4,4-5 )
Con questa frase Giacomo spiega perché ha chiamato costoro adùlteri; è adùltera l'anima che abbandona il Creatore per amare la creatura.
L'amore del Creatore è l'amore più casto e che dà il piacere più grande; la creatura che lo abbandona per volgersi alle creature, si contamina.
O anima, stàccati da codesto amore indegno, per essere degna dell'amplesso di Dio e dónati a lui con amore gratuito.
Per questo il Salmo dice: É bello per me stare vicino a Dio; nel versetto precedente è detto: Tu distruggi chi ti abbandona; ( Sal 73,28 ) proprio per far capire la gravità del tradimento, soggiunge: Per me è bello stare vicino a Dio, cioè non desidero altro, desidero proprio lui; essergli unita è il mio bene.
É bene gratuito, che viene detto anche grazia appunto perché è gratuito.
Quando dunque avrete incominciato ad amare Dio di questo amore gratuito, godrete di piena tranquillità perché amerete gratuitamente anche l'amico, e lo amerete perché insieme con voi ami Dio.
É analogo quello che avviene, se ponete attenzione, nell'amicizia comune, da cui è partito il nostro discorso.
Il marito ama la moglie e la moglie il marito, e senza dubbio entrambi desiderano l'uno per l'altro la salute; e ognuno desidera la salute e la felicità dell'altro perché le desidera anche per sé.
Lo stesso vale nell'amore dei figli di cui si vuole la salute, o dell'amico di cui si vuole l'incolumità; e se a un amico capita qualcosa, si trepida, si è addolorati, ci si affanna, si accorre per tentare di salvarlo, o si piange, se il guaio è già accaduto.
Chi è amico non aspira che ad aver salvo l'amico.
Se questo avviene in un'amicizia comune, quando uno capisce quale sia la vera salvezza e comincia ad amarla per se stesso, ama questa salute vera anche per l'amico.
Se si ricerca Dio con occhi umani, si vedono tre fanciulli liberati dalle fiamme; ( Dn 3 ) se si cerca con la fede, si vedono i Maccabei incoronati tra le fiamme. ( 2 Mac 7 )
É questa la salute che dobbiamo aver cara: l'altra ci serve, è necessario usarla in quanto bene transitorio.
Quella che i medici dicono salute, non è la salute vera.
Ci è data come sollievo, in certo modo, in quella malattia perpetua che la nostra fragilità fisica comporta.
Di solito infatti si crede che uno sia malato quando ha la febbre, sano quando ha fame.
Ma la fame stessa è un male.
Lo si vede se per sette giorni lasciamo uno senza la medicina [ del cibo ], eccolo morire.
Lo si dice sano, ma vive perché gli si dà la medicina: il cibo è medicina per la fame, la bevanda lo è per la sete, il sonno per la stanchezza, il camminare per il troppo star seduti, il sedersi per il troppo camminare, il dormire è il rimedio dell'affaticamento, la resistenza a vegliare è rimedio dell'assonnamento.
Ma a riprova della debolezza del fisico umano, vediamo che quello che ho presentato come rimedio, reca danno se viene usato in continuità.
Uno cerca rimedio alla fame nel cibo e recupera forze, ma se eccede perde le forze.
Cerca rimedio alla sete bevendo, e bevendo avidamente, soffoca.
Uno stanco di camminare, desidera sedersi, ma se sta seduto in continuità, non potrà non sentirsi stanco.
Ogni rimedio usato per cacciare un male, perde il suo effetto se non si smette di usarlo.
Voi vedete, fratelli, che cosa vale codesta salute temporanea e fragile che è destinata a perire, a svanire.
Davvero, come leggiamo nella Scrittura: Non siete che un fumo, un fumo che si vede per poco. ( Gc 4,15 )
In questa vita dunque: Chi ama la sua vita la perde, e chi odia la sua vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. ( Gv 12,25 )
La vita eterna è la salute vera.
Se dunque il vostro affetto per l'amico vi faceva desiderare per lui in questa vita la salute, ora che avete volto la vostra aspirazione alla vita eterna, in vista di questa amate anche l'amico.
Tutto il vostro prodigarvi per l'amico ha l'intento di fargli condividere con voi la salute eterna.
Se amate la giustizia, volete che l'amico sia giusto; se amate ubbidire a Dio, volete che anche lui sia ubbidiente; se amate la vita eterna, desiderate che l'amico regni là con voi in eterno.
Se poi vedete che vi perseguita come vostro nemico, è l'iniquità che è in lui a perseguitarvi, e dovete aver misericordia nel risentirvi con lui, che è malato nell'anima.
Uno che ami l'amico come l'anima sua secondo i criteri di questo mondo, si adopera a liberarlo dalla febbre, cercando per lui la salute al pari che per se stesso.
Allo stesso modo voi dovete amare tutti quelli che avete cari, in vista della vita eterna, e quando nell'animo di uno trovate ira, risentimento, odio, malvagità, tenterete di liberarlo da quel male dell'animo, così come l'amico del mondo tenta di liberare dalla malattia fisica colui che ama.
Dovete condurre con il vostro amore l'altro a essere quello che già voi siete.
Questa sarà carità perfetta.
Quando sarete arrivati ad essa, amerete per quell'unico fine la sposa, il figlio, il parente, il vicino, lo sconosciuto, il nemico, e sarà in voi la carità perfetta.
L'averla vi farà vincere il mondo, e sarà cacciato via il principe di questo mondo.
Il Signore dice: Il principe di questo mondo è gettato fuori: ( Gv 12,31 ) si riferisce alla passione che stava per subire, attraverso la quale avrebbe donato agli uomini il suo amore.
Nessuno ha un amore più grande di questo, dare la vita per i propri amici. ( Gv 15,13 )
Per essere amato, egli amò per primo; perché nessuno esitasse a morire per il suo nome, egli per primo morì per tutti.
Per far crescere la carità nel cuore degli uomini, buttò fuori il diavolo, lo cacciò via dai cuori degli uomini; la cupidigia lo fa entrare in essi, la carità lo scaccia.
Riflettiamo dunque con molta attenzione, o fratelli, sui gradi della carità che abbiamo esaminato, e guardiamoci dal rendere al Signore male per bene.
Egli con la sua venuta mise in catene il potente, il diavolo, e liberò noi tutti dal potere con cui egli ci dominava; e ora che la sua grazia ci ha resi liberi da tutti i mali di cui eravamo colmi, adoperiamoci a riempirci di beni abbondanti, nutrendo quel timore di cui parlò il Signore stesso: Quando lo spirito immondo esce dall'uomo, si aggira per luoghi aridi in cerca di riposo, e non lo trova.
Poi, tornato, trova vuota la casa da cui era uscito, e conduce con sé altri sette spiriti peggiori di lui, e la condizione finale di quell'uomo diventa peggiore della prima. ( Lc 11,21-26 )
Perché non capiti anche a noi qualcosa di simile, adoperiamoci con tutte le forze a sostituire in noi le virtù ai vizi, per poterci presentare davanti alla misericordia di Dio.
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