Esposizione dei Salmi |
Il discorso di ieri si era fatto troppo lungo, e io ero rimasto in debito verso di voi.
Oggi è volontà di Dio che si paghi questo debito.
Ma come noi siamo fedeli nel soddisfare il nostro impegno, così voi dovete essere avidi nel profittarne.
Cioè: quello che il Signore ci dona e che noi offriamo a voi ( egli infatti è il Signore, e noi siamo i servi ), tutto questo voi dovete accogliere in modo che nella vostra vita si veda il frutto del vostro ascoltare.
Infatti una piantagione, la quale, pur essendo ben coltivata, non dà frutti e, ingrata al lavoro dell'agricoltore, produce spine al posto delle messi, si destina da sola non al granaio ma al fuoco.
E voi vedete come il Signore Dio nostro fecondi la terra con abbondanti piogge e come, parimenti, con la sua parola scenda a visitare il nostro cuore, come un terreno seminato.
A buon diritto egli si attende frutti da questo nostro cuore, poiché sa quale semente vi abbia sparsa e come vi abbia fatto piovere.
E, veramente, noi senza di lui non siamo nulla.
Prima di esistere eravamo un nulla, e anche già esistendo come uomini, se vogliamo fare a meno di lui, null'altro siamo se non peccatori.
È infatti vero ciò che qui si afferma: Presso di te custodirò il mio vigore, poiché ogni nostra risorsa, se non la custodiamo presso di lui e per lui, ma ce ne distacchiamo, la perdiamo!
Per cui sempre il nostro spirito deve vegliare per non allontanarsi dal Signore; anzi, se un tempo era lontano, sempre di più deve avvicinarglisi e stargli accanto: non muovendo i piedi né facendosi trasportare da qualche veicolo, non correndo su veloci animali o volando a mezzo di ali, ma con la purezza dei sentimenti e con la probità di santi costumi.
Vediamo dunque ciò che resta di questo salmo.
Lo avevamo infatti interrotto quando il salmista cominciava a parlare dei suoi nemici e diceva a Dio: Non li uccidere perché non si dimentichino della tua legge.
Dice che essi sono suoi nemici, e tuttavia prega Dio affinché non li uccida ed essi non dimentichino la sua legge.
Non perché stare attaccati alla legge, cioè non dimenticare gli obblighi della legge, sia già la perfezione e dia la sicurezza del premio e tolga ogni timore del supplizio.
Vi sono, infatti, alcuni che conoscono la legge a memoria, ma non la mettono in pratica nella vita.
Dai quali molto differiscono coloro che l'adempiono con la vita e che, pertanto, non possono non ricordarla a memoria.
Certamente colui che nella vita adempie i precetti di Dio e, vivendo in un certo modo, sta sempre attento a non distruggere ciò che possiede nel suo cuore e con la sua vita attesta quanto della legge di Dio porta scritto in cuore, costui possiede con frutto la legge di Dio; e non sarà annoverato tra i nemici.
Ecco infatti che i nostri avversari, i giudei - ai quali sembra voglia riferirsi questo salmo - posseggono la legge di Dio, e perciò di loro è detto: Non li uccidere, perché non si dimentichino della tua legge.
Per cui, se sopravvive ancora il popolo dei giudei, è perché attraverso il loro sopravvivere, cresca la moltitudine dei cristiani.
Essi sono dispersi tra tutte le genti; e sono rimasti giudei, né hanno cessato di essere ciò che erano.
Non hanno ceduto alle leggi romane fino al punto di perdere le loro caratteristiche di giudei; sono, sì, soggetti ai romani, ma conservano ancora le loro leggi, che sono le leggi di Dio.
Ma cosa è accaduto a costoro? Voi pagate la decima della menta e del cimino, e avete trascurato le cose più gravi della legge, la misericordia e la giustizia; filtrate il moscerino e inghiottite il cammello. ( Mt 23,23.24 )
Questo diceva loro il Signore, ed essi sono davvero così.
Posseggono la legge, posseggono i profeti; leggono ogni cosa, cantano ogni cosa; ma non vi vedono la luce dei profeti, che è Gesù Cristo.
Non soltanto non lo vedono ora che siede in cielo, ma non lo videro neppure quando camminava umile in mezzo a loro, e divennero colpevoli versando il suo sangue: anche se non tutti.
Questo oggi vogliamo far presente alla vostra Carità.
Non tutti, poiché molti di costoro si convertirono a colui che avevano ucciso e, credendo in lui, meritarono il perdono del misfatto della sua uccisione.
In tal modo essi hanno offerto un esempio a tutti gli uomini, dimostrando che non si deve disperare del perdono di qualsiasi peccato, se fu perdonata l'uccisione di Cristo a coloro che se ne erano riconosciuti colpevoli.
Per questo è detto: Perché tu, Dio, sei il mio protettore; Dio mio, la tua misericordia mi preverrà.
Cioè: prima di tutti i miei meriti buoni mi previene la misericordia di Dio.
Anche se non avrà trovato in me niente di buono, egli mi fa buono; egli giustifica colui che si converte, egli esorta affinché si converta chi è lontano da lui.
Il mio Dio, dice di nuovo, nei miei nemici mi ha fatto comprendere; mi ha mostrato, cioè, quanto mi ami e quanti benefici mi doni nella sua bontà, attraverso il confronto con i miei nemici.
Siccome, infatti, sono della stessa creta i vasi d'ira e i vasi di misericordia, ( Rm 9,21 ) i vasi di misericordia apprendono, attraverso i vasi dell'ira, quanto bene Dio elargisca loro.
E continua: Non li uccidere, perché non si dimentichino della tua legge.
Queste parole sono dette riguardo ai giudei.
Ma allora, cosa farai loro? Li disperderai nella tua potenza.
Mostra loro che sei tu il forte; non loro, i quali, confidando nella loro forza, non hanno conosciuto la tua verità.
E non come possono essere forti loro, dei quali è detto: Hanno fatto irruzione su di me i forti, ma come puoi esserlo tu per disperderli.
E trascinali, Signore, mio protettore.
Cioè: disperdili, sì, ma in modo da non abbandonarli, perché non si dimentichino della tua legge.
Proteggimi e fa' sì che nella loro dispersione io, da te protetto, scorga un segno della tua misericordia.
E continua: I delitti della loro bocca, la parola delle loro labbra.
A che cosa si ricollega questa frase? A che cosa si riferisce?
I delitti della loro bocca, la parola delle loro labbra.
Il seguito della frase non è collegato con queste parole in modo da indicarcene il nesso.
I delitti della loro bocca, - dice il salmo - la parola delle loro labbra; e siano colti nella loro superbia.
E dalla maledizione e dalla menzogna saranno annunziate le conclusioni, nell'ira della conclusione, e non saranno.
Dicevamo ieri che queste parole sono oscure, e perciò ne rimandavamo la spiegazione a quando le vostre menti fossero state più riposate.
Pertanto, ora che non siete stanchi per l'ascolto, elevate i vostri cuori e aiutatemi con la vostra attenzione, affinché, nell'oscurità e nelle incertezze del testo, il nostro dire non resti impari al vostro sforzo di penetrazione.
Anche voi, infatti, dovete portare da parte vostra qualcosa onde supplire con l'intelligenza a ciò che noi non riusciremo a farvi intendere con la parola.
Questa frase: I delitti della loro bocca, la parola delle loro labbra, è posta in mezzo, senza che ci si lasci facilmente vedere a che cosa si ricolleghi.
Rifacciamoci quindi, prima di tutto, a ciò che precede.
Aveva detto: Non li ucciderai, perché non si dimentichino della tua legge; e, pur avendoli definiti nemici, aveva aggiunto due versetti: Disperdili nella tua potenza, e trascinali, Signore, mio protettore.
Subito dopo prosegue: I delitti della loro bocca, la parola delle loro labbra.
E vuol dire: Uccidi questa, non loro.
Non li uccidere, perché non si dimentichino della tua legge.
Ma c'è qualcosa che in loro devi uccidere per adempiere ciò che è detto prima: Non avere misericordia di tutti coloro che operano ingiustizia. ( Sal 59,6 )
Dunque, Disperdili e trascinali significa: Non li abbandonare, mentre li disperdi; poiché, non abbandonandoli, avrai ancora modo di agire in loro, dal momento che non li uccidi.
Che cosa, dunque, ucciderai? I delitti della loro bocca, la parola delle loro labbra.
Che cosa ucciderai in loro? Ucciderai il Crocifiggi, crocifiggi!, ( Gv 19,6 ) ucciderai ciò che hanno gridato, non coloro che hanno gridato.
Perché essi volevano eliminare, uccidere, annientare il Cristo, ma tu, risuscitando il Cristo che essi volevano annientare, uccidi i delitti della loro bocca, la parola delle loro labbra.
Tremano vedendo vivere colui che con le loro grida vollero uccidere; e con meraviglia vedono adorato in cielo da tutte le genti colui che disprezzarono in terra.
Così sono uccisi i delitti della loro bocca e la parola delle loro labbra.
E siano presi nella loro superbia.
Che significano le parole: Siano presi nella loro superbia?
Significano che i forti lo assalirono, ma invano.
Egli sembrò cedere, quasi, alla loro violenza ed essi poterono riportare l'impressione d'essere riusciti a qualcosa e d'averla spuntata contro il Signore.
In realtà poterono crocifiggere l'uomo, e l'umana debolezza poté prevalere sulla potenza fino ad ucciderla.
Gli uomini poterono credersi qualcosa, credersi forti, potenti, vincitori, come il leone pronto ad afferrare la preda, come quei tori robusti che il salmista altrove ricorda: Tori pingui mi hanno assediato. ( Sal 22,13 )
Ma che cosa hanno fatto a Cristo? Non la vita, ma la morte hanno ucciso.
Nel morente fu distrutta la morte, e nel vivente la vita risuscitò da morte ( egli, infatti, risuscitò da solo in quanto in lui c'era anche ciò che non poteva morire ).
E allora che cosa ottennero i nemici? Ascolta che cosa ottennero.
Distrussero il tempio. E lui che cosa fece? In tre giorni lo risuscitò. ( Gv 2,19 )
In questo modo, dunque, furono uccisi i delitti della loro bocca e la parola delle loro labbra.
E poi, che cosa accadde di coloro che si convertirono? E siano presi nella loro superbia.
Fu annunziato loro che colui che avevano ucciso era risuscitato.
Ed essi, vedendo che egli dal cielo aveva inviato lo Spirito Santo il quale aveva riempito coloro che avevano creduto in lui, ( At 1,9; At 2,4 ) credettero alla sua resurrezione e si convinsero di aver condannato uno che non era affatto colpevole e che la loro condanna era risultata perfettamente inutile.
La loro azione si era vanificata, mentre il loro peccato rimaneva.
Ebbene, poiché era risultata inutile la loro azione, mentre il peccato rimaneva in coloro che lo avevano compiuto, essi furono presi nella rete della loro superbia e videro se stessi schiacciati dalla loro colpevolezza.
Non restava quindi loro altro che confessare il peccato, e colui che si era abbandonato nelle mani dei peccatori li avrebbe perdonati.
Ucciso dai morti, avrebbe condonato loro la sua morte e, a quelli che erano morti, avrebbe dato la vita.
Essi, pertanto, furono presi nella loro superbia.
E dalla maledizione e dalla menzogna saranno annunziate le conclusioni, nell'ira della conclusione, e non saranno.
Non si vede facilmente a che cosa si ricolleghino le parole: E non saranno.
Che significa: Non saranno? Vediamo quanto precede.
Allorché saranno presi nella loro superbia, saranno annunziate dalla maledizione e dalla menzogna le conclusioni.
Che vuol dire " conclusione"? Significa "compimento"; giungere, infatti, alla conclusione altro non è che giungere a compimento.
Altro, però, è giungere a compimento e altro giungere a consunzione.
Infatti giunge a compimento ciò che diviene perfetto; giunge a consunzione ciò che cessa d'esistere.
La superbia non permetteva all'uomo di perfezionarsi: niente come la superbia impedisce la perfezione.
Stia attenta un poco la vostra Carità a ciò che dico!
Osservate quanto sia grave questo male, e come dobbiamo guardarcene.
Valutate voi a dovere la gravità di questo male?
E io riuscirò a mettere in risalto come si conviene quanto male vi sia nella superbia?
Il diavolo è punito per questa sola colpa.
Egli certamente è il capo di tutti i peccatori, è il seduttore che spinge a peccare; ma non è colpevole di adulterio né di ubriachezza né di fornicazione né di appropriazione indebita dei beni altrui.
Sua sola colpa fu la superbia.
E poiché compagna della superbia è l'invidia, non può essere che uno se è superbo non nutra anche invidia.
Per questo vizio ( che necessariamente segue la superbia ) il diavolo, una volta caduto lui, divenne invidioso dell'uomo che ancora si reggeva in piedi, e si diede da fare per sedurre questo uomo, in modo che non fosse innalzato là donde egli era stato precipitato.
Si sforza perciò anche oggi d'indurci a commettere colpe reali, poiché abbiamo un giudice di fronte al quale non può presentare accuse false.
Se infatti la nostra causa fosse discussa dinanzi ad un giudice umano, che può essere ingannato con false accuse, non si affaticherebbe molto per farci peccare.
Ingannando infatti il giudice, potrebbe abusare anche di chi è innocente e trascinare con sé, e con sé far condannare, le vittime del suo stesso inganno.
Siccome però conosce che il giudice è tale da non poter essere ingannato e, inoltre, sa che, essendo giusto, non usa preferenze a nessuno, vuole trascinare davanti a lui dei veri colpevoli che necessariamente il giudice deve condannare proprio perché è giusto.
Si sforza, quindi, di farci peccare solo per invidia, in quanto l'invidia necessariamente si accompagna alla superbia.
Ecco, dunque, quale male è la superbia, e come impedisce la perfezione.
E allora, si vanti pure, l'uomo, delle ricchezze; si vanti della bellezza e delle forze del corpo!
Tutte queste cose sono caduche; e suscitano il riso coloro che si vantano di cose caduche, dalle quali o sono abbandonati mentre vivono o, quanto meno, debbono loro abbandonarle quando muoiono.
La superbia è, veramente, il vizio capitale per eccellenza, e anche quando uno progredisce effettivamente nel bene, la superbia lo insidia per mandargli in fumo ogni progresso.
Se, riguardo agli altri vizi, si deve temere che ci portino a compiere opere cattive, quanto alla superbia si deve ancor più temerla quando operiamo il bene.
E non stupiamoci, perciò, se l'Apostolo era tanto umile da dire: Quando sono debole allora sono forte.
Infatti, per non essere tentato da questo vizio, quale medicina contro l'orgoglio dice essergli stata somministrata dal medico che sa come curare?
Perché - scrive - non mi inorgoglissi della grandezza delle rivelazioni, mi è stato dato il pungiglione della mia carne, l'angelo di Satana, che mi percuota.
Per questo tre volte ho pregato il Signore affinché lo allontanasse da me; e mi ha detto: Ti basti la mia grazia; infatti la virtù si perfeziona nella debolezza. ( 2 Cor 12,7-10 )
Osservate che cosa sia diventare perfetti.
L'Apostolo, il dottore delle genti, il padre dei fedeli per mezzo del Vangelo, ha ricevuto il pungiglione della carne perché ne fosse schiaffeggiato.
Chi di noi avrebbe osato pensare questo, se egli stesso non lo avesse confessato senza vergogna?
Se dicessimo infatti che Paolo non abbia sofferto tutto questo, mentre vogliamo rendergli onore, lo faremmo bugiardo.
Ma, poiché egli è sincero e dice la verità, dobbiamo credere che davvero gli fu posto nella carne un angelo di Satana, affinché non si inorgoglisse della grandezza delle rivelazioni.
Ecco quanto dobbiamo temere il serpente della superbia!
Che cosa era accaduto, infatti, a quelli di cui stiamo parlando? Furono presi nella rete del loro peccato.
Uccisero il Cristo e, di fronte all'enormità del proprio peccato, si sentirono profondamente umiliati; ma per questa maggiore umiltà meritarono di essere risollevati.
Ecco cosa significa: Siano presi nella loro superbia.
E seguita: Dalla maledizione e dalla menzogna saranno annunziate le conclusioni.
Il che vuol dire: Tanto più si perfezioneranno, in quanto sono stati presi nella maledizione e nella menzogna.
La superbia non permetteva loro di perfezionarsi; ma il delitto ha cancellato la superbia grazie al riconoscimento della loro colpa; e, finalmente, il perdono ha cancellato il delitto grazie alla misericordia di Dio.
Così dalla maledizione e dalla menzogna furono annunziate le conclusioni.
In altre parole, tutto ciò servì per dire all'uomo: "Ora hai visto che cosa sei; l'hai toccato con mano.
Hai sbagliato, sei divenuto cieco: hai peccato e sei decaduto.
Riconoscendo quindi la tua infermità, invoca il medico. Non crederti sano!
Ecco, tu hai ucciso il medico; e anche se uccidendolo tu non hai potuto annientarlo, tuttavia, per quanto ti riguardava, tu lo hai ucciso ".
Dalla maledizione e dalla menzogna saranno annunziate le conclusioni.
Avete posto, o giudei, degli atti che la Scrittura qualifica come "maledizione".
Infatti, chiunque pende dalla croce è maledetto. ( Dt 21,23; Gal 3,13 )
Avete crocifisso Cristo; lo avete considerato maledetto.
Aggiungi la menzogna alla maledizione!
Avete collocato guardie al sepolcro e, perché mentissero, avete dato loro del denaro. ( Mt 28,12 )
Ecco, Cristo è risorto! Dov'è andata a finire la " maledizione " della croce che voi avete perpetrata?
Dove la menzogna dei custodi che avete corrotti?
Dalla maledizione e dalla menzogna saranno annunziate le conclusioni, nell'ira della conclusione, e non saranno.
Che significano le parole: Nell'ira della conclusione saranno annunziate le conclusioni?
C'è l'ira del compimento, e c'è l'ira della consunzione.
Ogni vendetta di Dio infatti è chiamata ira; ma talvolta Dio castiga per perfezionare, talvolta castiga per condannare.
Come castiga per portare a compimento? Flagella ogni figlio che accoglie. ( Eb 12,6 )
E in qual modo castiga per condannare? Quando avrà collocato gli empi a sinistra, dirà loro: Andate nel fuoco eterno che è stato preparato per il diavolo e per gli angeli suoi. ( Mt 25,41 )
Questa è l'ira della perdizione, non della perfezione.
Ma saranno annunziate le conclusioni nell'ira della conclusione.
Cioè: sarà annunziato dagli Apostoli che là dove ha abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia, ( Rm 5,20 ) e che la stessa debolezza dell'uomo faceva parte di quella medicina che è l'umiliazione.
Pensando queste cose, e scoprendo e confessando le loro ingiustizie, essi non saranno.
Che cosa non saranno? Non saranno più superbi.
Prima infatti aveva detto: Siano presi nella loro superbia.
E dalla maledizione e dalla menzogna saranno annunziate le conclusioni, nell'ira della conclusione, e non saranno.
Cioè: Non persevereranno nella superbia, da cui erano stati presi.
E sapranno che Dio sarà il Signore di Giacobbe e dei confini della terra.
Prima, infatti, i giudei credevano d'essere giusti perché avevano ricevuto la legge e osservavano i precetti di Dio.
In seguito, però, fu loro dimostrato che essi non osservavano tali comandamenti, in quanto, aderendo ad essi, non avevano riconosciuto il Cristo, giacché, sebbene in parte, Israele rimase accecato. ( Rm 9,25 )
Con questo, gli stessi giudei si sono resi conto che non debbono disprezzare i gentili che erano soliti considerare come cani e peccatori.
A quel modo, infatti, che sia gli uni che gli altri sono stati trovati soggetti alla colpa, così sia gli uni che gli altri perverranno alla salvezza.
Dice l'Apostolo: Non soltanto tra i giudei ma anche tra le genti. ( Rm 9,24 )
Così la pietra che i costruttori avevano respinta è divenuta pietra angolare, ( Sal 118,22 ) onde unire in sé i due popoli, come l'angolo unisce le due pareti.
I giudei si stimavano floridi e grandi; mentre consideravano i gentili deboli, peccatori, servi del demonio, adoratori degli idoli.
E tuttavia in ambedue c'era l'ingiustizia.
E quando si riuscì a convincere i giudei che erano anch'essi peccatori ( poiché non vi è chi faccia il bene, non ce n'è neppure uno ( Rm 3,12 ) ), deposero la loro superbia e non osteggiarono la salvezza delle genti.
Riconobbero che la propria debolezza era pari a quella degli altri, sicché, uniti ai pagani nella pietra angolare, insieme adorarono il Signore.
E sapranno che Dio sarà il Signore di Giacobbe e dei confini della terra.
Non sarà soltanto il Signore dei giudei, ma anche dei confini della terra.
Non lo saprebbero se fossero ancora nella loro superbia; e sarebbero nella loro superbia, se ancora si considerassero giusti.
Ma perché non si considerino più giusti, sono state loro annunziate le conclusioni derivanti dalla maledizione e dalla menzogna, nell'ira della conclusione.
Poiché, veramente, essi furono presi al laccio della loro superbia attraverso la " maledizione " che perpetrarono uccidendo il Cristo sulla croce.
Ma ecco che cosa ha fatto il Signore nostro Gesù Cristo.
Morto per mano dei giudei, ha redento la moltitudine delle genti.
Il sangue che fu versato manifestò la sua efficacia nei confronti di quelli stessi che l'avevano versato.
Anzi, giovò a tutti, ma dopo che si convertirono.
Difatti, anche coloro che lo avevano ucciso, lo riconobbero per quello che effettivamente era e meritarono da lui il perdono di quel grande delitto che era stato l'averlo ucciso.
Che accadrà, dunque, di costoro?
Ciò che è stato detto prima: Si convertiranno a sera, cioè, si convertiranno, anche se tardi, anche se vi si decidono dopo aver ucciso il Signore nostro Gesù Cristo.
Si convertiranno a sera e soffriranno la fame come cani.
Sì, come i cani, non come le pecore o come i vitelli.
Come i cani, cioè come le genti, come i peccatori, poiché anch'essi, che si credevano giusti, hanno riconosciuto il loro peccato.
Di costoro è detto in un altro salmo: Poi si sono affrettati, come qui è detto: A sera.
Là infatti si legge: Si sono moltiplicate le loro infermità; poi si sono affrettati. ( Sal 16,4 )
Perché si sono affrettati? Perché si sono moltiplicate le loro infermità.
Infatti, se si fossero ancora ritenuti sani, non si sarebbero affrettati.
Pertanto, come là si legge: Si sono moltiplicate le loro infermità, così qui leggiamo: Siano presi nella loro superbia, e dalla maledizione e dalla menzogna saranno annunziate le conclusioni, nell'ira della conclusione.
E come là è detto: Poi si sono affrettati, qui è detto: E non saranno.
Cioè: Non saranno nella loro superbia.
E sapranno che Dio sarà il Signore di Giacobbe e dei confini della terra, e si convertiranno a sera.
È bene, dunque, che il peccatore sia umiliato; poiché nessuno è più inguaribile di colui che si crede sano.
E andranno attorno per la città.
Già ieri abbiamo spiegato che cosa sia questa città, la città che sta attorno, cioè tutte le genti.
9 - [v 16.] Si sparpaglieranno per mangiare; cioè, per conquistare altri e per aggregare al loro corpo nuovi credenti, trasformati dalla fede.
Ma se non si sazieranno, mormoreranno.
Anche prima ha parlato del loro mormorio, del mormorio di coloro che dicono: Poiché, chi ascolta?
E soggiungeva: Ma tu, Signore, li deriderai.
Cioè: tu deriderai coloro che dicono: Chi ascolta? Perché? Perché un nulla stimerai tutte le genti.
Così anche qui si dice: Ma, se non si sazieranno, mormoreranno. ( Sal 59,8.9 )
Terminiamo così il nostro salmo.
Osservate l'angolo che esulta e si rallegra per ambedue le pareti. ( Ef 2 )
I giudei insuperbivano; sono stati umiliati. Le genti disperavano; sono state innalzate.
Si appressino all'angolo! Ivi convengano, ivi accorrano, ivi trovino il bacio della pace.
Vengano pure da parti opposte; basta che non vengano per opporsi ancora fra loro.
Provenivano, quelli, dalla circoncisione; questi dalla incirconcisione.
Erano lontane le pareti, ma prima di accostarsi all'angolo.
Nell'angolo si tengano strette fra loro, e la Chiesa intera, costituita da entrambe le pareti, che cosa dice ormai?
Ma io canterò la tua potenza ed esulterò al mattino per la tua misericordia.
Al mattino, finite le tentazioni; al mattino, quando la notte di questo secolo sarà trascorsa; al mattino, quando ormai non abbiamo più paura delle insidie dei ladroni: il diavolo e i suoi angeli; al mattino, quando più non cammineremo alla luce della profezia ma contempleremo, come un sole, il Verbo stesso di Dio.
Ed esulterò al mattino per la tua misericordia.
Giustamente in un altro salmo è detto: Al mattino mi presenterò a te e contemplerò. ( Sal 5,5 )
Con ragione anche la resurrezione del Signore avvenne all'alba: per adempiere ciò che in un altro salmo era detto: A sera si prolungherà il pianto; al mattino l'esultanza. ( Sal 30,6 )
A sera i discepoli piansero morto il Signore nostro Gesù Cristo; all'alba esultarono perché era risorto.
Esulterò al mattino per la tua misericordia.
Perché tu sei divenuto il mio protettore e il mio rifugio nel giorno della mia tribolazione.
Mio soccorso, a te inneggerò, perché tu, Dio, sei il mio protettore.
Che cosa sarei stato, se tu non mi avessi soccorso?
Quanto non era disperata la mia salute, se tu non mi avessi curato?
Dove giacevo, se tu non mi fossi venuto incontro?
In effetti la mia vita era in pericolo a causa della mia profonda ferita: una ferita che richiedeva l'intervento di un medico onnipotente.
Niente è incurabile per un medico onnipotente.
Egli non abbandona nessuno; ma è necessario che tu voglia essere curato; è necessario che tu non ti sottragga alla sua mano.
Ma, anche se tu non volessi curarti, la tua ferita ti spingerebbe a farlo.
Mentre sei lontano ti richiama e ti spinge, in certo modo, a tornare da lui e ti attira mentre cerchi di sfuggirgli.
In ciascuno si realizza ciò che fu detto: La sua misericordia mi preverrà. ( Sal 59,11 )
Pensate alle parole: Mi preverrà.
Se fossi stato tu a portare, per primo, qualcosa di tuo e avessi meritato la misericordia di Dio per qualcosa di buono da te compiuto in antecedenza, non sarebbe stata la sua misericordia a prevenirti.
Quando, invece, ti rendi conto che sei stato prevenuto da Dio, se non quando riconosci la verità di ciò che dice l'Apostolo: Che cosa hai tu che non l'abbia ricevuto?
E, se lo hai ricevuto, perché ti glori come se tu non l'avessi ricevuto? ( 1 Cor 4,7 )
Ecco cosa significa: La sua misericordia mi preverrà.
Infine, osservando che tutti i beni che ci è consentito possedere, sia quelli inerenti alla natura, sia quelli connessi col tenore di vita o con l'attività personale, sia quelli consistenti nella fede, nella speranza, nella carità, nella bontà dei costumi, nella giustizia, nel timore di Dio, altro non sono che dono di lui, così concludeva [ il salmista ]: Dio mio, misericordia mia.
Ricolmato di beni da Dio, altro non trova, per definire il suo Dio, se non l'appellativo: Misericordia mia.
Che significa: Misericordia mia? O nome sotto il quale a nessuno è permesso disperare!
Se tu dici: " Mia salvezza ", comprendo che Dio ti dà la salvezza.
Se tu dici: " Mio rifugio ", intendo che tu in lui ti rifugi.
Se dici: " Mia forza ", comprendo che è lui a darti la forza.
Mia misericordia! Che cosa significa? Significa che tutto quanto io sono deriva dalla tua misericordia.
Ma io ti ho forse meritato invocandoti? Quasi che io abbia potuto fare qualcosa per esistere ed essere in grado d'invocarti!
Se avessi fatto qualcosa per esistere, sarei stato prima di esistere.
Mentre, se assolutamente non ero niente prima di esistere, non ho meritato niente presso di te per poter esistere.
Tu mi hai fatto esistere; e non sarai stato tu a farmi buono?
Tu mi hai dato l'essere; e un altro mi avrà dato di che essere buono?
Se tu mi avessi dato di che essere, e un altro mi avesse dato di che essere buono, sarebbe preferibile colui che mi ha fatto essere buono, all'altro che mi ha dato l'essere.
Orbene, poiché nessuno è migliore di te, nessuno è più potente di te, nessuno è più generoso di te quanto a misericordia, vuol dire che da te ho ricevuto e l'essere e l'essere buono.
Dio mio, misericordia mia!
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