Discorso del Signore sulla montagna |
Essendo dunque stato comandato di non dare una cosa santa ai cani e di non gettare le perle davanti ai porci, un uditore poteva replicare e dire, poiché era consapevole della propria ignoranza e instabilità e credeva che gli si ingiungesse di non dare quel che sapeva di non avere ancora ricevuto; poteva dunque replicare e dire: Quale cosa santa mi proibisci di dare ai cani e quali perle di gettare davanti ai porci, poiché mi accorgo che ancora non le ho?
Perciò molto opportunamente ha soggiunto: Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto; infatti chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. ( Mt 7,7-8 )
La richiesta è relativa a conseguire la sanità e la serenità della coscienza, affinché possiamo eseguire gli obblighi imposti; la ricerca invece è relativa a scoprire la verità.
Poiché la felicità si consegue con l'azione e la conoscenza, l'azione postula la moralità degli atti, la contemplazione la rivelazione della verità.
Di queste nozioni la prima si deve chiedere, la seconda ricercare, affinché quella sia data, questa sia ritrovata.
Ma in questa vita la conoscenza è piuttosto della via che del conseguimento.
Ma quando l'uomo troverà la via vera, giungerà al conseguimento che tuttavia sarà aperto a chi bussa.
Ma affinché questi tre atti, la richiesta, la ricerca e la bussata si evidenzino, a titolo d'esempio supponiamo che un tale dai piedi malati non può camminare.
Prima quindi deve essere guarito e reso abile a camminare, e a questo è relativa l'ingiunzione: Chiedete.
Ma a che serve che può camminare o anche correre, se si smarrirà per sentieri che deviano?
Secondo compito è dunque che trovi la via che conduce dove egli vuol giungere.
Quando l'avrà raggiunta e percorsa, se troverà chiuso l'ambiente in cui vuole abitare, non gli gioverà l'aver potuto camminare, l'aver camminato e l'essere arrivato se non gli viene aperto; a questo attiene l'ingiunzione: Bussate.
Ed ha assicurato una grande speranza colui che nel promettere non illude; ha detto infatti: Chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. ( Mt 7,8 )
Quindi si richiede la perseveranza per ricevere quel che chiediamo, trovare quel che cerchiamo e affinché ci si apra dove bussiamo.
Come infatti ha trattato degli uccelli del cielo e dei gigli del campo, ( Mt 6, 26-31 ) affinché non perdessimo la speranza che ci sarebbe stato per noi vitto e vestito in modo che la speranza da cose umili si elevasse a quelle di valore, così a questo punto continua: O chi di voi, se il figlio gli chiederà un pane, gli darà una pietra?
O se gli chiederà un pesce, gli darà un serpente? Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele chiedono. ( Mt 7,9-11 )
In che senso i cattivi danno cose buone? Ma ha considerato cattivi quelli che amano ancora il mondo e quelli che peccano.
Le cose buone che danno si devono considerare buone secondo il loro modo di agire, poiché le ritengono un bene.
E sebbene queste cose in natura siano buone, tuttavia sono nel tempo e di spettanza a questa vita soggetta al male.
E il cattivo che le dà non dà del suo.
Infatti del Signore è la terra e quanto contiene, ( Sal 24,1 ) perché egli ha creato il cielo e la terra e il mare e tutte le cose che sono in essi. ( Sal 145,6 )
Si deve molto sperare che Dio darà le cose buone a noi che le chiediamo e che non possiamo essere ingannati nel ricevere una cosa per un'altra, quando chiediamo a lui, perché anche noi, pur essendo cattivi, sappiamo dare quel che ci si chiede.
Infatti non inganniamo i nostri figli, e tutte le cose buone che diamo non le diamo del nostro ma del suo.
La perseveranza e un certo vigore del camminare sono stabiliti nell'onestà morale che si svolge fino alla purificazione e serenità del cuore.
Avendo parlato a lungo di essa il Signore conclude: Tutto il bene che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro; questa è appunto la Legge e i Profeti. ( Mt 7,12 )
Nei codici greci troviamo: Dunque tutto quanto voi volete che gli uomini facciano per voi, anche voi fatelo per loro, ma penso che per dar rilievo alla massima nei codici latini sia stato aggiunto il concetto di bene.
Infatti si presentava il caso che se uno volesse che a suo riguardo avvenga qualche cosa in termini di disonestà e allo scopo citi questa massima, ad esempio se un tizio volesse essere stimolato a bere senza ritegno e si riempia di bicchieri di vino ed egli stimoli prima un altro da cui vuole essere stimolato, è assurdo pensare che abbia rispettato tale massima.
Siccome questo poteva lasciare perplessi, come penso, è stato aggiunto a chiarire il pensiero una parola, in modo che alla frase: Tutto quanto voi volete che gli uomini facciano per voi, è stato aggiunto di bene.
E se manca nei codici greci anche essi devono essere emendati.
Ma chi oserebbe farlo? Si deve quindi ammettere che la massima è completa e del tutto esatta, anche se non si aggiunge quella parola.
L'espressione Tutto quanto volete deve essere non secondo l'uso ovunque corrente ma con proprietà.
La volontà infatti è soltanto del bene, poiché per le azioni malvagie e disonorevoli secondo proprietà si parla di passione e non di volontà.
Non sempre i libri della Scrittura si esprimono così, ma dove è necessario usano termini così appropriati che non lasciano intendere altro.
Sembra che questo comandamento appartenga all'amore del prossimo e non anche a quello di Dio, giacché in un altro passo il Signore dice che sono due i comandamenti in cui si assommano tutta la Legge e tutti i Profeti. ( Mt 22,40 )
Infatti se avesse detto: Quanto volete che vi sia fatto, anche voi fatelo, con questa sola formula avrebbe incluso l'uno e l'altro comandamento, poiché con immediatezza si avrebbe il concetto che ognuno vuole essere amato e da Dio e dal prossimo.
Quindi se gli si comandasse di fare quel che vorrebbe sia fatto a lui, gli si comanderebbe di amare Dio e gli uomini.
Ma poiché più espressamente sono stati indicati gli uomini nella frase: Tutto quanto voi volete che gli uomini vi facciano, anche voi fatelo a loro ( Mt 7,12 ) sembra che sia stato prescritto soltanto il comandamento: Amerai il prossimo tuo come te stesso.
Ma non si deve disattendere quel che ha soggiunto: Questo sono infatti la Legge e i Profeti. ( Mt 22,39-40 )
Nei due comandamenti non dice soltanto: Si assommano la Legge e i Profeti, ma ha detto: Tutta la Legge e tutti i Profeti, come se fosse ogni profezia.
Ma poiché nel passo in esame non l'ha aggiunto, ha lasciato vuoto il posto all'altro comandamento che riguarda l'amore di Dio.
Qui invece poiché espone i comandamenti della sincerità del cuore e ci si preoccupa per loro perché nessuno abbia il cuore doppio nei confronti di coloro ai quali il cuore si può tenere nascosto, cioè nei confronti degli uomini, solo questo si doveva ingiungere.
Non v'è quasi nessuno il quale voglia che l'altro tratti con lui con doppiezza di cuore.
Ma questo è impossibile che, cioè, un uomo dia qualcosa a un altro con semplicità di cuore, se non lo dà in modo da non attendere da lui alcun vantaggio nel tempo e lo faccia con quella intenzione sulla quale abbiamo trattato in precedenza, quando parlavamo della serenità dell'occhio.
Dunque l'occhio purificato e reso sereno sarà abile e idoneo a percepire e ad esprimere logicamente la sua luce interiore.
Questo è l'occhio del cuore.
E ha un occhio simile chi stabilisce il fine delle proprie opere buone, affinché siano veramente buone, non nell'intento di essere graditi agli uomini, ma anche se avverrà di essere graditi, lo riferisce piuttosto alla loro salvezza e alla gloria di Dio e non alla propria ostentazione.
Quindi non compie il bene per la salvezza del prossimo per esigere da lui le cose necessarie a trascorrere la vita; inoltre non condanna avventatamente l'intenzione e la volontà dell'uomo in quell'azione, in cui non si evidenzia con quale intenzione e volontà sia stata compiuta; poi qualsiasi obbligo esegue per l'altro, lo esegue con l'intenzione con cui vuole che sia eseguito per sé, ossia che da lui non attenda qualche vantaggio nel tempo.
Così sarà il cuore sereno e puro, nel quale si cerca Dio. Beati quindi i puri di cuore perché vedranno Dio. ( Mt 5,8 )
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