Discorso del Signore sulla montagna

Indice

Libro II

4.15 - La preghiera al Padre

Ma ormai si devono considerare quali cose ci ha comandato di chiedere nella preghiera colui dal quale apprendiamo che cosa chiedere e otteniamo quel che chiediamo.

Voi dunque, egli dice, pregate così: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.

Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. ( Mt 6,9-13 )

Poiché in ogni invocazione si deve propiziare la benevolenza di colui che invochiamo e poi dire quel che invochiamo, si suole propiziare la benevolenza con la lode a colui al quale è diretta la preghiera e si suole porre questa lode all'inizio della preghiera.

E in tale inizio nostro Signore ci ha ingiunto di dire soltanto: Padre nostro che sei nei cieli.

Molte sono le espressioni a lode di Dio e ognuno le può rimeditare quando legge, perché sono sparse in vario modo e per ogni dove nei libri della Sacra Scrittura, tuttavia mai si trova che è stato ordinato al popolo d'Israele di dire: Padre nostro o di pregare Dio Padre, ma è stato indicato come loro padrone, ossia a individui posti in schiavitù che, cioè, vivevano ancora secondo la carne.

Dico questo per il tempo in cui ricevevano gli ordinamenti della Legge, perché s'imponeva loro di osservarli.

I profeti infatti fanno capire che Dio Signore potrebbe essere anche il loro Padre, se non trasgredissero i suoi comandamenti, come è l'espressione: Ho messo al mondo dei figli e li ho allevati, ma essi mi si sono ribellati; ( Is 1,2 ) e l'altra: Io ho detto: siete dèi e figli dell'Altissimo; eppure morirete come ogni uomo e cadrete come uno dei potenti; ( Sal 82,6-7 ) e questa ancora: Se sono padrone, dove è il timore per me?

E se sono padre, dov'è il rispetto dovuto? ( Ml 1,6 )

Vi sono molte altre espressioni, in cui i Giudei sono rimproverati perché peccando non hanno voluto essere figli, eccettuate quelle espressioni che si hanno nei profeti sul futuro popolo cristiano, che avrebbe avuto Dio come Padre secondo la celebre frase del Vangelo: Ha dato loro di diventare figli di Dio. ( Gv 1,12 )

E l'apostolo Paolo dice: Finché l'erede è minorenne, non è in nulla diverso da uno schiavo; ( Gal 4,1 ) e ricorda che noi abbiamo ricevuto uno spirito di figli adottivi, in cui gridiamo: Abba, Padre. ( Rm 8,15 )

4.16 - Padre per la nostra adozione

E poiché l'esser chiamati all'eterna eredità per essere coeredi di Cristo e giungere all'adozione a figli, ( Rm 8, 17.23 ) non è proprio dei nostri meriti ma della grazia di Dio, ricorriamo alla grazia all'inizio della preghiera col dire: Padre nostro.

Con questo nome si promuove anche la carità perché il padre è l'essere più amato dai figli.

Si suscitano anche un appassionato sentimento di supplica, quando gli uomini dicono a Dio: Padre nostro; e una determinata previsione di ottenere quel che stiamo per chiedere perché, prima di chiedere qualcosa, abbiamo ricevuto un dono tanto grande che ci è permesso di dire a Dio: Padre nostro.

Che cosa ormai non può dare ai figli che chiedono, se ha già concesso di essere figli?

Infine quale grande attrattiva avvince la coscienza, affinché chi dice: Padre nostro non sia indegno di un Padre così buono?

Se infatti a un uomo della plebe fosse accordato da un senatore di antica nomina di chiamarlo padre, certamente egli si confonderebbe e non oserebbe farlo con disinvoltura nel considerare la bassezza della propria origine, la mancanza di beni e la volgarità della condizione plebea.

A più forte ragione dunque si deve trepidare di chiamare Dio padre se è tanto grande la bruttezza e la riprovevole condotta nei costumi al punto che Dio le respinge da un rapporto con lui molto più giustamente che un senatore la povertà di un qualsiasi mendicante.

Difatti questi disprezza nel mendicante uno stato al quale anche egli per la caducità delle umane condizioni potrebbe giungere, mentre Dio giammai cade in costumi depravati.

E grazie alla sua bontà, perché per essere nostro padre esige da noi qualcosa che con nessuna opera si può procurare ma soltanto con la buona volontà.

A questo punto sono ammoniti anche i ricchi e i nobili secondo il mondo, quando sono divenuti cristiani, a non insuperbire contro i poveri e gli umili, perché assieme a loro dicono a Dio: Padre nostro e non possono dirlo con verità e pietà se non si riconoscono fratelli.

5.17 - Cieli sono i santi e i virtuosi

Il nuovo popolo, chiamato alla eredità eterna, usi dunque la voce del Nuovo Testamento e dica: Padre nostro che sei nei cieli, ( Mt 6,9 ) cioè nei santi e nei virtuosi, poiché Dio non è limitato dallo spazio cosmico.

I cieli sono infatti i corpi nel cosmo che si distinguono per bellezza, ma sono sempre corpi che quindi possono essere soltanto nello spazio.

Ma se si ritiene che la sede di Dio sia nei cieli in quanto sono le parti più alte del mondo, di più grande merito sono gli uccelli, perché la loro vita è più vicina a Dio.

Però non si ha nella Scrittura: Il Signore è vicino ai giganti e ai montanari, ma si ha: Il Signore è vicino ai contriti di cuore, ( Sal 34,19 ) ma questo concetto è più attinente a una condizione di terrenità.

Ma come il peccatore è stato considerato terra, quando gli fu detto: Sei terra e alla terra tornerai, ( Gen 3,19 ) così al contrario il virtuoso può essere considerato cielo.

Difatti si dice ai virtuosi: Il tempio di Dio è santo e siete voi. ( 1 Cor 3,17 )

Perciò se Dio abita nel suo tempio e i santi ne sono il tempio, Che sei nei cieli si traduce con criterio: Che sei nei santi.

Ed è molto appropriata l'analogia che spiritualmente appaia esservi tanta differenza fra i virtuosi e i peccatori, quanta fisicamente fra il cielo e la terra.

5.18 - Varie analogie dei cieli

Nell'intento di simboleggiare questo valore, quando preghiamo in piedi, ci volgiamo all'oriente, da cui si stende il cielo.

Questo non perché Dio vi abiti, come se avesse abbandonato le altre parti del mondo egli che è dovunque presente non nello spazio fisico sebbene con la potenza della maestà, ma affinché l'anima sia avvertita a volgersi all'essere più perfetto, cioè a Dio, perché il corpo, che è terrestre, si volge a un corpo più perfetto cioè a un corpo celeste.

Conviene anche all'avanzamento del sentimento religioso e influisce assai che con l'intelligenza di tutti, piccoli e grandi, si pensi bene di Dio.

E poiché è necessario che prepongano il cielo alla terra coloro i quali sono ancora intenti alle bellezze visibili e non possono rappresentarsi un essere incorporeo, il loro modo di pensare è più tollerabile se credono che Dio, di cui ancora pensano come di un corpo, sia piuttosto in cielo che sulla terra.

Questo affinché quando verranno a sapere alfine che il valore dell'anima è superiore anche a un corpo celeste, lo cerchino piuttosto nell'anima che in un corpo anche celeste e quando verranno a sapere quanta differenza vi sia fra l'anima dei peccatori e quella dei virtuosi, come non osavano, quando ancora intendevano secondo la carne, ( Rm 8,5 ) di collocare Dio in terra ma in cielo, così poi con fede più retta o anche col pensiero lo ricerchino piuttosto nell'anima dei virtuosi che in quella dei peccatori.

Rettamente quindi s'interpreta che Padre nostro che sei nei cieli ( 1 Cor 3,17 ) significa nel cuore dei virtuosi come nel suo tempio santo.

Nello stesso tempo chi prega vuole che anche in sé abbia dimora colui che invoca e, quando desidera questo bene, pratichi la virtù perché con questa prerogativa Dio è invitato a prender dimora nella coscienza.

5.19 - Che significhi la santificazione del nome …

Ed ora esaminiamo quel che si deve chiedere.

È stato esposto chi è che viene invocato e dove ha la dimora.

La prima di tutte le cose che si invocano è questa: Sia santificato il tuo nome. ( Mt 6,9 )

E non si chiede come se il nome di Dio non sia santo, ma affinché sia ritenuto santo dagli uomini, ossia affinché Dio si riveli a loro in modo tale che non ritengano nulla più santo e che nulla temano di offendere di più.

Infatti la frase: Dio è conosciuto in Giudea, in Israele è grande il suo nome ( Sal 76,2 ) non si deve interpretare nel senso che in un luogo Dio sia più piccolo e in un altro più grande, ma che il suo nome è grande in quel luogo, in cui è nominato con riferimento alla grandezza della sua maestà.

Così è considerato santo il suo nome là dove è nominato con rispetto e nel timore dell'offesa.

Ed è questo che ora avviene mentre il Vangelo, diffondendosi ancora fra i vari popoli, celebra per la mediazione del suo Figlio il nome dell'unico Dio.

6.20 - … l'avvento del regno …

E continua: Venga il tuo regno ( Mt 6,10 ) nel senso, come il Signore stesso insegna nel Vangelo, che il giorno del giudizio verrà, quando il Vangelo sarà predicato in tutto il mondo e questo evento appartiene alla santificazione del nome di Dio.

Infatti le parole Venga il tuo regno non si devono intendere come se al momento Dio non regni.

Ma forse qualcuno potrebbe intendere che la parola Venga implica sulla terra, come se egli anche ora non regni sulla terra, che anzi sempre vi ha regnato dalla creazione del mondo.

Il termine Venga si deve dunque interpretare: si manifesti agli uomini.

Come infatti anche la luce visibile è invisibile ai ciechi e a quelli che chiudono gli occhi, così il regno di Dio, sebbene mai abbandoni la terra, è tuttavia invisibile a coloro che non lo conoscono.

A nessuno infatti sarà lecito ignorare il regno di Dio, perché il suo Unigenito, non solo nel settore del pensiero ma anche dell'esperienza, è venuto dal cielo nell'uomo del Signore per giudicare i vivi e i morti.

E dopo questo giudizio, cioè quando sarà avvenuta la distinzione e separazione dei buoni dai cattivi, Dio sarà presente nei buoni in modo tale che non vi sarà più bisogno dell'ammaestramento umano, ma tutti, come si ha nella Scrittura: potranno essere ammaestrati da Dio. ( Gv 6,45; Is 54,13; Ger 31,33-34; 1 Ts 4,9 )

Poi la felicità sarà totalmente realizzata come fine nei santi per sempre, come ora gli angeli del cielo, sommamente santi e felici, soltanto con la illuminazione di Dio hanno la pienezza del sapere e della felicità, perché il Signore anche questo ha promesso ai suoi: Nella risurrezione saranno, egli dice, come gli angeli del cielo. ( Mt 22,30 )

6.21 - … l'adempimento della volontà

Quindi dopo l'invocazione Venga il tuo regno segue: Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra; ( Mt 6,10 ) ossia come la tua volontà è negli angeli che sono in cielo, in modo che ti sono totalmente uniti e in te sono felici, perché nessuno errore oscura la pienezza del loro pensiero, nessuna infelicità impedisce la loro felicità, così avvenga nei tuoi santi che sono sulla terra e dalla terra, per quanto attiene al corpo, sono stati plasmati e sempre dalla terra devono essere elevati alla immutabile felicità del cielo.

Riguarda questo concetto anche l'annuncio degli angeli: Gloria a Dio nell'alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà. ( Lc 2,14 )

Questo affinché, quando si porrà in cammino la nostra buona volontà che segue lui che ci chiama, si compia in noi la volontà di Dio, come negli angeli del cielo, in modo che nessuna opposizione impedisca la nostra felicità, e in questo si ha la pace.

Egualmente Sia fatta la tua volontà s'interpreta rettamente: si obbedisca ai tuoi comandamenti come in cielo così in terra, ossia come dagli angeli così dagli uomini.

Il Signore stesso afferma che si compie la volontà di Dio, quando si obbedisce ai suoi comandamenti.

Dice infatti: Mio cibo è fare la volontà di lui che mi ha mandato; ( Gv 4,34 ) e frequentemente: Non sono venuto a compiere la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato; ( Gv 5,30; Gv 6,38; Mt 26,39 ) così quando dice: Ecco mia madre e i miei fratelli.

E chiunque fa la volontà di Dio è per me fratello madre e sorella. ( Mt 12,49-50 )

In coloro dunque che compiono la volontà di Dio si compie appunto la sua volontà, non perché essi fanno che Dio voglia, ma perché fanno quel che egli vuole, ossia fanno secondo la sua volontà.

6.22 - Cielo e terra sono buoni e cattivi

V'è anche un altro significato nell'espressione: Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra, ( Mt 6,10 ) cioè come nei santi e virtuosi così anche nei peccatori.

E questo significato si può intendere ancora in due modi.

Dobbiamo cioè pregare per i nostri nemici, perché si devono ritenere tali coloro contro la cui volontà aumenta la religione cristiana e cattolica, sicché la frase: Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra potrebbe significare: Compiano la tua volontà come i virtuosi così anche i peccatori, affinché a te si convertano.

Inoltre: Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra, affinché a ciascuno si dia il suo, e questo avviene nell'ultimo giudizio, sicché ai virtuosi si dà il premio, la condanna ai peccatori, quando gli agnelli saranno separati dai capri. ( Mt 25,32-33 )

6.23 - Cielo e terra sono spirito e carne

Non è assurdo anzi molto rispondente alla nostra fede e speranza è l'interpretazione che come cielo e terra siano intesi lo spirito e la carne.

E poiché l'Apostolo dice: Con il pensiero sono soggetto alla legge di Dio, con la carne alla legge del peccato, ( Rm 7,25 ) notiamo che la volontà di Dio si compie nel pensiero, cioè nello spirito.

Quando la morte sarà assorbita nella vittoria e questo corpo mortale si sarà vestito d'immortalità, e questo avverrà con la risurrezione della carne e con la trasfigurazione, che viene promessa ai virtuosi secondo l'insegnamento dell'Apostolo, ( 1 Cor 15,53-54 ) sarà fatta la volontà di Dio così in terra come in cielo; ossia come lo spirito non resiste a Dio, quando esegue e compie la sua volontà, così anche il corpo non resisterà allo spirito o anima, la quale ora è travagliata dalla debolezza del corpo e incline al comportamento carnale.

E nella vita eterna sarà proprio della pace perfetta la condizione che non solo ci attiri il volere ma anche il compiere il bene.

Ora infatti, dice l'Apostolo, mi attrae volere il bene, ma non il compierlo, ( Rm 7,18 ) perché non ancora nella terra come in cielo, cioè non ancora nella carne come nello spirito si è compiuta la volontà di Dio.

Difatti sia pure nella nostra infelicità si compie la volontà di Dio, quando attraverso la carne soffriamo quei mali i quali ci sono dovuti per debito della nostra soggezione alla morte che la nostra natura ha conseguito peccando.

Ma nella preghiera si deve chiedere che, come in cielo e in terra si compie la volontà di Dio, ossia che come acconsentiamo alla legge di Dio secondo la coscienza, così avvenuta la trasfigurazione del corpo nessuna nostra componente, a causa dei dolori fisici o dei piaceri, contrasti con questo nostro consenso.

6.24 - La volontà del Padre in Gesù e nella Chiesa

E non dissente dalla verità la parafrasi: Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra, ( Mt 6,10 ) ossia come nello stesso Signore Gesù Cristo così nella Chiesa, come nell'uomo che ha compiuto la volontà del Padre, così nella donna che a lui è sposata.

Infatti nel cielo e nella terra si ravvisano, per così dire, il maschio e la femmina, dato che la terra è produttiva perché il cielo la rende fertile.

Indice