Esposizione dei Salmi |
1 - [v 1.] Il titolo di questo salmo è breve e semplice, né ci dilungheremo a spiegarlo.
Sappiamo infatti di chi sia stato simbolo David, e in quella persona riconosciamo noi stessi in quanto membra del suo corpo.
Riconosciamo quindi nel salmo la voce della Chiesa, e nello stesso tempo godiamo per avere meritato di far parte di quell'assemblea che abbiamo udito cantare.
Il titolo si riduce alle parole: Per David stesso.
Vediamo cosa capiti a questo David.
Confesserò a te, Signore, con tutto il mio cuore.
Generalmente il titolo del salmo ci indica cosa si racchiuda nel salmo stesso.
Qui però il titolo non ci indica nulla eccetto la persona per la quale si canta.
Sarà il primo verso ad esporci la trama dell'intero salmo: Confesserò a te, Signore, con tutto il mio cuore.
Ascoltiamo questa confessione.
Tuttavia voglio ricordarvi che nelle Scritture la confessione con la quale confessiamo qualcosa a Dio può intendersi in due sensi: confessione dei peccati o confessione intesa come lode.
Quanto alla confessione dei peccati, tutti la conoscono, mentre invece pochi si rendono conto della confessione in senso di lode.
Che la confessione dei peccati sia cosa nota risulta, ad esempio, dal fatto che, tutte le volte che leggendosi le Scritture si ascoltano parole come: Confesserò a te, Signore, ovvero: Confesseremo a te, subito ci si comincia a battere il petto.
È una costumanza che si è ormai creata: la gente si è assuefatta a questo modo d'intendere né c'è verso di persuaderla a prendere la confessione diversamente da confessione dei peccati.
Ma forse che era peccatore il nostro Signore Gesù Cristo, il quale nel Vangelo afferma: Confesso a te, Padre, Signore del cielo e della terra? ( Mt 11,25 )
Continuando il suo dire palesa cosa confessasse, e ci fa capire che non era una confessione di colpe, ma di lode.
Dice: Confesso a te, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai prudenti e le hai rivelate ai piccoli.
Loda il Padre, loda Dio perché non rigetta gli umili mentre umilia i superbi.
Anche nel nostro salmo ascolteremo una confessione di questo genere: confessione di lode e di plauso a Dio.
Confesserò a te, Signore, con tutto il mio cuore.
Pongo nell'altare della tua confessione tutto il mio cuore, lo offro a te in olocausto di lode.
Per olocausto infatti si intende un sacrificio in cui l'intera vittima viene bruciata: difatti il greco όλον corrisponde al latino totum ( tutto intero ).
E osserva come offra un olocausto spirituale colui che afferma: Confesserò a te, Signore, con tutto il mio cuore.
Dice: La fiamma del tuo amore bruci tutto intero il mio cuore; nulla in me resti per me sicché io mi orienti verso me stesso, ma bruci tutto in te e tutto in te arda; tutto sia preso dal tuo amore come avvolto dalle fiamme sprigionatesi da te.
Confesserò a te, Signore, con tutto il mio cuore, poiché hai ascoltato le parole della mia bocca.
Qual è questa mia bocca se non quella del mio cuore?
È là che noi abbiamo una voce che Dio ascolta, mentre rimane del tutto impercettibile ad ogni orecchio umano.
Gridavano, è vero, gli accusatori di Susanna ma non osavano alzare gli occhi al cielo; lei invece, pur restando in silenzio, gridava col cuore.
Per questo, mentre gli uni meritarono il castigo, lei meritò d'essere esaudita. ( Dn 13,34ss )
Nel nostro intimo c'è dunque una bocca, dove o attraverso cui preghiamo.
E se noi abbiamo preparato un ospizio o una dimora a Dio, là noi parliamo, là veniamo esauditi.
Dio infatti non si trova lontano da ciascuno di noi, ma in lui noi viviamo, ci muoviamo ed esistiamo. ( At 17,27-28 )
Che ti separi da Dio non c'è altro ostacolo se non la colpa.
Abbatti questo tramezzo che è il peccato e sarai in compagnia di colui che preghi.
Dice: Hai ascoltato le parole della mia bocca: confesserò a te.
3 - Al cospetto degli angeli salmeggerò a te.
Non salmeggerò dinanzi agli uomini ma dinanzi agli angeli.
Il mio salterio è la mia gioia: ma una gioia che mi venisse dagli esseri inferiori sarebbe una gioia dinanzi agli uomini, mentre la mia gioia è dinanzi agli angeli e questa gioia mi danno i valori supremi.
L'empio non conosce infatti le gioie del giusto. Non c'è gioia per gli empi, dice il Signore. ( Is 48,22; Is 57,21 )
L'empio gode nell'osteria, il martire gode nelle catene.
Quando godeva la martire Crispina di cui oggi si celebra la festa?
Godeva quando la si ammanettava e veniva condotta dal giudice, quando la si incarcerava e legata la si presentava alla folla, quando la si poneva sul rogo e dopo essere stata ascoltata la si condannava.
Di tutte queste cose godeva. Gli altri, miseri, la ritenevano sfortunata; lei godeva dinanzi agli angeli.
Adorerò presso il tuo tempio santo. Qual è questo tuo santo tempio? Quello in cui abiteremo, in cui adoreremo.
Alla sua adorazione tende infatti la nostra corsa.
Il nostro cuore è gravido, sul punto di partorire, e cerca un posto per partorire.
Orbene, quale sarà il luogo dove Dio deve essere adorato? Qual è quel mondo o quell'edificio o quel trono in cielo e fra le stelle?
Lo cercheremo ricorrendo alle Sacre Scritture, e la risposta sarà nelle parole della Sapienza, là dove dice: Io ero con lui; io ero colei di cui egli si compiaceva quotidianamente. ( Pr 8,30 )
Ci elenca poi le sue opere e ci indica quale sia il trono di Dio. Qual è?
Continua: Quando formava grosse nubi in alto, quando separava la sua sede sopra i venti. ( Pr 8,27 )
Ora sua sede è lo stesso che suo tempio. Dove andremo dunque? Dovremo proprio adorarlo al di sopra dei venti?
Se Dio è da adorarsi al di sopra dei venti, in questo ci vincono gli uccelli.
Per " venti " si possono però intendere le anime, cioè col nome " venti " si indicano le anime, come dice in un passo la Scrittura: Ha volato sopra le penne dei venti, ( Sal 18,11 ) dov'è da intendersi che ha volato al di sopra delle risorse dell'anima.
In forza di questa ampiezza di significato diciamo che l'anima è un soffio divino, una specie di vento: ( Gen 2,7 ) certo non dello stesso genere del vento che sentiamo quando sbatacchia qua e là gli oggetti ma indicando con tale nome una realtà invisibile, che cioè non si riesce a vedere con gli occhi, né a udire con gli orecchi né a sentire col naso, né a gustare con la gola, né a toccare con le mani.
Quel che infatti chiamiamo anima è una energia vitale che ci fa vivere.
Se prendiamo " i venti " in questo senso, non occorre che supponiamo delle penne materiali, per volare a somiglianza degli uccelli al tempio di Dio e là adorarlo.
Ci accorgeremo, viceversa, che, supposta naturalmente la nostra intenzione di essere suoi fedeli, è su di noi stessi che Dio ha la sua sede.
Vedete se non sia proprio questo il senso delle parole dell'Apostolo: È santo il tempio di Dio, che siete voi. ( 1 Cor 3,17 )
Sicuramente ( è cosa evidente ) Dio abita negli angeli.
Da cui segue che, quando il nostro godimento proviene non da beni materiali ma da realtà spirituali e da esse trae motivo per innalzare il cantico a Dio salmodiando in compagnia degli angeli, allora tempio di Dio è la stessa assemblea degli angeli, e in quel tempio noi lo adoriamo.
C'è una Chiesa di quaggiù e una Chiesa di lassù.
La Chiesa di quaggiù è l'insieme dei fedeli, la Chiesa di lassù è l'insieme degli angeli.
Alla Chiesa di quaggiù scese il Signore degli angeli: colui che, mentre si faceva nostro servo, veniva servito dagli angeli. ( Mt 4,11 )
Diceva: Non sono venuto per essere servito ma per servire. ( Mt 20,28 )
In che cosa si è reso nostro servo, se non donandoci quello che anche oggi mangiamo e beviamo?
Che se il Signore degli angeli s'è fatto nostro servo, non disperiamo di diventare un giorno simili agli angeli.
Chi era più grande degli angeli discese a fianco dell'uomo; il Creatore degli angeli assunse la natura dell'uomo e il Signore degli angeli per l'uomo morì.
Per tutto questo io adorerò presso il tuo santo tempio, e per tuo tempio intenderò non un tempio eretto da mani di uomo ma quello stesso tempio che tu stesso ti sei eretto.
5 - E confesserò al tuo nome, nella tua misericordia e nella tua verità.
Per queste due cose noi confessiamo.
Così si legge anche nell'altro salmo: Tutte le vie del Signore sono misericordia e verità. ( Sal 25,10 )
Per queste due cose noi confessiamo: Nella tua misericordia e nella tua verità.
Per la misericordia verso i peccatori volgesti a noi lo sguardo, per la verità ti mantenesti fedele alle promesse.
Ebbene, io confesserò a te per la tua misericordia e la tua verità.
E secondo questi due atteggiamenti io secondo le mie forze vorrò comportarmi: userò misericordia e verità, misericordia nel soccorrere, verità nel giudicare.
Se con tali risorse Dio ci viene in aiuto, con le stesse noi ci meritiamo Dio [ in premio ].
A buon diritto quindi misericordia e verità sono tutte le vie del Signore. ( Sal 25,10 )
Non ci sono altre vie per le quali egli possa venire a noi; non ci sono altre vie per le quali noi possiamo andare a lui.
Poiché hai glorificato il tuo santo nome sopra ogni cosa.
Come intendere, fratelli, questo elogio? Egli glorificò il suo santo nome in Abramo.
Difatti Abramo credette a Dio e gli fu imputato a giustizia; ( Gen 15,6; Rm 4,3 ) tutti gli altri popoli invece sacrificavano agli idoli, adoravano i demoni.
Da Abramo nacque Isacco, e anche in quella famiglia fu glorificato Dio.
Dopo di lui venne Giacobbe e anche in lui fu glorificato Dio, il quale poté dire: Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe. ( Es 3,6 )
Giacobbe generò dodici figli, capostipiti del popolo d'Israele che, liberato dall'Egitto, condotto attraverso il mar Rosso, tentato nel deserto, alla fine fu sistemato nella terra promessa da cui erano stati scacciati vari popoli.
Il nome del Signore fu dunque glorificato in Israele. Ma c'è di più.
Da quel popolo trasse origine la vergine Maria; dal medesimo nacque Cristo nostro Signore, messo a morte per i nostri peccati e risorto a nostra giustificazione: ( Rm 4,25 ) lui che riempì di Spirito Santo i suoi fedeli e li mandò a predicare fra tutte le genti: Fate penitenza perché il regno dei cieli è vicino. ( Mt 3,2 )
Ecco come Dio ha glorificato il suo santo nome sopra ogni cosa.
In qualunque giorno ti invocherò, presto esaudiscimi.
Perché presto? Perché me lo hai detto tu. Mentre ancora tu parli ti dirò: Eccomi. ( Is 58,9 )
Perché presto? Perché non ti chiedo una felicità terrena, avendo appreso dal Nuovo Testamento qual santo desiderio debba nutrire.
Non ti chiedo la terra, non la prolificità, non la salute del corpo, non l'assoggettamento dei nemici, non le ricchezze né gli onori.
Nulla di tutto questo ti chiedo. Dunque esaudiscimi presto.
Mi hai insegnato cosa chiederti: dammi dunque quanto ti chiedo.
Diciamo al salmista: Chiedi forse cose di questo genere? Stiamo in ascolto mentre lui ci esporrà la sua richiesta; vediamo cosa chiede, imparando a chiedere noi stessi con le sue parole affinché meritiamo di ricevere.
Tu forse eri venuto in chiesa per domandare non so quale cosa.
Cosa vogliamo supporre eri venuto a chiedere? Certamente eri venuto con un tuo desiderio non peccaminoso, naturalmente, ma comunque materiale.
Ebbene, togli via ogni iniquità, togli via ogni elemento carnale!
Impara cosa debba chiedere; rifletti su quel che oggi celebri.
Celebri il giorno natalizio di una donna santa e felice, e tu forse hai in cuore desideri di felicità terrena.
Lei, ardente di santo desiderio, rinunciò alla felicità terrena che possedeva; abbandonò i figli in pianto e nel dolore per la sorte della madre.
Il suo comportamento poté essere in certo qual modo crudele e, mentre correva alla corona divina, dava l'impressione di aver perso il senso della compassione umana.
O che non sapeva forse cosa dovesse desiderare e cosa calpestare? Tutt'altro!
Sapeva salmeggiare dinanzi agli angeli di Dio e desiderare la loro società, la loro amicizia santa e pura, dove una volta entrata non avrebbe dovuto più morire, dove avrebbe incontrato il giudice presso il quale non vale nulla la falsità.
E allora? Forse che in quella vita non ci saranno più beni? Tutt'altro!
Là ci sono soltanto i beni, beni non frammisti a mali, le gioie sicure di cui puoi godere quanto vuoi, senza che alcuno ti possa dire: Bisogna che ti moderi.
Quaggiù al contrario è fastidioso il godimento che ti procurano i beni terreni.
Non solo, ma è anche assai pericoloso, poiché può succederti che mentre ne godi ti attacchi ad essi e così, per volerne godere, vada in rovina.
Per qual motivo infatti Dio unisce ai beni terreni la tribolazione, se non perché noi, sentendone l'amarezza che ne deriva, impariamo a desiderare la dolcezza eterna?
Vediamo dunque cosa chiede e a che proposito dice: Esaudiscimi presto.
Cosa chiedi per essere esaudito subito? Mi moltiplicherai.
In molti sensi può intendersi una moltiplicazione.
Ci si moltiplica, ad esempio, mediante la generazione carnale a seguito della benedizione primordiale, impartita alla nostra natura, della quale noi abbiamo sentito parlare: Crescete e moltiplicatevi e riempite la terra e dominatela. ( Gen 1,28 )
È forse in questo senso che voleva essere moltiplicato colui che chiedeva d'essere presto esaudito?
Certo, anche questa moltiplicazione è causa di fecondità e non ha altra origine se non la benedizione del Signore.
Che dire poi delle altre maniere di moltiplicarsi? Uno si moltiplica accumulando sempre più oro, un altro accumulando argento, un altro bestiame, un altro familiari, un altro averi, un altro aumentando in tutte queste cose insieme.
Molte le possibilità di moltiplicarsi sulla terra, fra le quali la più gioconda è quella che avviene mediante la procreazione di figli, sebbene da certi individui schiavi dell'avarizia la prolificità sia considerata cosa molesta.
Dico di quella gente che, avendo parecchi figli, teme di lasciarli nella povertà e mossa da tale preoccupazione si spinge, almeno in parte, a commettere atti di empietà.
Dimenticandosi d'essere genitori e spogliandosi di ogni sentimento di umanità, alcuni espongono i propri figli perché diventino figli altrui.
E avviene che chi li ha partoriti li abbandoni e li raccolga chi non li ha partoriti, che la vera madre li trascuri, la madre adottiva li ami: l'una inutilmente madre della carne, l'altra più di lei madre per la decisione della volontà.
È comunque un fatto che ci sono molte moltiplicazioni o molte maniere di moltiplicarsi.
Quale moltiplicazione chiede colui che prega: Esaudiscimi presto? Dice infatti: Tu mi moltiplicherai.
Ci aspettiamo di ascoltare dove. Eccotelo! Nella mia anima.
Non nella mia carne ma nella mia anima. Tu mi moltiplicherai nella mia anima.
Ma non ci sarà per caso una qualche aggiunta per la quale ci si faccia comprendere che non ogni moltiplicazione, sia pure nell'anima, rappresenti di per se stessa la felicità?
Difatti anche le preoccupazioni sono cose che si moltiplicano nell'animo umano.
Anzi, anche dell'uomo in cui si siano moltiplicati i vizi si potrebbe dire che egli si sia in qualche modo moltiplicato nell'animo.
Eccoti uno che è soltanto avaro, un altro che è soltanto superbo o lussurioso; quell'altro invece è insieme e avaro e superbo e lussurioso.
Si è moltiplicato nella sua anima, ma a suo danno.
È una moltiplicazione di miseria, non di abbondanza.
Come dunque vuoi moltiplicarti tu che hai detto: Esaudiscimi presto?
Tu che sei riuscito a distaccarti da ogni realtà corporale, da ogni bene terreno, da ogni desiderio mondano, al segno che puoi dire al Signore: Tu mi moltiplicherai nella mia anima? Spiegaci meglio cosa desideri.
Dice: Tu mi moltiplicherai nella mia anima, nella virtù.
È palese ormai quale sia il suo voto, il suo desiderio; non può esserci più adito a confusione.
Se avesse detto: Tu mi moltiplicherai, avresti potuto pensare a non so quale moltiplicazione di cose terrene.
Per ovviare a questo ha aggiunto: Nella mia anima.
Per impedirti poi di pensare a una moltiplicazione di vizi, che sarebbe avvenuta nella sua anima aggiunge: Nella virtù.
Nessun'altra cosa devi desiderare da Dio, se vuoi dirgli a viso aperto e cuore sereno le parole: Esaudiscimi presto.
Confessino a te, Signore, tutti i re della terra. Così avverrà e così sta avvenendo, e sta avvenendo ogni giorno.
Se ne ricava che quelle parole non erano state dette a vanvera ma perché sarebbe successo proprio così.
Confessino a te, Signore, tutti i re della terra.
Ma anche loro, ora che ti confessano e lodano, non desiderino da te vantaggi terreni.
Cosa potranno infatti desiderare i re della terra? Non è loro infatti il dominio supremo?
Qualunque cosa voglia l'uomo desiderare qui in terra, oltre alla dignità imperiale non può spingersi il suo desiderio.
Cosa infatti potrebbe volere di più? Ci vorrebbe una dignità più alta.
Ma forse, quanto più è sublime una dignità tanto più è pericolosa, per cui i sovrani quanto più sono in alto nell'onore terreno tanto più debbono umiliarsi dinanzi a Dio, Ma perché questo?
Poiché hanno udito tutte le parole della tua bocca. O Signore, tutte le parole della tua bocca.
La legge e i profeti, l'insieme delle parole uscite dalla tua bocca, furono un tempo nascoste entro i limiti di una nazione.
Tutte le parole della tua bocca rimasero nascoste nel solo popolo giudaico, quel popolo a lode del quale l'Apostolo diceva: Che ha dunque di più il giudeo?
O a che giova la circoncisione? Molto in ogni senso.
E principalmente perché gli sono state affidate le promesse di Dio. ( Rm 3,1-2 )
Là dunque rimasero le parole di Dio. Ma eccovi ora il ben noto Gedeone, uomo santo dell'epoca dei Giudici.
Osservate il segno che chiese al Signore.
Disse: Porrò il vello sull'aia: la pioggia cada soltanto sul vello lasciando asciutta l'aia. ( Gdc 6,37 )
E così avvenne: solo il vello fu bagnato, mentre il suolo circostante rimase asciutto.
Poi chiese un altro segno: La pioggia cada soltanto sull'aia lasciando asciutto il vello. ( Gdc 6,40 )
E anche questo segno si avverò: la terra fu bagnata all'intorno, mentre il vello restò asciutto.
La prima volta fu bagnato il vello mentre il suolo rimase asciutto, la seconda volta fu bagnato il suolo, restando asciutto il vello.
Cosa vi sembra rappresenti quel suolo, o fratelli? Non forse l'intera superficie della terra?
E cosa rappresenta quel vello? È una figura del popolo giudaico, collocato al centro del nostro mondo.
Esso, aveva il mistero della grazia, sebbene non nella piena rivelazione ma celato dentro la nube, come sotto un vello: aveva la pioggia entro il vello.
Venne in seguito il tempo nel quale la pioggia si svelò per tutta la superficie circostante: si manifestò, non fu più cosa celata.
E allora si avverò quel che era stato detto: Confessino a te, Signore, tutti i re della terra, poiché hanno udito tutte le parole della tua bocca.
Cosa volevi nascondere, o Israele? Fino a quando avresti voluto nasconderlo?
Il vello fu spremuto e la pioggia uscì fuori di te.
Cristo solo è la soavità di quella pioggia, e tu ti rifiuti di riconoscerlo nelle Scritture, mentre le Scritture sono state composte proprio in vista di lui e di lui solo!
Al contrario, che tutti i re ti confessino, Signore, poiché hanno udito tutte le parole della tua bocca.
10 - [v 5.] E cantino nelle vie del Signore, poiché grande è la gloria del Signore.
Cantino nelle vie del Signore i re della terra.
In quali vie dovranno cantare? Quelle di cui si parlava sopra, cioè: Nella tua misericordia e nella tua verità, poiché tutte le vie del Signore sono misericordia e verità. ( Sal 25,10 )
Non siano dunque superbi i re della terra, ma umili.
Se saranno umili canteranno nelle vie del Signore: amino e canteranno.
Ben sappiamo di viandanti che camminano cantando: cantano smaniosi d'arrivar presto.
Poiché come ci sono canzoni cattive, proprie, per dir così, dell'uomo vecchio, così c'è il cantico nuovo, di pertinenza dell'uomo nuovo.
I re della terra camminino dunque anche loro per le tue vie: camminino cantando per tali vie.
E cosa canteranno? Che grande è la gloria del Signore, non quella dei re.
Nota come, secondo la volontà del Signore, debbano cantare i re per restare nelle sue vie.
Debbono con umiltà portare il [ giogo del ] Signore, non inorgoglirsi contro il Signore.
Se infatti monteranno in superbia, cosa seguirà? Poiché eccelso è il Signore e guarda le cose umili.
Vogliono quindi i re che lo sguardo [ di Dio ] sia su di loro? Siano umili!
Cos'altro? Forse che, se si innalzeranno gonfi di superbia, resteranno nascosti al suo sguardo?
Hai udito che egli guarda alle cose umili; e chi sa che non ti venga voglia d'insuperbirti dicendo dentro di te: Dio guarda alle cose umili, quindi non guarderà a me: farò quel che mi pare!
Chi mi vede infatti? L'uomo non ci riesce; Dio non vuole, poiché io non sono umile, mentre lui guarda alle cose umili: quindi farò come mi pare.
Spostato che altro non sei! ragioneresti così se conoscessi che cosa devi amare?
Ammettiamo pure che Dio non voglia vederti: non dovrebbe spaventarti questo stesso fatto, che cioè egli non ti voglia vedere?
Quando incontri un tuo patrono altolocato tu lo saluti, e se egli, distratto da altri pensieri, non ti guarda, tu te ne rammarichi, e come!
Non ti guarda Iddio, e rimani tranquillo? Non ti guarda il Salvatore, e ti fissa il nemico predatore.
Ma Dio ti vede lo stesso. Non credere di non essere veduto: prega piuttosto di meritarti d'essere guardato con amore da colui che continuamente ti vede.
Fu detto infatti: Gli occhi del Signore sopra i giusti. ( Sal 34,16 )
Perché non si posano sugli iniqui, forse che costoro potranno fare quel che loro piace?
Gli occhi del Signore sopra i giusti. Continui nel suo dire!
E le sue orecchie [ attente ] alle loro preghiere. ( Sal 34,16 )
Gli iniqui dunque che si credevano al sicuro perché su di loro non si volgono gli occhi del Signore, non dovranno piuttosto temere che allo stesso modo nemmeno i suoi orecchi siano attenti alle loro preghiere?
Quanto meglio non sarebbe che i suoi occhi fossero sempre rivolti a noi e i suoi orecchi alle nostre preghiere?
Se però tu compi azioni sulle quali non ti piace che il Signore posi lo sguardo, non meriti che l'orecchio del Signore sia attento alla tua preghiera.
Anche se, col tuo cattivo comportamento, non distogli da te l'occhio di Dio.
Cosa aggiunge infatti? Il volto del Signore è sopra quanti compiono il male.
E questo a qual fine? A sperderne dal mondo anche il ricordo. ( Sal 34,17 )
Vedi come sei continuamente sotto il suo sguardo né puoi a lui nasconderti?
Se pertanto, qualunque cosa tu faccia, sei alla sua presenza, perché non fare quel che ti meriterebbe le sue compiacenze?
Analogamente, cosa dice il nostro salmo? Grande è la gloria del Signore; eccelso è il Signore e volge lo sguardo alle cose umili.
Si direbbe quasi che alle cose sublimi non volga lo sguardo; lo volge infatti alle cose umili.
Come si comporta dunque con le cose sublimi? Le conosce da lontano.
Che risultato ottiene allora il superbo? quello d'essere veduto da lontano, non quello di non essere veduto.
Né devi ritenerti sicuro pensando che, per essere guardato da lontano, non ti veda bene ugualmente.
Questo succede a te: se guardi da lontano a una cosa, non la vedi bene.
Quanto a Dio invece, pur guardandoti da lontano ti vede perfettamente: anche se non è vicino a te.
Ecco dunque cosa ottieni [ con la tua superbia ]: non d'essere visto [ da Dio ] in maniera imperfetta, ma d'essere lontano da colui che sempre ti vede.
L'umile al contrario qual vantaggio ottiene? È vicino il Signore a chi ha il cuore contrito. ( Sal 34,19 )
S'innalzi pertanto il superbo quanto vorrà: Dio certamente abita in quelle altezze, Dio [ che ] abita nel cielo.
Quanto a te, vuoi che Dio ti sia vicino? Sii umile.
Poiché, se sarai superbo, più ti innalzerai più egli resterà alto sopra di te, egli che conosce da lontano le cose sublimi.
Se avrò camminato nella tribolazione, tu mi darai la vita. È la verità.
In qualunque angustia ti troverai, confessalo, invocalo, ed egli ti libererà e darà la vita.
C'è però in questo versetto qualcosa che dobbiamo comprendere meglio affinché possiamo aderire più intimamente a Dio e dirgli: Esaudiscimi presto.
Aveva detto: Le cose sublimi conosce da lontano; ora è certo che i sublimi, i superbi, non conoscono la tribolazione.
Non conoscono, dico, quella tribolazione di cui in un altro passo è detto: Ho trovato tribolazione e dolore, e ho invocato il nome del Signore. ( Sal 115,3 )
Cosa infatti c'è di straordinario se è la tribolazione che viene a trovare te?
Se sei valente, va' tu a scoprire la tribolazione.
Mi dirai: C'è dunque qualcuno che vada a scoprire la tribolazione? Ma chi potrebbe soltanto mettersi a cercarla?
Sei circondato da ogni parte da tribolazioni, e non te ne accorgi?
Forse che è una tribolazione da nulla tutta la nostra vita?
Se non fosse una tribolazione non sarebbe nemmeno un esilio; se invece è un esilio, o ami poco la patria ovvero sei nella tribolazione.
Senza dubbio. Come infatti potrebbe non sentire la tribolazione uno che sa di non essere unito a ciò che desidera?
Com'è allora che non ti sembra tribolazione un simile stato di cose? È perché non ami.
Ama la vita futura e vedrai come tutta la vita presente è una tribolazione.
Sia pure splendida per ogni sorta di prosperità, sia pure colma di delizie fino a traboccarne: finché non sarà giunto quel godimento certissimo ed esente da ogni tentazione che Dio ci tiene in serbo per la fine, [ la vita ] sarà indubbiamente una tribolazione.
Cerchiamo dunque, fratelli, d'intendere a fondo questa tribolazione.
Se avrò camminato nella tribolazione, tu mi darai la vita.
Non dice questo nel senso di: Tu mi libererai se eventualmente m'incoglierà una qualche tribolazione.
Cosa dice allora? Se avrò camminato nella tribolazione, tu mi darai la vita.
Cioè: Non mi darai la vita se non dopo che abbia camminato in mezzo alla tribolazione.
Se avrò camminato nella tribolazione, tu mi darai la vita.
Guai a chi ride, beato chi piange! ( Lc 6,21-25 ) Se avrò camminato nella tribolazione, tu mi darai la vita.
Contro l'ira dei miei nemici hai steso la tua mano, e mi ha salvato la tua destra.
Infieriscano pure i nemici: cosa potranno fare?
Toglierci il denaro, spogliarci degli averi, proscriverci, mandarci in esilio, trafiggerci con dolori e tormenti o al massimo, se viene loro consentito, ucciderci. Possono forse di più?
Tu invece, Signore, hai steso la tua mano contro l'ira dei miei nemici; tu stendi la tua mano anche al di là di quel che possono fare i nemici.
A costoro infatti non è dato di separarmi da te, tu invece mi castighi più severamente ancora tenendomi lontano da te.
Hai steso la tua mano contro l'ira dei miei nemici.
Si accanisca pure il nemico contro di me: mai riuscirà a separarmi da Dio.
Tu invece, Signore, mentre tardi ad accogliermi presso di te, mi tormenti prolungando l'esilio e non concedendomi il tuo dolcissimo godimento.
Non mi hai ancora inebriato dell'abbondanza della tua casa né dissetato al torrente delle tue delizie, poiché è presso di te che si trova la sorgente della vita e nel tuo fulgore vedremo la luce. ( Sal 36,9-10 )
È pur vero che io ho concesso a te le primizie dello spirito e ho creduto in te, è pur vero che con la mente servo la legge di Dio; tuttavia noi gemiamo ancora nel nostro intimo, aspettando l'adozione, la redenzione del nostro corpo. ( Rm 8,23; Rm 7,25 )
A noi peccatori Dio diede [ in sorte ] la vita presente nella quale [ l'antico ] Adamo viene maciullato mentre nel lavoro bagna di sudore il suo volto e la terra gli produce triboli e spine. ( Gen 3,18-19 )
Qual nemico avrebbe potuto procurargli un tormento maggiore?
Hai steso la tua mano contro l'ira dei miei nemici, non tuttavia perché disperasse.
Continua infatti: E mi ha salvato la tua destra.
C'è anche un'altra maniera di intendere la frase: Hai steso la tua mano contro l'ira dei miei nemici.
I nemici erano furibondi per l'ira e tu mi strappasti dalle loro mani.
Il peccatore vede e se ne adira, egli digrigna i denti e se ne strugge. ( Sal 112,10 )
Dove sono quei tali che un tempo dicevano: Scompaia dalla terra il nome cristiano?
Non c'è scampo: o vengono morendo o si convertono.
Veramente contro l'ira dei nemici hai steso la tua mano, proprio mentre si diceva ancora quanto era stato scritto: I miei nemici mi imprecano mali: Quando morrà e perirà il suo nome? ( Sal 41,6 )
Cioè: Quando scomparirà dalla terra il nome cristiano?
Mentre stanno parlando in questi termini, una parte abbraccia la fede, una parte muore e rimangono solo pochi in preda al timore.
Come infuriava la rabbia dei nemici quando veniva sparso il sangue dei martiri!
Com'erano persuasi che il nome dei cristiani sarebbe stato estirpato dalla terra!
Contro l'ira dei miei nemici hai steso la tua mano, e mi ha salvato la tua destra. Guardateli!
Quegli stessi che perseguitavano i martiri ora frequentano le memorie dei martiri, o per adorare Dio o magari per ubriacarvisi: comunque le frequentano.
Sopra l'ira dei miei nemici hai steso la tua mano, e mi ha salvato la tua destra.
In conformità col [ mio ] desiderio la tua destra mi ha salvato.
C'è una salvezza che ha sede nella destra, come ce ne un'altra nella sinistra.
La salvezza in senso temporale e materiale risiede nella sinistra, la salvezza eterna insieme con gli angeli risiede nella destra.
Per questo anche del Cristo passato alla gloria immortale si dice che siede alla destra di Dio. ( Mc 16,19 )
Non che Dio in se stesso abbia una destra o una sinistra, ma col nome di destra si designa quella felicità a cui nella impossibilità di mostrarla visibilmente si è voluto applicare un tal nome.
Con codesta tua destra tu già mi hai salvato, ovviamente non in ordine a una salute temporale.
Ecco Crispina. Fu uccisa, ma forse che per questo Dio l'ha abbandonata?
Non la salvò quanto alla sinistra; la salvò quanto alla destra.
Ecco i Maccabei. Quanti tormenti non ebbero a soffrire! ( 2 Mac 7,3 )
Il contrario fu dei tre fanciulli che lodavano Dio passeggiando tra le fiamme. ( Dn 3,24 )
La salvezza dei primi era nella destra, quella di questi altri nella sinistra.
Se ne ricava che Dio a volte non salva i suoi santi quanto alla sinistra, ma sempre li salva quanto alla destra.
Il rovescio è degli empi: spesse volte Dio li salva quanto alla sinistra ma non quanto alla destra.
Così i persecutori di Crispina, che certo erano in buona salute corporale e, mentre lei fu uccisa, loro seguitavano ancora a vivere.
La salvezza di costoro è nella sinistra, la salute di lei è nella destra. E mi ha salvato la tua destra.
15 - [v 8.] Signore, li ripagherai in vece mia. Io non li ripago, tu li ripagherai in vece mia.
Si accaniscano pure quanto vogliono i nemici contro di me; tu li ripagherai come io non sarei capace.
Signore, li ripagherai in vece mia.
Guardate la cosa nel nostro stesso Capo, il quale ci ha lasciato l'esempio perché ne calcassimo le orme.
Egli, che non ha commesso peccato e sulla cui bocca non s'è trovato inganno, che ingiuriato non rispondeva con ingiurie ( dicendo: Signore, li ripagherai in vece mia ), giudicato non minacciava ma si rimetteva a colui che giudica rettamente. ( 1 Pt 2,21-23 )
Cosa significa questo: Signore, li ripagherai in vece mia?
Diceva: Io non cerco la mia gloria: c'è chi la cerca e giudica. ( Gv 8,50 )
E l'Apostolo a sua volta: Non vi vendicate, carissimi, ma cedete il posto all'ira: ( Rm 12,19 ) poiché sta scritto: "A me la vendetta, io darò ciò che spetta" dice il Signore. ( Dt 32,35 )
Signore, li ripagherai in vece mia.
Di queste parole ci sarebbe un altro significato, da non trascurarsi o fors'anche da preferirsi.
Signore Gesù Cristo, tu restituirai in vece mia.
Se infatti io volessi restituire, dimostrerei d'avere rubato; tu invece pagasti il debito senza rubare nulla.
Signore, tu restituirai in vece mia. Osserva com'egli paghi [ il debito ] in vece nostra.
Vennero un giorno degli esattori del tributo, che a questo titolo esigevano un didramma, cioè due dramme, per un'unica persona.
Vennero dal Signore per riscuotere il tributo, anzi non da lui vennero ma dai discepoli, e chiesero: Il vostro maestro non paga il tributo?
I discepoli lo riferirono al Maestro. Ed egli: I re della terra da chi riscuotono il tributo? dai propri figli o dagli estranei?
Risposero: Dagli estranei. Dunque, concluse, i figli ne sono esenti.
Tuttavia per non scandalizzarli, disse a Pietro: Va' al mare, getta l'amo e prendi il primo pesce che viene su; aprigli la bocca e vi troverai uno statere, ( Mt 17,23-26 ) cioè due didramme, poiché lo statere è una misura di peso corrispondente a quattro dramme.
Là troverai e ne darai per me e per te. Signore, tu restituirai in vece mia.
Con combinazione fortunata incontriamo qui il primo pesce preso con l'amo, catturato con l'amo: il primo che viene fuori dal mare, il primogenito fra i morti.
Nella sua bocca troviamo due didramme, cioè quattro dramme: nella sua bocca troviamo i quattro Vangeli.
È mediante queste quattro dramme che veniamo liberati dal potere di questo mondo.
Per mezzo dei quattro Vangeli infatti cessiamo d'essere in debito [ col mondo ] e i nostri peccati vengono tutti rimessi.
Egli dunque ha pagato in vece nostra. Grazie alla sua misericordia!
Egli non aveva alcun debito: non pagò per sé ma per noi.
Diceva: Ecco, verrà il principe di questo mondo e in me non troverà nulla. ( Gv 14,30-31 )
Che significa: In me non troverà nulla? Non troverà in me alcun peccato; non ha motivo alcuno d'uccidermi.
Diceva: Ma perché tutti sappiano che io faccio la volontà del Padre mio, alzatevi, andiamocene.
Che voleva dire con quell'alzatevi, andiamocene?
Voleva dire: Affronterò la passione non per necessità ma per libera scelta, pagando debiti non contratti da me.
Signore, tu restituirai in vece mia.
17 - Signore, la tua misericordia [ dura ] in eterno.
Cosa dovrò desiderare? Non certo il giorno dell'uomo.
Non ho sofferto seguendo te, Signore; non ho desiderato il giorno dell'uomo, tu lo sai. ( Ger 17,16 )
Ecco la martire santa Crispina.
Se avesse desiderato il giorno dell'uomo avrebbe rinnegato Cristo: sarebbe vissuta più a lungo quaggiù ma non vivrebbe in eterno.
Lei invece preferì vivere in eterno anziché vivere un po' più a lungo nel tempo.
Sì veramente, la tua misericordia, o Signore, [ dura ] in eterno.
Per questo non voglio essere liberata per qualche giorno.
In eterno dura la tua misericordia con cui hai liberato i martiri, pur avendoli sottratti anzi tempo alla vita presente.
Signore, la tua misericordia [ dura ] in eterno.
Non lasciare incalcolate le opere delle tue mani.
Non dirò mai, Signore: Non lasciare incalcolate le opere delle mie mani.
Non voglio vantarmi delle mie opere.
È vero infatti che ricercai il Signore nella notte con le mani rivolte a lui, e non sono stato deluso. ( Sal 77,3 )
Tuttavia non intendo elogiare le opere di queste mie mani.
Temo infatti che, se le guarderai, vi troverai più peccati che meriti.
Questo solo ti chiedo, questo ti dico, questo intendo ottenere: Non lasciare incalcolate le opere delle tue mani.
Vedi in me l'opera tua, non la mia.
Se infatti guarderai alle opere compiute da me, dovrai condannarmi; se guarderai all'opera tua, mi coronerai.
Poiché, anche le mie opere buone, se e quante ce ne sono, mi sono derivate da te e quindi sono più tue che mie.
Così infatti odo dalla bocca del tuo Apostolo: Siete stati salvati gratuitamente per la fede, e ciò non per merito vostro ma per dono di Dio; né è frutto delle opere, affinché nessuno se ne possa gloriare.
Siamo, infatti, opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone. ( Ef 2,8-10 )
Pertanto, sia in riferimento al nostro essere uomini sia in riferimento alla nostra giustificazione, per la quale siamo stati mutati da peccatori [in giusti], Signore, non lasciare incalcolate le opere delle tue mani.
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