La Genesi alla lettera |
Così, dunque, il decorso del tempo iniziò con il movimento mutamento delle creature; invano quindi si ricerca il tempo prima della creazione, come se fosse possibile trovare il tempo prima del tempo.
Se infatti non ci fosse alcun movimento delle creature, spirituali o corporali, mediante il quale al passato succede il futuro attraverso il presente, non vi sarebbe affatto il tempo.
La creatura poi non potrebbe muoversi - mutarsi, se non esistesse.
Il tempo dunque è iniziato con la creazione anziché la creazione col tempo; l'uno e l'altra poi provengono da Dio, poiché da lui, grazie a lui e in lui sono tutte le cose. ( Rm 11,36 )
Ma l'espressione "Il tempo è cominciato con la creazione" non si deve intendere nel senso che il tempo non sarebbe una creatura, poiché il tempo è il mutamento delle creature da uno stato in un altro, mentre le cose si succedono secondo l'ordinamento di Dio che governa tutto ciò che ha creato.
Ecco perché, quando pensiamo alla creazione primordiale degli esseri, cioè alle opere dalle quali Dio si riposò il settimo giorno, non dobbiamo immaginare quei giorni come i nostri giorni solari né l'operazione di Dio come se fosse l'attività con cui ora compirebbe qualcosa nel tempo, ma dobbiamo pensare piuttosto il modo con cui operò ciò da cui cominciò il tempo, il modo cioè con cui fece tutte le cose simultaneamente dando loro anche un ordine risultante non da intervalli temporali ma dalla connessione delle cause; in tal modo gli esseri creati simultaneamente furono anche portati a compimento alla perfezione mediante la ripetizione del "giorno" [ della creazione ] fatto presente per sei volte.
Non quindi in un ordine cronologico ma in un ordine di causalità fu creata dapprima la materia informe e formabile, sia spirituale che corporale, a partire dalla quale fosse fatto ciò che doveva essere fatto, sebbene essa non esistesse prima d'essere creata, e non fu creata se non dal sommo e vero Dio, dal quale hanno origine tutte le cose.
Essa è indicata [ dalla Scrittura ] alle volte con il termine di "cielo e terra", fatti nel principio da Dio prima dell'unico "giorno" creato da lui - è denotata così perché con essa furono fatti il cielo e la terra - altre volte con il termine di "terra invisibile e caotica", e di "abisso tenebroso", come ho già esposto nel primo libro.
Comunque, tra gli esseri che, da informi che erano, furono formati e dei quali la Scrittura dice più chiaramente che furono creati o fatti o prodotti, fu creato per primo il "giorno".
Era infatti conveniente che tra le creature avesse il primato la natura che fosse capace di conoscere le creature mediante il Creatore e non il Creatore mediante le creature.
In secondo luogo fu creato il firmamento, con cui comincia il mondo materiale, in terzo luogo la natura del mare e della terra, e nella terra - per così dire - potenzialmente la natura delle erbe e degli alberi.
Così infatti la terra, conforme alla parola di Dio, produsse le piante prima che fossero germogliate, ricevendo tutti gli impulsi dello sviluppo potenziale degli esseri ch'essa avrebbe dovuto manifestare nel corso del tempo secondo i loro caratteri specifici.
In seguito, dopo la creazione di questo - diciamo così - domicilio degli esseri, il quarto giorno furono creati i luminari e le stelle affinché la parte superiore del mondo fosse corredata per prima degli esseri visibili che si muovono all'interno del mondo.
Il quinto giorno fu creata la natura delle acque, poiché essa è unita al cielo e all'atmosfera e, per ordine di Dio, produsse i propri abitanti, vale a dire tutte le specie di animali natanti e volanti; li produsse in potenzialità con i ritmi del loro sviluppo che avrebbero dovuto essere manifestati attraverso convenienti spazi di tempo.
Il sesto giorno furono creati similmente gli animali terrestri, ultimi elementi - diciamo così - tratti fuori dall'ultimo elemento del mondo, ma anch'essi in potenza, i cui ritmi di sviluppo li avrebbe mostrati in seguito il tempo in modo visibile.
Il primo "giorno" conobbe la serie di tutta la creazione ordinata gerarchicamente.
Mediante quella conoscenza il "giorno" fatto presente - per così dire - sei volte, pur essendo un sol "giorno", presentò in certo qual modo come fatta in sei giorni la creazione.
Esso conoscendo le creature dapprima in Dio e poi in se stesse - pur senza rimanere in esse ma riferendo anche la loro conoscenza inferiore all'amore di Dio - produsse in quei giorni una sera, un mattino e un mezzogiorno, non attraverso intervalli temporali ma attraverso la successione ordinata degli esseri creati.
Quando infine il "giorno" conobbe il riposo del proprio Creatore - poiché Dio si riposa da tutte le sue opere, riposo che non ha sera - il giorno meritò per questo d'essere benedetto e santificato.
Ecco perché la sacra Scrittura ( Is 11,2-3 ) insegna e la Chiesa riconosce che il numero sette è in qualche modo consacrato allo Spirito Santo.
Questo è dunque il libro della creazione del cielo e della terra, poiché nel principio Dio fece il cielo e la terra ( Gen 1,1 ) nel senso che egli fece quel che potrebbe chiamarsi materia formabile, che in seguito doveva essere formata in virtù della sua parola, precedendo la propria formazione non per un'anteriorità di tempo ma di origine.
Poiché, senza dubbio, quando essa ricevette una forma, fu dapprima creato il "giorno"; quando fu creato il "giorno" Dio fece il cielo e la terra e ogni specie di piante selvatiche prima che esistesse sulla terra e ogni specie di piante coltivate.
Questa è la spiegazione che abbiamo data senza escludere che un altro possa aver espresso o possa esprimere in futuro un'opinione più chiara e più in armonia con il testo.
A che cosa è riferita e che cosa vuole indicare la frase che segue: Poiché Dio non aveva fatto piovere sulla terra e non c'era l'uomo che la coltivasse? ( Gen 2,5 )
È difficile indagarlo. Si potrebbe pensare che Dio creò l'erba dei campi prima che germinasse, poiché ancora non aveva fatto piovere sulla terra; se infatti avesse creato l'erba dopo la pioggia, sarebbe potuto sembrare che fosse germinata a causa della pioggia piuttosto che creata da Dio.
Ma che significa ciò? L'erba che spunta dopo la pioggia è forse creata da un altro e non da Dio?
Ma come mai non c'era l'uomo che coltivasse la terra?
Non aveva forse Dio creato già l'uomo il sesto giorno e non si era forse riposato da tutte le sue opere il settimo giorno?
Oppure la Scrittura ricorda questi fatti riprendendo il racconto da principio poiché, quando Dio creò ogni specie di piante selvatiche e ogni specie di piante coltivate, non aveva ancora fatto piovere sulla terra e l'uomo non esisteva ancora?
In realtà Dio creò i vegetali nel terzo giorno, l'uomo invece nel sesto.
Ma quando Dio fece ogni specie di piante silvestri e ogni specie di piante coltivate prima che germogliassero sulla terra, non solo non esisteva l'uomo che coltivasse la terra, ma sulla terra non c'era neppure l'erba che, secondo l'affermazione della Scrittura, fu creata prima che germogliasse.
Creò forse Dio la vegetazione il terzo giorno poiché non c'era ancora l'uomo che la facesse nascere lavorando la terra?
Come se tanti alberi e tante specie d'erbe non nascessero sulla terra senza alcun lavoro dell'uomo!
È forse questo il motivo per cui la Scrittura ha esposto i due fatti, che cioè ancora non era piovuto sulla terra e che non c'era ancora l'uomo che la coltivasse?
Poiché, anche dove non c'è il lavoro dell'uomo, questi vegetali nascono a causa della pioggia.
Ce ne sono però alcuni che anche mediante la pioggia non nascono se non in seguito al lavoro dell'uomo.
Ecco perché adesso è necessario il concorso dell'una e dell'altro affinché nascano tutte le piante, mentre allora non c'era né l'una né l'altro e per questo Dio le creò con la potenza del suo Verbo senza bisogno della pioggia e del lavoro dell'uomo.
Anche adesso infatti è lui che crea ma ormai con il concorso della pioggia e del lavoro dell'uomo, quantunque non sia nulla né chi pianta né chi irriga, ma è Dio che fa crescere. ( 1 Cor 3,7 )
Che vuol dire dunque ciò che la Scrittura soggiunge: Ma una sorgente zampillava dalla terra e irrigava tutta la superficie della terra? ( Gen 2,6 )
Quella sorgente che sgorgava con tanta abbondanza sarebbe potuta essere simile a una pioggia per tutta la terra, allo stesso modo che il Nilo lo è per l'Egitto.
Perché dunque la Scrittura mette in risalto come importante il fatto che Dio creò quei vegetali prima che piovesse, dal momento che la pioggia sarebbe potuta riuscire utile nella stessa misura della sorgente che irrigava tutta la terra?
Ma anche se la sorgente fosse stata un po' meno utile, sarebbero forse nate meno piante, ma non si può dire tuttavia che non ne sarebbero nate affatto.
Forse che anche su questo punto la Scrittura, secondo il suo solito parlare con il linguaggio - per così dire - dei deboli, ma adatto ai deboli, inculca qualche insegnamento che può essere capito dai forti?
Certamente: con il "giorno", ricordato poco prima, la sacra Scrittura ha voluto indicare l'unico "giorno" creato da Dio e che Dio fece il cielo e la terra allorquando fu creato il "giorno", perché, nei limiti della nostra capacità, comprendessimo che Dio creò tutto in una sola volta, sebbene la precedente enumerazione dei sei giorni sembrasse indicare degli intervalli di tempo; allo stesso modo la sacra Scrittura, dopo aver detto che Dio insieme col cielo e la terra creò ogni specie di piante selvatiche prima che fosse sulla terra e ogni specie di piante coltivate prima che spuntassero, aggiunge: Dio infatti non aveva ancora fatto piovere sulla terra e non c'era ancora l'uomo che la coltivasse, ( Gen 2,5 ) come se dicesse: "Dio [ all'inizio ] non creò quei vegetali come li crea attualmente quando fa piovere e quando l'uomo lavora".
Essi in realtà si sviluppano attraverso spazi di tempo che non esistevano allorché Dio creò nello stesso tempo tutte le cose, con cui cominciarono anche i tempi.
Quanto dunque alla frase che segue: Una sorgente poi sgorgava dalla terra e irrigava tutta la superficie della terra, ( Gen 2,6 ) essa ci fa capire - a mio parere - quali esseri vengono creati da quel momento a intervalli di tempo dopo la creazione primordiale, in cui furono create tutte le cose nello stesso tempo.
Inoltre la sacra Scrittura giustamente - a mio giudizio - comincia la narrazione dall'elemento d'onde nascono tutte le specie sia degli animali che delle erbe e degli alberi perché sviluppino le loro potenzialità differenti e proprie della natura d'ogni essere.
Poiché tutti i semi primordiali, sia quelli dai quali deriva ogni carne, sia quelli dai quali nascono tutti i vegetali, sono umidi e crescono in virtù dell'umidità.
In essi ci sono inoltre energie di straordinaria efficacia che portano con sé, derivanti dalle opere compiute da Dio e dalle quali egli si riposò il settimo giorno.
Possiamo tuttavia domandarci a buon diritto che cosa dobbiamo immaginarci che fosse questa sorgente capace d'irrigare la superficie di tutta la terra.
Se infatti essa esisteva e fu poi ostruita o s'inaridì, dobbiamo cercarne la causa, poiché adesso noi vediamo che non c'è alcuna sorgente con cui possa irrigarsi tutta la superficie della terra.
Fu dunque forse il peccato del genere umano a meritare anche questo castigo, per cui quella sorgente così abbondante sarebbe stata ridotta in modo da togliere dalla terra la produttività ottenuta senza alcuno sforzo e così aumentare la fatica degli agricoltori.
Sebbene non la si trovi accennata in nessun passo della Scrittura, si potrebbe fare una simile supposizione umana, se non vi si opponesse il fatto che il peccato dell'uomo, al quale fu imposto il castigo del lavoro faticoso, fu commesso dopo che l'uomo aveva goduto le delizie del paradiso [ terrestre ].
Il paradiso inoltre aveva una sorgente sovrabbondante - di cui si dovrà parlare più accuratamente in seguito a suo luogo - sorgente unica per la sua origine, dalla quale, secondo quanto narra la Scrittura, sgorgavano i quattro fiumi noti a tutti gli uomini.
Dov'era dunque questa sorgente e dov'erano questi fiumi, dal momento che quell'unica sorgente traboccante sgorgava dalla terra e irrigava tutta la superficie della terra?
Poiché non era di certo allora il Ghion - ora chiamato Nilo -, uno dei quattro fiumi, a irrigare l'Egitto quando quella sorgente sgorgava dalla terra e innaffiava largamente non solo l'Egitto ma l'intera superficie della terra.
Dovremo forse credere che Dio volle da principio irrigare tutta la terra con le acque di un'unica enorme sorgente, affinché gli esseri, che aveva creati potenzialmente nella terra, nascessero da quel momento con il concorso delle acque anche nel volgere dei tempi in un numero diverso di giorni secondo la diversità della loro specie?
Diremo forse che in seguito, dopo aver piantato il paradiso, ostruì la sorgente e con molte altre sorgenti riempì d'acqua la terra come la vediamo adesso?
Diremo invece forse che dall'unica sorgente del paradiso fece scaturire quattro grandi fiumi distinti in modo che non solo la restante terra - piena di differenti specie delle sue creature le quali compiono il loro sviluppo nel tempo con ritmi appropriati a ciascuna specie - avesse anche le proprie sorgenti e i propri fiumi, ma che il paradiso, piantato in un luogo particolare, facesse sgorgare quei quattro fiumi da quella sorgente primordiale?
Oppure si dovrà pensare che Dio con quell'unica sorgente del paradiso, che prima sgorgava più abbondante, irrigò tutta la terra e la fecondò perché, nel corso dei tempi, producesse le specie che vi aveva create senza intervalli di tempi e in seguito ridusse lì l'impetuosa ed enorme scaturigine delle acque in modo che ormai per tutta la terra si spandessero sorgenti e fiumi da diverse origini e in seguito, nel territorio di quella sorgente - che ormai non irrigava più tutta la terra ma faceva scaturire solo i quattro ben noti fiumi - piantò il paradiso per collocarvi l'uomo da lui creato?
Indice |