Esposizione dei Salmi

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Salmo 13 (12)

1 - [v 1.] I puri di cuore vedranno Dio

Per la fine, salmo di David.

Fine della legge è Cristo a giustificazione di ogni credente. ( Rm 10,4 )

Fino a quando, o Signore, ti dimenticherai completamente di me?

Fino a quando cioè ritarderai da me la comprensione spirituale di Cristo, che è Sapienza di Dio e giusto fine di ogni anelito dell'anima?

Fino a quando volgerai da me il tuo volto?

Come Dio non dimentica, così non distoglie il suo volto: ma la Scrittura si esprime secondo il nostro costume.

Si dice che Dio distoglie il suo volto quando non si fa conoscere dall'anima che non ha ancora puro l'occhio della mente.

2 - [v 2.] Fino a quando porrò propositi nella mia anima?

Non c'è bisogno di porre propositi, se non nelle avversità.

Dunque: Fino a quando porrò propositi nella mia anima è come dire: fino a quando sarò nelle avversità?

Oppure, si può invero intendere come risposta, in modo che il senso sia questo: Tanto a lungo, o Signore, tu ti dimenticherai completamente di me, e tanto a lungo distoglierai da me il tuo volto, finché io ponga un proposito nella mia anima.

Cosicché, se ciascuno non pone nell'anima sua il proposito di praticare in modo perfetto la misericordia, il Signore non lo dirigerà al fine, né gli darà la piena conoscenza di Sé, che consiste nel vedere faccia a faccia.

Dolore nel mio cuore durante il giorno?

È sottinteso: fino a quando porrò?

E durante il giorno indica la durata, per cui s'intende il giorno al posto del tempo: chiunque desidera spogliarsi di questo tempo prova dolore nel cuore, supplicando di ascendere all'eterno e di non soffrire il giorno umano.

3 - [v 3.] Fino a quando prevarrà su di me il mio nemico?, ossia il diavolo o l'abitudine carnale.

4 - [v 4.] Guardami ed esaudiscimi, o Signore Dio mio.

Guardami si riferisce alle parole dette prima: fino a quando distoglierai da me il tuo volto.

Esaudiscimi, invece, alle parole: fino a quando ti dimenticherai completamente di me.

Illumina i miei occhi, affinché mai mi addormenti nella morte: dobbiamo riferire queste parole agli occhi del cuore, in modo che non si chiudano nel dolce venir meno del peccato.

5 - [v 5.] Affinché mai dica il mio nemico: ho vinto contro di lui.

Dobbiamo temere l'insulto del diavolo.

Coloro che mi tormentano esulteranno, se avrò vacillato.

Parla del diavolo e degli angeli suoi.

Costoro non esaltarono per Giobbe il giusto, quando lo tormentavano, perché egli non vacillò, ( Gb 1,22 ) cioè non si scostò dalla stabilità della sua fede.

6 - [v 6.] Ma io ho sperato nella tua misericordia.

Il fatto che l'uomo non vacilla e resta fermo in Dio, non deve attribuirlo a sé, affinché, mentre si gloria di non essere stato mosso, non lo faccia vacillare la superbia stessa.

Esulterà il mio cuore nella tua Salvezza: cioè in Cristo, nella Sapienza di Dio.

Canterò al Signore che mi ha colmato di beni; di beni spirituali, che non hanno attinenza con il giorno umano.

E inneggerò al nome del Signore Altissimo, cioè con gioia rendo grazie e faccio un uso ordinato del mio corpo: questo è appunto il cantico spirituale dell'anima.

Se poi c'è da rilevare qualche differenza [ tra i termini ], è detto: canterò nel cuore e inneggerò con le opere al Signore, cosa che Egli solo vede.

Però al nome del Signore, che si manifesta agli uomini, non già per utilità di Lui, ma per la nostra.

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